ciao tutti, pronti per le nuove svolte, vi lascio il decimo capitolo che così ci divertiamo un po'.
grazie a quelli che nonostante tutto rimangono qua a leggere la mia ff, purtroppo non ho mai molto tempo per andare avanti e quindi non posto molto spesso come questa estate.
CAPITOLO 10.
RENATA.
Dopo quel meraviglioso pomeriggio passato con Marco ero al settimo cielo. Entrai in casa saltellando ed andai subito in camera mia dove sapevo che Dani mi stava aspettando. Entrai in camera saltellando e lui era disteso nel mio letto. Gli saltai addosso e lo abbracciai.
- Dani – urlai.
- cosa ti è successo piccola? – chiese lui.
- tante belle cose – gli risposi.
- a giudicare da come sei adesso direi che è andata piuttosto bene – affermò lui.
- si, sono al settimo cielo, tutto è andato bene – gli risposi.
- perfetto, sono felice per te – disse lui.
- ti fermi qua a mangiare così dopo ti racconto tutto per me? – gli chiese dolcemente.
- certo – mi rispose.
- perfetto allora – conclusi.
Dani ed io cenammo e poi ci sistemammo in camera mia sdraiati tutti due sul mio letto, io a sinistra e lui a destra. Dani si girò dalla mia parte per vedermi meglio e poter così anche commentare meglio.
- allora, cosa avete fatto al cinema? – mi chiese lui curioso.
- allora, siamo arrivati e lui ha pagato i biglietti per tutti e due e mi ha anche offerto da bere, che dolce – iniziai.
- bene, poi? – continuò Dani.
- siamo entrati ed è incominciato il film – continuai.
- fin qui ci siamo, spero che poi sia finito e ognuno sia ritornato a casa e che non sia successo nient’altro? – chiese lui.
- non proprio – risposi titubante.
- perché? Cos’altro è successo? – chiese lui.
- verso metà film ci siamo baciati – gli risposi.
In quel momento Dani sbarrò gli occhi.
- sei stata tu o lui? – chiese.
- sono stata io – risposi.
- questo vuol dire che non ti è mai passata la cotta che avevi per lui dalle medie – disse.
- a quanto pare no – risposi.
- comunque abbiamo detto che dovremo provare a stare insieme e vedere che sviluppi avrà la nostra relazione – spiegai.
- e con la sua attuale fidanzata? – chiese lui.
- ha detto che domani la lascerà – gli risposi.
- guarda se lo fa, io non avrò più niente da ridire – commentò Dani.
- guarda, sarebbe anche ora – risposi sorridendo.
Lui mi guardò male lanciandomi un’occhiataccia.
- Renata, ma a te piace veramente, ne sei innamorata? – mi chiese poi Dani.
- penso di si, non riesco a smettere di pensarlo, forse va bene così – gli risposi.
- comunque se tu sei felice sono felice anch’io – mi rassicurò lui. Che dolce.
Lo abbracciai stringendolo forte a me.
- lo sapevo che avresti capito, sei il migliore amico che si possa desiderare – dissi.
- anche tu sei la migliore amica migliore che ci sia – disse lui.
La serata passò e Dani quando si fece abbastanza tardi ritornò a casa. Infondo ero fortunata, avevo un migliore amico che di più non si poteva desiderare, dolce, divertente, che mi coccolava, che mi proteggeva e soprattutto che mi capiva. E forse adesso stavo anche per provare quel meraviglioso sentimento chiamato amore.
Passò anche domenica in fretta. In poco tempo ricominciò la settimana. Era lunedì 30 settembre, domani ottobre sarebbe entrato nelle nostre vite. Sapevo ormai la prassi, Marco e Silvia durante la loro relazione litigavano spesso, solitamente lui mandava il messaggio alla domenica che voleva lasciarla e lui al lunedì faceva la finta la vittima e quindi lui non aveva più il coraggio di lasciarla e così per questo la relazione durava. Ma non stavolta. Stavolta quei due dovevano separarsi per sempre.
Io e Dani come sempre ci trovammo davanti a casa mia per andare a scuola insieme. Percorremmo con calma la strada ed arrivammo davanti al cancello. Non succedeva nulla, Marco era con Silvia, chissà cosa si stavano dicendo. Stavano parlando, ma non volevo dare qualche impressione sbagliata quindi stetti buona ed andai in classe con Dani. Strano però che non mi abbi guardata, non mi ha nemmeno notata.
Io e Dani ci eravamo già seduti e preparati mentre la classe stava incominciando a riempirsi. Marco e Silvia entrarono per mano, il tutto era troppo strano, non doveva lasciarla. In quel momento entrò l’insegnante ed incominciò la lezione. Le prime iniziarono e a mano a mano che passavano continuava di più a salire la mia curiosità verso quello che era successo. Non era riuscito a lasciarla, tipico, ormai tanto ne sarei stata abituata, però almeno poteva dirmelo.
Suonò la campana dell’intervallo e la classe incominciò a svuotarsi. Io cercai Marco e lo raggiunsi.
- Marco, posso sapere almeno cos’è successo? – gli chiesi.
Lui non rispose. Ma perché faceva così?.
- prima non mi hai degnata di uno sguardo, e non va bene, soprattutto dopo quello che c’è stato sabato – gli ricordai.
- vedi Renata, purtroppo è stato più forte di me, non sono riuscito a lasciarla, quello che c’è stato sabato è stato solo uno sbaglio, mi sono lasciato un po’ andare ma tranquilla non lo saprà mai nessuno – disse lui distaccato.
- dopo tutto quello che mi hai detto, mi rispondi così – lo guardai.
- a mio malgrado si, è tutto sbagliato quello che è successo – mi rispose.
- no che non è stato uno sbaglio quello che è successo, tu lo volevi, e anch’io lo volevo – continuai.
- non è vero, non lo volevo, mi dispiace ora scusami – disse lui andandosene.
Fu la reazione più naturale ed istintiva al momento, le lacrime incominciarono a scendere giù.
- dimenticami – lo sentii dire in lontananza.
In quel momento arrivò li Dani che mi abbracciò e mi fece accomodare tra le sue braccia. Appoggiai la testa sulla sua spalla e piano a dirotto per un bel po’. Fino a quando la campana suonò il termine dell’intervallo e si dovette ritornare in classe. Dani per me c’è sempre stato fin da quando eravamo piccoli, non servivano parole, lui capiva sempre perfettamente cosa avevo e di cosa avevo bisogno. Uno sguardo valeva più di mille parole, tutto quelle che mi aveva detto sabato Marco.
Rientrammo in classe e ripresero le lezioni. Grazie al cielo ci volle poco prima che finissero e in breve tempo suonò l’una. La classe si svuotò in poco tempo. Io e Dani uscimmo con calma dalla scuola. Dovevo ancora incassare quello che era successo, ancora non ci credevo. Dani come tutti gli altri pomeriggi venne a casa mia dopo scuola, pranzammo insieme e il pomeriggio stette con me a farmi compagnia e cercare di consolarmi anche se non c’era molto da fare. Il pomeriggio passò e ancora una volta il sole tramontò stanco nelle nostre vite per far spazio al buio e alla notte.
rieccomi qua, come qualcuno già saprà ho perso tutti i capitoli della ff che avevo scirtto e me ne mancavano molti ancora da postare. è stato uno stimolo per ripartire a scriverla ancora meglio di prima. in effetti ripensando ai capitoli che ho perso non erano un granche, potevo fare di meglio ed ora si ricomincia.
CAPITOLO 11.
RENATA.
Erano passate due settimane,. La mia vita continuava come se nulla fosse successo anche se purtroppo la nuda e cruda realtà dei fatti era quella, avrei voluto cancellare le ultime due settimane di settembre, avrei proprio voluto con tutta me stessa eliminare questo ricordo ma non ci riuscivo. Anche se per poco è stato tutto così reale, e bello. Poi c’è stata la fine, in cui tutto è andato a putta.ne, normale, a me non ne va dritta una. Tipico. Il suo pensiero continuava a tormentarmi, continuavo a pensare a quel bacio e a come mi aveva trattata. Non potevo accettare che mi avesse illuso e imbambolato così facilmente. Dani per quelle due settimane ha continuato a dirmi di dimenticarlo, come aveva detto anche lui poco prima di andarsene quel giorno. Poco prima di infrangere tutto il mio mondo e tutto quel pochissimo che si era creato. Forse dovevo veramente fare così, avevo vissuto bene finora senza di lui, potevo continuare ancora per il resto della mia vita senza. Solo che dopo quello che era successo non era affatto facile andare avanti.
Era sabato 12 ottobre, mi ero alzato alle dieci e mezza, non dovevo andare a scuola, era tutto tranquillo e calmo. Il pomeriggio sarei dovuta andare in giro da sola, dovevo comprare il regalo di compleanno per Dani che il 17 ottobre era il suo compleanno. Feci colazione e poi mi vestii. La mattina passò abbastanza in fretta, arrivarono le quattro di pomeriggio ed uscii. Si sentiva che stava avanzando il freddo e che fra poco sarebbero ritornate le giornate del caz.zo in cui veniva buio alle quattro e faceva un freddo che non si poteva nemmeno stare fuori perché senno si congelava. Mi incamminai ed arrivai in centro. Non sapevo che cosa regalargli, stavo pensando al classico regalo utile, volevo prendergli una felpa che gli tenesse caldo in questo inverno. Sapevo che il suo colore preferito era il blu, ma a me piaceva un sacco anche il verde. Entrai in vari negozi di abbigliamento ed iniziai a rovistare in giro. Trovai una bella felpa, grossa, con cappuccio e per giunta blu come piaceva lui. Decisi di comprarla siccome non c’era nient’altro di meglio, avevo trovato già al cosa giusta perfetta ed ero apposto. In quel momento mi si presento davanti chi meno volevo vedere in assoluto. Era una scena disgustosa, Silvia e Marco per mano che stavano allegramente passeggiando per il centro. La mia testa stava per scoppiare, mi era venuta una forse nausea, ed in effetti davano la nausea. Lui sorrideva apparentemente felice. Aveva un sorriso meraviglioso e quando sorrideva ci sapeva fare, dio se non ci sapeva fare, la bocca sembrava essergli stata fatta apposta per quello. Guardai da un'altra parte e mi allontanai cercando di non pensarci. Dopo tutto quello che mi avevano fatto, soprattutto lui, per quello che mi aveva fatto. Camminando mentre il sole tramontava per far spazio alle tenebre me ne ritornai a casa. Erano fa conto le sette di sera. La giornata era passata in fretta.
In breve tempo inizio la nuova settimana. Era lunedì 14 ottobre. Uscii di casa la mattina presto e insieme a Dani andai a scuola. Avrei voluto dirgli del regalo ma non potevo, avrei rovinato la sorpresa, dovevo aspettare fino a giovedì. Per cui iniziai a parlargli del più e del meno.
- tu non immagini nemmeno chi ho visto sabato in centro – dissi.
- chi? – chiese Dani con occhi curiosi.
- Marco e Silvia che stavano allegramente passeggiando a braccetto – risposi schifata.
- ma Renata, un po’ te le vai anche a cercare – esclamò lui.
- cosa vorresti dire? – domandai.
- nel senso, ci stai male per quello che ti ha fatto e poi le trovi in centro – rispose lui.
- cosa posso farci, mica l’ho seguito apposta, io ci ero andata per mi fatti miei – mi difesi.
- si però noto che alla cosa ci hai dato peso, sennò neanche te ne saresti accorta, invece sei qua a raccontarmelo – spiegò lui.
- come potevo non accorgermene, erano nauseanti – risposi.
- in effetti – esclamò.
- cosa intendi? – chiesi ancora.
- lui si lascia trattare da lei come caz.zo gli pare – rispose.
- sappiamo perfettamente che lei non è un essere umano ma una creatura di satana – gli ricordai.
- si, ma quello che c’è tra loro non è amore vero – continuò Dani.
- posso tranquillamente immaginare che quello che c’è tra di loro non sia amore vero ma solo una relazione che dipende da fattori estetici – dissi.
- cosa vuoi farci, questa è la vita – disse infine lui.
- già, io adesso vivrò la mia e lui che viva la sua come caz.zo gli pare – finì.
Arrivammo a scuola ed entrammo. Iniziò la mattinata e in breve tempo arrivò l’intervallo. Speravo di stare con Dani in pace per conto mio invece mentre stavo percorrendo il corridoio tranquilla e calma qualcuno mi fermò.
- bene, ma chi si rivede – mi disse una voce dall’oltretomba.
- ciao Silvia, non si usa più salutare – gli risposi.
Lei mi guardò male, scocciata che gli avessi risposto così.
- e poi scusami, quando mai ci saremo viste? – gli chiesi.
- ma allora hai proprio la memoria di un criceto, sabato pomeriggio, in centro – rispose lei.
- ah si, è vero ora che me ne fai venire in mente – le diedi ragione. Sapevo perfettamente che l’avevo vista insieme a Marco sabato pomeriggio, ma volevo dimenticarmene.
Intanto Dani era li di fianco a me che per quanto poco, moralmente, mi sosteneva, facendomi compagnia.
- tu ci stavi spiando – mi accusò lei.
- come prego? – domandai io perplessa.
- tu non accetti il fatto che Marco preferisca me a te – continuò lei.
- se gli piace la seconda mano, la seconda scelta non so cosa farci – le risposi.
- come ti permetti – strillò irritata lei. L’avevo fatta arrabbiare, ero riuscita nel mio intento, adoravo vederla infastidita per il fatto che le cose non stessero andando come avrebbe voluto lei. Io i piedi in testa non me li sarei fatta mettere più da nessuno.
- ma chi ti credi di essere? – continuò sempre più velenosa.
- scusami ma non ho voglia di continuare a star qua parlarti, mi stai sul caz.zo e non ti ho mai sopportata, quindi ciao – dissi cercando di andarmene ma lei mi afferrò e mi tirò di nuovo dalla sua parte. Mi girai per sentire cosa aveva ancora da dirmi.
- te la dico io la verità, tu non sopporti il fatto che io sia migliore di te – delirò lei.
- migliore in cosa scusa? – le chiesi squadrandola.
- migliore in tutto – rispose lei.
- prendo voti più belli dei tuoi, sono più intelligente – iniziò.
- imbrogli in tutto, almeno i miei anche se discreti sono reali – dissi.
- sono più bella di te, sono più magra mentre tu sei un grande e grosso ippopotamo, poi ho i capelli lisci come la seta, belli biondi, come piacciono a lui – continuò.
- ippopotamo glielo dici a tua sorella, t.r.o.i.a – risposi.
- in base a cosa mi dai della t.r.o.i.a? Non ti fai un po’ schifo da sola – continuò ancora.
- tu mi fai pena, ma veramente – risposi.
- dai Renata, andiamocene – disse Dani cercando di allontanarmi.
- tu fai pena, guardati, hai gli occhi lucidi, scommetto che tra poco inizierai a piangere disperata come una poppante – aggiunse lei.
Non ci vedevo più dalla rabbia, ero fuori di me. Non ricordo come feci, non mi ricordo da dove mi venne in mente da come nacque tutto ciò, ma in quel momento caricai indietro il braccio e le tirai un pugno colpendola in faccia, in pieno volto. Lei cadde a terra ed io guardai la mia mano dolorante.
Dani, che era ancora li di fianco a me, come ovviamente i veri amici, come era lui, nel momento del bisogno, era incredulo. Non mi resi conto della gravità di quello che avevo fatto fino a quando non iniziarono ad uscirle le prime gocce di sangue dal naso. Intanto Silvia si rialzò.
- me la pagherai – urlò infuriata. Sembrava il demonio.
- tesoro, ti ho appena spaccato la faccia – le ricordai.
- si, e te ne farò pentire amaramente – concluse lei andandosene.
La strega cattiva era stata sconfitta. Per colpa sua io e Dani perdemmo tutto l’intervallo, suonò il campanello e ritornammo in classe. Quella giornata finì grazie al cielo, ma ero felice, se avevo sconfitto oggi Silvia potevo riuscirci ancora, non avrei avuto più nulla da temere d’ora in poi.
buongirono a tutti, eccomi qua con il nuovo capitolo, ci ho messo un pò, ma vedrete che la sotria tornerà ad essere interessante e ad andare per il verso giusto nuovamente.
lo divido in due parti perchè tw non me lo lascia postare tutto intero per via della lunghezza.
Grazie a tutti coloro che continueranno ad interessarsi a questa vicenza.
CAPITOLO 12.
RENATA.
Quella settimana stava volando, in poco tempo arrivo giovedì 17 ottobre.
Ero felice, qualche giorno prima ero riuscita ad ottenere un importante vittoria, non avevo vinto la guerra, ma avevo vinto una battaglia comunque e in ogni caso avevo superato una mia paura verso una persona, che non so perché, avevo sempre temuto. Forse molto spesso sono le voci che girano attorno alle persone a spaventarci di loro e ad ingrandire la loro fama, mentre se le guardassimo con i nostri occhi senza farci influenzare vedremo la giusta realtà dei fatti. In ogni caso io non avevo più paura, mi dispiaceva si, essere stata illusa da Marco, ma cosa potevo farci, era stato più forte di me, continuavo sempre lo stesso a pensarlo in ogni momento ma non potevo farci niente, prima o poi chissà me ne sarei fata una ragione.
Quella mattina era un po’ diversa, era il compleanno del mio migliore amico. Solitamente era lui che veniva a svegliarmi, stavolta volevo fargli io la sorpresa e andare io ad aspettarlo sotto casa almeno una volta, visto che era sempre lui che mi aspettava. Usci di casa calma e tranquilla, mi guardai intorno, non c’era nessuno. Stavo iniziando a incamminarmi quando una voce mi bloccò.
- ciao – mi saluto Dani.
Speravo di riuscirci a farcela a svegliarlo io ma il mio piano è andato miseramente in fumo. Pazienza.
- Ciao – lo salutai io.
- dove stavi andando? – chiese lui curioso.
- volevo venire a svegliarti io almeno una volta – gli risposi abbassando lo sguardo amareggiata.
- non ce la farai mai – disse lui sorridendo.
In quel momento gli saltai addosso e lo abbracciai forte stringendolo a me. Lui sorpreso mi prese al volo sorridendo.
- auguri pir.la – gli feci gli auguri.
- grazie piccolina – rispose lui felice.
- era per questo che ti eri svegliata presto? – chiese lui poi.
- si, volevo farti una sorpresa – gli risposi.
- ed ho anche il regalo ma te lo darò dopo – continuai.
- perché dopo? – chiese lui stupito.
- perché adesso dobbiamo andare a scuola ed è meglio che ci sbrighiamo, non c’è tempo – spiegai.
- ma dov’è? – chiese ancora lui.
- in casa, te lo do dopo – gli risposi poi.
Arrivammo a scuola e la giornata passò in fretta. Al pomeriggio gli diedi il regalo, ossia la felpa che gli avevo comprato sabato quando ero andata in centro. Fu molto contento del regalo, avevo beccato il colore giusto, ma ormai le conoscevo le sue preferenze, dopo tutto il tempo che lo sopportavo. Dopo aver visto la felpa la rimise nel pacco, era già vestito, poi nonostante fosse ottobre non era ancora quel freddo da felpone. Ormai praticamente non esisteva più la mezza stagione, si passava direttamente dall’estate all’inverno in un batter d’occhio.
Il mese di ottobre volò via, i miei pensieri continuavano a tormentarmi, continuavo a pensare a tutto quello che mi era successo. Io continuavo ad avere una voglia matta di lui, eppure sapevo che non potevo farci niente, ma non riuscivo a farmela una ragione, era più forte di me, nonostante mi avesse fatto soffrire io lo desideravo ancora, il desiderio verso di lui era ancora molto forte. Restava sempre poi il problema di Silvia, c’era sempre lei in mezzo e fin quando ci sarebbe stata lei non avrei potuto combinare nulla di buono con lui. Quando mi lui mi disse tutte quelle cose sembrava cos’ sincero, non so cosa avrei dato per ritornare in quel momento, almeno era una dolce bugia, piuttosto che quello che accade dopo, la cruda, dura, amara verità. Il giorno di Halloween restai a casa di Dani insieme a lui guardare un film dell’ orrore, dopo di che dormii a casa sua. Era confortevole avere un migliore amico a cui rivolgermi e a cui fare affidamento quando avevo bisogno. Ovviamente neanche a chiederselo cosa stava facendo Marco, era andato alla festa organizzata ogni anno da Silvia, lei aveva commercializzato tutte le feste, Halloween, capodanno, ferragosto e non dimentichiamoci della sua festa, quella della befana. Dove invitava a casa sua le sue amiche e con un cappello da strega e una scopa andavano in giro conciate come delle prostitute. Ma la gente stava anche la a guardarla.
Era passato pure il ponte del primo novembre. Era lunedì 4 novembre e stavamo ritornando a scuola. Io ero già seduta nel mio posto, Dani era di fianco a me e stavo aspettando di vedere la solita scena pietosa, Marco che entrava insieme a Silvia, per mano, che si sbaciucchiavano teneramente. Mi veniva la nausea solo a vederli, era una scena disgustosa, soprattutto lei. La detestavo, dopo tutto quello che aveva fatto, dopo tutto quello che mi aveva detto, e dopo tutto ciò che era successo. Mi ero sempre chiesta nel corso degli anni cosa la gente trovasse di interessante in lei. Effettivamente non era nessuno, non era niente. Forse la gente si soffermava solo a quel poco di bellezza fisica che aveva, ma niente di più. Forse la gente vedeva in eli quella piacevole dolce bugia invece che la verità amara. Non mi importava, io volevo smetterla di soffrire, e per riuscirci dovevo dimenticare lei e anche lui. Non era per niente facile però. Io lui non riuscivo a smettere di pensarlo, perché anche se mi avevo fatto soffrire era più forte di me il desiderio che avevo nei suoi confronti. Mentre lei, anche lei non riuscivo a smettere di pensare, ma quello che provavo verso di lei era odio, per questo era spesso dentro la mia mente.
In quel momento li vidi entrare. Subito qualcosa mi colpii. Non erano affiatati come al solito, c’era qualcosa di strano, erano entrati con un breve distacco l’uno dall’altra, c’era qualcosa che non andava. Non si guardavano nemmeno, erano freddi, e stavano prendendo due direzioni completamente diverse.
Le prime ore della mattina erano passate in fretta. Arrivò l’’intervallo e poco dopo essere uscita dall’aula Silvia mi prese in disparte.
- cosa vuoi? – le chiesi scocciata.
- volevo solo dirti che io e Marco non stiamo più insieme, quindi hai campo libero se vuoi – disse lei.
- cos’è successo? – le domandai. Ero felice ma allo stesso tempo stupita, avevo paura che potessi ricascarci ancora. Che magari era tutto organizzato, che era solo un altro dolce momento di depressione di lui che poi sarebbe finito per ritornare tutto al suo stato originario.
- forse avevi ragione a darmi della t.r.o.i.a – disse lei.
- ma cos’è è successo’ – chiesi ancora. Non me lo volevo perdere, Silvia che veniva lasciata da un ragazza, era un qualcosa di straordinario.
- alla festa di halloween ho baciato e limonato un altro ragazzo, lui mi ha scoperta, a parte che non era nemmeno la prima volta – spiegò lei.
- io l’ho sempre detto che sei una t.r.o.i.a – le ricordai.
- va bene, hai sempre avuto ragione, sarò una t.r.o.i.a, hai vinto tu, contenta? – disse lei sarcastica e scocciata.
- almeno adesso sa quel che sei veramente – esclamai.
- tanto io ne ho a migliaia di ragazzi che vorrebbero stare con me, lui adesso che non ha più me cosa mai potrebbe fare? Cosa mai potrebbe avere? – disse lei arrogante.
- cosa potrebbe? Una festa, che finalmente si è liberato di un peso morto, di una palla al piede, e si spera che non ritorni – le risposi a tono io.
- tranquilla, non ritornerò di sicuro – disse lei.
- bene, ora ti saluto, ho da fare – le salutai lasciandola.
Lasciai li impiantata Silvia e andai a cercare Marco, lo trovai fuori che stava con i suoi amici. Lo raggiunsi e quando fui vicini prese la parola come se avesse già capito cosa volevo dirgli.
- ciao – mi salutò lui accennando un leggero sorriso.
- ciao – lo salutai.
- allora, che aspetti a dirmelo? – disse lui subito andando al succo della questione.
- a dirti cosa? – chiesi io.
- a dirmi che me lo avevi detto, che avevi sempre avuto ragione su di lei, che io sono un co.glione – rispose lui.
- quindi veramente non state più insieme? – chiesi ancora un’altra volta per esserne completamente sicura. Non volevo fare io la parte della t.r.o.i.a stavolta.
- si, non siamo più insieme, ma penso tu ovviamente lo sappia già – rispose lui.
Mi avvicinai dolcemente a lui. Non avevo scampo, dietro aveva un muro e non poteva uscirsene in nessuno modo, lo spinsi contro il muro e lo bloccai. Lui non fece nulla per impedirmelo, mi lasciò fare, forse magari aveva già capito le mie intenzioni. Poggiai le mani sulle sue braccia per tenerlo fermo.
- che tu sei un co.glione è sottointeso – gli dissi dolcemente.
Mi avvicinai sempre di più a lui, alle sue labbra. Potevo già sentire il suo respiro.
Le nostre labbra si unirono ancora una volta. Fu un momento durato solo 5, 10 secondi ma fu molto intenso. Lui non oppose proprio resistenza, si lascio andare. In quel momento, durante quei pochi istanti del bacio mi passò alla mente come un treno tutto ciò che mi aveva fatto passare, e anche se era stata solo una bugia era stato dolce.
Mi staccai da lui.
- questa cosa vorrebbe dire? – domandò lui.
- non lo so, io continuo a pensarti – risposi.
- sei interessata a me? – chiese lui.
- potrebbe essere – dissi.
- io non aspettavo altro che Silvia mi lasciasse – spiegò.
- perché? – gli domandai.
- perché anch’io sono interessato a te – rispose.
- se fossi stato davvero interessato a me l’avresti lasciata te per primo – gli ricordai.
- si, è vero, ma non ne avevo il coraggio – continuò lui.
-vuoi stare con me? – mi chiese poi.
- come fidanzati? – domandai?.
- si – rispose lui sorridendo.
- al momento no – gli risposi.
- come no – chiese lui perplesso.
- dopo tutto quello che mi hai fatto passare dovrai faticare per riavermi – gli dissi schiaffeggiandolo dolcente con la mano destra nella sua guancia sinistra.
- vorrà dire allora che faticherò – rispose lui.
Mi piaceva vederlo così determinato. Dopo tutto quello che mi aveva fatto passare volevo essere io a fare la preziosa stavolta. Dovevo lui conquistarmi.
- va bene, ora ti saluto, ciao – lo salutai lasciandolo li un po’ a bocca aperta e un po’ stupito e sorpreso.
- ciao – balbettò lui.
eccomi qua di nuovo a postare, dopo tanto tempo sono ritornato, ho avuto gli esami che mi hanno tenuto impegnati questi ultimi mesi ma grazie al cielo ora sono di nuovo qua e mi godo l'estate. si continua con la storia che inizierà ad avere delle strane svolte. spero vi piaccia. grazie.
CAPITOLO 13.
RENATA.
Quella settimana passo abbastanza in fretta. Quasi neanche me ne accorsi che era passata. Dopo quello che era successo non sapevo cosa sperare, nel senso che io nonostante fossi ben innamorata di Marco non sapevo cosa fare nel caso ci volesse provare con me. Io mi aspetto da un momento all’altro un qualsiasi segnale o una qualsiasi cosa, ma fino al momento niente e forse era meglio così. Io avevo paura di affezionarmi seriamente a lui dopo la mia precedente esperienza di un mese e mezzo fa. Ero in un dubbio colossale e non sapevo che cosa fare. Non volevo lasciarlo andare ma non sapevo come trattenerlo. Avevo paura che mi facesse soffrire nuovamente come è già successo.
Era passata quella settimana ed era iniziata la nuova. Era lunedì 11 novembre e io e Dani eravamo a scuola uno di fianco all’ altra che stavamo salendo le scale. Io avevo già parlato con lui dei miei timori e di tutti quei sensi di rimorso che avevo e della paura che avevo di soffrire di nuovo. Lui mi aveva consigliato di lasciarlo perdere e che non era il caso di continuare a pensarlo visto quello che mi aveva fatto passare e di quanto avevo sofferto a causa sua. Mi avevo detto inoltre che gli stava bene che fosse stato lasciato e fatto cornuto così imparava a farmi soffrire. Io in un certo senso provavo un po’ di tenerezza per lui, aveva una faccia da cucciolo, così dolce, e allo stesso tempo così triste. Mi dispiaceva per quello che gli era successo ma effettivamente doveva lui fare qualcosa, io non sarei di certa passata nuovamente per la co.gliona di turno che rincorreva sempre gli altri e che non veniva mai desiderata da nessuno. Io e lui stavamo salendo le scale quando ad un certo punto urtai una persona. Mi girai di scatto per chiedergli scusa facendo svolazzare i capelli e anche Dani si giro con me.
- scusami, non ti ho vista – dissi.
- non ti preoccupare – mi rispose una ragazza bionda, un po’ meno alta di me. In quel momento c’era vicino a lei un’altra ragazza che presumo fosse una sua amica, un po’ più alta di me con i capelli neri. Era quel nero blu finto però, non erano naturali. Feci per andarmene quando la bionda mi bloccò.
- aspetta, ma io so chi sei te, quella che ha dato il pugno in faccia a Silvia – disse lei.
- si sono io – le risposi.
- beh complimenti – disse.
- grazie – dissi io.
- ma sai che potremmo diventare amiche, nel senso abbiamo varie cose in comunque – disse lei.
Io la guardai in modo strano, appena conosciuta da un minuto e già potevamo diventare amiche.
- beh, magari con calma – risposi io.
- comunque piacere Serena – si presentò lei.
- piacere Renata – risposi mentre ci stringevamo la mano.
- e lei è Camilla – disse la bionda indicando la sua amica di dietro.
- e lui invece è Dani – risposi.
- ecco, perché vedi, praticamente Silvia è andata a dire a ... – iniziò Camilla. Serena le tirò un pugnò sul braccio e lei si interruppe. Era quel classico pugnetto che ci si tirava fra amiche quando una apriva troppo la bocca sul conto di qualcun altro.
- ti chiudi quella bocca – esclamò Serena un po’ irritata.
Io le guardai curiosa.
- vi va se ci vediamo sabato? – propose Serena.
Io guardai Dani e lui acconsentii. Mi sembrava starna quella storia però ero curiosa di sapere quello che Silvia aveva fatto a Serena e perché non voleva che lo si sapesse.
- va bene, ma dove? – chiesi io.
- e se andassimo tutti al cinema? – propose Camilla e serena tanto per cambiare la guardo male.
- va bene, ma che film danno? – chiese Serena.
- che importa, l’importante è uscire, e tutte e due ne avete bisogno – rispose lei. Mi stava un po’ stretto e mi incuriosiva parecchio quel tutte e due riferito a me e a Serena. Cosa voleva dire, Silvia aveva fatto che cosa a Serena.
- va bene, allora ci troviamo davanti al cinema – dissi infine io.
- perfetto, allora ci vediamo – disse Serena prendendo di forza la sua amica e andandosene.
- va bene, ciao – la salutai io.
- ciao – ci saluto lei. Loro continuarono a scendere le scale mentre io e Dani rimanemmo li. Dani mi guardò perplesso. Visto che eravamo arrivati al piano mi incamminai per il corridoio e Dani mi seguii. quando fui sicura che non ci fosse nessuno parlai.
- è strana questa storia ma voglio sapere che cosa ha fatto Silvia a Serena – spiegai io.
- magari anche lei era innamorata di Marco come te ed ha sofferto per la sua presenza – ipotizzò lui.
- potrebbe essere, certo che però se fosse così mi sentirei proprio la co.gliona di turno che rincorre sempre ciò che non può avere – dissi.
- ma perché dici così? – chiese lui.
- perché se è come dici tu io per lui sarei solo una delle tante – risposi.
- ricordati che per me non sei una delle tante, sei la mia migliore amica e sei importante per me. Tu sei speciale e se lui ti fa soffrire ancora gli spacco la faccia – mi disse Dani.
- ti voglio bene – gli risposi e lo abbracciai mentre anche lui ricambiava il mio abbraccio.
Entrammo in classe e la mattinata finii. Ritornammo a casa e nel pomeriggio da sola nella mia stanza ripensai a tutto ciò che era successo e a quanto era strano e poi ero tormentata dal sapere quello che Silvia aveva fatto a Serena. Finii anche quel lunedì mentre intanto alla sera iniziò a piovere come tipico delle giornate autunnali di novembre. Verso le undici e mezza andai a letto continuando a pensare a Serena e a Silvia e a tutto ciò che poteva essere successo tra di loro facendo anche le ipotesi più assurde. Infine mi addormentai.
ciao a tutti, eccovi un nuovo capitolo calmo e tranquillo ma aspettate il prossimo e vedrete.
CAPITOLO 14.
DANI.
Era giovedì 14 novembre. Mi svegliai verso le sette e mi alzai, con calma mi preparai, aprii l’armadio, presi il primo paio di jeans che mi capito a caso e la prima maglietta al volo e me li infilai. Dopo la colazione uscii di casa e insieme a renata andai a scuola. La mattinata iniziò calma e tranquilla come tante altre mattine autunnali. Suonò la campanella per indicare l’inizio dell’intervallo. Io e renata uscimmo dall’aula quando mi venne in mente del famoso libro che dovevo restituire alla biblioteca. Mi fermai.
- devo restituire il libro alla biblioteca – dissi.
- ancora? – chiese lei.
- si, ancora – risposi io.
- io l’ho portato indietro tempo fa’ – spigò lei.
- io me ne ricordo solo ora – dissi.
- va bene, io ti aspetto giù – rispose lei allontanandosi.
- un minuto che lo porto e poi arrivo anch’io – dissi.
- ok, sbrigati – mi rispose lei.
- va bene – accennai.
Ritornai in classe e presi quel famoso libro e corsi verso la biblioteca. Entrai e posai il libro al banco senza neanche guardarmi attorno. Feci un breve giro per gli scaffali più così per abitudine che per guardare i titoli dei libri, avevo la testa tra le nuvole e stavo pensando ad altro quando in quel momento andai a sbattere addosso a qualcuno. Vidi un paio di libri cadere e subito mi chinai a raccoglierli e quando guardai in su notai un viso familiare: Camilla.
- ciao - la salutai porgendole i libri che le erano caduti.
- ciao – mi salutò lei.
- scusa, ero sovrappensiero e non ti avevo vista – mi scusai grattandomi la nuca leggermente imbarazzato.
- non ti preoccupare, anch’io ero sovrappensiero – rispose lei sorridendo.
- comunque come va? - le chiesi io.
- bene grazie – rispose.
- te invece? E Renata?– mi domandò a mia volta.
- io bene, renata un po’ meno- risposi.
- sono contenta per te, ma perché Renata no? – chiese lei.
- diciamo che è stata usata da un ragazzo poco tempo fa e poi… - dissi ingenuamente e grazie al cielo finii la frase prima di spifferare troppo. Mi auguravo vivamente che non si fosse capito che c’era altro.
- e poi? – chiese Camilla. caz.zo, aveva capito che c’era dell’altro.
- oddio, praticamente, nel senso, renata si chiedeva.. – iniziai.
- cosa? – domando Camilla.
- ecco, si chiedeva perché Serena… - continuai.
- dai scemo, con me puoi parlare tranquillamente, non sono una persona cattiva, poi non penso sia qualcosa di cattivo – mi rassicurò lei.
- si chiedeva perché Serena c’è l’aveva con Silvia e cosa Silvia le aveva fatto – dissi tutto d’un fiato.
- ah capisco, io purtroppo di questo non posso dirti niente, so che lei si arrabbierebbe se te lo dicessi – rispose lei.
In quel momento suonò la fine dell’intervallo.
- va bene, io devo andare, ciao – mi salutò lei andandosene.
- ciao – la salutai io.
Pensavo a quello che avevo appena fatto ma non riuscivo a capire se avevo fatto bene o avevo fatto male. Rimasi li a bocca aperta con una mezza espressione da ebete mentre la guardavo allontanarsi on i lungi capelli neri blu che scivolavano da una parte all’altra della schiena ad ogni suo passo. Camilla mi sembrava veramente una brava persona, non era cattiva come aveva detto lei, non sembrava quel tipo di persona rancorosa in grado di farti del male e capace di vendette e ripercussioni. In quel momento vidi Renata.
- cos’hai fatto tutto questo tempo? – mi chiese.
- sono stato in biblioteca e ho incontrato Camilla – risposi.
- e che cosa avete fatto li insieme? – continuò lei a domandare.
- abbiamo parlato del più e del meno e le ho detto dei tuoi dubbi riguardo Serena – spiegai.
- cosa gli hai detto? – chiese lei spaventata sbarrando gli occhi e con un espressione terrorizzata.
- gli ho detto che te eri curiosa di sapere perché Serena c’è l’aveva con Silvia e cosa lei le aveva fatto – spiegai.
- perfetto, ora sabato sera quando ci vedremo mi massacrerà – sentenziò Renata.
- dai non dire così, Camilla non sembra una cattiva persona – dissi.
- Camilla non mi preoccupa, è la bionda a preoccuparmi – continuò lei.
- dai, che non succederà niente – la rassicurai.
- tanto manca solo un giorno a sabato – continuai.
- va bene dai – si tranquillizzò.
- esatto, brava, prendila con filosofia – dissi.
- non hai fatto bene a fare quel che hai fatto però è pur sempre la verità e prima o poi sicuramente sarei scoppiata anch’io quindi almeno adesso ci togliamo il dubbio – finii lei.
Rientrammo in classe e continuò la mattinata scolastica che ben presto finii. Tornammo a casa e intanto il tempo passava, nulla si poteva fare per fermarlo, per fermare il suo scorrere inesorabile.
eccomi qua a darvi un assaggio di quello che potrebbe succedere tra un pò. grazie per chi continua a seguire questa storia.
CAPITOLO 15.
RENATA.
Era venerdì 15 novembre, un altro giorno insulso che passava, come sempre nella mia solita vita mi alzai ed andai a scuola insieme a Dani. Quel giorni pioveva e non si poteva uscire per l’intervallo quindi rimanemmo dentro. Incontrammo Camilla e Dani si fermò a parlare con lei. Io li lasciai soli, era strano vederla da sola senza la bionda: Serena. Presumevo che fossero migliori amiche visto che stavano sempre insieme, tipo come me e Dani. Decisi di ritornare in classe per prendermi avanti con i compiti che avrei dovuto fare per domani che ci avevano dato alle prime ore. Nel pomeriggio sicuramente glieli avrei fatti copiare anche a lui. Tornai in classe e presi i quaderni dallo zaino ed iniziai a guardare. Non erano molto difficili, per fortuna solo crocette quindi il cinquanta per cento di fare giusto. Iniziai gli esercizi e in meno di dieci minuti li fini. Ormai mancavano circa due o tre minuti che finisse la pausa siccome durava quindici minuti, dieci li avevi spesi, due minuti all’inizio con Dani, si mancavano più o meno alla fine circa due o tre minuti. In quel momento feci per uscire quando trovai Marco che stava per entrare. Ci sbattemmo addosso e rimanemmo li immobili per qualche attimo sotto lo stipite della porta. Guardai velocemente intorno a noi e non c’era nessuno, tutti erano chissà dove e con tutte l persone che avrei potuto incontrare in quel momento il destino aveva deciso di farmi incontrare proprio lui. In effetti non era mica male come incontro, nel senso, poteva andarmi peggio, avrei potuto trovare Serena e li sarebbe stato un guaio, ma tanto con lei ci dovevo uscire domani sera. In ogni caso per il discorso di Serena ero nei guai, sicuramente Camilla aveva già riferito tutto e lei già sapeva tutto riguardo i miei dubbi, aspettava solo il momento giusto, cioè domani sera, per giustiziarmi, per la mia condanna. Eravamo l’uno di fronte all’altra e nessuno dei due parlava, i respiri erano pesanti ed erano così vicini, quasi come fossero una cosa sola. Alzai lo sguardo molto lentamente e lo guardai. Lui era già li fisso con i suoi occhi marroni che mi stava guardando già da chissà quanto tempo prima che io alzassi lo sguardo. Notai che sorrise e mi rassicurai, era quel suo sorriso magnifico e rasserenante, uno di quelli da mozzare il fiato, anche se lo odiavo la bocca sembrava essergli stata fatta apposta per sorridere e quando lo faceva si vedeva che ci sapeva proprio fare. Siccome non potevo vedermi non sapevo che faccia avevo ma sicuramente sarà stata uno delle mie solite stupite e stranite.
- tutto bene? – mi chiese lui.
- si – gli risposi fingendomi scocciata. Speravo ci cascasse.
- sei così bella che se potessi ti bacerei pure adesso – mi disse lui.
- tu invece sei brutto – gli risposi e lui sorrise.
- lo sai che non è vero – ribatté lui.
- si che è vero – continuai.
- che problema c’è? Nel senso io ti piaccio e tu mi piaci, ma perché fai così? – chiese Marco.
- perché mi hai fatta soffrire, mi hai fatta sembrare una da una botta e via prima di ritornare con il tuo grande amore – spiegai.
- lo so che sono stato un idiota però mi dispiace tantissimo di quel che ho fatto e vorrei poter ricominciare, come se non fosse mai successo – propose lui.
- anche io vorrei che non fosse mai successo – risposi quasi con gli occhi lucidi, stavo quasi per piangere in quel momento. Non so se lui se ne accorse e cosa ma fatto sta che in quel momento mi abbracciò e mi ritrovai con la mia testa appoggiata al suo caldo petto. Lo sentivo respirare e sentivo le sue braccia intorno a me che mi tenevano stretta, mi sentivo protetta dal resto del mondo ma allo stesso tempo avevo la paura di poterlo perdere. E fermiamo il tempo in questo istante
se adesso chiudi gli occhi il resto non conta più niente.
- piccola, so che sei tanto arrabbiata con me per quello che è successo e so di averti fatta soffrire però mi farò perdonare – mi rassicurò.
- lo spero, tra le tue braccia mi sento al sicuro – gli dissi.
- mi fa piacere, almeno qualcosa lo so fare – rispose lui sorridendo. Presi con la mano destra il suo viso e gli diedi un bacio sulla sua guancia destra, intanto lui stava sorridendo.
- eh, addirittura – esclamò lui. In quel momento suonò la fine della pausa e tutti iniziarono a rientrare, intanto io e Marco eravamo li fermi e immobili, ci eravamo distaccati l’uno dall’altra da quel meraviglioso abbraccio però ce ne stavamo fermi li senza dire e fare nulla, quasi come non volessimo che se ne andasse la magia di quell’incantevole momento. Entrò Dani che era con Camilla, lui mi guardo ed io gli risposi con un filo di voce “dopo” e lui capii che gli avrei parlato finita la scuola al ritorno a casa. Entrò anche Serena ma non mi degnò di uno sguardo, forse non mi aveva vista o forse non voleva parlarmi, peccato solo che dovevamo andare fuori la sera dopo. Entrò anche Silvia, lei si che ci guardò ma con uno sguardo tra il disgustato e lo scocciato e poi il suo solito sguardo maligno. Entrò pure il professore ed in quel momento dovemmo ritornare ai nostri posti pure io e Marco. La magia di quell’incantevole momento finii però sentivo che ce l’avrei avuta addosso anche per le ore successive di quella giornata. Ricominciarono le lezioni e in poco tempo arrivò l’una. Uscimmo tutti da scuola e al ritorno durante il tragitto insieme al migliore amico gli raccontai tutto. Gli raccontai pure dei miei dubbi su Serena e che qualche ora prima non mi aveva neanche degnata di uno sguardo e che sicuramente era arrabbiata con me. Riuscimmo ad arrivare a casa appena in tempo perché stava iniziando a piovere. Quella giornata finii, però finii stranamente, nel senso che stranamente ero felice. Si, ero felice, Marco era deciso e intento a farsi perdonare da me, finora non aveva ancora combinato niente però stavo bene tra le sue braccia, stavo bene quando ero con lui.
buonasera a tutti, in questo capitolo capiremo varie cose. grazie a chi segue la storia, il bello è iniziato qualche capitolo fà ma ora si complica. nel prossimo continua la spiegazione.
CAPITOLO 16.
RENATA.
Il fatidico giorno era arrivato, era sabato 16 novembre e oggi pomeriggio io e Dani dovevamo vederci al cinema con Serena e Camilla. Dani era a casa mia e intanto io mi stavo vestendo, nel frattempo stavamo parlando del più e del meno.
- oggi mi decapiterà – sentenziai.
- ma non è vero, sei te che fai di tutto delle questioni di stato – rispose Dani.
- comunque non me ne frega, ieri come ti ho già detto Marco mi ha abbracciata, però ha ancora molta strada prima di farsi perdonare – risposi con la faccia felice.
- si vede che ti piace, comunque dopo quello che ti ha fatto stacci attenta – disse lui.
- comunque noto qualcosa di strano in te – esclamai.
- come? Cosa? – domandò Dani stupito.
- nel senso, cosa ci facevate te e Camilla l’altro giorno in biblioteca da soli, e ieri durante l’intervallo? Di cosa avete parlato? – domandai io curiosa.
- ah niente, abbiamo parlato del più e del meno, e poi giovedì in biblioteca ci siamo incontrati per caso – spiegò lui.
- comunque è proprio una bella ragazza e mi sembra anche una brava persona – continuò.
- quindi potrebbe piacerti? – chiesi.
- forse, ma ancora non lo so, ci conosciamo da neanche una settimana, comunque è carina – disse lui.
- al cinema magari potreste stare insieme, voi vi mettete da una parte da soli e io mi prendo la bionda e sto da un'altra parte – ipotizzai.
- sarebbe perfetto – rispose lui.
- tanto sicuramente ce l’ha con me, sembra che io la stia usando – dissi.
- ma no, alla fine vi conoscete da neanche una settimana, non potete certo essere le migliori amiche da subito, io e te lo siamo perché ci conosciamo da un eternità – disse.
- quello è vero, poi è stata lei ad iniziare e quindi era ovvio che mi veniva la curiosità – finii.
Ci preparammo per uscire. Dani stranamene era vestito diverso dal solito, era vestito normale con jeans e maglia però non era uno dei soliti jeans che metteva ogni giorno e non era una delle solite maglie che si metteva ogni giorno. Secondo me lo aveva fatto proprio perché c’era Camilla, non so ma sospettavo che gli piacesse, adesso si conoscevano da poco ma secondo me poteva funzionare, lei svampita e lui scemo, sarebbero stati perfetti insieme, ovviamente scherzavo, era il mio migliore amico e mi faceva sempre ridere, però era scemo. Eravamo arrivati davanti al cinema e c’erano già li Serena e Camilla che ci aspettavano. Il cinema non era molto grande, sotto c’era il patronato con il prete o la sua perpetua che vendevano i biglietti e di fianco c’erano le scale per salire di sopra dove c’era la sala. La sala era tutta rattoppata dal pavimento alle pareti al soffitto di velluto rosso accesso, e c’erano due file di sedie, una a destra e una a sinistra che salivamo, a metà di dividevano per via delle uscite di emergenza e poi continuavano fino alla fine della sala. Le poltroncine non erano il massimo della comodità però ci stavano. Ci salutammo ed entrammo dentro, le persone che avevano visto il film nelle due ore prima stavano uscendo per dare posto alle persone del turno dopo che dovevano ancora vederlo tra cui noi. Non sapevo nemmeno che film era ma non mi importava, stavo aspettando che Serena dicesse qualcosa, che mi attaccasse in qualche modo ma ancora niente. Camilla prese la parola.
- io mi siedo vicino a Dani se non ti dispiace, tu puoi stare pure con Renata – disse Camilla.
- guarda che per me puoi fare quel che vuoi, non me ne frega nulla – sentenziò Serena.
- va bene, noi andiamo, ci vediamo di sopra – disse Camilla e prese sotto al braccio Dani che diventò rosso come un pomodoro. Li guardai mentre salivano le scale e poi sparivano dietro la tenda rossa mentre entravano nella sala. Io girai la testa e guardai Serena.
- andiamo anche noi? – chiesi.
Intanto un buon numero di persone erano già entrate e tante altre continuavano a salire le scale per entrare.
- potremmo parlare un po’ – disse lei. Ecco lo sapevo, lo sapevo che adesso era la mia ora, ma in mia difesa era stata lei ad iniziare. Erano tutti entrati e non c’era più nessuno fuori, sentivo die rumori da dentro e molto probabilmente il film era già iniziato.
- dai vieni, sediamoci li nelle scale – disse.
- va bene – la seguii e ci sedemmo nelle scale.
- è per l’altro giorno vero? Per quello che Dani ha detto a Camilla riguardo a ciò che mi chiedevo su di te? – domandai.
- si, anche per quello – rispose lei.
- non è per cattiveria me visto che anche tu odi Silvia volevo sapere perché la odi e cosa mai ti può aver fatto che la odi così tanto da dirmi che ho fatto bene a dargli un pugno in faccia – spiegai io. Ripensando a quando diedi il pugno in faccia a Silvia mi venne da ridere e non riuscii a trattenermi.
- perché stai sorridendo così? – mi domando stupita Serena.
- perché sto ripensando a quando ho dato il pugno in faccia e Silvia e poi lei è caduta e mi è venuto da ridere – risposi. In quel momento notai che anche lei stava sorridendo.
- in effetti – esclamò.
- comunque in risposta alla tua domanda hai presente l’amico di Marco, quello biondo? – iniziò.
- si, Carmine – dissi.
- praticamente io sono innamorata di lui da quando ho iniziato qua le superiori, circa da tre anni ormai – continuò.
- capito, ora mi sento rassicurata – risposi.
- rassicurata? – domandò lei perplessa.
- si, pensavo che ti piacesse Marco – continuai.
- no no, figurati – rispose lei.
- allora, ti piace Carmine, e quindi, non ti sei neancora dichiarata? – domandai.
- praticamente circa a metà dell’anno scorso, della seconda volevo dichiararmi ed ero intenzionata a farlo. Sai meglio di me che Silvia per tutto questo tempo fino a primo del tuo pugno è sempre stata con Marco, solo che ogni tanto lo tradiva e svariate volte è capitato che lo tradisse con Carmine, lui ero uno dei suoi tanti ragazzi – continuò lei.
- oddio, quindi non ti sei neanche dichiarata per paura di lei? cos’è successo? – domandai.
- di lei non ho paura, la prendo a pugni e faccio molto peggio di quel che gli hai fatto te. Praticamente volevo farlo ma qualcuno ha messo in giro la voce e quando Silvia lo ha saputo ha detto a lui che ero lesbica, che era per questo che io e Camilla stavamo sempre insieme – spiegò.
ed ecco la continuazione del capitolo precedente che ho dovuto dividerla anche perchè tutta intera tw non me l'avrebbe lasciata postare.
CAPITOLO 17.
RENATA.
- ora si capiscono molte cose – esclamai.
- diciamo che ora inizi a capire, forse lei non sa dell’esistenza delle migliori amiche e dei migliori amici e dell’amicizia tra maschio e femmina – sbottò Serena.
- cosa vuoi che ne sappia lei – continuai io.
- lei infatti non ne sa niente, è così stupida che non si accorge nemmeno che le sue amichette la stanno usando solo per avere popolarità e riuscire a stare on i ragazzi più altolocati – rispose lei.
- e poi cos’è successo con la storia di Carmine? – continuai a domandare.
- lui ovviamente ha creduto a lei ed ha iniziato ad evitarmi come la peste, poi Silvi in presenza mia e di Camilla ribadiva spesso il fatto che fossimo lesbiche e continuava così – spiegò.
- e te quindi non hai fatto niente? – chiesi.
- cosa potevo fare? Ho smesso di interessarmi a lui anche se mi fa sempre uno strano effetto quando lo vedo, lui ha smesso di darci a peso a quello che diceva Silvia ma non mi ha mai più rivolto la parola, per questo motivo semplice la odio, non so se mai io e Carmine saremmo diventati la coppia per tutta la vita ma sicuramente adesso non posso neanche saperlo perché non posso neanche provarci ad instaurare una storia con lui dopo quello che mi ha fatto Silvia – rispose Serena.
- perché no? – domandai demoralizzata.
- cosa mai potrei fare?, lui non cambierà idea, sono più che sicura che a lui sta più che meno avere lei come fidanzata da una botta e via da usare così ogni tanto mentre lei sta con i suoi tanti ragazzi – disse.
- effettivamente fai bene ad odiarla ma volevo dirti che nonostante quello che è successo tra me, Silvia e Marco ieri io e lui ci siamo parlati ed è intenzionato a farsi perdonare, quindi sono più che sicura che ci sarà speranza anche per te con Carmine – la rassicurai.
- si, ma resta sempre lei come problema più grande da risolvere – sentenziò.
- come? – domandai.
- nel senso che se io mi fidanzo con lui chi lo dice che un bel giorno lui non mi tradisca con lei, o che lei continui con la stessa storia della lesbica dell’anno scorso per farmi allontanare da lui – spiegò.
- questo è vero, ma secondo me ci devi provare, poi ti pentirai di non averci provato, dirai tra qualche anno: “e se quella volta invece che tirarmi indietro per paura soffrire ci avessi provato” – ipotizzai.
- su questo hai ragione – disse lei.
- il vero perdente è colui che per paura di non riuscirci nemmeno ci prova – continuai.
- ok hai ragione, prossimamente vedrò come si sviluppa la vicenda, comunque restiamo amiche? – chiese lei.
- certo, amiche – le risposi.
- che poi voglio vedere dopo quello che le hai fatto se ha ancora il coraggio di venire a romperti la vita, magari a me si ma a te non più credo – esclamò Serena.
- comunque a proposito di amore, secondo me potrebbe succedere qualcosa tra Dani e Camilla – ipotizzai.
- anche secondo me, lei è molto presa da lui e poi ieri e il giorno prima si sono visti – disse.
- si lo so, anche se non penso subito, ci conosciamo ad appena una settimana – risposi.
- lunedì sarà una settimana, comunque sarebbero perfetti insieme – risposi.
Io e Serena rimanemmo li a parlare del più e del meno e anche di altre cose alle rivelazioni di prima. Eravamo cosi assorte che non ci accorgemmo del tempo che passava e che nel frattempo il film era finito e le persone dalla sala sopra stavano iniziando a scendere giù per le scale. In quel momento ci alzammo e decidemmo di ritornare nel patronato di sotto ad aspettare Dani e Camilla. Dani e Camilla arrivarono e spigammo loro che c’eravamo assorte a parlare e non ci siamo accorte del passare del tempo, a parte che a me personalmente non me importava gran ché del film. Spiegammo che avevamo chiarito riguardo quella cosa e alla fine dopo i saluti ritornammo a casa, io e Dani da una parte e serena e Camilla dall’altra. Durante il tragitto di ritorno a casa spiegai al mio migliore amico la situazione e gli raccontai di Serena e di Carmine così per informarlo. Arrivata a casa lo salutai e lui continuò la sua camminata finché non arrivò a casa sua che abitava un po’ più avanti di me. Vidi la sua ombra sparire mentre il sole autunnale stava calando, ben presto sarebbe sopraggiunto l’inverno.
grazie a tutti che ancora continuate a seguire questa storia nonostante tutit i miei mesi di assenza, vedrete che ora inizierà il bello.
CAPITOLO 18.
RENATA.
Era passato qualche giorno dalle rivelazioni che Serena mi aveva fatto e tutto stava procedendo bene, io e Serena ci stavamo attaccando, avvicinando sempre di più per quanto riguarda i discorsi e lo stesso anche Dani e Camilla. A scuola stavo molto spesso con Serena mentre Dani con Camilla, a parte durante le lezioni siccome sono tutte e due dell’altra sezione, e come al solito Dani lo vedevo sempre lo stesso quasi ogni pomeriggio come avevamo sempre fatto, negli ultimi giorni mi parlava spesso di Camilla, secondo me ne era innamorato. Era mattina, mi sveglia, mi preparai, insomma tutte le solite cose ed andai a scuola. Era martedì 19 novembre, era un giorno di pieno autunno e stava iniziando a fare seriamente freddo. Andai a scuola e trovai Dani, salimmo le solite scale, percorremmo il solito corridoio ed entrammo nella solita aula dove ci sistemammo come sempre nei soliti due banchi. Eppure sentivo che non sarebbe stata una delle solite giornate quella, era una strana sensazione ma me lo sentivo che sarebbe successo qualcosa di diverso, oppure ero solo che io ci speravo per questo mi sembrava che fosse diversa dal solito, al momento infatti era tutto tranquillo e calmo come sempre. Durante l’intervallo Dani era con Camilla ed io ero seduta su una muretta insieme a Serena e stavamo parlando del più e del meno, non solo delle disgrazie che ci siamo dette sabato. In quel momento stavamo parlando insieme quando notai Marco che stava camminando proprio nella nostra direzione, lo guardavo incredula e sorpresa: stava sul serio venendo da noi, cioè da me? Cosa doveva fare? Cosa doveva dirmi?. Lui stava continuando a camminare quando ad un certo punto fu fermato da qualcuno, era il suo amico Carmine, a prima vista sembrava fosse da solo ma quando si girò notammo che aveva qualcuno sotto braccio ed era proprio quel qualcuno che nessuna di noi due avrebbe voluto vedere: Silvia.
- che t.r.o.i.a, adesso che ha visto che siamo amiche sta iniziando a fare di tutto per farmi arrabbiare e per irritarmi – disse Serena.
- ma tu non devi dargli corda, così lei se ne approfitterà ancora di più, devi dimostrarti indifferente a lei, non a lui, ma all’atteggiamento di lei – spiegai.
- come faccio a non irritarmi è odiosa – sentenziò lei.
- lo so che è difficile ma vedrai che prima o poi smetterà – dissi.
- oh credimi, lei non smetterà per niente al mondo se sa che quel particolare atteggiamento ti da fastidio e ti irrita – continuò.
- in effetti – dissi. Intanto Silvia ci stava guardando e stava sbattendo le ciglia e guardandoci con la sua solita faccia da put.tana. Serena prontamente gli alzo il dito medio e allora Silvia si strinse ancora di più a Carmine. Siccome Silvia aveva il braccio appoggiato sulla sua schiena scese apposta ancora più in giù con la mano arrivando al sedere e palpandoglielo.
- ora io mi domando, ma sta put.tana qua crede che io mi ingelosisca o mi irrita solo perché fa queste scene pietose? – disse Serena incazzata.
- in effetti, tu adesso sei gelosa e anche irritata – le constatai.
- ok, sono gelosa e pure irritata, e lei è una stron.za, t.r.o.i.a put.tana – finii.
Dopo quel odioso siparietto di Silvia se ne andò via sempre stretta a Carmine e Marco continuo a camminare e stava venendo incredibilmente sempre più vicino a noi. Il cuore stava iniziando a pompare a mille, sbatteva e sbatteva veloce, non sapevo neanche cosa stava succedendo nel mio stomaco, avevo un alveare di farfalle e tutte quante insieme stavano prendendo il volo. Marco era davanti a noi, aveva entrambe le mani dentro le tasche davanti dei jeans, io e Serena eravamo ancora sedute sul muretto.
- ciao – ci salutò lui.
- ciao – la salutammo noi.
- io allora vi lascio soli a parlare-disse Serena mentre si stava alzando.
- no, non preoccuparti, non occorre – la fermò Marco e lei si risedette.
- allora c’è qualcosa che devi dirmi? – domandai io curiosa.
- si, volevo invitarti sabato sera ad uscire insieme, ti va? – chiese lui.
- certo – risposi.
- perfetto, allora ti va se ti vengo a prendere a casa tua e poi ti porto io in un posto – disse lui.
- che posto? – domandai.
- è una sorpresa, comunque vestiti elegante, va bene se passo alle sette? – chiese.
- certo, per me è perfetto – risposi.
- d’accordo, allora ci vediamo sabato alle sette – disse lui.
- va bene, ciao – lo salutai insieme a Serena.
- ciao – ci salutò lui mentre si allontanava. Mi imbambolai a guardarlo mentre si allontanava e si perdeva in mezzo ala folla, con quel suo modo di camminare sicuro e deciso, quel suo modo di porsi deciso, ma gentile e comunque efficace. Poi quel suo sorriso meraviglioso, era in grado di scioglierti, era fantastico, lui era fantastico, sapeva come farmi sentire a mio agio, come farmi sentire al sicuro e protetta. Mi girai verso Serena e la guardai.
- allora, sei felice? – mi domandò lei.
- certo, ora sono al settimo cielo – risposi.
- perfetto, devi vestirti elegante sabato, vengo a casa tua alle cinque e ti aiuto a prepararti e a vestirti – esclamò lei.
- va bene, però ti dico io cosa va bene e cosa non – dissi.
Suonò la fine dell’intervallo e ritornammo tutti in classe. Dani notò che stranamente ero più felice del solito.
- allora cosa è successo? – mi chiese.
- Marco mi ha invitata ad uscire sabato sera – risposi sorridendo e saltando dalla felicità.
- sono felice per te, ti serve aiuto per vestirti? – mi domandò.
- se vuoi vieni, c’è anche Serena – gli risposi.
- perfetto, per me va bene – disse.
Ritornammo in classe e ripresero le lezioni. Quella giornata finii e anche se era autunno e stava arrivando l’Inverno che a me metteva addosso una tristezza incredibile non me ne importava niente, io ero felice quel giorno, figuriamoci quanto potevo essere felice sabato allora.
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