Ciao a tutti! Questo capitolo forse è un pò meno interessante ma da qui iniziano i primi cambiamenti e non aggiungo altro.... :P
Capitolo 4:
In classe era ora di inglese; la professoressa era intenta a spiegare il Simple Past alla lavagna mentre io ero rifugiata nel mio mondo. Lanciai un’occhiata a Chiara notando che era concentrata sugli appunti, forse dovevo seguire un minimo anche io.
Qualche minuto più tardi la mia compagna di banco mi diede una leggera gomitata al braccio per farmi girare, e lei, con lo sguardo alla lavagna da finta interessata, mi porse il foglio dove credevo stesse scrivendo la lezione. Dentro c’era una lista delle cose da comprare nel pomeriggio. Un brivido mi corse lungo la schiena. Sgranai gli occhi quando arrivai al punto cinque dove c’era scritto ceretta in casa.
Scossi la testa e ripiegai il foglio consegnandoglielo di nuovo. Chiara restò perplessa. Le accennai un “no” con la testa che lei ignorò scrivendo qualcos’altro su un altro foglio.
Ricordati che lo fai per te stessa!
Roteai gli occhi e le risposi:
Si, ma non sono masochista!
Chiara sbuffò e fece segno di fidarmi di lei. ‘Na parola!
Mi porsi nella sua direzione facendo ben attenzione a non essere vista dalla professoressa. “E a proposito di fidarsi…” diedi un’altra occhiata all’insegnante. “Tu ti fidi di me?”. Chiara fece cenno di si. “Bene! Allora lascia che ti dia una mano con Pedro!” bisbigliai.
La ragazza arrossì di colpo. “Che? Sei impazzita?” bisbigliò di un grado maggiore.
Le sorrisi astutamente. “Io aiuto te, tu aiuti me!”.
Abbassò la testa nascondendosi dietro il ragazzo che aveva davanti. “D’accordo!” sussurrò preoccupata e strinse la mano che le stavo sporgendo.
Una mano mi cinse le spalle. “Ciao ragazze!” voltai lo sguardo verso il proprietario della voce vedendo Ste che aveva l’altro braccio intorno alla vita di Chiara. Sobbalzai, e anche il mio cuore.
“Ciao Ste!” arrossii violentemente.
Perché? Perché ero stupida?
Il ragazzo poggiò i suoi grandi occhi neri su di me. “Siete pronte per domani sera?” sorrise raggiante. Mollò la presa dalla mia spalla per agitare la mano. “Sarà una figata pazzesca! E voi avrete il posto in prima fila!”; ma la mia mente era ancora su quel contatto che mi stava facendo sorridere come un’ebete.
Perché non mi facevo avanti? Che cosa avevo da perdere? Alla fine non avevamo neanche questo gran rapporto quindi non sarebbe cambiato nulla se mi avesse respinto. Ma ero una fifona. E timida. Una timida fifona.
“Oh! E guarda dove vai!” mi urlò contro il ragazzo su cui mi ero appena scontrata.
Aggrottai la fronte. “Scusa! Ma stai calmo!” gli risposi chinandomi a raccogliere il libro che mi era caduto di mano.
Lui sbuffò sistemandosi la cartella sulle spalle. “Ma guarda te…” e se ne andò borbottando.
Sto cretino!
“Tutto ok?” Chiara mi raggiunse prendendomi per le spalle. “Avete fatto un bel boom!” spalancò le mani per simulare una bomba che esplodeva.
Annuii stringendo il libro al petto.
La ragazza allungò il collo per leggere meglio la mia espressione. “Sembri turbata…” arricciò le labbra.
“No, tranquilla!” mi sforzai di sorriderle. Ma lei non mi credette. Ok forse dovevo dirle quello che mi frullava nella testa.
“Senti Chiara…” spostai il peso da un piede all’altro. “Domani ti và di passare da casa per aiutarmi a vestire più…” abbassai lo sguardo arrossendo “… femminile?”.
La mia amica passò da un’espressione preoccupata a un sorriso euforico. Mi prese le mani tra le sue. “E me lo chiedi? Certo!” mi abbracciò. Poi si allontanò per guardarmi in faccia. “Oggi pomeriggio compreremo tutto l’occorrente per domani e per il resto della tua vita!” annunciò raggiante.
Deglutii. “Ehm… facciamo solo per domani!”.
Chiara scosse la testa. “Almeno per tutto l’anno! Va bene?”.
Sorrisi. “Va bene!”.
“Ciao Doni! Ciao Chiara!” sentii urlare qualcuno alle mie spalle, era Dani che ci stava raggiungendo.
“Ciao batteriologo! Che fine hai fatto?”.
Si grattò la nuca. “Ero con gli altri dal professore di matematica, ci ha fermati per parlarci di alcuni casini che abbiamo combinato prima!” arrossì.
Scossi la testa divertita. “Ma la volete piantare di improvvisare i concerti in classe? Così vi farete sospendere!” sorrisi.
Abbassò lo sguardo imbarazzato. “Tu lo capisci sempre!”.
Gli cinsi un braccio intorno al collo. “Sono o non sono la tua migliore amica? Ti conosco come le mie tasche!”.
Mi guardò beffardo. “Ma se le tue tasche sono sempre incasinate come la tua testolina!” mi scompigliò i capelli.
“Ah ma allora è un vizio!” gli feci il solletico tra le costole.
Lui rise. “Guarda che è anche il tuo punto debole quello!” e mi imitò facendomi sobbalzare.
Risi anch’io. “Ahah str**zo!”.
“Qualcuno ti ha chiamato Ka!” disse Ste sfottendo mio fratello.
Scoppiai a ridere e il bassista mi fece l’occhiolino che mi scaturì, indovinate un po’, un bel rossore sulle guance.
“Oh ma che simpatico!” il chitarrista gli diede una spinta facendolo arrivare con un salto alla fermata del pullman.
“Ma sei scemo?” s’innervosì il bassista, poi si voltò verso di me. “Come fai a sopportarlo notte e giorno?” indicò con il pollice il ragazzo.
Feci spallucce. “Mi faranno santa un giorno…” risposi con naturalezza.
Ste mi prese sottobraccio. “Poi un giorno mi spiegherai il tuo segreto…”.
Perché ho la sensazione di stare per svenire? Un altro contatto del genere e io posso dire addio alla mia razionalità.
Sfuggii alla presa maledicendo la mia timidezza. “Ehm… Chiara?” mi voltai verso la ragazza cercando di riprendere il controllo di me. “Mangi a casa vero? Così poi usciamo subito!”.
Lei annuii. “Ok!”.
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