I miei genitori dovevano andare a Roma per un mese per motivi di lavoro e, nonostante le mie continue preghiere di non farlo, chiamarono Ka per chiedergli se poteva badare a me e lui accettò. Non volevo farlo assolutamente, ma i miei genitori eran irremovibili. Mi accompagnarono da Ka la sera stessa.
<<Ti ho preparato la mia camera che è più calda. Quell'altra la prendo io perché fa freddo>> disse distaccato.
Quel tono così freddo mi fece capire che l'avevo ferito tanto.
<<Ka, io...
<<Tranquilla non è un problema. Io devo uscire per un'ora, ma se vuoi ti faccio arrivare dei panini>> disse in fretta e uscì.
Capii che ero stata davvero cattiva a trattarlo in quel modo. Sistemai le mie cose in camera sua e poi andai a farmi la doccia, misi il pigiama e arrivò il ragazzo con un pacco di panini. Non mangiai subito, ma aspettai che Ka fosse rientrato.
<<Ehi dai siediti. Ho scaldato i panini>> sorrisi appena si tolse la giacca.
<<No, grazie. Ho mangiato un gelato con Pedro e poi sono stanco. Buonanotte.>> disse senza nemmeno degnarmi di uno sguardo.
Ci rimasi un po' male, ma non potevo prendermela con lui. Levai tutto da mezzo e andai a letto. Quel letto sembrava freddo, enorme e scomodo senza Ka.
Le giornate passavano sostanzialmente in questo modo: usciva appena tornavo da scuola, rientrava per assicurarsi che cenassi, usciva di nuovo e ritornava verso le 23.00 per andare a letto, il tutto senza dire una parola. Mi sentivo fuori posto, sembrava quasi che la mia presenza lo infastidiva, ma sapevo che non era così.
Il sabato pomeriggio era seduto sul divano a giocare a Pes. Era di buonumore, così mi avvicinai.
<<Ka>> lo chiamai timorosa.
Alzò un sopracciglio senza distogliere lo sguardo dalla TV per farmi capire che era in ascolto.
<<Melania ha detto che stasera c'è una serata al Moon. Vogliamo andarci? Sarà divertente!>> dissi contenta.
<<No>>
Le braccia mi caddero penzoloni lungo i fianchi.
<<Ma è sabato sera!>> protestai.
<<E vai con Melania! Io sono stanco! Torna per l'1.00>>
<<Ah sì? Ok! Non credere che non lo faccia! Torno quando mi pare!>> mi arrabbiai.
Mandai un messaggio a Melania e si aggregò anche Maria. Andai a lavarmi e indossai un paio di short di jeans, canottiera e tacchi e mi truccai. Potevo avvertire l'irritazione negli sguardi di Ka, ma non mi importava. Sentivo che da lì a poco avrei ottenuto quello che volevo. Alle 22.30 Melania e il fidanzato vennero a prendere me e Maria.
Ci divertimmo un sacco, bevvi un po', ma ero sobria. Tornai a casa alle 2.45 e girai piano le chiavi per non sveggliarlo, anche se sapevo che mi stava aspettando sul divano. Infatti appena entrai lo vidi sul divano con il viso illuminato dal televisore: aveva un'espressione infuriata e la mascella talmente stretta che temevo si stessero rompendo i denti. Lo guardai per un attimo con sfida e me ne andai a letto.
Il giorno dopo, quando mi svegliai, lui era già uscito. Controllando l'armadio capii che era andato a fare una corsetta, molto probabilmente per sfogare la rabbia. Sospirai e mi preparai il latte caldo e con mia sorpresa notai un sacchetto con delle graffe calde nel forno. Mi fece sentire uno schifo, letteralmente. Quando tornò cercai di parlargli, ma mi allontanava.
<<Vestiti che andiamo a pranzo da Pedro>> mi ordinò.
<<No!>> sbottai.
<<Fai come vuoi, ma devi venirci lo stesso!>> disse in tono che non ammetteva repliche.
Obbedii e il viaggio in macchina fu un'autentica tortura. Ogni tanto lo sorprendevo a guardarmi di traverso.
Il pranzo da Pedro fu molto piacevole per fortuna. Alle 19.00 entrammo in macchina per tornare a casa.
<<Mi è piaciuta quella mousse. A te no?>> chiesi cercando di ammorbidirlo.
<<Mmm>>
<<Ovviamente il mio preferito è stato il dolce e...
<<Ok>> mi interruppe.
Mi arrabbiai.
<<Ma cos'hai? Smettila di fare il bambino!>> strillai.
<<Non ne voglio parlare>> sibilò.
<<Io sì! Sei orribile e cattivo con me!>>
<<Ah tu no? Ieri potevamo stare insieme!>> disse infuriato.
<<Io ti ho proposto di andare a ballare e tu hai detto no e mi hai suggerito di andare con Melania!>>
<<Non hai pensato che volevo stare a casa con te?>>
<<Sinceramente il tuo comportamento di tutta la settimana non me l'aveva fatto pensare!>> sbottai.
Scesi dalla macchina sbattendo la portiera e entrai in casa infuriata.
<<Lo sai, invece, cos'è orribile?>> chiese afferrandomi per il braccio.
I suoi occhi emanavano fiamme.
<<Che io cerco di fare una cosa per il tuo bene e, invece, tu me lo sbatti continuamente in faccia e mi eviti per questo! Questo fa schifo! Adesso vai in camera e restaci perché ho alcune cose da fare!>>
Mi lasciò il braccio e andai in camera a mettermi il pigiama e per vedere un film. Verso l'1.00 non riuscivo ancora a dormire e sapevo il motivo, quindi mi alzai e, vedendo la luce del bagno accesa, entrai. Ka era concentrato a radersi la barba. Aveva solo un paio di pantaloncini e emanava quel bel profumo di pelle ancora umida della doccia. Non mi aveva notata, quindi aspettai che finisse per entrare. In quel momento mi ignorò di proposito, ma non mi lasciai scoraggiare e gli sfiorai il braccio.
<<Voglio parlarti>> dissi piano.
Sospirò e mi guardò dritto negli occhi.
<<Hai ragione, sono stata terribile ma... non puoi chiedermi di fare questo, perché io non posso reggerlo>> spiegai.
<<Pensi che a me non rode vederti e non poterti toccare? Credi che mi fa piacere... insomma io sto scoppiando!>>
<<E allora fallo!>>
<<No, non posso!>> urlò.
<<Sì che puoi>>
Gli strinsi il braccio e appoggiai la testa al suo petto e gli strinsi le braccia al collo.
<<Ti prego basta!>> disse a denti stretti.
Gli diedi un piccolo bacio sul petto e quello lo fece sciogliere letteralmente. Mi staccò da lui violentemente e mi voltai sconsolata per andare via, ma mi afferrò di nuovo per i fianchi.
<<Prima accendi il fuoco e poi vuoi fermare l'incendio?>>
Con un gesto mi fa ruotare verso di lui e mi bacia intensamente stringendomi con forza i fianchi.
<<Adesso vai a letto>> sussurrò.
<<Solo se vieni nel letto con me>> negoziai.
Sospirò e annuì.
<<Adesso vattene, piattola! Arrivo subito>>
Mi avviai a letto e dopo due minuti mi raggiunse. Lo abbracciai subito e mi addormentai di colpo tra le sue braccia.
Non sapevo bene a cosa mi portava questa nostra tregua, perché Ka ancora non mi toccava e questo mi turbava. Mi teneva a distanza e ogni volta che glielo facevo notare mi diceva che ero pazza.
<<Cosa vuoi fare stasera?>> mi chiese quando tornai da scuola.
Guardai fuori dalla finestra, poi i miei piedi bagnati fradici.
<<Sta diluviando. Dovremmo stare a casa al caldo>> risposi battendo i denti.
<<Allora vogliamo cucinare noi? E' da molto che non lo facciamo>> propose.
<<Sì, va bene. Vado a studiare. Chiamami quando vuoi iniziare>> risposi piano e andai in camera sua.
Ero di cattivo umore e avevo tanto da studiare. Mi cambiai con i vestiti asciutti e iniziai prima a studiare per l'interrogazione di letteratura del giorno dopo e mi riservai le faccende del giornale per dopo.
<<Ehi posso entrare?>> chiese Ka piano.
<<E' casa tua. Fai quello che vuoi>> risposi sarcastica.
Mi si avvicinò e mi prese una mano.
<<Ehi signorina, cos'è tutta questa cordialità?>> chiese preoccupato.
<<Scusa hai ragione, ma sono proprio di pessimo umore>> sbuffai.
<<Una delle cause del tuo malumore sono io?>> chiese cauto.
<<Tra le tante...>>
Sospirò e si passò una mano tra i capelli.
<<Lo sai che non posso. Lo vorrei tanto, ma va contro ogni mio principio e valore e... mi dispiace, davvero>>
<<Sì lo so. D'accordo, ora lasciami studiare>> borbottai.
<<Shà io... è tutto a posto?>> chiese squadrandomi ansioso.
<<Sì, sto bene. Ora voglio studiare>> lo liquidai.
Studiai fino a tardi e scesi in cucina in tempo per la cena.
<<Mi dispiace di non aver cucinato con te>> sbadigliai.
<<Tranquilla. Mangia e vai a riposare. Senza offesa, tesoro, ma hai un aspetto orribile>> sorrise.
Lo fulminai con lo sguardo.
Passò anche la seconda settimana senza ottenere quello che entrambi volevamo. Sapevo che la band dopo il mio soggiorno dovevano andare in giro per un piccolo tour e questo accresceva a dismisura il mio malumore e Ka si sentiva a disagio.
<<Amore puoi venire un attimo da me, per favore?>> mi chiamò dal bagno.
Ero stesa sul suo letto a leggere "Io prima di te".
<<No>>
Ero indispettita e lui lo sapeva, così lasciò perdere e venne lui da me.
<<Ok senti... domani facciamo un concerto ad Assago. Vieni con me?>> mi chiese sorridendo.
<<Grazie per l'offerta, ma passo. Maria viene qui per studiare>> risposi senza alzare lo sguardo dal libro.
Era distrutto, lo sapevo, ma anche io lo ero. Il pomeriggio del giorno dopo si stava preparando.
<<Amore non aprire a nessuno perché ho le chiavi. Nessuno, capito? Nessuno. Poi ti ho lasciato la cena nel forno e non andare a letto tardi. Io cerco di venire il prima possibile, ok?>>
<<Ok, mamma!>>
<<Molto divertente! Quando viene Maria? Sto facendo tardi>> sbuffò.
Dopo mezz'ora Ka già era andato via e mi tempestava di messaggi per sapere se stavo bene.
<<E' carino!>> disse Maria sorridendo.
Sospirai e le raccontai tutto.
<<Non puoi trattarlo male. Non puoi dargli torto, perché in fondo lui lo fa perché ti ama a tal punto di non danneggiarti a livello emotivo>> disse tranquilla.
<<Ma così soffriamo entrambi>> sbuffai.
<<No! Ma non capisci? Se fate a modo suo soffre solo lui! Per questo ha deciso questo! Per questo ha scelto di non farti legare a lui! Per farti stare felice! E questo è davvero molto nobile!>>
<<Mi vergogno a dirlo, ma lo desidero>> confessai.
Nei giorni seguenti presi una decisione. Forse lui non me l'avrebbe permesso, ma secondo me era un buon compromesso. Lo raggiunsi in cucina mentre stava facendo dei calcoli.
<<Ka posso parlarti?>> chiesi piano.
Annuì e alzò lo sguardo.
<<Ci ho pensato molto e sono giunta ad una conclusione: vuoi fare un patto con me?>>
<<Dov'è la fregatura?>> chiese sospettoso.
<<Devi accettare a priori se vuoi che tra noi torni la normalità>> ordinai.
<<Tesoro dovresti imparare la differenza tra ricatto e patto, perché credo che tu confonda i due termini>>
<<Allora, accetti o no?>> insistetti.
<<D'accordo>>
<<Ok allora io ho pensato... se vuoi che accetti la tua condizione tu dovrai accettare la mia. Voglio che tu sia il primo, solo una volta e poi facciamo come vuoi tu>>
<<Non se ne parla!>> disse a denti stretti.
<<Ma lo desideri anche tu! E' un buon compromesso!>> protestai.
<E' vero che lo voglio, ma non è un buon motivo. Mi dispiace, ma non l'accetto>>
<<Ti odio!>> sibilai e mi chiusi in camera sua.
Non volevo nemmeno vederlo. Dopo un'ora disse che doveva uscire e che sarebbe rientrato per mezzanotte. Lo odiavo davvero. Forse era questo il suo obiettivo.
Quando rientrò avevo gli occhi gonfi e rossi per quanto avevo pianto. Aprii la porta del bagno per sciacquarmi la faccia pensando fosse vuoto, ma c'era ancora lui con addosso solo un pantaloncino.
<<Devi entrare?>> chiese gentilmente.
<<No. Ritorno a letto. Ho un mal di testa terribile>> mormorai.
Vide il mio viso e si disperò.
<<Maledizione! Vieni qui, ti prego>>
Non lo ascoltai, ma prima che potessi avvicinarmi al letto mi afferrò per i fianchi e mi voltò verso di lui inchiodando il suo sguardo al mio.
<<Mi prometti che poi accetterai le mie condizioni?>> sussurrò duro.
<<Senti se lo devi fare perché ti senti obbligato...
<<Sto aspettando questo momento da un anno e mezzo, quindi stai zitta!>> disse duro.
Mi baciò, finalmente. Prima piano, quasi dolcemente e poi tutto divenne magico. Eravamo solo io e lui in una specie di limbo, in una dimansione solo nostra. Non esisteva rabbia, dolore, delusione o qualsiasi cosa di negativo. Era buio pesto, ma le nostre mani erano i nostri occhi. Mi sussurrava cose dolci, voleva rassicurarmi, voleva scusarsi, voleva sapere se stavo bene e... in quel momento ero al settimo cielo. Mi chiedeva se poteva continuare, se avevo dolore o se ero pentita. Volevo dirgli di stare zitto, ma non avevo la voce.
Mi risvegliai sul suo petto, tra le sue braccia. Era felice, glielo leggevo negli occhi.
<<Adesso rispetterai il patto?>> mi chiese serio.
Annuii perché non riuscivo a parlare. Quel nodo in gola mi impediva di respirare normalmente. Se ne accorse.
<<Voglio sentirlo>> sussurrò piano.
<<Sì>> sussurrai in un modo che quasi non si sentiva.
Restammo in silenzio ad ascoltare i nostri respiri.
<<Vorrei che passassi le vacanze di Natale con me in tour>> disse all'improvviso.
<<Ka io... non so se posso farcela. Non te lo prometto, ma se dovessi essere pronta te lo dirò, ok?>>
<<D'accordo. Questo è più di quello che avessi immaginato>> mi sorrise.
<<Restiamo un po' abbracciati e godiamoci questo momento, ti prego di non parlare>>
Dopo sue settimane di rifiuto decisi di accontentare Ka e raggiungerlo in tour a Firenze. Omar venne a prendermi alla stazione e lo abbracciai forte.
<<Capisco se non vuoi parlarne, ma ho notato che Ka è parecchio teso>> iniziò Omar.
<<Se non te l'ha detto lui, dubito che possa farlo io. Omy, davvero, è una situazione complicata>> sospirai.
<<Capisco>> sorrise.
Andai in albergo a posare la mia valigia e mi portò dai ragazzi che stavano facendo le prove. In quel momento erano in pausa per fare il Meet con le fan.
<<Guardate chi vi ho portato!>> annunciò Omar.
<<Sorpresa!>> gridai.
Abbracciai tutti, Ka per ultimo. Mi strinse forte a sé per un attimo.
<<Ti raggiungo tra due minuti>> mi sussurrò indicandomi il camerino.
Lo aspettai nel camerino. Mi raggiunse dopo due minuti esatti e chiuse la porta a chiave.
<<Sei venuta, finalmente!>> disse contento.
Aveva una luce particolare negli occhi.
<<Te l'ho detto stamattina>>
Mi abbracciò e mi tenne stretta. Cercai le sue labbra, ma mi allontanò.
<<Tu capisci perché non posso farlo, vero?>> sospirò.
<<Sinceramente no>> sbuffai.
<<Shà per favore!>>
<<Ok ho capito! Stavo scherzando, d'accordo?>> dissi un po' stizzita.
Mi afferrò per i fianchi impedendomi di allontanarmi.
<<Non litighiamo, ti prego. Ti amo e voglio che resti qui con me>> mi sussurrò all'orecchio.
Le fan gridavano il suo nome.
<<Ok aspetterò qui. Vai a fare il tuo dovere>> sospirai.
Mi baciò sulla fronte e uscì. Il concerto fu spettacolare e ogni tanto Ka si girava per strizzarmi l'occhio o farmi una linguaccia.
Verso mezzanotte finì il concerto e andammo a mangiare in un pub e poi dritti in albergo. Mi avvicinai alla reception per sapere se si era liberata una camera, ma non era possibile pernottare in un'altra camera, così entrai in queel di Ka.
<<Perché hai chiesto un'altra camera?>> mi chiese mentre si spogliava.
Io ero già nel letto.
<<Be' perché... non è ovvio?>> balbettai.
<<No>>
<<Tu non vuoi>> sbuffai.
<<Tu stai dando la colpa a me?>> chiese un po' alterato.
<<Be' sì! Se vuoi che siamo amici non dovremmo dormire insieme>> sbottai.
<<D'accordo, quindi tu mi stai punendo!>> si arrabbiò.
<<Non ti sto punendo! Volevo evitarci una tentazione!>> spiegai.
<<Non voglio continuare questa discussione>> disse arrabbiato e andò a farsi una doccia.
Era un tastto dolente per lui. Amava dormire insieme a me e anche io, ma dovevo fissare dei paletti se non dovevamo stare insieme.
Mi raggiunse e mi diede le spalle allontanandosi il più possibile da me. Dopo un po' gli sfiorai la schiena con le dita e, nonstante i brividi, non si voltò.
<<Parliamo?>> dissi piano.
Non rispose.
<<Ka, per favore!>>
Si voltò verso di me con uno sguardo infuriato.
<<Non vuoi dormire con me, ho capito. Cosa c'è da parlare?>> sibilò.
<<Io amo dormire con te, ma se non possimao stare insieme, dopo quello che abbiamo passato, non ha senso. Soffriremmo entrambi>>
<<Io soffro solo se tu ti allontani>> disse con durezza.
<<Allora perché non vuoi stare con me?>> chiesi con un groppo alla gola.
<<Non voglio farti soffrire. Non sono adatto per te>>
<<Non è vero. Sei perfetto per me>> sorrisi.
Abbassò lo sguardo. Sapevo cosa significava quel gesto.
<<Cos'hai combinato?>> chiesi spaventata.
<<E'... lo sai cos'è successo>>
Mi alzai di scatto dal letto.
<<Voglio che me lo dica tu>> mormorai.
<<Mi ha rintracciato Rachele, ci stiamo sentendo e...
<<Ok, sì ho capito. Non andare oltre, ti prego. Domattina prenderò il primo treno>> dissi fredda.
<<Ma che senso ha? Non stiamo insieme... non ha senso!>>
<<Be' allora dimmi come puoi provare qualcosa per un'altra donna quando giuri che mi ami? Come puoi sfiorare lei subito dopo aver sfiorato me? Vaffan**** Ka, vai a quel paese e restaci! Con me hai chiuso, davvero!>>
Tornai a casa il giorno seguente e stavo davvero male. Dopo due settimane scoprii che Ka mi aveva in parte mentito, perché non era andato a letto con Rachele, ma si stavano solo sentendo per il momento. Quello doveva farmi sentire sollevata, ma in realtà mii sentivo ancora più icollera, perché ha osato tenermelo nascosto e poi perché mi aveva mentito per farmi allontanare. Be' ci era riuscito: in quel momento lo odiavo a morte.
A scuola conobbi Alessandro, Antonia, Luca e Marco. I pomeriggi eravamo soliti studiare insieme a Maria a casa mia. Quel pomeriggio stavamo studiando per l'interrogazione di storia e chimica, quando bussarono alla porta. Era Ka con una busta gonfia in mano.
<<Cosa vuoi?>> sbottai.
<<Possiamo parlare?>> chiese guardando il salotto dietro di me.
<<Sto studiando con degli amici. Ti chiamo dopo>>
<<Ehi pulce ti stiamo aspettando!>> gridò Alessanro e mi si glò il sangue.
In quel momento Ka mi spostò di lato e entrò minaccioso fino al salotto.
<<Ka per favore>> mormorai tenendogli il braccio.
Gurdò tutti in modo minaccioso.
<<Mi avevano detto che stavi male, eh? Ti manco così tanto, vero?>>
Era folle.
<<Ka ti prego... possiamo parlare dopo? Ti chiamo io>>
I ragazzi dietro di me erano scioccati.
<<Shà credo che ormai abbiamo capito i concetti fondamentali. Ci vediamo domani, ok?>> disse Maria.
Presero in fretta le loro cose e ci lasciarono soli.
Ka si calmò un poco.
<<Perché sei qui, comunque?>> chiesi sospirando.
<<Volevo scusarmi con te>>
<<Ok. Accetto le scuse>> risposi fredda.
<<Ma non mi perdoni>> sospriò.
<<Be' no! Ti odio ancora!>> mi arrabbiai.
Annuì sconsolato.
<<Lo immaginavo. Stasera vuoi cenare a casa mia così parliamo?>>
<<No!>>
<<Be' buon Natale in ritardo!>> disse lasciando la busata sul tavolo.
Per principio non aprii la busta, ma la conservai nell'armadio. Ero troppo arrabbiata per aprirla.
Era da parecchio tempo che non parlavo con Pedro, così andai a casa sua dopo scuola.
<<Oi che sorpresa! Sei stupenda!>> mi sorrise dolce.
<<Sei un pessimo bugiardo, ma grazie comunque>> sorrisi.
Mi baciò sulla fronte e mi spinse sul divano. Arrivò Elisa e la salutai.
<<Amore ti spiace lasciarci soli?>> le chiese Pedro gentilmente.
<<No affatto. Vado con Erika a fare delle commissioni>> sorrise.
Appena uscì Pedro si sedette accanto a me.
<<Allora vorrei sapere cosa sta succedendo, se è possibile>> disse piano.
Presi un bel respiro e gli raccaontai tutto per filo e per segno.
<<Be' intanto permettigli di scusarsi>>
<<Ma a che pro?>> sbuffai.
<<Tanto per cominciare ti ha chiesto scusa, no? E poi di sicuro ti farà un regalo, quindi non fartelo scappare>> sorrise.
<<D'accordo, ma perché non vuole stare con me? Si contraddice da solo>>
<<E' stato molto chiaro e ti assicuro che il motivo è realmente quello... comunque lo stai facendo soffrire e non è giusto>>
<<Quindi dovrei andare da lui?>>
<<Sì, dai ti accompagno>> sorrise.
Presi lo zaino, la busta con i regali che ancora dovevo scartare e Pedro mi portò da lui. Ero n po' nervosa, ma il sorriso incoraggiante di Pedro mi servì molto. Appena Ka venne ad aprire la porta restò leggermente indifferente, ma mi fece entrare.
<<Tra un'ora devo uscire, quindi sii breve>> disse duro.
<<Smettila di fare l'orso! Sono venuta a scusarmi per il mio comportamento infantile>> dissi un po' più morbida.
Si ammorbidì anche lui.
<<Vuoi aiutarmi ad aprire i regali che mi hai portato?>> chiesi sedendomi sul divano.
Aprii il primo pacchetto e dentro c'era un cellulare nuovo, un Samsung. Nel secondo c'erano vari plettri colorati da aggiungere alla mia collezione e nel terzo c'era una busta portalettere, ma Ka mi fermò.
<<Aprila quando sei da sola a casa>> sorrise.
Me la misi nello zaino e lo abbracciai.
<<Allora cosa mangiamo per cena?>> chiesi più sollevata.
<<Stasera ti porto fuori a cena, quindi mentre io vado a fare questo servizio con Ivan tu ti prepari>> propose.
Mi portò a casa e iniziai a prepararmi: indossai gonna blu larga corta alta in vita, camicia bianca, giacca blu, calze e tacchi. Mi truccai e sistemai i capelli. Era venerdì sera, quindi avevo il permesso di passare il weekend da Ka.
<<Sì... la gonna potevi metterla più corta>> borbottò Ka.
<<Hai ragione, ma credo che non avresti gradito>> lo presi in giro.
Andammo in unristorantino chic piccolino, ma delizioso.
<<Sei bellissima>> sorrise.
Sorrisi imbarazzata. Tutte le ragazze intorno a me ordinavano la classica insalata, ma io avevo fame, quindi ordinammo due piatti di pasta diversi da poterci dividere. Dopo il dessert andammo a fare una passeggiata mano nella mano. Ero talmente a mio agio che appoggiai la testa sulla sua spalla e lui mi avvolse il braccio attorno ai fianchi stringendomi a sè. Faceva un po' freddino, quindi decidemmo di tornare a casa. Nessuno dei due forzò l'altro, sapevamo che la serata finiva così. Le sue labbre si poggiarono delicatamente sulle mie e tutto mi sembrò facile, ovvio. Eravamo felici e tranquilli e se ne rese conto anche lui perché mi sussurrava di perdonarlo e di essere pronto a rendermi felice. Tutte le incertezze svanirono in un istante.
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