Eravamo mano nella mano che passeggiavamo nel parco. Un piccolo angolo di paradiso nella caotica Milano, dove ero solita rifuggiarmi il pomeriggio. Quella volta non ero da sola, ma di lì a poco avrei preferito esserlo.
<<Allora vuoi dirmi cosa ti tormenta?>> gli chiesi impaziente.
<<Certo... ehm be' io... insomma... oh accidenti! Mi ero preparato un discorso>> sbuffò a disagio.
Lo guardavo in silenzio, aspettando che finisse il suo discorso.
<<Devo trasferirmi in Friuli perché papà mi lascia dirigere la sua azienda lì. Solo per un po', tranquilla>> sorrise impacciato.
<<Quindi lasci la band e me?>> chiesi con un groppo alla gola.
<<Sì>> disse semplicemente.
<<Apprezzo che me l'hai detto e... tranquillo, noi vogliamo solo il tuo bene>> lo rassicurai.
1°CAPITOLO
Dopo due mesi accettai la partenza di Ste e accettai anche l'idea che la band avesse bisogno di un nuovo bassista.
Stavo facendo i compiti quando sul display del mio cellulare comparve il nome di Ka accompagnato da un'insistente vibrazione.
<<Mmm?>> risposi mentre correggevo un riassunto.
<<Beee>> rispose Ka e inevitabilmente scoppiai a ridere.
<<Dai scemo. Cosa vuoi?>>
<<Niente. Volevo sapere cos'hai da fare>>
<<Adesso sto studiando>>
<<Ok vengo a prenderti>>
<<Ma sei scemo? Ho detto che sto ancora studiando>> sbuffai.
<<Che palle che sei! D'accordo, vengo verso le 18.00, ok?>> propose.
<<Ok a dopo... Ti voglio bene, scemo>> aggiunsi dopo qualche secondo di pausa.
<<Lo so>> rise e staccò.
Ripresi a studiare e poi verso le 17.30 andai a cambiarmi, mi feci uno chignon, misi un velo di rossetto, la sciarpa e avvisai mia madre che da lì a poco Ka veniva a prendermi. La salutai con le solite raccomandazioni e raggiunsi Ka in macchina.
<<Vuoi cantare un po'?>> mi sorrise.
Non cantavo da quando Ste se ne era andato.
<<Ka io... lo sai che non me la sento ancora>> mormorai.
<<Ok, io ci ho provato. Vogliamo andare a fare un giro in centro?>>
Annuii soltanto. Dopo un po' parcheggiò e mi prese per mano mentre passeggiavamo per l'affollata Milano.
<<Non voglio insistere, ma hai una voce stupenda e...
<<Appunto, non insistere!>> lo interruppi subito.
Scosse la testa e si irrigidì subito. Sfilai subito la mano dalla sua presa.
<<Ma è una mia scelta! Non me la sento, punto! E tu non hai il diritto di dirmi cosa devo fare, chiaro?>> mi arrabbiai.
Sentivo le lacrime pizzicarmi gli occhi.
Se ne accrose pure lui perché mi abbracciò senza dire una parola.
<<Vuoi tornare a casa?>>
Scossi la testa.
<<A casa mia?>> chiese asciugandomi le lacrime.
Annuii con vigore. Ritornammo in macchina e andammo a casa su.
<<Qui ci vuole una mega abbuffata di gelato>> sorrise dandomi un cucchiaino.
Lo adoravo. Era sempre pronto a proteggermi o a sgridarmi.
<<E' da tanto che non ti vedo felice, quindi desidero vedere un sorriso illuminare il tuo visino>> sorrise.
<<Io ci provo, ma tu devi aiutarmi>> sorrisi.
Mi diede un bacio sulla testa.
L'autunno arrivò in fretta e con esso anche i suoi colori caldi dell'oro e del rossiccio. Soprattutto dove abitavo io e nel parco c'erano un tappeto di foglie che scricchiolavano al minimo contatto. I ragazzi mi promisero una sorpresa: dicevano che finalmente avevano trovato un perfetto bassista. Dissi che li avrei raggiunti a casa di Ka verso le 20.00 perché prima avevo una commissione da fare con la mia amica Maria. Indossai un paio di pantaloni a vita alta neri stretti, una camicetta a maniche corte pesca infilata nei pantaloni, una giacca nera e ballerine nere. Mi sistemai i capelli, mi truccai un po', presi la borsa e andai con la mia amica a Milano.
<<Hai tu la lista?>> mi chiede contenta.
Annuisco divertita dal suo atteggiamento. Andiamo prima alla Feltrinelli per sfruttare la nostra card per gli sconti comprando libri e CD, poi andammo a fare il pieno di trucchi e in fine comprammo anche scarpe e vestiti. Era il nostro rito di ogni inizio anno scolastico. Prendemmo il treno insieme, poi io andai da Ka alle 20.40.
<<Buonasera. Scusate il ritardo!>> salutai.
<<Tranquilla tesoro. La new entry arriverà tra dieci minuti>> mi sorrise Pedro.
Ka e Dani sorrisero incoraggianti. Erano troppo accondiscendenti e questo mi destava dei sospetti, perché era strano che non avessero dato di matto per il mio ritardo. Apparecchiammo ridendo e scherzando e finalmente trillò il campanello. Restai immobile con gli occhi sgranati.
<<Cosa. Ci. Fai. Tu. Qui?>> chiesi inferocita.
<<Sono venuto ad accompagnare Ivan>> rispose Ste semplicemente.
<<Bene, ora vattene!>> sibilai.
<<Va bene va bene. Ciao Iv>> sbuffò Ste e se ne andò.
Ero infuriata, ma non potevo farlo vedere, quindi mi ricomposi e mi presentai a Ivan. Tutto sommato era un bravo ragazzo e poi era simpatico.
<<Conosco Ste e Pedro dall'asilo e devo dire che è stato proprio Ste a propormi di prendere il suo posto>> mi stava spiegando.
Annuivo interessata.
<<Sto cercando una buona biblioteca, ma essendomi trsferito da poco qui... be' sai ho passato 17 anni a Verona per lavoro, poi Ste mi ha chiamato e... eccomi qua>> spiegò.
<<Possiamo accompagnarti io e lei domani. Va bene per te, dolcetto?>> sorrise Ka.
<<Sì, ma non chiamarmi dolcetto in pubblico>> sibilai arrossendo violentemente.
La serata fu davvero piacevole. Erano le 3.00, quindi dormii a casa di Ka. sAvevo un pigiama e della biancheria di ricambio a casa di Ka per qualsiasi evenienza.
Il giorno dopo, verso le 10.30 andammo a prendere Ivan per portarlo in biblioteca.
<<Mi hanno detto che hai una voce stupenda. Puoi farmela sentire?>> mi chiese Ivan una volta entrati in macchina.
<<Sì, certo. Andiamo in sala prove>> rispose Ka subito, prima che potessi rifiutare.
Un po' riluttante mi sistemai mentre Ka suonava cover dei Nickleback How you remind me.
Ka aveva ragione: una volta ripreso a cantare mi sentivo libera, felice e spensierata.
Ivan mi fece i complimenti e Ka mi guardava con lo sguardo del "Te l'avevo detto".
<<Ti odio!>> gli sussurrai una volta tornati a casa.
Rise della mia espressione, perché i vedeva he ero finalmente raggiante.
Il primo freddo non tardò ad arrivare. Le foglie cadute in autunno divennero ancora più croccanti e friabili di prima. La mattina svegliarsi presto per andare a scuola era divantata una tortura. I miei genitori quando potevano mi accompagnavano in macchina, ma a volte uscivano di casa per andare a lavoro ancor prima che mi svegliassi, altre volte invece, come in questo caso erano fuori Milano per lavoro. Ka mi disse che potevo chiamare lui se volevo, ma non volevo buttar già dal letto anche llui, quindi dovevo vedermela da sola. Indossai gli stivali, il cappotto, lo zaino e mi avviai per andare a scuola. Mi fermai al bar per prendere una cioccolata calda fumante.
<<Buongiorno, signorina!>> mi salutò il barista.
<<Salve, Tommy>> sorrisi a mia volta.
<<Da sola oggi?>> chiese mentre mi preparava la cioccolata.
<<Oggi e per il resto della settimana>> spiegai.
<<Allora ti aspetto domani?>> sorrise facendo l'occhiolino.
<<Non vedo l'ora>> risposi sarcastica e me ne andai.
Sorsaggiavo la mia piccola fonte di calore mentre piano piano mi avvicinavo alla scuola.
<<Ciao Shà!>> mi salutò Maria tutta affannata.
<<Anche tu a piedi?>> le chiesi ridendo.
<<Inevitabile>> sorrise.
Appena entrammo in classe c'era il professore di matematica che ci aspettava seduto alla cattedra, ma prima che potesse iniziare la lezione Alessia si alzò chiedendo al professore il permesso di dirci due parole e il professore acconsentì.
<<Bene, la ringrazio professore. Tra tre giorni ci sarà il mio diciottesimo compleanno e vorrei invitarvi tutti alla super mega festa che ci sarà nella mia villa>> ci disse in tono altezzoso.
Molti lo ritenevano un privilegio perché era la ragazza più popolare della scuola, invece per noi era una totale perdita di tempo.
<<Se è così dotata allora perché si è fatta bocciare l'anno scorso?>> chiedevamo sempre io e Maria.
Appena finì di darci l'invito potemmo iniziare la lezione.
All'uscita però, con mia grande sorpresa, venne Ka a prendermi. La sua visione fuori la scuola fu un grande evento per le ragazze della scuola. Infatti la mia forte amicizia con Ka era motivo di odio che Alessia provava per me.
<<Salve ragazze>> sorrise Ka a me e Maria.
L'espressione infuriata di Alessia erà più soddisfacente di un 10 e LODE in matematica.
Accompagnammo Maria a casa.
<<Resti con me>>
<<E' una domanda o...?>>
<<Mi ha chiamato tua madre e mi ha detto che dovranno trattenersi a Roma per due settimane, quindi mi ha chiesto di tenerti d'occhio, ma visto che sono molto occupato per passare da te ogni tanto a controllarti ho convenuto che sia più sensato farti venire a casa mia>> spiegò con calma.
<<Fantastico!>> sbottai.
<<Non ti va più di venire a casa mia? Da piccola piangevi perché volevi starci>> osservò un po' dispiaciuto.
<<Non è questo...>>
Sbuffando gli raccontai l'origine del mio malessere.
<<Ma tu hai una cosa che lei non ha>> sorrise allegramente.
<<Quale sarebbe?>>
<<Me! Scommetto tutte le mie chitarre che scambierebbe tutto o quasi tutto ciò che ha con me. la sua faccia prima valeva più di mille parole>> sorrise.
<<Hai ragione!>>
Maria all'ultimo momento si ammalò e io senza di lei non volevo andarci.
<<Devi andarci! Ti accompagno e ti vengo a prendere e mi assicurerò che tutti mi vedano>> mi promise Ka.
Mi lasciai convincere, quindi andai prima dal parrucchiere per farmi fare i boccoli e poi tornai da Ka per vestirmi.
Un semplice tubino blu notte fatto in macramé era perfetto con scarpe con il tacco color cipria, trucco semplice ma sofisticato e pochette abbinata alle scarpe.
<<Sei stupenda!>> approvò Ka.
Decisi di arrivare leggermente in ritardo così che tutti potessero guardare il mio accompagnatore. Ka mi aprì la portiera e non sentii volare una mosca quando gli diedi un bacio sulla guancia per salutarlo. Alessia era talmente arrabbiata che se le avessero messo un uovo sulla testa sarebbe uscito un uovo cotto all'occhio di bue.
<<Ciao Ale! Tantissimi auguri... oh la tua villa è deliziosa!>> le dissi sorridendo.
Un gruppetto di dieci ragazze mi seguì tempestandomi di domande sui ragazzi.
Lasciai 10€ a Laura per contribuire al regalo di classe. In perfetto stile Beverly Hills, Alessia aveva pagato un catering e fatto allestire un tavolo per la torta proprio dietro il bordo piscina. La torta era a dir poco stupenda: alta tre piani con tutte le decorazioni in pasta di zucchero. Sapevo che di lì a poco Alessia metteva in scena la sua vendetta, ma non me l'aspettavo così umiliante: prima mi urtò "per sbaglio" e scivolai in piscina, poi mentre un ragazzo mi aiutò ad uscire mi rovesciò un pezzo di torta enorme addosso. Tutti erano essterrefatti. Una piccola parte rideva, invece, con mio grande sollievo, la maggior parte mi si avvicinarono per aiutarmi.
<<Sei davvero crudele!>> sentii dire da un ragazzo.
<<Oh sono capace di peggio! Non sono affari tuoi Leo!>> rise lei.
Mi luccicavano gli occhi dalla rabbia. Il ragazzo di nome Leo mi si avvicinò con un'asciugamano.
<<Posso rimediare?>> mi chiese gentilmente.
<<Non sei stato tu>> mormorai imbarazzata.
<<Sì..- be'... mi sento ugualmente in colpa. Sai io e...>>
<<Ah be'! Fraternizzi con il nemico! Se non vieni subito qui ti mollo!>> urlò Alessia fuori di sé.
<<Ti mollo io! Volevo farlo da tanto, ma non avevo trovato l'occasione giusta. Buon compleanno piccola smorfiosa!>> le gridò in risposta lui allegro.
Tutti osservavano il teatrino ammutoliti.
<<Mi permette, signorina, di accompagnarla a casa>> mi chiese in tono gentile.
<<No, grazie. Non vorrei che diventassi l'ennesimo bersaglio di Alessia>> rifiutai.
<<Oh non lo farà>> sorrise allegro.
Tremavo per il freddo, così mi prestò la sua giacca e mi avvolse nel mio cappotto.
<<Vieni>> sorrise porgendomi la borsetta.
Lo seguii sotto lo sguardo incuriosito di tutti.
<<Non credo di averti visto a scuola>> dissi entrando nella sua macchina.
<<In effetti io sono al quarto anno di giurispudenza. Ho quasi 23 anni>> sorrise.
Lo guardai sorpresa.
<<Apprezzo che tu non mi abbia chiesto il motivo per cui stavo con Alessia, perché da 4 5 mesi, più o meno, non lo so nemmeno io>> ridacchiò.
<<Che figura! Domani a scuola sarò sulla bocca di tutti!>> borbottai.
<<Sarà meno umiliante che per Alessia, fidati!>> sorrise.
Appena mi portò da Ka mi aprì la prtiera.
<<Vorrei avere l'onore di rivederti>> sorrise
Inevitabilmente il giorno dopo ero a letto con la febbre alta. Ka era orgoglioso di me e anche Maria perché a scuola non facevano altro che parlare della figuraccia di Alessia.
<<Semmai è ancora più pericolosa ora che il suo ex ragazzo ha scelto di farmi la corte, quindi dovremo stare molto più attente>> cercavo di dire con razionalità.
<<Tutto quello che vuoi, ma è stato comunque splendido!>> disse Maria eccitata.
Ridemmo entrambe. Ka entrò in camera sua un po' seccato.
<<C'è un carciofo qui che vorrebbe parlarti>> sbuffò.
<<Oddio! Sono uno scempio!>> esclamai agitata.
<<Sei più carina di ieri, fidati>> ridacchiò Ka.
<<Scemo!>> sbuffai ridendo.
Leonardo entrò e si presentò a Maria.
<<Come ti senti?>> chiese rivolto a me.
<<Meglio, grazie>> sorrisi.
<<Scusa se sono piombato qui, ma mi sono reso conto che non ho il tuo numero di cellulare>> sorrise facendomi l'occhiolino.
Ero arrossita di sicuro.
<<Non è che quel raagazzo è il tuo fidanzato, vero?>> chiese una volta scambiati i numeri di cellulare.
<<No no, tranquillo. E' il mio migliore amico e...
<<...che ti spezza le ossa se fai qualcosa che mi infastidisce>> ci interruppe Ka con aria minacciosa.
Scoppiai a ridere.
<<Tranquillo è innocuo>> lo rassicurai una volta che Ka ci lasciò soli.
<<Ah be' sembrava piuttosto inquietante, comunque se ho il tuo permesso qualche volta vorrei telefonarti e messaggiare con te e perfino uscire...>>
Sorrisi imbarazzata.
<<Solo se sono fortunato>> aggiunse.
<<Forse>>
<<Be' allora io vado... ah comunque la panna ti dona molto>> disse con un sorriso mozzafiato.
<<Grazie. Grazie per essere passato, sei stato molto gentile>> lo salutai.
Passsò una settimana e io e Leo ci sentivamo molto spesso, a scuola ero la nuova eroina, l'antagonista principale di Alessia e l'istituto era nettamente diviso in due: chi stava dalla mia parte e chi dalla sua.
<<Dai Ka posso uscire?>> gli chiesi con gli occhi dolci.
<<Smettila di lagnarti!>> sbuffò leggendo il giornale.
<<Ti prego! Gli ho detto nel pomeriggio, così per l'ora di cena sono a casa. Ti prego ti prego ti prego ti prego!!! E' un figo assoluto!>> insistetti.
<<e' proprio questo il motivo!>> borbottò.
<<E daaaaaaaaaaaaaaai! Tipregotipregotipregotipregotipregotipregotipregot iprego!!!!!>>
<<Uffa! Ma perché i tuoi genitori non pagano una guardia carceraria!>> sbottò irritato.
Sapevo che stava per cedere.
<<Allora è un sì?>> chiesi mettendomi in ginocchio.
<<Se per le 20.00 in punto non sei qui davanti a me sei in punizione a vita, d'accordo?>> disse in un tono che non ammetteva repliche.
Lo abbracciai felicissima.
<<Sei la miglior guardia carceraria del mondo!>>
<<Sì certo! Ora vattene!>> sbuffò un po' più morbido.
Andai in camera sua a finire i compiti e mi preparai alla velocità della luce. Jeans stretto, stivali fin sopra al ginocchio, camicia, maglioncino e cappottino.
<<Non truccarti troppo!>> urlò Ka dalla cucina.
<<Tranquillo!>>
Dopo aver avuto l'approvazione da Ka raggiunsi Leo in macchina. Il pomeriggio fu davvero divertente e bellissimo. Alle 19.30 entrammo in macchina per ritornare a casa, ma ci fu un inicdente quindi bloccarono l'autostrada. In preda al panico chiamai Ka per avvisarlo.
<<Non mi interessa un accidente! Tra mezz'ora ti voglio qui, non si discute!>> urlò e staccò.
Valutai l'opzione di andare alla stazione a prendere il treno, ma ci voleva troppo tempo, quindi restai in macchina in preda all'ansia.
<<Tranquilla. Vuoi che venga con te? Posso parlargli io>> cercò di tranquillizzarmi Lao.
<<No, peggiorerai solo le cose>> sospirai.
Sorrise e si avvicinò troppo. Non sapevo che fare, quindi restai immobile, ma appena le sue labbra toccarono le mie mi sciolsi letteralmente e Ka era un ricordo lontano.
<<Tranquilla>>
Arrivammo a casa di Ka alle 20.30 anche se io gli mandavo messaggi ogni 5 minuti.
<<Mi dispiace!>>dissi appena entrai.
Mi rivolse il suo sguardo più duro. Non voleva rivolgermi la parola. Andai a mettermi il pigama e dopo un po' lo raggiunsi in salotto. Era più infuriato del solito. Mi sedetti accanto a lui con calma.
<<Accetto la tua decisione senza fiatare anche se non è stata colpa nostra. Cosa...>>
<<Oh smettila! Sai benissimo che non ti metterò in punizione! Ora lasciami solo>> sbuffò impaziente.
<<Ka... Carmine? Ehi tesoro, ma cos'hai?>> chiesi dolcemente poggiandogli una mano sul petto.
Sotto la mia mano sentivo il battito del cuore accelerato piano piano calmarsi.
<<Sono tre giorni che Cristina e io ci siamo lasciati>> spiegò.
<<Cosa? E perché?>> chiesi subito.
<<Dice che non le dedico abbastanza tempo e che sono uno stupido a prendermi sempre cura di te perché sei egoista e cose così... abbiamo litigato perché tu sei la cosa più cara che ho e ti voglio bene, ma alla fine era solo una scusa perché ho scoperto che mi tradisce con Giulio!>> spiegò in fretta.
<<E perché non me l'hai detto? Sarei stata qui a coccolare un po' il mio orso!>>
Sorrise e mi abbracciò.
<<Puoi farlo adesso>> sorrise baciandomi sulla fronte.
Ormai Leo era diventato il mio ragazzo con estrema riluttanza di Ka, ma perfino lui fu costretto ad ammettere che era un bravo ragazzo. A dicembre successe una cosa che mai mi sarei aspettata: io, caporedatttrice del giornale scolastico, dovevo arruolare altre tre nuove studentesse. Il professore di letteratura mi consegnò sette fascicoli e io dovevo sceglierne tre. Tornai a casa a leggerli e con mia grande sorpresa vidi, tra i sette fascicoli, quello di Alessia. Presi a leggerli con cura e con assoluta imparzialità. Mi scoprii colpita dal fascicolo di Alessia, quindi decisi di insrirla nel mio team insieme a Giada e Martina. Quella sera andai con Leo a casa di Ka perché ci voleva a cena.
<<Ehi perché non parlate un po' voi due? Io intanto vedo cosa bolle in pentola>> proposi.
<<No, voi siete ospiti>> rifiutò Ka.
<<Io ci parlo spesso con Eo, tu non ci hai mai parlato. Dai!>> insistetti.
Ka sbuffò ma mi accontentò.
La cena proseguì molto tranquilla grazie soprattutto a Leo.
<<Ok tesoro, io vado. Vengo a prenderti domattina?>> mi salutò Leo.
Dovevo passare la settimana da Ka.
<<Nom è necessario, tranquillo>> lo rassicurai.
<<D'accordo. Domani alle 7.45 sto qui giù>> sorrise.
Mi diede un bacio veloce, salutò Ka con una stretta di mano ringraziandolo per la cena e se ne andò.
<<Devi ammettere che è stato gentile>> dissi una volta sistemato tutto.
<<E' bravo con le parole>> disse soltanto.
<<Ma come? Dai non ha ceduto alla minima provocazione tua>> sbuffai.
<<Ti sei mai chiesta perché vuole diventare avvocato? Sa uare le parole, quindi per lui è una cosa naturale, no?>> sbottò lui.
lasciai perdere. Era un po' nervoso e non volevo litigare, quindi mentre lui andò in bagno a farsi una doccia, io mettevo il pigiama in camera sua.
<<Ka mi dici perché sei nervoso?>> gli chiesi una volta rientrato in camera.
<<Appena torni a casa io devo partire per il tour invernale>> disse senza guardarmi.
I miei occhi dinventarono lucidi.
<<Tu cosa? Pe... perché non ne sapevo nulla?>> chiesi piano.
<<Non volevo farti piangere>>
<<Ah quindi volevi partire senza dirmi nulla! Così se un giorno avevo bisogno di te tu non c'eri e io non sapevo nemmeno il perché?>> mi arrabbiai.
<<No, non è questo. Ecco uffa ora sei arrabbiata con me!>> sbuffò.
<<Mi pare un filino ovvio!>> borbottai.
<<Domani devi andare per forza a scuola?>> chiese con un sorriso furbetto.
<<Ma che razza di guardia carceraria sei? Certo che devo! Ho l'adorabile compito di presentare le tre nuove giornaliste!>> scoppiai a rdiere.
<<Oh d'accordo. Se dopo non devi uscire con mister simpatia ho una sorpresa per te>> disse in tono pratico.
Il giorno dopo alle 13.30, dopo scuola ci riunimmo in sala stampa con le tre nuove giornaliste. Parecchi storsero la bocca quando videro Alessia, ma tutti attesero che io le presentassi.
<<Ma lei non può stare qui!>> disse Anna con decisione.
<<Perché no?>> chiesi tranquillamente.
<<Ha messo in imbarazzo molti di noi qui dentro, te compresa!>> ribattè.
<<Questo non ci interessa qui dentro, vero Anna?>> replicai asciutta.
<<Penso di no, ma...>>
<<Allora non è un argomento che va discusso! Ho un fascicolo niente male e poi la nostra reporter di moda non c'è più, quindi il caso è chiuso! Chi ha qualcosa da dire a tal proposito è libero di andarsene. Ho selezionato io i candidati, quindi non si dicute! Quindi mi aspetto che venga trattata con il massimo rispetto come trattate i vostri colleghi!>> dissi autoritaria.
Tutti borbottarono qualcosa, ma annuirono.
Iniziammo a lavorare e Alessia sembrava diversa in quel contesto.
Dopo scuola, mentre mi avvievo verso casa di Ka mi sentii chiamare e mi girai. Era Alessia.
<<Ehi senti, io... be' volevo ringraziarti sia per avermi accettata che per avermi difesa. Ero convinta che non mi avresti mai persa nemmeno in considerazione per quello che ti ho fatto passare>> disse a disagio.
<<I nostri conflitti li lasciamo fuori dalla sala stampa. Non c'è di che, comunque>> risposi un po' fredda.
<<Grazie! Comunque io... be' volevo scusarmi per tutto quello che ho fatto e appena vedo Maria mi scuso anche con lei. Sei stata davvero gentile con me anche se non lo meritavo e... be' grazie!>> disse sincera.
<<Grazie, lo apprezzo molto. Voglio crederti, ma ti avverto che se scopro che mi stai mentendo ti sbatto fuori dal mio giornale!>> la avvertii.
<<Capisco che non puoi idarti subito di me, ma ti assicuro che sono sincera. Buona giornata, allora>>> sorrise.
Andai a casa di ka e dopo pranzo mise un grosso scatolo incartato con cura sul tavolo.
<<Dai aprilo!>> mi incitò.
Lo aprii e non potevo credere ai miei occhi: una chitarra acustica con tutte le sfumature del blu e poi c'erano altre due scatoline. In una c'erano tutti gli accordi delle mie canzone preferite più una che aveva scritto per me, ma quella era chiusa in una scatola sottile con un fiocco.
<<Quella la apri a Natale>> sorrise.
Nell'altra scatola c'erano una piccola parte della sua collezione di plettri e un braccialetto oro bianco con un ciondolo a forma di chitarra, uno a forma di "K" e uno a forma di nota musicale.
Grazie! Sono stupendi!>> dissi emozionata.
<<Questo non è niente in confronto ai sorrisi che mi regali tu!>> disse lui compiaciuto.
Durante le vacanze di Natale io e Leo decidemmo di lasciarci e continuare ad essere amici, Alessia si fece perdonare da me e Maria e intanto io e la chitarra diventammo inseparabili. Leo e Alessia diventarono di nuovo una coppia e questo non mi dispiaceva. Volevo andare al parco, ma il freddo gelido mi costringeva in casa, così organizzavamo spesso pomeriggi e notti tra ragazze alla villa di Alessia. Ka rientrò verso la fine di febbraio e subito chiese ai miei genitori se potevo stare da lui per un po' perché gli mancavo. Quel giorno avevo una brutta sensazione e Ka se ne accorse.
<<Vuoi saltare scuola?>> mi chiese trattenendomi per i fianchi accanto a lui nel letto.
<<No, ho un'interrogazione programmata con Alessia e Maria>> mormorai cupa.
Mi lasciò andare malvolentieri. Appena arrivai a scuola notai che Alessia non c'era e il senso di irrequietezza si fece più forte, ma non aveva niente a che fare con l'interrogazione. Il professore si arrabbiò, ma alla fine io e Maria prendemmo un bell'otto. Tornai a casa di Ka e trovai il cancello aperto, così salii le scale e parii la porta con le chiavi. Pensavo fosse uscito, quindi entrai in cucina e la scena che mi si presentò davanti era un pugno nello stomaco, capii che la mia inquieta sensazione ebbe risposta. Alessia teneva Ka per la maglietta che si baciavano.
<<Cosa... Ale, ma...>>
Ero sotto shock.
Ka la spinse leggermente e la guardò arrabbiato.
<<Tu mi hai rubato Leo e io dovevo vendicarmi!>> disse in tono cattivo.
<<Fuori da casa mia, vipera!>> tuonò Ka vedendo i miei occhi pieni di lacrime.
Appena Alessia se ne andò mi avventai su Ka come una furia con pugni, schiaffi e calci.
<<No... ahi... aspetta... ahi... ascoltami... ahi... dai fermati!>>
Non mi fermai finché lui non riuscì a bloccarmi le mani.
<<Fai schifo!>> urlai e me ne andai sbattendo la porta.
Con mia grande sorpresa incrociai Alessia a nemmeno 30 metri di distanza e, infuriata com'ero, mi avventai anche su di lei.
<<Sei stata così meschina, vile, crudele e cattiva non solo con me, ma anche con Leo! E' meglio che dai le dimissioni al giornale o ti caccio a calci!>> urlai in strada.
Iniziammo ad azzuffarci, ma entro pochi minuti due mani forti mi tiarono da lì.
<<Ka lasciami! Lasciami!>>
Mi premette una mano sulla bocca e mi trascinò nel palazzo di casa sua, mi caricò sulla spalla e mi portò in casa.
<<Ti odio! Come hai potuto!?!>>
La rabbia non si assopiva.
<<Ok calmati e ascoltami, per favore>>
Mi sedetti sul divano e lo guardai torva con le gambe e le braccia incrociate.
<<E' venuta giusto dieci minuti prima che arrivavi tu... credo che ti tenesse d'occhio, comunque. Le ho chiesto com'era andata l'interrogazione, ma mi ha detto che non si è presentata e appena ti ha sentito mi ha afferrato e mi ha baciato. Credo che stava aspettando questo momento da tanto tempo>> spiegò calmo.
mi alzai senza dire una parola e mandai un messaggio a Maria per dirle tutto e mi confessò che sospettava una cosa del genere. Mi sentivo malissimo e presa in giro. Ka entrò in camera sua dopo qualche minuto.
<<Vogliamo andare a prendere un gelato?>>
Lo fulminai con lo sguardo.
<<Da, vieni!>> sorrise.
Io e Alessia tornammo nemiche più di prima, la cacciai dal giornale e la scuola si spaccò nettamente in due: la maggior parte degli studenti appoggiavano me, per fortuna. Ero ancora un po' arrabbiata con Ka anche se, effettivamente non c'entrava. Leo mi ringraziò per il sostegno e lasciò Alessia davanti a quasi tutta la scuola. Quella settimana dovevo stare di nuovo da Ka, quindi mi incamminai a casa sua, ma lo incontrai per strada in macchina che mi veniva incontro.
<<Dai, sali!>> sorrise.
Salii con il broncio.
<<Avanti, Brontolo!>>
Gli feci la linguaccia e tornammo a casa sua.
<<Dai, tesoro! Lo sai benissimo che io non c'entro nulla. Voglio dire...>>
<<Ah certo! Lei ti ha baciato e tu resti imbambolato per dieci minuti invece di levarti subito?>> mi arrabbiai.
<<Ok hai ragione, ma giuro che ero solo sorpreso, perché mi ha preso alla sprovvista e...>>
<<Oh, risparmia il fiato!>> lo aggredii. <<Tu baci chiunque!>>
Mi guardò piacevolmente sorpreso.
<<Tu sei gelosa!>> disse divertito.
<<No!>> mentii.
<<Sì, invece! Ammettilo che lo sei!>> continuò.
<<Assolutamente no! Ti sei bevuto il cervello?>> sbottai ormai rossa in viso.
<<E' normale che lo sei! Anche io lo sono di te, quindi non te ne devi vergognare>> sorrise.
<<Non mi vergogno di niente, perché non lo sono. Ora lasciami in pace>> sbuffai spingendolo fuori da camera sua.
Dopo aver fatto i compiti andai a lavarmi e a cambiarmi.
<<Dove vai?>> mi chiese Ka.
<<A prendere un caffé con Leo>> risposi tranquilla.
<<Non vi eravate lasciati?>>
<<Siamo amici. Ora posso andare?>> sbuffai.
<<D'accordo, ma prima posso farti una domanda?>>
Mi voltai irritata verso di lui.
<<Hai le tue cose?>>
<<No. Ciao. Torno per le 20.00>> sbuffai e me ne andai.
Andai in centro con Leo e per le 21.00 tornai a casa come promesso. Dall'espressione di Ka capii che stavo esagerando, perché lui non aveva alcuna colpa, così lo aiutai ad apparecchiare.
<<Ascolta: a me piace badare a te, ma proprio non capisco questi sbalzi adolescenziali... hai scoperto di essere gelosa, e quindi? Io convivo con questa sensazione da quattro anni ormai, ma nn è un dramma. E' normale esserlo, vuol dire che ci tieni a me, capito?>> mi spiegò calmo.
Lo fissavo attentamente.
<<Sì>> dissi infine.
<<Bene, ora sei in punizione perché sei tornata un'ora dopo il coprifuoco. Laverai i piatti stasera>> sorrise in modo angelico.
Lo fissai a occhi sbarrati.
<<Io vado a farmi una bella doccia. Mi raccomando i fornelli>> sorrise dandomi spugna e detersivo.
<<Ti odio!>>
Mi diede un bacio sulla fronte e mi lasciò in cucina.
Dopo aver pulito tutto con cura faccio la doccia e lo raggiungo a letto.
<<Ti odio>> sbuffai divertita.
Rise e mi diede un bacio sulla fronte e ci addormentammo.
<<Sono ancora in punizione?>> chiesi due giorni dopo.
Stavo stesa sul suo letto imbronciata.
<<No, ma devi stare qui>> disse in tono autoritario.
<<Oh, dai vorrei uscire con Maria stasera. Vorremmo andare al pub irlandese>> protestai.
<<Innvitala qui. Se vuoi ordiniamo la cena in quel bar, ma ti prego di non uscire>> disse piano.
<<Ma perché?>> insistetti.
<<Stiamo tutti insieme. E' brutto che tu non ci sei e poi ci sono anche le ragazze>> spiegò.
Non replicai e sospirai.
La cena andò benissimo e andammo a letto verso le 3.30.
Mi risvegliai con la luce del sole abbastanza forte che entrava dalla finestra, presi il cellulare e vidi che erano le 10.15 e mi alzai di scatto e mi girò forte la testa. Mi alzai barcollando e, inevitabilmente, persi l'equilibrio e caddi.
<<Tesoro stai bene?>> chiese Ka aiutandomi a rimettermi in piedi.
<<Perché mi hai staccato la sveglia?>> farfugliai massaggiandomi il bernoccolo sulla testa.
<<Volevo evitarti questo>> rise mettendomi del ghiaccio.
Passò un mese, un mese intenso e denso di sorprese. La più scioccante era che Ivan e io passavamo molto tempo a messaggiare, a ridere e scherzare, così quando mi chiese di uscire accettai. Pensavo che Ka fosse contento visto che Ivan lo conosceva e sapeva che era un tipo a posto, invece mi sbagliai, ma non ci diedi molto peso all'inizio finhé la situazione divenne insopportabile. Il mese successivo, a maggio, i miei dovevano a ndare a Roma per lavoro, ma insistitti per restare da sola a casa, perché con Ka in quelle condizioni non volevo starci. Dopo il laboratorio di giornalismo tornai a casa e, stanca com'ero, mi addormentai sul divano. Mi risvegliai poco dopo con il suono insistente del campanello. Ka era livido.
<<Ka cos...
<<Che ti salta in testa? Ti ho chiamato almeno 10 volte e poi cos'è questa storia che non sei venuta da me?!?>> urlò.
<<Ka, io... ascoltami: non ho sentito il cellulare perché stavo dormendo e poi io ho scelto di non venire perché mi tratti male!>> mi arrabbiai.
<<Io trattarti male? Tu non mi rispondi più al telefono! Esci con uno dei miei migliori amici e...
<<Aspetta! Non stiamo insieme! Ci siamo solo avvicinati come amici e...
<<Be' non mi va!>>
<<Potevi dirlo prima, sai? Invece di trattarmi così male!>> strillai in preda alle lacrime.
<<Volevvo portarti io a quella mostra! Lo sai che ci tenevo ad accompagnarti!>> mi accusò.
<<Allora potevi portarmi prima che lo facesse lui! Potevi fare un sacco di cose e invece fai quella che mi ferisce di più! E' un mese che non ci parliamo e...
Mi blocca le parole con un bacio mozzafiato, senza dubbio, ma irruento e rabbioso. Non mi staccai subito perché mi accorsi che lo volevo, che lo desideravo. Si allontanò piano accarezzandomi le guance.
<<A cosa pensi?>> mi sussurrò piano.
<<Che potevi farlo un mese fa e non avremmo mai litigato>> mormorai.
<<Hai ragione... be' cosa facciamo adesso?>>
<<Andiamo a quella mostra?>>
Mi guardò perplesso.
<<Ivan mi ha parlato un po' e insieme abbiamo deciso di dirti questa bugia perché secondo lui dovevi avere una spintarella per farti fare questo passo, ma io non lo ritenevo possibile e invece...>> spiegai sorridendo.
Due pomeriggi dopo mi ritrovai Ka agitato in salotto.
<<No! Non possiamo avere un futuro insieme, noi... insomma ci ho pensato e ho convenuto che non è una buona idea>> disse agitato.
Lo guardai scioccata.
<<Ti ricordo che mi hai baciato tu!>>
<<Sì, sì, lo so, sono stato uno stupido. Non dovevo, io ho avuto un impulso, è stato un gesto istintivo... mi dispiace!>>
<<Be' la prossima volta che decidi di fare una cosa che non è possibile pensaci su! Se ti faccio così schifo dimmelo!>> sbottai infuriata.
Scoppiò a ridere. Una risata triste, in realtà.
<<Farmi schifo? Tu proprio non hai idea di cosa vorrei farti in questo momento, signorina. Ho un autocontrollo eccezionale>>
Lo guardai paralizzata e il suo tono di voce mi indusse a crederlo.
<<Non è per questo che non possiamo continuare, allora?>> chiesi con un groppo alla gola.
<<Oh no, gioia! Io non posso... impazzirei all'idea di stare con te e...>>
<<Aspetta, mi stai confondendo. Tu non sei felice se stai con me?>> chiesi non capendo.
<<Fammi finire, piccola... stavo dicendo solo che TU non sarai felice! Io non posso darti ciò di cui hai bisogno e questo mi devasta!>> spiegò con dolcezza.
<<Cosa ne sai tu di cosa ho bisogno io?>> chiesi con rabbia.
<<Tu non capisci...>> sospirò esausto.
<<Oh ma smettila! Vattene! Anzi me ne vado io! Ormai tu hai deciso di abbandonarmi, quindi non voglio vederti mai più!>> strillai in preda alle lacrime.
Cercò di avvicinarsi, ma gli bloccai il polso e lo spinsi fuori la porta.
<<Oh andiamo, non fare la bambina! Ti prego, apri! Ti prego!>> urlava dando pugni alla porta.
Con mia grande forza di volontà lo ignorai e dopo un paio di minuti se ne andò. Guardai mentre prese a calci il paraurti della sua macchina nera e se ne andava infuriato.
Nei giorni seguenti provò a chiamarmi, ma non rispondevo mai e quando, a volte, lo incontravo per stadaa cambiavo direzione.
Stavo troppo male, ma non potevo dargliela vinta.
Dopo una settimana Ivan insistette per farmi andare in sala prove da loro perché avevano delle novità e volevano rendermi partecipe. Nonostante i miei continui rifiuti alla fine accettai. Organizzarono una specie di piccolo buffet per rivelare la notizia. Non mangiavo da giorni, quindi un po' di fame ce l'avevo, così presi un piattino con alcune patatine.
<<Dovresti provare questi panini, sono deliziosi>> disse Ka piano, temendo la mia reazione.
<<No, grazie!>> risposi fredda e mi allontanai in fretta.
Ivan mi prese il braccio e mi trascinò fuori.
<<So tutto e dovresti perdonarlo>>
Lo guardai con sguardo inceneritore.
<<Dobbiamo partire per il tour estivo e credo, anzi ne sono sicuro che vorrebbe che tu venissi in stazione a salutarlo!>> disse sicuro di sé.
<<Non puoi chiedermi questo!>>> iniziai.
<<Io credo che sapendoti serena per lui sarà più facile... voglio dire che lui l'ha fatto per la tua felicità e... francamente non penso che tu sia corretta>>
Mi fece ribollire il sangue dalla rabbia.
<<Vaffan****!>> sibilai e me ne andai.
Passarono i giorni e mi sentii in colpa per come avevo trattato Ivan, quindi gli chiesi scusa, ma sorrise e mi disse il giorno e l'orario della partenza implorandomi di andarci.
Arrivò il 12 giugno e non sapevo se andare alla stazione o meno, ma alla fine, all'ultio minuto decisi di andare. Intrapresi una corsa infinita contro il tempo che mi lasciò spettinata, con il fiatone e arrossata.
<<Kaaaa! Kaaaa! Maledizione!>>
La voce metallica della stazione annunciò che mancavano 15 minuti alla partenza del loro treno. Ricominciai a correre con le lacrime che mi offuscavano la vista e la paura di non riuscire a vederlo. Mi feci spazio per i migliaia di pendolari e finalmente arrivai al binario 18, ma fui presa dal panico perché non erano sulla banchina, così la percorsi cercando di guardare nel treno e gridare il suo nome. Incrociai il capotreno e gli chiesi, in lacrime, di far uscire per un attimo Carmine Ruggiero. Ka uscì e sul suo viso lessi panico, ma gli si illumino appena mi vide.
<<Cosa ci fai qui?>> chiese spiazzato.
<<Scusa... io non volevo! Ti prego, io...
<<Ssshhh tranquilla! Ti amo! Lo sai che lo faccio per te!>> sorrise e mi baciò con dolcezza.
Essendo abbastanza testarda decisi di far ingelosire Ka, perché una volta che ci eravamo dichiarati era stupido non coronare il nostro desiderio. Almeno così la pensavo io. Lui aveva di sicuro pensieri più nobili, ma non erano giusti. Appena tornò dal tour iniziò il mio piano: accettai di uscire con Andrea, un mio caro amico di scuola, specificandogli le mie intenzioni. Lui accettò perché anche lui voleva far ingelosire la sua ex, così ci auitammo a vicenda. Comunque io con Ka non volevo parlarci lo stesso perché non si fece sentire mentre era in tour. Stavo tarnando a casa da scuola quando incontrai Ka per strada e lo ignorai.
<<Ehi perché mi ignori?>> chiese afferrandomi il braccio.
<<Che buffo! Stavo per chiederti la stessa cosa!>> sorrisi sprezzante.
Mi guardò e contrasse la mascella.
<<Ok ascoltami...
<<No, ascoltami tu! Se non vuoi stare con me allora non cercarmi affatto! E non dirmi che lo fai per il mio bene, perché tu non sai cosa mi fa davvero bene!>> mi arrabbiai.
<<Quindi... quindi tu non mi rivolgerai la parola se scelgo di proteggerti?>> mi chiese quasi spiazzato.
<<A volte il criceto nella tua testa da segno di vita, allora!>> sbuffai.
<<Be' se serve a farti capire che lo faccio solo perché ti amo e voglio il tuo bene allora ok, lo accetto>> disse triste.
<<Bene!>> dissi fredda e me ne andai a passo svelto.
I giorni passavano, i compiti a scuola erano sempre più pesanti perché era l'ultimo anno e mi mancava da morire, ma non potevo cedere. Prima o poi avrebbe ceduto lui di sicuro. Era solo questione di tempo.
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