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Discussione: Profumo di Iris

  1. #1
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    Predefinito Profumo di Iris

    1° CAPITOLO


    Ero contentissima! La Sapienza aveva accettato la mia richiesta di borsa di studio per studiare Comunicazione a Roma. I miei genitori erano al settimo cielo e fieri di me, quindi mi aspettavo lo stesso comportamento da tutti i miei amici. Decisi di avvisarli uno alla volta. Pedro, Ivan e Dani avevano avuto la stessa reazione dei miei genitori: erano orgogliosi di me. Lo scoglio era dirlo a Ka, ma sinceramente pensavo fosse orgoglioso anche lui.
    Eravamo in vacanza noi due con gli altri ragazzi e le fidanzate. L’ultimo giorno di quella splendida vacanza. Eravamo a Rimini, ci divertimmo come matti e tre o quattro volte Ka dovette portarmi in albergo in braccio perché ubriaca, ma non me lo rinfacciava. Anzi, diceva che ero troppo seria per una ragazzina di 19 anni appena compiuti.
    Quel pomeriggio decidemmo di stare in spiaggia tutta la notte per vedere l’alba. Facemmo un bel falò, al quale si unirono anche altri ragazzi e altre ragazze. Ka come al solito portò la sua chitarra e mi si spezzava il cuore al pensiero di vederlo così felice, senza nemmeno una rughetta in mezzo agli occhi. Due mesi prima, Francesca, la ragazza che doveva sposare cinque mesi dopo, lo lasciò per un altro e lui era a pezzi. In quel momento anche io mi sentivo distrutta, soffocata da quelle risate e da quella spensieratezza.
    <<Ka, vado un po’ a fare una passeggiata, d’accordo?>>
    <<Dove vai da sola? E’ buio. Aspettami vengo con te>> disse subito scattando in piedi.
    <<No, tranquillo, ti stai divertendo. Io non mi allontano, ok?>>
    Annuì e camminai sul bagno asciuga. Ogni passo sulla sabbia fresca mi faceva scendere una lacrima. Decisi di fermarmi quando ero più o meno fuori dal loro capo visivo e mi sedetti a fissare le onde del mare che si infrangevano sulla riva schizzandomi qualche gocciolina fresca addosso. La dolce melodia della chitarra in lontananza e il fantastico spettacolo dell’alba si apriva davanti a noi. Ero ipnotizzata.
    <<Ehi Iris, vieni?>>
    La sua voce arrivò come un soffio di vento. Per lui ero Iris, il fiore dei sentimenti forti, dell’amicizia indissolubile, dell’arcobaleno vivace. Sospirai e si sedette a gambe allargate e si sistemò dietro di me e mi fece appoggiare la schiena contro il suo petto. Alzai la testa sulla sua spalla e con un mano mi sfiorava la gola.
    <<Cos’hai?>> mi sussurrò all’orecchio.
    <<Niente>> mentii.
    <<Sono il tuo migliore amico e so quando menti, quindi spara>> disse deciso.
    Mi scostai da lui e mi sistemai di fronte, in modo da guardarlo negli occhi.
    <<Ricordi le mie domande per le borse di studio?>> chiesi piano.
    Annuì in silenzio per farmi parlare.
    <<Be’ la settimana scorsa ho avuto la risposta dalla Sapienza>> sorrisi debolmente.
    Lo sguardo si indurì, divenne gelido. Non parlò per parecchi minuti, così mi avvicinai mettendomi in ginocchi davanti a lui e gli sfiorai la guancia, ma mi bloccò il polso.
    <<Ti prego, dì qualcosa?>> lo implorai in lacrime.
    <<Congratulazioni!>> disse freddo e si alzò stringendo i pugni.
    <<Ka>> mormorai prendendogli i pugni.
    <<Milano non andava bene?>> chiese con rabbia.
    <<Ka lo sai. Ho scelto Roma perché…
    <<Oh ma stai zitta!>> si infuriò.
    Mi arrabbiai anche io.
    <<Pensavo che mi avessi appoggiata! Pensavo fossi il mio migliore amico!>>
    <<Anche io lo pensavo! Ma la tua migliore amica non ti abbandona!>> ruggì.
    Ormai tutti, intorno al falò, ci guardavano.
    <<Io non ti sto abbandonando. Verrò qui tutti i weekend e tutte le feste, dai!>> dissi ormai in preda ai singhiozzi.
    <<Vaffan****!>> urlò.
    Quella parola mi colpì come un colpo di frusta.
    <<Vaffan**** tu!>> urlai.
    Presi a pugni il suo petto.
    <<Tu mi hai obbligato a sostenere la decisione di Ste! Ti ho sostenuto fin da quando ero piccola, ho aspettato e aspettato per mesi quando avevo bisogno di te, ma non mi sono mai lamentata! E tu cosa fai? Mi volti le spalle!>>
    Ero fuori di me. In un attimo capii che tutti quegli anni di amicizia ormai erano svaniti, si era rotto qualcosa, una rottura profonda e insanabile. Mi rivolse uno sguardo ferito, carico d'odio e tornò dagli altri. Il viaggio di ritorno fu una vera e propria tortura.

    Nei giorni seguenti cercai di parlargli, ma mi chiuse tutte le porte, così un pomeriggio andai da Pedro.
    <<Ehi piccola! Stai passando un periodo orribile, vero?>> mi salutò abbracciandomi forte.
    Mi sfogai mentre mi offfriva una tazza di cioccolata calda.
    <<Pedro io... io non volevo ferirlo>> mormorai.
    <<Lo so, tesoro e lo sa anche lui, tranquilla, ma deve avere un po' di tempo. Lo sai com'è fatto>> cercò di consolarmi.
    <<Ma di solito dopo tre giorni gli passa. Adesso sono passati dieci e non si è fatto vivo. Ti confesso che sono preoccupata, Pè. Ho notato, nel suo sguardo, che tra noi si è rotto tutto. Mi arrendo, ma desidero vederlo solo una volta>> singhiozzai.
    <<So come fare>> mi assicurò.

    Arrivò il giorno della partenza, ero alla stazione di Milano con i miei genitori.
    <<Ka non viene?>> chiese mia madre.
    <<Aveva un impegno, ma l'ho salutato ieri sera>> mentii sorridendo.
    Mancavano pochi minuti alla partenza, ma Pedro mi chiese di aspettarlo, quindi salutai i miei genitori e dopo pochi minuti arrivarono Pedro e Ka che, appena mi vide alzò un sopracciglio e cercò di andare via, ma Pedro lo bloccò e lo spinse verso di me.
    <<Ka ti prego>> mormorai appoggiando le mani al suo petto.
    Non risopose e restò immobile.
    <<Per favore, perdonami>> singhiozzai.
    Si ammorbidi leggermente.
    <<Non mi lasciare, ti prego>> sussurrò.
    <<Io non ti lascio. Ti prego, resta accanto a me>>
    Sospirò e mi abbracciò.
    <<Per favore, non te ne andare!>> disse con più forza.
    <<Ka, per favore non chiedermi di scegliere. Tu sei estremamente importante per me>>
    <<Allora non partire>> insistette.
    <<Non posso>> sussurrai.
    Si indurì di nuovo.
    <<Ti odio! Tu sei morta per me. Morta!>> disse furioso e mi voltò le spalle. Per sempre.

  2. #2
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    Predefinito Re: Profumo di Iris

    2° CAPITOLO


    Nel mio monolocale a Roma fui assalita dai ricordi...

    DUE ANNI PRIMA...

    Tornata da scuola, il venerdì ero solita passare da Ka per trascorrere il weekend insieme. Quella volta avevamo litigato, ma i miei non c'erano quindi dovevo arrangiarmi. Avevamo litigato per lo stesso motivo: il sabato sera non voleva che uscissi con le mie amiche.
    <<Iris, sei tu?>> mi chiese dalla cucina.
    Non risposi, ma sbuffai.
    Iris. Era il mio soprannome che doveva usare solo lui, io mi chiamo Sharon in realtà. Mi chiamava Iris fin da bambina e questo nostro angolo intimo mi piaceva. Da quando mi ricordo non mi ha mai chiamato con il mio vero nome, neanche quando era infuriato o quando lo facevo esasperare.
    Dopo aver fatto i compiti mi stesi sul suo letto a leggere. Dopo qualche minuto mi raggiunse con un sorriso.
    <<Amore, dai lo sai che le regole vanno rispettate>> sospirò sedendosi accanto a me.
    <<Allora voglio uscire con te!>> protestai.
    <<Stasera però perché domani abbiamo una cena>> sorrise.


    Allora un problema si risolveva con un sorriso e un abbraccio. Stavo decisamente a pezzi e non avevo nessuno accanto. Dovevo andare avanti da sola. Nella valigia ficcai quanti più ricordi possibili: il suo plettro preferito che mi regalò l'anno prima, la sua maglietta dell'Hard Rock, varie foto e, cosa più preziosa, la stesura a mano, con relativi accordi, della canzone "Ad occhi chiusi" rubata dal suo quaderno dei pezzi scritti di suo pugno.
    Mentre posavo i ricordi con cura bussarono alla porta del monolocale del campus. Un ragazzo con i capelli neri e occhi blu.
    <<Ciao>> mi salutò.
    <<Ciao. Posso aiutarti?>> chiesi sorridendo.
    <<In realtà sono venuto a presentarmi. Sono nel monolocale qui accanto. Mi chiamo Mattia>>
    Gli strinsi la mano.
    <<Sharon>>
    <<Be' se ti serve qualsiasi cosa puoi bussare qui accanto>> sorrise imbarazzato e se ne andò.

    KA

    Ero furioso con lei. Come ha potuto lasciarmi? Era il mio tutto, la mia forza. Era più di una sorella, più di un’amica, il nostro legame andava al di là dell’attrazione fisica. Un abbraccio, una carezza per noi erano sufficienti. Volevo morire. Pedro mi rimproverò perché alla stazione l’ho trattata male, ma lui non poteva capire. Nessuno poteva capire. La mia stanca era piena di lei, profumava di lei. Sulla scrivania c’erano i due suoi plettri, sul mio letto c’era il suo cuscino con la federa colorata, nel comodino avevo il suo pigiama, le sue penne, i suoi fogli, un paio di suoi rossetti, tantissime foto insieme. Presi tutto e lo scaraventai a terra strappando e rompendo tutto, andai in giardino con i resti e feci un piccolo falò. Bruciai tutto, quel fuoco che brillava lo sentivo che bruciava dentro di me. La odiavo, la odiavo tantissimo. Avrei preferito che fosse morta.
    Ritornando in camera sembrava vuota, ma il suo profumo era sempre intenso.

    UN ANNO FA...

    Era così infuriata con me che non venne alla festa a cui eravamo stati invitati. Ero da solo in quel locale e, sinceramente, mi annoiavo. Provai a chiamarla l'ennesima volta, ma quella volta mi rispose.
    <<Cosa vuoi?>> chiese brusca.
    <<Vestiti che andiamo a mangiare>>
    <<Quale parola non ti è chiara della frase: "Non voglio vederti!"?>> sibilò.
    <<Tutta la frase. Dai arrivo tra dieci minuti>> dissi in fretta e staccai prima che potesse insultarmi.
    Era teneramente buffa quando aveva il broncio e ci mettevo meno di cinque minuti a farle tornare il sorriso. Era sempre così.


    Quasi sempre. Quella volta non bastava una raffica di solletico, perché ci eravamo feriti a vicenda. Dovevo ammettere che avevo un po' esagerato, ma mi aveva colpito, non avevo ossigeno.
    Sfogliai il mio prezioso quaderno e passavo le dita sui suoi disegnini sui fogli, ma la canzone "Ad occhi chusi" che adorava non c'era. Quel quaddernino era segreto, solo lei sapeva che ce l'avevo, quindi mio malgrado sorrisi quando convenni che l'aveva rubato lei. Volevo telefonarle e, ridendo, volevo dirle che l'avevo scoperta e che doveva restituirmi la refurtiva se non voleva essere attaccata dal solletico, ma mi resi conto che non era possibile, non dopo quello che le avevo urlato. Si era rotto quel sottile legame. La mia Iris era morta, cioè l'avevo calestata io.

  3. #3
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    Predefinito Re: Profumo di Iris

    3° CAPITOLO


    TRE ANNI DOPO...


    Quante cose erano cambiate in tre anni, ma la cosa più importante non mutò Ka e io non ci parlavamo da tre anni. Per quanto ci provassi a dirottarli altrove, i miei pensieri erano sempre lì, sempre su di lui. Chissà se anche per lui era lo stesso.

    KA

    <<Ka, santo cielo, mi ascolti?>>
    <<Oh, scusami. Dimmi>> le sorrisi.
    Martina ed io stavamo insieme da due anni. Sinceramente, era una ragazza molto dolce e carina, ma non era lei. Non mi capiva al volo, non mi capiva solo con uno sguardo. Non era lei, punto. Ero distratto perché stavo pensando a lei, stavo pensando che Pedro mi aveva detto che sarebbe ritornata a Milano.

    IO

    Ero nervosa. Stavo tornando a Milano per sempre perché la lontananza già mi aveva causato parecchi problemi. I miei dovevano trasferirsi a Roma, quindi io decisi di restare a casa da sola e accettai di lavorare nel negozio di musica per aiutarmi con le spese e la retta per la specialistica.

    Era da un mese che ero a Milano e non avevo ancora incontrato Ka. Ero al negozio quando Mario, il proprietario che mi conosceva fin da quando ero piccola, mi chiese di servire i clienti mentre lui andava a fare delle commissioni. Fortunatamente è stato facile, poiché dovevo solo consegnare delle ordinazioni ad alcuni clienti. Nei momenti morti andavo a sistemare gli scaffali, quando arrivò qualcuno.
    <<Buongiorno. C'è nessuno?>>
    Quella voce l'avrei riconosciuta in una folla. Combattei con l'impulso di ignorarlo e mi avvicinai a lui con un sorriso cortese.
    <<Prego. Dica pure a me>>
    Sgranò gli occhi.
    <<Mario non c'è?>> chiese sorpreso di vedermi.
    <<No. Le serve qualcosa?>> chiesi leggermente impaziente.
    <<Cercavo dei plettri nuovi, la collezione DVD di Batman e il CD di... beè ecco... di Biagio Antonacci>>
    <<Biagio Antonacci?>> chiesi sorpresa.
    <<Sì, be' ce l'hai?>> chiese brusco.
    <<I DVD stanno nell'ala E e sono tutti in ordine alfabetico, invece il CD è sistemato lì, sulla destra per genere, poi qui alla cassa puoi scegliere i plettri>> risposi cortesemente distaccata.
    Capii all'istante che il CD era per la sua ragazza. Dopo 15 minuti arrivo con il cofanetto DVD e il CD.
    <<Da quanto stai qui?>> mi chiese curioso.
    Lui voleva fare conversazione, io no.
    <<Alla tua destra hai una vasta gamma di plettri>> risposi fredda.
    Sospirò e mi porse tutto alla cassa.
    <<C'è il 15% di sconto e, visto che lei è un nostro cliente abituale ha diritto af un ulteriore sconto del 10% da usufruire per tutto il mese di dicembre per tutta la merce... ecco a lei. Buona giornata>> lo liquidai in fretta.

  4. #4
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    Predefinito Re: Profumo di Iris

    4° CAPITOLO


    Pedro confermò i miei sospetti: Ka era fidanzato da due anni e, forse fu proprio per questo che mi rinchiusi più in me stessa. Pedro mi invitò al suo compleanno minacciandomi che, se non ci fossi andata, mi a vrebbe ignorato a vita. Così, per non perdere anche lui, mi feci coraggio e ci andai. Indossavo un semplice tubino e tacchi neri e giacca bordeaux. Bussai al campanello facendo un profondo respiro per calmarmi. Salutai Elisa con un forte abbraccio.
    <<Tesoro, scusa il ritardo>> mi scusai.
    <<Ma no, Pedro sarà felicissimo di vederti>> mi sorrise.
    Entrando, salutai Dani e Francesca, Ivan e Rossella e andai dritta da Pedro ignorando Ka di proposito.
    <<Oh tesoro che bello! Sono davvero davvero contento che tu sia qui!>> disse Pedro abbracciandomi.
    <<Auguri, rompi scatole>> sorrisi dandogli un bacio sulla guancia e dandogli il regalo.
    <<Grazie, piccola. Lì c'è un minibar e degli stuzzichini. Vai a mangiare un po'... fai schifo, sei magrissima!>> disse indicandomi i tavoli.
    <<Grazie. Apprezzo molto la tua sincerità>> sbuffai.
    Mi cacciò la lingua e mi preparai un piatto con gli stuzzichini e mi presi una lattina di Red Bull.
    <<Ciao>>
    Alzai lo sguardo verso la voce e accennai un sorriso.
    <<Ehm volevo presentarti la mia fidanzata Martina. Marti, lei è Sharon e...
    <<...E sono la migliore amica di Pedro ed Elisa>> lo interruppi.
    Mi lanciò uno sguardo sconvolto, ma si allontanò perché ripresi a manngiare come se niente fosse successo. In realtà, dentro satavo morendo, volevo urlare, volevo ammazzarlo. Sentendomi soffocata uscii in giardino sedendomi sul muretto.
    <<Ehi>>
    <<Cosa vuoi, Ka?>> sbuffai.
    <<Volevo parlarti>> sorrise.
    <<Io non ho nulla da dirti!>> risposi brusca.
    Sospirò a disagio. Io lo guardavo con odio.
    <<Ti prego. Volevo parlarti di Martina... per favore, io...
    <<Non mi interessa!>> sbottai.
    <<<Io ti voglio bene>>
    Inarcai le sopracciglia, rivolgendogli uno sguardo gelido.
    <<Se mi volevi davvero bene non mi avresti abbandonata, non mi avresti urlato quelle cose, non avresti cambiato numero dopo due mesi! Quindi stai zitto!>> mi arrabbiai.
    Cercò di afferrarmi, ma salutai in fretta Elisa e Pedro e raggiunsi la mia macchina a fatica: mi mancava il fiato e avevo un peso enorme nello stomaco.

  5. #5
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    Predefinito Re: Profumo di Iris

    5° CAPITOLO


    Quella domenica decisi di restare a casa per fare un po' le pulizie generali e rilassarmi un pochino. A metà mattina mi chiamò Pedro.
    <<Vuoi venire a fare un giro in bicicletta con me ed Eli?>>
    <<No Pè, sto pulendo casa e poi non mi va proprio di uscire>> sbuffai.
    <<Ok>> disse un po' troppo contento e staccò senza aggiungere altro.
    Mi insospettii molto, perché normalmente avrebbe insistito finché non cedevo, ma non ci badai e continuai a rassettare. Dopo un paio d'ore, verso le 13.00, bussarono alla porta e andai a vedere dallo spioncino. Era Ka. Ero tentata di non aprire, ma non avevo nulla da nascondere, quindi aprii e restai sulla porta a braccia incrociate.
    <<Ciao>> sorrise.
    <<Cosa vuoi?>> chiesi minacciosa.
    <<Posso entrare?>> chiese gentilmente.
    <<Non faccio entrare gli estranei in casa mia. Vattene!>>
    Ero furibonda.
    <<Estraneo? Oh, andiamo! Ho bisogno di parlarti, ti prego!>> sospirò.
    Alzai il sopracciglio ostinata e gli chiusi la porta in faccia.
    <<Oh, Iris, andiamo! Apri, per favore!>> urlò dando un pugno nella porta.
    Per non spaventare i vicini decisi di accontentarlo.
    <<Caxxo vuoi?>> sibilai.
    Mi prese i polsi, come quando ero bambina, e mi sorrise.
    <<Volevo scusarmi>> sussurrò.
    <<Ah sì? Ti viene in mente dopo tre anni?>> chiesi gelida.
    Sospirò e si passò una mano tra i capelli.
    <<Io... ok hai ragione. Ho sbagliato e voglio rimediare, ti prego. Sei qui e questa è la mia occasione>>
    Lo guardai con odio e presi a colpirgli il petto.
    <<Hai idea di come sono stata? Ti ho cercato, mi hai ferito, anzi... io ero morta! Tu mi avevi ucciso e... tu non ti sei nemmeno degnato di farmi una telefonata!>> urlai.
    Con mia grande sorpresa si infuriò pure lui.
    <<Ho tentato, maledizione! Ho tentato molte volte di raggiungerti, ma tutti mi hanno sempre fermato perché dovevo lasciarti in pace! Alla fine ho convenuto che fosse meglio per entrambi lasciar perdere e, inoltre, avevo un gran timore di un tuo rifiuto! Ora che sei qui non possono impedirmi di vederti!>> urlò anche lui.
    Mi accasciai sul divano senza un briciolo di forze sprofondando il viso tra le mani, esausta. Nel silenzio innaturale che si era creato tra noi, Ka si sedette accanto a me e mi tirò verso di lui, tra le sue braccia.
    <<Mi dispiace così tanto. Vorrei solo che questi tre anni fossero solo un orribile incubo>> mormorò accarezzandomi.
    Restai un po' lì, accoccolata nel suo abbraccio. Mi sentivo a casa, protetta e in pace con me stessa.
    <<Ma non possiamo fingere che non sia successo nulla. Io sono cambiata, tu adesso hai una fidanzata e non posso venire da te e chiedere di dormire insieme>> sospirai con voce roca.
    <<Perché no? Martina deve accettare questa situazione>>
    <<No, Ka, non può>> sorrisi dolcemente.
    Restò in silenzio un po' imbronciato.
    <<Non è giusto. Vorrei che fosse tutto come prima. Tu... mi perdoni, vero?>> chiese speranzoso.
    Esitai un momento prima di rispondere. Non volevo ferirlo.
    <<Io... ci provo, te lo prometto. Ho bisogno di tempo>>

  6. #6
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    Predefinito Re: Profumo di Iris

    6° CAPITOLO


    Io volevo perdonarlo, ci stavo davvero provando, ma ogni volta mi venivano in mente quelle parole che mi urlò tre anni prima, e poi c'era Martina, noi eravamo cambiati. Come poteva tornare tutto come prima? Per le vacanze di Natale decisi di andare a Roma dai miei genitori. Il pomeriggio prima della partenza raggiunsi i ragazzi in sala prove.
    <<Ciao piccola. Ti siamo piaciuti?>> mi chiese Pedro.
    <<Oh sì! Siete fantastici! Venite qui, devo dirvi una cosa>>
    Mi si avvicinarono tutti incuriositi.
    <<Per le vacanze di Natale vado dai miei genitori a Roma>> annunciai.
    <<Perché?>>
    <<Cosa?>>
    <<Ma sei pazza?>>
    Chiesero insieme Ivan, Pedro e Dani.
    Ka subito se ne andò sbattendo la porta.
    <<Ma sei impazzita?>> mi sgridò Dani.
    Lo guardai allibita.
    <<Perché fate così?>> chiesi stupita.
    <<Per...
    Pedro fulminò Dani con lo sguardo e mi si avvicinò con calma.
    <<Ka è stato malissimo per tre anni e anche noi. Adesso che ti sei decisa a tornare ci vuoi lasciare di nuovo? Anche se è per poco tempo procuri a Ka un senso di vuoto e abbandono. Ti prego, non farlo>> disse piano.
    <<Ma perché? Io voglio andare a Roma e se proprio non riesce a stare senza di me può venirmi a trovare. Io non gli ho mai chiuso la porta in faccia!>> mi arrabbiai.
    <<Ok, hai ragione tesoro. Siamo solo preoccupati per tutti e due>> sospirò-
    Abbracciai tutti e tre e me ne andai.

    KA


    Ero furioso! Non potevo lasciarla andare di nuovo!
    <<Amore tutto a posto?>> mi chiese Martina preoccupata.
    <<Sì! Senti devo andare un attimo a fare un servizio>> risposi brusco.
    Uscii e incontrai Pedro che stava venendo a casa mia.
    <<Cosa vuoi fare?>> mi chiese sospettoso.
    <<Devo dirgliene quattro! Non può andarsene!>> mi arrabbiai.
    Mi prese il braccio con forza.
    <<No, Ka! Lasciala andare. Ha ragione... non ti ha mai chiiuso la porta in faccia! Dovresti essere più disponibile, ok?>>
    Mi calmai un pochino.

    Il giorno dopo ero in casa a fare i bagagli per partire la sera e bussarono alla porta. Sinceramente me lo aspettavo che fosse Ka, quindi aprii subito. Non era arrabbiato, con mio enorme sollievo.
    <<Ciao>> mi salutò.
    <<Ciao. Scusa per il disordine, sai tra cinque ore devo andare alla stazione. Vuoi un bel caffè? Oppure vuoi un aperitivo? Finalmente li ho comprati. Li adori ancora, vero?>> chiesi agitata.
    <<Sì, mi piacciono. Tranquilla, sono venuto per salutarti e chiederti se vuoi un passaggio alla stazione>> mi sorrise.
    <<Davvero?>> chiesi felice.
    <<Sicuro>> confermò.
    Lo abbracciai contenta. Gli versai l'aperitivo nel bicchiere mentre continuavo a riempire la valigia. Vedevo che ogni tanto staccava il cellulare.
    <<Perché lo stacchi? Sarà preoccupata>>
    <<Non lo è, tranquilla>> rispose allegro.
    Lo guardai con sospetto.
    <<Si sta solo assicurando che sia ancora in giro, così lei può avere la casa tutta per sé>> spiegò tranquillo.
    Lo guardai inorridita.
    <<Oh santo cielo Ka! Tu... tu la lasci fare?>>
    <<Sì, tanto adesso vado e la lascio. Sono stufo di questa pagliacciata>>
    Ero incredula.
    <<Ma insomma! Io darei di matto se... se...
    Sorrise e annuì.
    <<Tu non la ami!>>
    <<Bingo, piccola. Lei lo sa>> sorrise.
    Sospirai e scossi la testa.
    <<Puoi preparare tu il pranzo alora, per favore?>> chiesi ancora confusa.
    Ridacchiò e andò in cucina mentre io continuavo.
    Verso le 19.00 mi accompagnò in stazione.
    <<Ehi non sparire, ti prego>>
    Cercavo di apparire scherzosa, ma si vedeva che ero terrorizzata.
    <<Appena posso verrò a trovarti, te lo prometto. Mandami l'indirizzo>> mi sorrise rassicurante.

  7. #7
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    Predefinito Re: Profumo di Iris

    7° CAPITOLO


    Quando ero a Roma Ka mi chiamava tutte le sere e mi prometteva di venire a trovarmi al più presto. Sapevo che era impegnato, quindi non insistevo. Ero felice di stare con i miei genitori e coccolata con le loro attenzioni. Il 26 dicembre, all'alba, mi squillò il cellulare. Era Ka che mi avvisava che era fuori il portone, ma non bussava per non svegliare i miei.
    <<Ma sei impazzito? Domani avete un concerto a Torino!>> sussurrai aprendogli la porta.
    <<Lo so, ma non riuscivo più a stare senza vederti>> sorrise entrando.
    Lo abbrecciai forte. Era congelato.
    <<Aspetta. Ti preparo un caffè>> sorrisi facendolo accomodare sul divano.
    Si sedette e si strofinò le mani.
    <<Tra un paio d'ore vogliamo andare a fare un giro?>> mi chiese piano.
    <<Certo!>>
    Gli diedi una tazzina di caffè con il cornetto e un bicchiere di latte.
    <<Grazie, piccola. Volevo chiederti se... be' stai cercando di... insomma stai pensando a perdonarmi?>> chiese agitato.
    <<Ka io... non posso negare di essere contentissima in questo momento, ma mi hai fatto soffrire tantissimo e... ti prego non roviniamo questa bella giornata. Sono sicura che finiremmo per litigare e non voglio, ti prego>> sospirai.
    Annuì in silenzio mentre facevamo colazione insieme.
    La giornata passò in modo molto piacevole e rilassante. Quando se ne andò io piansi, ma ero felice.

    Tornai a Milano a gennaio inoltrato, giusto in tempo per andare a sostenere i primi esami della specialistica.Con Ka mi sentivo poco o nulla perché eravamo impegnati, ma un giorno, tornando dall'università, lo incontrai per strada.
    <<Ehi>>
    Sorrisi e mi avvicinai.
    <<Stasera ti va di uscire noi due soli?>> mi chiese un po' agitato.
    <<Ka io... non me la sento, ti prego. Possiamo fare piano piano, per favore? Ti voglio bene, sono felice adesso, ma ogni volta che rilasso la mente mi ritorna in mente quella brutta situazione>> confessai.
    <<Ah, così adesso passerai il resto della vita a rinfacciarmelo?>> si arrabbiò.
    <<Non te lo sto rinfacciando, sto solo dicendo la verità... io vorrei prenderti a pugni per quello che mi hai fatto, vorrei urlare e ho un sacco di rabbia repressa!>> dissi infuriata.
    Sospirò.
    <<Ne vogliamo parlare?>> chiese piano.
    <<No>>
    Me ne tornai a casa, ma dopo due ore mi raggiunse.
    <<Per favore parliamone>> mi supplicò.
    <<Be' non so che dirti a parte gli insulti! Vorrei solo che non fosse successo... sono stati tre anni orribili e tu non puoi pretendere che sia tutto passato!>> urlai.
    Presi a pugni il suo petto urlandogli di tutto. Mi sentii più libera e finalmente più leggera.
    <<Come ti senti?>> mi chiese alla fine.
    <<Meglio, grazie!>>
    <<Figurati>> sorrise.
    Prese il cappotto per andarsene, ma lo fermai.
    <<Ti va di restare? Mi sento tanto sola in una casa tanto grande>>

  8. #8
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    Predefinito Re: Profumo di Iris

    8° CAPITOLO


    Era ritornato quasi tutto come prima. Un po' di tensione era svanita e Ka dormiva spesso a casa mia. Quel pomeriggio c'era Andrea, un mio amico, a casa mia per studiare insieme e lo invitai a restare per cena. Ka venne verso le sette.
    <<Ah non ti serve compagnia>> disse in modo aspro.
    <<Ciao Ka>> sospirai.
    Gli presentai Andrea.
    <<E abbiamo deciso di cenare insieme, quindi vieni>> sorrisi.
    <<No, ero solo passato a salutarti. Ci vediamo domani. Ciao Andrea>> rispose Ka brusco.
    Se ne andò senza darmi il tempo di fermarlo.
    Mantenni la calma e cenai con Andrea. Dopo cena lavai i piatti e mi misi a letto. Ka era sempre stato un po' geloso, quindi non gli davo molto peso alle sue reazioni esagerate.
    Appena sveglia, indossai jeans, felpa e sneakers e andai al bar a prendere cornetti e cappuccini e andai da Ka.
    <<Cosa vuoi?>> sbottò.
    <<Buongiorno anche a te>> lo presi in giro.
    Metto la colazione sul tavolo e gli sorrisi.
    <<Dai Ka!>>
    <<Non c'era Andrea stamattina?>> sbuffò.
    <<E dai, smettila! Era da me per studiare ad un progetto, quindi non fare lo stupido. Scusami, ma devo scappare a lezione. Ti aspetto stasera>>

  9. #9
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    Predefinito Re: Profumo di Iris

    9° CAPITOLO


    Ormai io e Andrea eravamo amici e Ka doveva accettarlo, perché spesso passavamo i pomeriggi insieme a studiare.
    <<Oh andiamo, Andy! Lo sai che in economia sono una frana totale>> mi lamentai.
    <<Non lo sarai più> rispose convinto.
    <<Perché no? L'hanno tolto dal nostro percorso di studi?>> chiesi speranzosa.
    <<Non fare la scema. Hai me come insegnante, no?>> sorrise.
    <<Ah sì certo! Ora sono molto più tranquilla!>> lo presi in giro.
    Preparai due merende e iniziammo a studiare.
    <<A proposito, c'è Enrico, l'assistente di Landi, che mi ha chiesto se sei libera>>
    <<Cosa? Oh mio Dio! E' così affascinante!>>
    <<Sì, ma non ha una buona reputazione, quindi gli ho detto che mi sarei informato meglio>> sospirò.
    <<Grazie, ma credo che un caffè non faccia male a nessuno>> sorrisi.
    <<Mi permetto di insistere: non voglio che tu ci vada>> insistette.
    Sbuffai e lasciai cadere il discorso.

    Il giorno dopo mi vestti in modo un po' più curato: jeams stretto, ballerine, camicia bianca e cardigan rosso, come lee ballerine. Stirai i capelli e mi truccai un po' più decentemente. Incrociai per caso Enrico e mi salutò.
    <<Ehi, ho saputo che hai difficoltà in economia. Se vuoi posso darti qualche mio appunto>> sorrise.
    <<A quanto pare le notizie girano alla velocità della luce>>
    Ero un po' infastidita che questa cosa la sapesse anche lui. Ridacchiò.
    <<Che ne dici di un caffè?>> chiese guardando l'orologio.
    <<Va bene. Quando?>>
    <<Adesso>> sorrise.
    <<Oh... cavolo. Certo!>>
    Mi fece strada fuori la facoltà e mi portò in un bar lì vicino.
    <<Scusa per il bar, ma tra un paio d'ore devo fare un esame>>
    <<Tranquillo, mi piace qui>>
    Mentre chiacchieravamo passò Andrea che mi fulminò con lo sguardo. Lo ignorai e chiacchierai con Enrico. Verso sera tornai a casa tranquillamente, quando arrivò Ka.
    <<Ti ha chiesto di uscire?>> chiese infuriato.
    <<Cosa?>>
    Era impossibile che si riferisse ad Enrico.
    <<Non fare la santarellina! Non mi freghi! Ti ho cambiato il pannolino, quindi ti conosco più di quanto sappia tu!>> disse a denti stretti.
    Sospirai e lo feci entrare.
    <<In realtà sì e ho accettato>> confermai.
    <<Lo sapevo! Be', io...
    <<Aspetta! Cosa ti ha detto Andrea?>>
    Mi spiegò tutto. Sospirai e gli poggiai le mani sul petto.
    <<Ka ascoltami: io apprezzo la vostra protezione, ma credo che tre anni lontana da casa e da te mi abbiano cambiata in meglio... sono diventata forte e meno ingenua. Ti prego dammi un po' di fiducia>>
    Sospriò e annuì.
    <<Cosa mi cucini?>> chiesi dandogli un bacio sulla guancia.
    <<Perché dovrei cucinare io, scusa?>> chiese guardandosi intorno.
    <<Be' ti precipiti qui preoccupato per me se esco con un ragazzo e non ti preoccupi se mangio o meno?>> chiesi facendo finta di offendermi.
    Sorrise e cucinò mentre io andavo a mettere il pigiama.
    <<Dormi da me?>>
    <<Enrico non è geloso?>> mi prese in giro.
    <<Smettila, scemo!>>

    Feci lo stesso discorso ad Andrea e cercò di fare il bravo. Il sabato pomeriggio erano entrambi a casa mia per approvare il mio abbigliamento per l'appuntamento di quella sera. Dopo l'ennesimo vestito bocciato stavo per perdere la pazienza.
    <<Ma non eravate in guerra voi due?>> sbuffai.
    <<Sì, ma in questo caso ci coalizziamo contro un nemico comune>> dissero insieme seri.
    <<Ok se adesso non approvate un vestito lo scelgo io e voi state zitti, ok?>> li minacciai.
    Vennero in camera mia e mi scelsero un paio di pantaloni neri stretti, tacchi neri e camicia rosa.
    <<Non protestare>> mi ammonì Ka.
    <<Ok, ma quando torno non vi voglio qui! A nessuno dei due>> precisai guardando Ka.
    Enrico venne a prendermi alle 20.00 in punto e andammo a mangiare in un ristorantino davvero carino e raffinato e poi una passeggiata. Mi si avvicinò per baciarmi e lo lasciai fare. Non sono mai uscita con un ragazzo, non ho mai avuto un vero e proprio appuntamento.
    <<Ci vediamo lunedì?>> sorrise quando mi accompagnò a casa.
    <<Certo>>
    Mi diede un altro bacio e me ne andai.
    Appena aprii la porta vidi la luce del televisore dal salotto.
    <<Ka perché sei ancora qui?>> sbuffai.
    <<Volevo stare un po' con te>> disse piano.
    <<In altre parole volevi assicuarti che sarei tornata a casa. Sai, mi scoccia pensare che adesso sei così protettivo e invece quando avevo bisogno di te non c'eri!>>
    Quelle parole cattive mi uscirono dalla bocca prima che potessi fermarle. Ka mi guardò addolorato. Volevo rimangiarle, ma era troppo tardi.
    <<Ok me ne torno a casa> disse alzandosi dal divano.
    <<N, no, no! Ka scusami non volevo! Ti prego, resta!>> lo supplicai spingendolo verso il divano.
    <<No, hai ragione. Ho promesso che me ne sarei andato. Ho fatto un errore a restare, scusa>> disse deciso.
    Si mise il cappotto e aprì la porta, ma lo trattenni per il braccio.
    <<Mi lasci sola di nuovo?>> mormorai.
    Ritornò dentro.
    <<Ti ho chiesto scusa un migliaio di volte e tu m...
    <<No, hai ragione. Non avrei dovuto dire una cosa tanto orribile, ma ti prego non mi lasciare ancora>>

  10. #10
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    Predefinito Re: Profumo di Iris

    10° CAPITOLO


    Mi risvegliai quando il sole era già alto. Ka era in cucina a torso nudo, con solo i jeans, che preparava la colazione.
    <<Ka, io...
    <<Sì mi dispiace, ho combinato un casino. Tu puoi uscire con chi vuoi, non ho alcuna autorità su di te... non più, almeno. Adesso me ne vado, ok?>> disse girato di spalle.
    Mi avvicinai e gli toccai il braccio.
    <<Ka aspetta, non andare via. Io volevo dirti che hai ragione e anche se ormai non hai alcuna autorità su di me... be' per me è importante il tuo parere, quindi ti prego, ti prego di non andare via>>
    Sospirò e si rilassò.
    <<Quindi darai retta a me e Andrea?>>
    <<Mmmm credo proprio di no, perché voi due che fate pappa e ciccia contro di me è inquietante>> risi dandogli un bacio sulla guancia.

    Pochi giorni dopo ero nel parco sotto la pioggia, con le scarpe infangate e i vestiti fradici. Scossa un po' dai singhiozzi e un po' dal freddo gelido. Ero arrabbiata più con me stessa, che con Enrico. Avrei dovuto dare ascolto a Ka invece di fare di testa mia. Enrico aveva tentato di portarmi a letto con la forza e io ero scappata. Era buio, ma la strada per il parco la conoscevo benissimo.

    KA

    Il campanello suonava insistentemente nel cuore della notte. Andai ad aprire e apparve Andrea bagnato fradicio, con il cellulare in mano e l'espressione allarmata.
    <<Cos'è successo?>> chiesi andando nel panico.
    <<Quel bastardo! Quel bastardo l'ha lasciata da sola sotto la pioggia!>> ringhiò.
    Non gli chiesi altre spiegazioni, mi andai a vestire e lo seguii in macchina.
    <<Credo che dovremo andare direttamente al parco!>> dissi deciso.
    Era d'accordo con me, infatti ci precipitammo lì e correvamo alla cieca. Lei lo conosceva meglio di tutti quel parco immenso e io non ci ero più andato da quando lei si era trasferita a Roma perché mi costava tanti ricordi.
    <<Se le ha torto anche solo un capello è un uomo morto!>> urlammo io e Andrea insieme.
    Mi sbagliavo. Andrea teneva davvero molto a lei. Ad un certo punto Andrea mi chiamò e lo raggiunsi in meno di un minuto. Non era più lei, era un fagottino rannicchiato sotto ad un albero tutto bagnato. Aveva la testa tra le ginocchia e le braccia sulla testa. Andrea aveva quasi paura di avvicinarsi, ma lo feci io.
    <<Tesoro, ehi sono io. Va tutto bene. Ci siamo noi qui con te>> dissi piano.
    Forse per vergogna non volle alare la testa, così la sollevai io. Al buio non vedevo bene, ma si vedevano dei segni rossi sui polsi. La sollevai di peso e la portammo in macchina. Andrea guidava come un pazzo mentre io, sui sedili posteriori la tenevo stretta tentando, invano, di clamarle i singhiozzi. Andammo a casa mia. La portammo di sopra e lì mi accorsi che quei segni rossi ce li aveva anche al collo e al petto.
    <<Oh piccolina! Ok aspetta. Ti tolgo questi vestiti bagnati, ok?>>
    Annuì. Era infreddolita e non riusciva a muoversi, paralizzata dalla paura.
    <<Andrea, per favore ho bisogno che tu vada a casa sua per prenderle dei vestiti asciutti>>
    Annuì secco e sparì.
    Mi tremavano le mani per la rabbia, avevo paura di spogliarla, di scoprire altri segni sul suo corpo. Presi un respiro e la spogliai. Aveva piccoli segni, ma immagino fossero baci. Era nuda, vulnerabile e mi faceva una tenerezza assurda. La avvolsi in due coperte e pian piano il suo corpicino smise di tremare e si addormentò mentre le asciugavo i capelli.

    IO


    Erano due giorni che stavo da Ka, ma nessuno dei due volevano parlarmi. Ka aveva fatto a botte cn Enrico, perché aveva il viso sfregiato.
    Lo raggiunsi in bagno mentre osservava i danni sul suo viso.
    <<Ci penso io>> sussurrai afferranddogli la mano delicatamente.
    <<Vattene! Sto bene!>> ringhiò.
    Gli strinsi i polsi con più decisione e lo costrinsi a sedersi sullo sgabello. Aveva lo zigomo gonfio con un taglio, lo stesso anche il labbro e il sopracciglio.
    <<Lui sta peggio>> sibilò.
    Sosprai e iniziai a disinfettargli il viso.
    <<Perché ci sei andata?>> mi chiese con rabbai.
    In silenzio mi scorrevano le lacrime.
    << Non mi interessa se adesso non ho più autorità, ma ho deciso che sarai in punizione e che non potrai uscire senza il consenso mio o di Andrea, chiaro?!>> urlò.
    <<Come scusa? Non sono una bambina! So badare a me stessa!>> mi alterai.
    <<Come no>> sbuffò.
    <<Sono fuggita! E poi non sono così stupida da uscire di nuovo così senza pensare! Non ho bisogno di due babysitter!>>
    Sapevo che non potevo dargli torto, ma replicare era più forte di me.
    <<Non voglio discussioni, signorina! Scegli casa mia o tua?>>
    Lo guardai allibita.
    <<Scegli!>>
    <<Mia!>> sbuffai.
    <<Ok>>
    Era spaventato tantissimo e lo capivo, ma mi sembrava un'esagerazione.

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