Ve l'ho già detto quanto mi facciano piacere le vostre visite e i commenti?? grazie 1000 c:
Capitolo 8:
Qualcuno mi scosse le spalle, ma forse stavo sognando. Dopo qualche secondo di attesa mi sentii scuotere di nuovo. Aprii gli occhi constatando che fossi in pieno buio. “Chi è?” domandai con la voce impastata di sonno.
“Sono io!” sussurrò mio fratello che sentii sedersi vicino la mia pancia.
Allungai la mano verso la lampada sul comodino, anche se la luce era fioca i miei occhi non resistettero a quel bagliore improvviso. “Spero tu abbia un buon motivo per svegliarmi alle…” pigiai il tasto del cellulare per vedere l’orario “… 4.09! Che cavolo vuoi?”.
Ka, in canotta e mutande, mi guardava con aria preoccupata. “Parliamo un po’!”.
Lo guardai torva. “Abbiamo un’intera giornata per parlare, è domenica! Non puoi aspettare?”.
Deviò lo sguardo. “Sono pensieroso adesso!”.
Sospirai lasciando cadere la testa sul cuscino. “D’accordo… di che parliamo?”
“Di te e di Dani!”
“Buonanotte Ka!” feci per spegnere la luce ma la sua presa mi bloccò.
“E dai! Voglio solo chiarire un paio di cose!” mi lasciò andare. Alzai le braccia al cielo in segno di resa. “Vorrei sapere cosa pensi tu di lui?”.
Spalancai la bocca. “Ka ma sei ancora ubriaco o cosa?”.
“Sono serio!” rispose spazientito. “Cosa provi per Dani?”.
“Ma perché siete tutti convinti che mi piaccia Dani?” mi resi conto che stavo usando un tono di voce normale, ritornai a bisbigliare. “Io e lui siamo amici! Punto! Chiaro?”.
Mio fratello mi guardò perplesso. “Io ti vedo sempre vicino a lui! Siete complici e non potete fare a meno l’uno dell’altra!” prese una pausa “E lui cosa pensa di te?”.
Svoltai gli occhi all’aria. “E’ il mio migliore amico! E’ ovvio che stiamo sempre insieme cavolo!”.
“Si ma tu sai cosa prova lui per te?”
Spalancai le mani. “E che ne so…” ci pensai su per qualche secondo “Credo mi voglia bene come io ne voglio a lui!”.
Ka scosse la testa. “Credo proprio di no…”
Lo guardai senza capire. “In che senso?”.
Si alzò passandosi una mano tra i folti capelli. “Lui… beh…” s’interruppe sospirando “Sta a lui scegliere cosa dire…”.
Mi sedetti di scatto. “Che vuol dire? Di che parli?”. Non poteva andarsene adesso lasciandomi piena di domande.
Ka continuava a scompigliarsi i capelli. “Oh!” s’innervosì. “Parlane con lui!”.
“Non è giusto lasciar cadere così il discorso” incrociai le braccia sentendomi una bambina.
Mio fratello mi fissò qualche istante poi tornò a sedersi accanto a me con un’aria sospettosa. “Ora che ci penso… Ho notato un particolare stasera…” socchiuse gli occhi e io trattenni il respiro. “Cosa succede tra te e Ste? Non siete mai stati così amici come stasera!”.
Mi sentii avvampare le guance, fortunatamente non ci aveva visti baciarci. “Parlane con lui!” lo citai.
Ka abbozzò un sorriso. “Sei proprio mia sorella!”.
Seguirono alcuni minuti di silenzio nel quale io rimuginavo sulla serata appena trascorsa e sul mio rapporto con Dani. Eravamo sempre stati così affiatati e io non avevo notato nessun cambiamento da parte sua, lo riferii a mio fratello che scosse la testa. “Forse perché c’è sempre stato un sentimento più profondo da parte sua!” suppose senza giri di parole.
Aggrottai la fronte. “Ma che dici? Lui che ti ha detto?”
Il ragazzo alzò lo sguardo sulle fotografie appese alla parete. “Lui niente in particolare, ma io lo conosco bene quanto te e riesco a leggere tra le righe!” sorrise sghembo e abbassò lo sguardo su di me. “Ma perché ti interessa tanto la cosa?”.
Arrossii per non so quale motivo. “Semplice curiosità!”.
Ka mi fissò qualche istante serio. “A-ah…” si alzò sbadigliando “Sarà meglio che torni a dormire, domani andremo in bici!”.
Sgranai gli occhi. “E me lo dici adesso?” lo spinsi via con i piedi facendolo ridere “Esci sennò non mi sveglio!”. Lasciai che chiudesse la porta prima di prendere il cellulare e inviare un messaggio a Dani con su scritto “Dobbiamo parlare”.
“Ma buongiorno!”
Alzai lo sguardo da terra incrociando gli occhi vispi di Pedro. “Come fai ad essere sempre così allegro di prima mattina?” bofonchiai trascinando la bicicletta verso di lui insieme ad un rumoroso sbadiglio.
Il ragazzo sistemò la visiera del cappello dietro la nuca soffocando i suoi numerosi ricci. “La vita è bella!” spostò la testa di lato osservandomi “Tu invece sembri parecchio esausta!”.
“Chissà a causa di chi…” risposi lanciando un’occhiataccia a mio fratello che iniziò a fischiettare evitando il mio sguardo.
“Eccovi finalmente!” urlò Pedro a qualcuno dietro di me; il resto del gruppo, tra cui Chiara, era già in sella e stavano percorrendo il viottolo per raggiungerci.
Camminai verso la ragazza. “Oh ci sei anche tu!”.
“Si ma…” scese dalla bici osservandomi da capo a piedi “Dove sono i pantaloncini?”.
Fissai i miei pantaloni lunghi. “Ehm… beh…”.
Chiara scosse la testa spingendomi dentro casa. “Sicurezza cara, sicurezza!”.
Rientrai per cambiarmi sotto i vari sospiri della ragazza che mi diede una pacca incoraggiante sulla spalla quando tornammo dagli altri.
Ste mi venne incontro prendendomi per i fianchi. “Non nascondere le tue belle gambe dolcezza!” e con grande stupore di tutti, ma soprattutto mio, mi baciò sulle labbra.
Ok. Ero in confusione. Ci eravamo baciati la sera prima ma… adesso? Cioè, stiamo insieme? No, aspetta. Non correre con la fantasia.
“Ma che ca… spiterina succede qui?” gracchiò Pedro, ancora sotto shock, con gli occhi che rimbalzavano da me al bassista.
Mi grattai la nuca paonazza “Ehm…”.
“Che ca**o fai con mia sorella?”. Ka, inca**ato nero, minacciava con i pugni il moretto che lo fissava perplesso. “Ti spacco la faccia se ci riprovi!”.
Ste gli fece segno di calmarsi. “Guarda che ci siamo baciati ieri! Voglio conoscere tua sorella, non prenderla in giro!” si giustificò chiaramente innervosito.
Il chitarrista spalancò la bocca spostando il suo sguardo gelido su di me. “E’ vero? Perché non me l’hai detto?”.
Lo guardai di rimando. “Non sono obbligata a dirti proprio niente!” digrignai i denti “E poi si: è vero!”. Calò un silenzio gelido in cui tutti gli occhi erano puntati su mio fratello. “Lasciami vivere la mia vita!” insistetti.
Il chitarrista serrò la mandibola tornando a guardare torvo l’amico; dopo un lungo sospiro chiuse gli occhi e li riaprì lentamente lasciando che la rabbia sbollisse. “D’accordo.” Avvicinò il suo viso a quello di lui e gli puntò il dito contro “Ma se provi a prenderla in giro e a farla soffrire ti appendo per le pa**e, sono stato chiaro?”.
Ste sgranò gli occhi evitando i suoi soliti commenti sarcastici. “Chiarissimo! Calmati ca**o!”. Saltò in sella invitandoci a seguirlo.
Camminammo per parecchio tempo prima di riuscire a lasciarci la città alle spalle dando modo ai nostri occhi di essere riempiti dai colori vivaci delle campagne. Eravamo tutti abituati a questi lunghi percorsi ma il nostro stomaco protestava e noi non avevamo pensato di portarci dietro neanche un pacco di biscotti.
Ka frenò guardandosi attorno. “Siamo circondati dal verde! Come facciamo adesso?”.
“Cerchiamo qualche albero con della frutta!” propose Pedro. “Dividiamoci in coppie!”.
Il chitarrista alzò un sopracciglio guardando l’amico con aria beffarda. “Perché ho la sensazione di sapere chi sarà il tuo partner?”.
Il ricciolino arrossì sotto le risatine degli amici “Vuoi essere tu?”.
Mio fratello alzò le mani “Ma anche no!” poi guardò Chiara “Perché non vai tu?”.
La ragazza arrossì violentemente “Ehm… se lui è d’accordo…”.
“Certo che sono d’accordo!” rispose Pedro raggiante.
Ste prese la mia mano “Allora noi…”.
“Ehi voi!” lo interruppe Ka agitando le mani in segno di diniego. “Tu!” indicò il bassista “Vieni con me, ti voglio fare un discorsetto!”.
Il moretto sbuffò “Che sei pa**oso!”.
“Non mi interessa!”. Il chitarrista ignorò le sue lamentele ritornando a pedalare “Muoviti!”.
Ste sospirò voltandosi verso di me “Ci vediamo tra poco allora!” e se ne andò lasciandomi un bacio a fior di labbra.
“Fa sul serio quindi?”
La voce di Dani mi fece sobbalzare; per qualche momento mi ero dimenticata della sua presenza.
Mi misi in marcia aspettando che mi affiancasse. Avevo la sensazione che fosse calata un’aria gelida su di noi e non riuscivo a capirne il motivo. Lo osservai con la coda dell’occhio scorgendo il suo viso teso ma all’apparenza tranquillo, lui mi sorprese a fissarlo e io mi voltai dall’altra parte.
“Di cosa volevi parlarmi?”
Mi ricordai del messaggio che gli avevo inviato. Già, di cosa volevo parlargli?
“Ehm” mi morsi le labbra sentendo i suoi occhi addosso. “Ka stanotte mi ha detto che tu…” arrossii talmente in fretta che mi sentii girare la testa “Che tu, secondo lui eh, provi più di una semplice amicizia per me…” conclusi la frase in fretta e con il cuore che mi martellava nel petto. Non sentendo nessuna risposta da parte sua pensai che lo avessi offeso o non so che altro diamine avessi combinato ma la sua risata mi rincuorò.
“Ahah! L’ha detto davvero?”
Lo guardai sollevata ritrovando i suoi occhi allegri “Già… assurdo vero?”.
Il batterista portò la testa all’indietro lasciandosi trasportare in una rumorosa risata. “Ma come gli viene in mente? Lo sa che siamo amici da una vita?” scosse la testa ritornando a guardare me “E tu che gli hai detto?”.
Con la mente ritornai velocemente a quel momento, a quando la mia testa si riempì di domande e immagini di momenti vissuti insieme. “Beh, ovviamente non ci credevo, però ero incuriosita dalla cosa!”.
Il batterista mi guardò perplesso. “Incuriosita?” rifletté qualche secondo “Ora faccio io una domanda a te…”.
“Spara!”
Si fermò di colpo restando in silenzio finché non raggiunse il punto in cui mi ero bloccata io, notai che stringeva talmente forte l’impugnatura del manubrio da avere le nocche bianche. “Metti il caso che fosse vero quello che ti ha detto tuo fratello…” mi guardò netto “Tu che cosa proveresti?”.
Boccheggiai sorpresa. “Io…” mi agitai sentendo crescere in me la voglia di scappare “Ma che domande fai?” risi nervosamente. Cercai di pensare a qualcosa che potesse sdrammatizzare la situazione ma non mi venne in mente niente. Vuoto totale.
Dani continuava a fissarmi serio. “Dai scusami… ti ho messa in difficoltà! Lo so che non vuoi ferirmi e che mi vedi solo come amico! Tranquilla perché anche io ti voglio bene così come me ne vuoi tu…”. Continuava a sorridere ma i suoi occhi non mi sembravano altrettanto entusiasti.
“Infatti!”. Mi sorprese la mia delusione riguardo la sua risposta, come se mi aspettassi qualcosa di più. Guardai il mio amico mentre mi sorrideva e improvvisamente mi venne in mente la domanda che volevo fargli da quando mi aveva vista con il bassista. “Dà, tu cosa ne pensi di quello che mi sta succedendo con Ste? Approvi?”.
Il ragazzo mi scrutò intensamente. “Sei felice?”.
Sgranai gli occhi. “Non lo so, non so ancora a che punto siamo o se andremo oltre!” sospirai “Lo sai che tengo al tuo parere… cosa ne pensi?” domandai di nuovo.
Dani si morse il labbro inferiore. “Sono contento che il tuo sogno d’amore si sia realizzato…” e come una scheggia ripartì lasciandomi in compagnia del vento.
Scusatescusatescusate e altre mille volte scusate!! Ho avuto problemi con il computer questi giorni..Ma ora bando alle ciance posto un nuovo capitolo..
Capitolo 9:
“Oh cavolo quindi è il sogno della tua vita che si avvera!”. Chiara, con le gambe incrociate sul mio letto, continuava a chiedermi tutti i dettagli del mio ballo con Ste mentre io ero in piedi davanti all’armadio.
Uscii una vecchia maglietta blu che mi piaceva tanto. “Questa va bene con i jeans?” la voltai in direzione della mia amica che la congedò con un solo gesto. Sbuffai. “Questa?” le mostrai la canotta bianca che avevo comprato il giorno prima.
La ragazza roteò gli occhi. “No! Cavolo stai andando a un appuntamento, non a un pigiama-party!”.
Mi buttai accanto a lei in preda allo sconforto.
“Posso essere sincera con te?” domandò dopo avermi fissata a lungo.
“No…” risposi senza entusiasmo.
“Non mi sembri molto euforica per questa uscita!”
Voltai lentamente la testa per guardarla. “Perché credo di aver litigato con Dani e non mi piace quando accade!” le confessai mettendomi di pancia in su.
Chiara arricciò le labbra. “In effetti stamattina avevo notato che la vostra complicità l’avevate lasciata alle rispettive case… Cos’è successo?”.
Feci spallucce. “Vorrei capirlo anch’io! Non ci siamo più parlati dopo il nostro giro in bici!”.
Chiara prese Billie per lanciarlo in aria. “E cosa vi siete detti?”.
Mi rigirai l’anello che avevo all’indice. “Gli ho detto che secondo mio fratello lui ha una cotta per me”.
Vidi Billie rotolare per terra seguito da uno sconcertato “Che cosa?” che fece vibrare la parete.
Mi drizzai a sedere spaventata dall’urlo. “Ma sei scema?”. Chiara ignorò la domanda restando a bocca aperta. “Non farla così tragica adesso!”.
“Non farla così tragica adesso?” ripeté balbettando le mie parole. “Ti rendi conto che non si fanno certe domande?.
“Perché?”
“Perché… perché è così!” alzai diffidente un sopracciglio e Chiara sospirò. “Che ti ha risposto?”.
Abbassai lo sguardo. “Che mio fratello si sbagliava…” sussurrai.
La mia amica mi alzò il viso invitandomi a guardarla. “Ne sei delusa?” domandò dolcemente.
Ritornai a fissare il copriletto. “No… egoisticamente parlando stavo pensando: se neanche il mio migliore amico, che conosce tutto di me, mi vuole, allora piacerò mai a qualcuno?” sospirai.
Chiara mi abbracciò e io mi lasciai cullare dalle sue parole. “Non è giusto quello che dici. Può darsi che siete fatti l’uno per l’altra solo come amici, magari lì fuori c’è il ragazzo giusto che non hai ancora incontrato. Oppure ci stai per uscire adesso!” la sentii sorridere. “La gente cambia. Potrebbe anche essersene reso conto quanto gliel’hai fatto notare tu o le cose resteranno sempre così, chi può dirlo? Vivi la vita come viene e non lasciarti scoraggiare dalle tue insicurezze! L’amore arriva quando meno te l’aspetti ed è bellissimo! Quando sarai pronta a lasciarti andare ti renderai conto che quello che cercavi era già qui in attesa che tu lo notassi, basta solo questo…” mi baciò la testa sciogliendo l’abbraccio. “E adesso corri a prepararti!”.
“Chi era al citofono?” domandai agitata al riflesso di Chiara.
“Ste!”
Ritornai a concentrarmi sulle mie labbra cercando di non sbavare con il lucido “Ca**o!”.
La ragazza mi serrò le spalle. “Calmati! Sei pronta! E poi non devi correre subito da lui!” sorrise sicura. “Fallo aspettare un po’!”
Le lanciai un’occhiata di sfida. “Eppure quando sei con Pedro non mi sembri tanto padrona di te stessa!” sghignazzai.
La vidi arrossire lentamente e poi distogliere lo sguardo “Ehm… a questo proposito…”. Notai che i suoi occhi brillavano di felicità, capii quello che stava per dirmi ma lasciai che me lo dicesse lei. “Mi ha chiesto di uscire con lui…”.
La abbracciai euforica. “Che bello! Sono felicissima per voi! E quando?” chiesi.
“Domani sera!” rispose raggiante.
“E perché non me l’hai detto prima?” terminai la frase dandole un leggero pugno sul braccio.
“Perché…” mi guardò torva “Dovevamo prima parlare di questo bacio focoso!” sbatté ripetutamente le ciglia a mo di presa in giro.
La abbracciai di nuovo “Stupida!”. Presi la borsa scendendo velocemente le scale e ringraziando mentalmente Chiara per avermi concesso le ballerine.
Ad attendermi con la schiena poggiata sulla propria auto stile Edward Cullen c’era il vamp… ehm, no… il ragazzo della mia vita. “Ma quanto ci metti ad uscire?”. Uhm… non propriamente romantico.
“Arrivo!” corrugai la fronte.
Entrammo in auto e Ste accese l’aria calda. “Faceva un freddo boia ad aspettarti!”.
Poggiai la schiena al sedile riflettendo sul perché questo vampiro odiasse tanto il freddo, era ironica come cosa. Scossi la testa ricordando a me stessa che qui non c’era nessun vampiro. E poi io preferivo Jacob Black.
“Ma mi stai ascoltando?”
Non mi ero resa conto che Ste aveva iniziato a parlare e che io non avevo ascoltato neanche una parola. “Ehm…”.
Il bassista sbuffò. “Ho detto: andiamo al cinema e poi a mangiarci una pizza, ok?” ripeté annoiato.
Abbassai lo sguardo “Ok!”.
Durante il tragitto nessuno dei due fiatò; ogni tanto mi voltavo nella sua direzione scorgendo la sua espressione seria e piuttosto seccata.
Inventati qualcosa cavolo! Fai qualche domanda!
“Ehm… cosa vediamo di bello?”
“Un film di alieni, non ricordo il titolo.”
Mi lasciai sfuggire una smorfia. Non mi piacevano i film sugli alieni. “Oppure? Cos’altro c’è?”.
Mi lanciò una breve occhiata. “Una roba di Burton… Franken… e qualcosa!”.
Sgranai gli occhi “Frankenweenie?”.
“Credo di si…”
“Perché non vediamo quello?” proposi quasi saltando dal sedile.
Ste mi guardò sorpreso. “Ti piace Burton?” alzò un sopracciglio.
Annuii. “Io amo i film di Burton!”.
Ritornò a fissare la strada “Ah. Io li odio. Secondo me non hanno un senso!” dichiarò.
Rimasi a bocca aperta. “Lo pensi davvero?” domandai incredula “Se lo odi come fai ad essere amico di Pedro?” sorrisi.
Ste rise mentre parcheggiava. “Una volta si era incaponito sul fatto che voleva farmelo piacere ma alla fine s’è arreso, proprio non mi va giù!” mi guardò divertito per un lungo lasso di tempo prima di spegnere il motore e aggiungere “Te l’ho detto quanto sei bella stasera?”.
Abbassai lo sguardo arrossendo “Ehm… no…”.
Con l’indice sotto il mento mi alzò il viso in modo che potessi guardarlo negli occhi “Allora te lo dico adesso…” avvicinò la sua faccia alla mia “Sei bellissima…”.
E’ solo impressione mia o qui si muore di caldo?
Entrammo nel cinema e io non potei far altro che sospirare davanti alla mega locandina raffigurante l’ultimo capolavoro burtoniano. Dopo aver acquistato i pop-corn entrammo nel multisala per sorbirci il film sugli alieni. Dopo un quarto d’ora stavo seriamente rischiato di addormentarmi.
Iniziai a guardarmi intorno in cerca di un passatempo per restare sveglia senza destare sospetti ma Ste mi scoprì. “Ti stai annoiando?” mi sussurrò avvolgendomi in un abbraccio.
Mi lasciai andare a quel caloroso contatto poggiando la testa sulla sua spalla. “Diciamo che non è proprio il mio genere…” ammisi.
Lo sentii sorridere. “Vuoi andare via?” domandò con le labbra tra i miei capelli.
Scossi la testa. “Sinceramente in questo momento vorrei restare così…” chiusi gli occhi incurante del fatto che quella frase, troppo ‘slanciata’ per me, mi avesse causato le gote rosse.
Ste abbassò il capo per baciarmi dolcemente. Cavolo che brivido mi aveva scaturito!
Ah no. Era il mio cellulare. Lessi il nome sul display, era Dani.
Mi alzai di scatto farfugliando un “Scusa un attimo!” a Ste per uscire velocemente prima che terminasse la chiamata. “Pronto?”.
“Ehi Dò… disturbo?”. La sua voce era parecchio cupa, mi preoccupai.
“Certo che no! Che succede?” chiesi agitata.
Lo sentii sorridere “Stai tranquilla! Volevo solo dirti che mi dispiace per stamattina… non volevo essere così brusco…”.
Alzai lo sguardo in direzione dell’orologio, erano le undici meno qualcosa. Mi intenerì sapere che a quest’ora Dani stava pensando a me… cioè… alla nostra discussione.
Sorrisi anch’io. “Non preoccuparti… amici come prima?”.
Sospirò “Si…” dopo una breve pausa aggiunse “Ti voglio bene…”.
Il mio cuore si riempì di gioia a quelle parole. “Anche io ti voglio bene…” riattaccai.
Ritornai da Ste con un sorriso a trentadue denti, lui mi guardò incuriosito lasciando che mi accoccolassi tra le sue braccia “Buone notizie?”.
Annuii “Si! Io e Dani abbiamo fatto pace!” sorrisi stringendomi a lui.
“Ah!”
Lo guardai “Cosa?”.
Ste mi guardò sottecchi con un sorriso sghembo “E lui ti chiama a quest’ora per fare pace?”.
Riflettei confusa. “Beh… l’ho pensato anch’io… è una cosa tenera, no?”.
Il bassista sorrise ritornando a guardare il film “Già… proprio tenera…”.
Capitolo 10:
“Quindi non ti piacciono i film sugli alieni… ne prenderò atto!” mi sfotté Ste guardandomi negli occhi.
Chinai il capo sentendomi in colpa. “Si, però la trilogia di Man in Black mi piace!” cercai di giustificarmi iniziando a stritolare il tovagliolo.
Eravamo seduti nella pizzeria napoletana più buona di Milano. Era uno di quei locali gestiti dalla solita gente cordiale del sud, con tanto di tovaglia a quadretti rossa e quadri raffigurante i paesaggi tipici della Campania.
Il bassista mi prese la mano per salvare quel povero tovagliolo che ormai avevo ridotto a uno straccio. “Allora parlami di quello che ti piace, a parte i film di Burton che abbiamo capito tu ami!” sorrise.
Lo guardai perplessa. Mai avrei immaginato di vedere questo lato così cordiale di Ste. Certo, mi ero fatta parecchi viaggi mentali in questi anni, ma non immaginavo si sarebbero realizzati davvero.
“Posso farti una domanda?”
“Dimmi!” si drizzò a sedere lasciando andare la mia mano. Uffa.
“Uhm…” riflettei su quale fosse il modo migliore per iniziare l’argomento, alla fine optai per la sincerità. “Come mai d’un tratto ti sei accorto di me?”. Ste aggrottò la fronte perplesso. “Mi spiego meglio: da quando ci conosciamo non mi hai mai degnata di uno sguardo, mentre adesso mi hai chiesto di uscire!” un pensiero attraversò la mia mente “Non vorrai usarmi per far ingelosire qualcuna?”. Il bassista sbatté le palpebre stupito poi, d’un tratto, scoppiò a ridere mentre io diventavo sempre più piccola per la vergogna. “Che ho detto?” sussurrai rossa in viso.
Ste scosse la testa cercando di smettere di ridere. “Tu mi fai morire!” sorrise “Non ti sei mai accorta che io ho sempre provato a parlarti ma tu scappavi via? Ho provato a farti ingelosire ma tu sembravi impassibile! Dani mi ha sempre detto che non era la tattica giusta, che con te ci voleva tempo ma io…”
“Eh? Cosa?” lo interruppi stupita. “Dani sapeva che ti interessavo?” sgranai gli occhi.
Ste annuì. “Però il mio modo di comportarmi non lo convinceva molto…” abbassò lo sguardo cupo “Anche se io gli assicuravo che si trattava di una tattica!” scosse la testa “Quel ragazzo sembra il tuo angelo custode a volte…”.
Sorrisi tra me e me. “Il mio Jacob Black…” sussurrai.
“Chi?”
Agitai le mani. “Nessuno, lascia perdere…” sorrisi. “E perché ti sei fatto avanti adesso?” m’incuriosii.
Ste sospirò “Perché avevo notato quanto la presenza di Chiara ti avesse resa più sicura di te. E poi guardati…” mi indicò colpito “Sei una favola quando ti prendi cura di te…”.
“E io che mi sentivo una nullità!”. Iniziai a realizzare la cosa pensando a quanto fossi stata stupida per tutto questo tempo. Ma la mia mente tornò a Dani. Perché non mi aveva detto niente? Per la sua amicizia con Ste? Però una mano poteva pure darmela.
“Adesso basta parlare di questo…” si scostò lasciando che i camerieri poggiassero le pizze sul tavolo. “Non mi hai ancora detto cosa ti piace…” sorrise staccando uno spicchio fumante.
Lo guardai per qualche secondo. “Ehm… beh… le solite cose… il calcio, la musica, la batteria, i film… e poi… le serate con gli amici… cose così!”.
Ste lasciò il suo triangolo a mezz’aria. “Non propriamente le solite cose per una ragazza!” rise dando un bel morso alla pizza.
Arrossii “In effetti…”.
“Quindi ti piace il calcio, eh?”
“Si!” annuii raggiante. “Dani mi ha promesso che mi porterà a vedere una partita della Juve un giorno!”.
Ste si morse un labbro abbassando lo sguardo “Capito…”. Tornò a guardare me “Che musica ascolti?”.
“Soprattutto rock! Amo i gruppi che preferiscono un lungo assolo piuttosto che usare la voce per un acuto, tipo i Muse!”
“Ti piacciono i Muse? Caspita!”
“Si, e la batteria di Howard! Dani mi sta già dando alcune lezioni!”
Ste sospirò mandando giù un altro boccone. Decisi di rimanere in silenzio.
Dopo la cena fu la volta della passeggiatina quasi romantica, dico quasi perché l’atmosfera c’era ma il nostro essere così distanti con la mente rovinava tutto.
“Che hai Ste?” decisi di chiederglielo, perché da quando avevamo lasciato la pizzeria non aveva aperto bocca.
Il ragazzo fece spallucce. “Non so, credo che di aver sbagliato a chiederti d’uscire…”.
Mi fermai di colpo “Lo pensi davvero?”. Cavolo quanta delicatezza.
Il bassista si piazzò davanti a me, mi osservò per qualche istante e poi mi baciò. Le sue labbra erano schiuse ma non si mossero, solo le mani scorrevano sui miei fianchi. Mi guardò nuovamente negli occhi con un’espressione seria “Cosa hai provato?”. Boccheggiai non sapendo cosa rispondere, e poi quella domanda mi imbarazzava. Stranamente Ste sorrise. “Come pensavo…” serrò le labbra deluso.
“Di che parli?”. Ero confusa.
Il bassista mi regalò un sorriso amareggiato. “Tu non sei innamorata di me.” dichiarò tranquillo.
Spostai lo sguardo sul lampione accanto a noi “Perché dici questo? Cosa ne sai tu di quello che provo io?” ritornai a fissarlo duramente “Non c’eri con me tutti questi anni, quando mi mordevo le mani pur di non picchiarti perché ero gelosa!”.
Fece un mezzo sorriso “Però c’era Dani!”.
Alzai le braccia al cielo. “Volete piantarla tutti quanti? Siamo solo amici! E poi lui mi ha assicurato che non prova niente di più…” lo informai.
“Pff…” mi diede le spalle “Andasse a raccontarlo a qualcun altro…”.
A grandi passi fui io questa volta a mettermi davanti a lui. “Tu mi piaci!” ammisi con il cuore che martellava nel petto; Ste rimase sorpreso ma non disse nulla così continuai io. “Ripeto: tu non sai quello che provo io quindi piantala con le tue supposizioni e lasciati andare a questa serata!”. Ero davvero arrabbiata. Nessuno poteva sapere quello che avevo dentro e queste loro teorie mi facevano salire il sangue al cervello.
Il bassista continuava a fissarmi sorpreso così presi coraggio e lo baciai io. E questa volta fu davvero un bacio, non un esperimento come quello di prima. Io volevo stare con lui, mi piaceva questa parte che stavo imparando a conoscere e nessuno mi avrebbe impedito di tenerla per me.
Capitolo 11..11 come i leoni che sono scesi ieri in campo..*-* grande juve!!!! va beh..u.u ritorniamo a noi..
Capitolo 11:
“Non ci posso credere…” Chiara era così concentrata a guardarmi stupita da rischiare di cadere dalle scale.
“Vuoi fare attenzione a dove metti i piedi?” sbuffai, poi la guardai e scoppiai a ridere “Ma perché ti sembra così strano che io sia stata concentrata in tutte le ore?” scossi la testa facendo il primo passo nel cortile della scuola. Per tutta la mattinata avevo preso appunti e mi ero dedicata al massimo in tutte le lezioni sotto gli occhi increduli della mia compagna di banco. Non riusciva a credere che mi ero semplicemente svegliata con la gioia nel cuore e la voglia di imparare.
“Guarda chi c’è lì!” indicai raggiante i ragazzi che ci aspettavano al cancello. Corremmo da loro e Ste mi abbracciò dandomi un bacio mozzafiato sotto i fischi divertiti di Pedro.
Ka ci divise con una spinta “Oh, risparmiatele queste robe davanti a me!”.
Mi aggrappai affettuosamente al suo braccio “Ma perché sei stupido?”.
Ste si grattò il pizzetto “Non sai da quanto tempo me lo chiedo anch’io…”.
“Gne gne gne…” ci fece la lagna lui.
Il bassista mi sorrise complice “Ma perché non lo portiamo in un canile?”.
“Potremmo farlo sopprimere così smette di soffrire!” propose Pedro tra le varie risa.
“Povero cucciolo! Che ne sanno loro di quello che si prova ad essere così?” aggiunse Dani accarezzando sarcasticamente la testa di mio fratello che emise un guaito stando al gioco.
“Bene!” Pedro batté un colpo catturando l’attenzione su di sé “E dopo aver sparato mich**te io proporrei di andare a mangiare al Mc!”.
Gli altri approvarono subito la proposta, solo io e Ka restammo in silenzio.
“Beh? Voi che fate?” domandò il cantante vedendoci titubanti.
Guardai mio fratello “Fallo tu!”.
Scosse la testa “Non ci penso proprio! Fallo tu!”.
Agitai l’indice in segno di diniego “No, fai tanto il prepotente ma in queste occasioni te la fai sotto! Fai l’uomo!”.
“Ma di che state parlando?”. Gli occhi di tutti erano rivolti a noi.
Dani alzò la mano sghignazzando. “Io ho capito! Nessuno dei due ha il coraggio di avvisare la madre per dire che mangiano fuori!” rise leggendo le nostre espressioni imbarazzate.
Pedro si lasciò sfuggire un acuto “Ma che ca*asotto! Perché mai avete paura?”.
“Non abbiamo paura!” cercò di difendersi Ka “Ci rompono i suoi rimproveri perché non abbiamo avvisato prima o perché siamo sempre in giro!” si lamentò cercando di imitare la voce di nostra madre. Prese il cellulare dalla tasta “Adesso chiamo, ca**o!”.
Io e Dani ci lanciammo un’occhiata d’intesa sapendo che, di lì a poco, avremmo dovuto sopportare i grugniti di mio fratello in quanto avrebbe litigato con i miei a causa del suo caratteraccio.
“Ma che pa**e!”. Appunto. “Va bene non dico parolacce…” sospirò lanciando un’occhiataccia a Ste che era scoppiato a ridere “Si mà, ciao!” scaraventò il cellulare in tasca.
“Deduco sia un si…” lo guardai. Il chitarrista ci diede le spalle iniziando a camminare da solo. Spostai lo sguardo sul resto della comitiva “E’ un si…” sospirai seguendolo.
Ste mi raggiunse prendendomi per mano ma la mia euforia durò finché non incrociai nuovamente lo sguardo inespressivo di Dani. Il bassista notò questo mio cambiamento di umore e seguì la traiettoria dei miei occhi soffermandosi sul biondino che non accennava a distogliere lo sguardo. “Che vuoi Dà?” domandò apparentemente calmo.
Il batterista spostò per pochi attimi gli occhi su Ste “Io non credo tu la possa rendere felice se non per breve durata”.
Mi bloccai di colpo ma già il bassista mi aveva preceduta, Chiara e Pedro si scambiarono un’occhiata e continuarono a camminare mentre mio fratello si era voltato incuriosito.
Ste lanciò un’occhiata penetrante al batterista che non reagì in alcun modo, non l’avevo mai visto così serio. “Che intendi dire? Non avrò il romanticismo di Romeo ma a lei tengo davvero, mi dispiace che il tuo amore non sia ricambiato ma questo non ti da il diritto di scegliere per lei!”.
Cavolo qui la situazione stava prendendo una brutta piega.
“Smettete di litigare! Andiamo!”. Tirai il braccio del bassista ma lui mi ignorò. Guardai disperata il mio migliore amico “Dai! Per favore…”.
Lui mi accennò un sorriso ma ritornò con lo sguardo da duro su Ste. “Non metto in dubbio il tuo amore ma il suo futuro felice! La conosco meglio di te e so che tu non sei il ragazzo giusto!” replicò.
“E chi è giusto per lei, tu lo sai?” intervenne Ka che, con le mani nei jeans, osservava la reazione di entrambi in attesa della risposta di Dani.
“Ka…” bisbigliai “Piantala almeno tu…”.
“Si, chi è?” gli fece eco Ste.
Guardai Dani e aggrottai la fronte. Era in un bagno di sudore e visibilmente a disagio. Mi fece tenerezza vederlo così impacciato così il mio istinto da crocerossina ebbe la meglio: mi posizionai tra lui e gli altri due guardandoli arrabbiata. “Volete finirla una buona volta?” affondai gli occhi su Ste “Lo sa che mi vuoi bene ma conosce il tuo passato, è solo preoccupato per me!” guardai Ka “E adesso non ti ci mettere anche tu!”.
“Hanno ragione, ho esagerato”. Il batterista poggiò una mano sulla mia spalla e quando mi voltai mi sorrise. “Grazie!”. Si allontanò verso il parco.
Decisi di seguirlo ma non prima di aver detto agli altri due “Siete dei caproni!”.
Quando raggiunsi Dani notai che stava sorridendo, mi guardò sottecchi sfottendomi. “Povere capre! Che paragone!” sghignazzò.
Risi anch’io ma ritornai subito seria. “Che ti è preso prima? Tu non sei così!”.
Il batterista si fermò davanti al laghetto delle papere osservandole sguazzare nell’acqua “Mi dispiace ma avevo il bisogno di dirlo…” mi guardò “Tu lo sai che ci tengo a te…”.
“Certo che lo so ma non avevi il diritto di trattare così Ste! E’ anche tuo amico…”.
Il ragazzo sospirò “Lo so…” si stese nell’erba e io feci lo stesso. Prese uno stelo e iniziò a suddividerlo in piccoli pezzettini.
“Dimmi quello che ti passa per la mente…” lo supplicai poggiando una mano sul suo ginocchio.
Dani si concentrò a guardare quel contatto e poi decise di stingere la mano nella sua prima di ritornare con lo sguardo su di me. “Forse è meglio se non ci vediamo per un po’…” dichiarò d’un tratto spiazzandomi. Mi fece imbestialire il suo tono tranquillo ma lo lasciai finire. “Tu ora hai un ragazzo e io…” sospirò “Io devo lasciarti i tuoi spazi”.
Ruotai il corpo nella sua direzione. “Ma che cavolo dici? Io ho bisogno di te!” mi arrabbiai incredula. “Noi non possiamo stare lontani! Io non posso stare senza te!”. Avevo le lacrime agli occhi perché mi sentivo tradita. Delusa.
Dani mi fissò a lungo. “Neanche io posso stare senza te, però…” abbassò la testa permettendo ai suoi capelli di coprirgli gli occhi “Però sarebbe un problema per me vederti insieme a Ste…” quasi sussurrò. Il vento fece fluttuare delle foglie tra noi ma nessuno dei due si mosse. Io ero praticamente pietrificata. “Io sono innamorato di te da sempre. Tu non te ne sei mai accorta e io ne ero sollevato, non volevo rovinare la nostra amicizia. Però da quando ho saputo di te e Ste mi è crollato il mondo addosso. Ho capito che la mia non è una semplice cotta. Ca**o sono innamorato di te dall’asilo, dovevo capirlo prima o poi!” sorrise amareggiato ma guardò il cielo. “Vedervi insieme mi fa male. Dio se mi fa male, ma devo accettarlo. Prima o poi. Però ho bisogno di tempo.” Mi guardò di sfuggita lasciando la mia mano. Non sentivo più il calore della sua pelle, e mi faceva già male. “Mi farò vivo io, tu non cercarmi, non chiedere notizie di me. Giuro che mi farò vivo”.
Queste erano lame per me, ma cosa potevo fare? Lo fissavo come una stupida incapace di reagire. Le sue parole rimbombavano nella mente. Nel petto. Nel cuore. E mi facevano male. Io non ero niente senza lui.
“Io non sono niente senza te!” diedi voce ai miei pensieri.
Dani, che nel frattempo si era alzato, mi guardò. “Cosa?”.
“Tu… tu non puoi andare via così!” strinsi i pugni. “Giuro che quando ci sei tu neanche lo guardo Ste, non lo penserò mezzo secondo!”. Parlavo a vanvera, era chiaro, ma non riuscivo a trovare la frase giusta da dire. Ero in preda al panico. “Non puoi andartene!” urlai. “Tu non mi puoi abbandonare! Non riuscirei a stare un solo giorno senza di te!”. Ormai le lacrime che ero riuscita a trattenere fino a quel momento uscivano ininterrottamente.
Dani mi fissava sorpreso e io mi sentivo una stupida. Abbassai lo sguardo ormai appannato sull’erba che sembrava mi stesse osservando. Sentii le sue braccia avvolgermi e io lo strinsi forte. “Non andrò lontano. Ci sarò sempre per te, ma adesso ti chiedo di fare questo piccolo sforzo.” Mi sussurrò. “Ci sentiamo presto…” e con queste ultime parole mi lasciò, per la seconda volta, in compagnia del vento.
Capitolo 12:
Con le gambe strette al petto guardavo meditabonda le papere nuotare. Erano ormai passati alcuni minuti da quando il mio migliore amico era andato via. Da quando mi aveva detto che mi amava.
La mia mente continuava a pensare a quelle parole, a cercare di capire, a dare un senso. Cioè, non che non avessi capito, diciamo che non riuscivo ad accettare la cosa. Mi sembrava uno scherzo. Ogni tanto mi voltavo lungo dove l’avevo visto allontanarsi aspettandomi che, di li a poco, sarebbe ritornato indietro, con il suo solito sorriso, dicendomi che mi stava prendendo in giro e allora io avrei fatto la finta offesa e lui mi avrebbe fatta ridere facendomi il solletico. Ma ogni volta che scrutavo il vialetto non vedevo nessuno. Sospirai.
Mi buttai di peso con la schiena nell’erba e chiusi gli occhi.
Qualcosa mi pizzicava il naso, con la mano la scacciai via ma ritornò; questa volta era più insistente così aprii gli occhi trovando Ste, al contrario, che mi solleticava con i petali di un fiore. “Ehi!” gli sorrisi mettendomi a sedere. Il ragazzo si mise accanto a me e mi abbracciò a lungo. “Scusami se non sono tornata subito indietro ma questo posto mi stava piacendo.” mi giustificai poggiando la testa sul suo petto.
“Tranquilla, Dani ci ha detto che ti aveva lasciata qui!”. Sentii il suo alito caldo tra i capelli. “Vuoi che vada via?” domandò forse ripensando a quello che gli avevo detto.
Scossi lentamente la testa “No… Resta con me…”. Ste mi strinse più forte e io lasciai scorrere una lacrima lungo la guancia senza farglielo notare. Sentii il suo stomaco emettere un suono così scoppiai a ridere “Per caso hai fame?” domandai sarcastica.
Sorrise anche lui. “In effetti sono completamente a secco però non volevo rovinare questo bel momento!” ammise guardandomi. “Gli altri ci stanno aspettando…” mi spostò il ciuffo “Andiamo?”.
Lo baciai intensamente, ero felice perché non mi aveva messo il broncio quando avevo difeso Dani. “Andiamo!” mi alzai prendendolo per mano.
“Alla buon’ora!” si lamentò Ka non appena ci vide. “Qui c’è gente che ha fame!” allargò le braccia per farci notare che lui e il resto della compagnia ci stava aspettando. A parte Dani, che non c’era.
“Dov’è il batteriologo?” domandò Pedro notando che non era con noi.
Abbassai lo sguardo sentendomi osservata da tutti. “E’ andato via” risposi con un magone in gola. Vidi Ka e Ste lanciarsi un’occhiata colpevole ma nessuno dei due parlò. “Andiamo a mangiare o no?” cercai di avere un tono allegro per smorzare il silenzio.
“Si, per favore!”. Chiara aveva capito il mio intento e mi stava appoggiando, la presi sottobraccio e lei mi fece l’occhiolino. Questa ragazza è unica.
Arrivammo al Mc Donald’s piuttosto tardi ma fu un bene perché trovammo subito posto. Chiara mi propose di andare in bagno ma sapevo che in realtà voleva dei chiarimenti. Controllò se ci fosse qualcuno dopodiché mi invitò a spiegarle cos’era successo. Le dissi tutto, per filo e per segno, e lei mi lasciò parlare senza interruzioni.
“E tu come stai?” domandò abbracciandomi.
Risposi senza entusiasmo al suo gesto “Beh, devo farmene una ragione…” sorrisi. Entrò una ragazza e io attesi che andasse via prima di continuare. “Certo non me l’aspettavo! Lui stesso mi aveva detto che non provava niente!”.
“Però non è riuscito a mentirti a lungo… deve volerti più bene di quanto sembri eh?” sorrise teneramente. “Lasciagli i suoi spazi adesso, rispetta il suo volere. Ti ha promesso che ritornerà e sono sicura che lo farà! Scusa la rima leopardiana!” rise.
La strinsi forte “Grazie Chià! Sono contenta di averti conosciuta! Grazie per esserci sempre e avermi resa migliore!”.
Lei ricambiò di cuore “Ti voglio bene!”.
“Anche io scema!”
Ritornammo dai ragazzi che ormai avevano finito di mangiare.
“Ma che fine avete fatto?” domandò Ka “Avete scoperto la camera dei segreti?”.
Chiara mi guardò sorpresa. “No, tranquilla…” diedi voce ai suoi pensieri “Ha solo visto i film… Qui l’unico vero lettore, oltre me, è Da…” mi bloccai incrociando gli occhi di Ste. Mi sedetti accanto a lui sentendomi ancora osservata.
“Che hai trovato nell’Happy Meal?” chiese Pedro a mio fratello mentre rovistava il contenitore colorato.
“Hai preso solo un Happy Meal?” mi stupii.
“Si!” rispose con naturalezza il cantante “Dopo gli altri due panini più mega bibita e patatine!” continuò.
“Ah ecco!” risi.
Ka nascose qualcosa sotto la sua maglia lanciando una finta occhiataccia a Pedro “Tu mi prendi in giro? Allora io non ti faccio vedere cos’ho!”. Si chiuse a riccio quando l’amico tentò di afferrargli i polsi “No!” insistette tra le varie risa del ricciolino.
Alla fine Pedro ebbe la meglio mostrando trionfante una calamita delle Winx. “Cos’è sta roba?” la esaminò confuso quando si rese conto di quello che aveva in mano.
Ka gli diede una pacca sulla spalla. “Hai vinto amico, è tua!” sghignazzò.
Il cantante continuò a rigirarsi l’oggetto tra le mani, poi si voltò verso Chiara. “Te la regalo!” sorrise.
La ragazza sfidò Pedro con lo sguardo “Solo perché non ti piace! Tienitela tu!”.
Il ricciolino abbassò la testa rosso in viso e Chiara gli diede un bacio sulla guancia sorprendendolo, lui sfiorò con le dita il punto in cui le labbra di lei lo avevano toccato guardandola a bocca aperta.
“Bene, l’abbiamo perso!” gridò Ka facendolo vergognare.
“Stai zitto, non vedi che lo metti in imbarazzo?” lo rimproverai tra le risa di Ste.
“Ragà dovremmo andare a provare noi!” cambiò argomento il ragazzo ma senza ottenere risposta.
Di solito io ero presente perché mi piaceva ascoltarli, e poi Dani mi chiedeva sempre di andarci perché, diceva, si sentiva più sicuro. Ma adesso non ero sicura io.
Chiara poggiò una mano sul mio braccio per catturare la mia attenzione. “Ti và un giro in centro mentre loro suonano?” domandò sorridente.
Ricambiai il sorriso “Ok!”.
Buooooonaseraaaaaa!!! lascio velocemente un capitolo e vi auguro un bel week-end!!!
Capitolo 13:
“Cavolo!”. Mi portai una mano sulla fronte rendendomi improvvisamente conto dell’errore che avevo commesso. Chiara fermò a mezz’aria il cucchiaino pieno di gelato guardandomi incuriosita. “Scusami!” allungai le braccia fino al bordo del tavolo dove era seduta lei “Sono un danno!”.
“Di che parli?”
La guardai colpevole. “Tu e Pedro stasera avete un appuntamento, giusto?” mi morsi il labbro.
“Si…”
Ritirai le braccia nascondendole sotto il tavolo. “Ehm… io me n’ero completamente dimenticata e prima, quando tu e lui eravate distanti, ho proposto agli altri una pizza insieme, a casa mia… visto che i miei non ci sono…”. Chiara chiuse gli occhi e io mi preparai a una sfuriata “Scusami!” sussurrai.
“Dai ti perdono…”
“Ti prego non l’ho fatto appost…” mi bloccai realizzando solo in quel momento che non stava urlando. La guardai stupita “Come scusa?”.
Chiara sorrise mordendo il cucchiaino. “Gli avevo già chiesto di anticipare l’appuntamento perché io ho un impegno stasera…” abbassò la testa senza aggiungere altro.
“Cioè?” ma subito mi zittii. Non erano affari miei.
La ragazza sospirò poggiandosi allo schienale, sembrava pensierosa e io mi sentii in colpa per la mia troppa curiosità. Percepivo l’imbarazzo che si era creato e cercai un altro argomento ma, come succedeva sempre in questi casi, non sapevo che dire.
“Esco con mia madre.”
Alzai lo sguardo incrociando gli occhi verdi di Chiara. Mi guardava netto ma dentro ci leggevo il panico credo, e poi continuava a tormentarsi un ricciolo con il dito e questo significava che era nervosa per qualcosa. Abbassai lo sguardo annuendo.
D’un tratto si alzò prendendo la borsa. “Dove vai?” domandai colta alla sprovvista.
Accennò al suo telefono. “Devo andare a prepararmi per l’appuntamento!”.
“Ah ok!”
Mi fece un mezzo sorriso. “Quello te lo offro io!” indicò con lo sguardo la mia coppa di gelato. Ammiccò quando la ringraziai “Ci vediamo domani a scuola!” disse mentre si allontanava sparendo dietro l’angolo.
Mah.
Tornai a casa pensierosa e con mille domande. Prima di girare la maniglia della porta mi bloccai. I ragazzi stavano provando. Chiusi gli occhi per ascoltarli meglio ma mi resi conto che non sentivo il suono energico della batteria. Come mai? Dani aveva abbandonato la band? Non l’avrei mai più rivisto? Con un sussulto mi fiondai nel garage spalancando la porta.
“Dico ma sei rincog*ionita?” sbraitò mio fratello interrompendo la canzone.
Lo ignorai guardando dritto al posto vuoto dietro la grancassa. Boccheggiai allarmata. Non potevo chiedere dove fosse il mio amico, non davanti a Ste. Silenziosamente farfugliai un “Scusatemi!” e richiusi la porta preoccupata. Ripercorsi il corridoio che mi portava in casa pensando che potevo correre subito fino a casa sua così la luce del tramonto mi avrebbe accompagnata lungo il tragitto. Si ma se non c’era? E poi gli avevo promesso che non lo avrei cercato. Sospirai lentamente. Non erano passate neanche 24 ore e già mi mancava. Bene.
“Ciao…”
Alzai di scatto la testa riconoscendo la sua voce. Dritto davanti a me, con le braccia stracolme di birra, c’era il mio migliore amico. O ex migliore amico. O presunto spasimante. O va beh… Dani.
“Ciao…” abbassai lo sguardo diventando paonazza. Il cuore mi batteva a mille nel petto e gli occhi pizzicavano. Mi sentivo una stupida, sicuramente i ragazzi stavano provando nell’attesa delle birre. In più c’era un nuovo sintomo: sentivo qualcosa nello stomaco. “Credevo non ci fossi così mi sono affacciata nel garage… non… non volevo essere invadente!”. Ma che sto dicendo? Lo vidi sorridere.
“Non sei invadente… del resto… è casa tua!” rise passandomi accanto. Mi voltai per vederlo andare via, d’un tratto si bloccò e io mi rigirai sperando che non mi avesse vista. “Ah! Tua madre ha chiamato!” mi informò e io ebbi la scusa per voltarmi e guardarlo negli occhi.
“Grazie!”. Fece una smorfia e ritornò nella loro sala prove.
Ma perché mi tremavano le mani?
Corsi in camera buttandomi sul letto. Dovevo essere forte cavolo! Alla fine mi aveva chiesto un po’ di tempo, mica aveva intenzione di trasferirsi in Alaska! Mi alzai di scatto accendendo lo stereo, dentro c’era un cd dei Thirty Seconds to Mars, anzi no, dentro c’era quel cd dei Mars. Quello che conteneva The Kill, la canzone che urlavo a squarciagola quando avevo voglia, appunto, di urlare. Premetti play scorrendo fino alla traccia numero tre. Improvvisai un microfono con la ciabatta e agirai la testa così forte da riuscire a sentire il mio povero cervello dimenarsi nella scatola cranica, ma proprio quando stava per arrivare al pezzo più bello la musica si fermò. Aprii gli occhi ritrovando otto paia di occhi affacciati nella stanza.
“Vuoi abbassare sta ca**o di radio?” urlarono rabbiosi quelli verdi.
Sbuffai. “Fammi capire voi potete fare tutto il baccano che volete e io no?” domandai stizzita.
Ka alzò un sopracciglio “Noi abbiamo la camera insonorizzata, tu neanche un cartone delle uova appeso al muro!”.
Svoltai gli occhi all’aria “E comunque chi ti ha dato il permesso di entrare?” lanciai la ciabatta che mio fratello riuscì a scansare ma prese in pieno la fronte di Pedro. “Oddio scusa Pedrè!” corsi in suo aiuto “Tanto male?”. Il cantante simulò un poco con le dita e io gli lasciai un bacio dove lo avevo colpito “Meglio?”.
“Ehi tu, non te ne approfittare!” s’intromise Ste allontanandomi dall’amico. “Stai a cuccia!” gli ordinò.
“E’ stata colpa mia!” difesi prontamente Pedro.
Il bassista mi sorrise e si avvicinò per darmi un bacio sulle labbra che io scansai lasciando che finisse sulla guancia. Dani era accanto a noi e stava assistendo alla scena, non volevo ferirlo più di tanto.
“Ragà io vado! Ci vediamo più tardi!” ci informò Pedro senza notare l’occhiata sorpresa di Ste nei miei confronti.
“Uh, vai da Chiara?” lo stuzzicò Ka facendolo arrossire.
“Piantala!”
“Uh guardatelo che tenerone!”
“Ka!”
“Uuuh!”
“Basta!”
“Uuuh!”
Li seguii con lo sguardo mentre andavano via insieme a Dani, ma con la coda dell’occhio vedevo che il bassista continuava a fissarmi.
“Mi spieghi questo gesto?” domandò teso.
Mi voltai nella sua direzione con lo sguardo basso. “Devo ancora abituarmi all’idea!” mentii sforzandomi di sorridergli.
Ste mi guardò serio. “La verità!” rispose seccamente.
Sospirai. “Non voglio far soffrire Dani” ammisi.
Il ragazzo spalancò le braccia arrendevole e si andò a sedere sul letto con la testa tra le mani. Notai che aveva iniziato ad agitare nervosamente la gamba ma non accennava a parlare così lo feci io.
“Non farti un’idea sbagliata! Noi siamo amici ma…”
“Me l’ha detto” dichiarò secco. Alzò la testa guardandomi negli occhi “Mi ha detto che è innamorato di te”.
Oh.
“Oh…”
“Già…” sospirò digrignando i denti. “Ca**o io non sono un tipo geloso, non ho mai neanche avuto una ragazza per più di due giorni, ma tu mi stai mettendo a dura prova! Da quando stiamo insieme non c’è un solo giorno in cui non nomini Dani o quello che fa lui per te! Va bene che siete sempre stati uniti ma se non ti conoscessi penserei davvero che tu ricambi i suoi sentimenti!” prese Billie e lo lanciò contro la scrivania per poi ritornare con la testa tra le mani. Mi morsi il labbro inferiore che aveva iniziato a tremare, Ste mi guardò facendo segno di sedermi accanto a lui. “Non volevo spaventarti…” disse stringendomi la mano e fissando un punto davanti a sé “Ma i tuoi gesti mi mandano in confusione!”. Lo osservai mentre abbassava gli occhi sul peluche e lo andava a riprendere “Tieni…” me lo porse senza guardarmi.
“Mi dispiace…” mi interruppi perché i miei occhi erano prossimi al pianto e io odiavo piangere davanti agli altri. Con un respiro profondo continuai. “Io sto bene con te, ma devi darmi del tempo, non ho mai avuto un ragazzo, non so come ci si comporta!” ammisi rossa in viso, Ste mi guardò. “Aiutami a capire dove sbaglio…” gli sorrisi.
Il bassista strinse la mia mano e mi baciò teneramente. “Credo che siamo in due a dover imparare come si diventa una coppia!” rise annullando i miei timori.
Lo abbracciai “Grazie!”.
“Per cosa?”
“Per avermi mostrato questa parte di te che non conosce nessuno…” lo baciai.
Ste inarcò le sopracciglia “L’importante è che non lo dici a quei tre dementi, non la smetterebbero più di rompere!” sbuffò.
Risi allegramente “Mi stai dicendo che potrei ricattarti?”.
Il bassista sgranò gli occhi “Non ti permettere!”. Si lanciò su di me per farmi il solletico.
“Ahahahahah no!” cercai di proteggermi ma lui era più forte. Sapeva che i fianchi erano il mio punto debole e cercò di mirare lì ma io mi ero già precedentemente protetta con le braccia. “Ahahahahahahah no!” urlai quando riuscì nel suo intento “Ahahahahah Dani fermati!”. Si fermò. Lo guardai con le lacrime agli occhi per le troppe risa ma lui era serio “Che c’è?” mi sedetti mentre lui si spostava da sopra me.
Corrugò la fronte “Non ti sei resa conto di avermi chiamato Dani?”.
Sgranai gli occhi. Ops.
“No…”
Ste mi fissò serio per qualche istante poi, cogliendomi alla sprovvista, ritornò a farmi il solletico “Questo è per avermi confuso con il batteriologo!” e rise mentre io ritornavo a supplicarlo di lasciarmi andare.
Ok. Sono sconvolta. tutte queste visite in pochi giorni?? sono contenta, significa che apprezzate le mie idee stravaganti!xD
Capitolo 14:
“Qualcuno apra quella dannata porta!”
“Ka, alza il c*lo da quel divano e vacci tu!” urlai a mio fratello. “Ma guarda te se quello scimmione deve stare comodo a giocare mentre noi siamo qui ad apparecchiare!” borbottai tra me poggiando un po’ più forte del dovuto un bicchiere sulla tovaglia. Alzai lo sguardo notando che Dani stava ridendo sotto i baffi e Ste mi stava osservando divertito. “Che c’è?”.
Il bassista scosse la testa “Ti prego sposami!” rise facendomi arrossire.
“Farebbe bestemmiare anche il Papa quello lì!” mi lamentai spazientita. “Ciao Pedrè!” salutai allegra il cantante che era appena entrato, gli andai incontro prendendo la sua giacca “Allora?” domandai euforica.
Il ragazzo ravvivò i suoi ricci sorridendo timidamente “Lei è fantastica…” dichiarò con gli occhi che brillavano. “Ah, ha detto che verrà più tardi eh!” mi informò passando un braccio intorno al mio collo.
Lo abbracciai per i fianchi “Bene!”. Lo guardai sottecchi “Ti và di raccontarmi com’è andata?”.
“Si!”
Ci sedemmo sul divano passando davanti al televisore proprio nel momento in cui Ka stava per segnare. “Il tuo amico è innamorato, stai zitto!” risposi alle bestemmie del chitarrista, mi voltai euforica verso Pedro “Beh?”.
Il ragazzo rise imbarazzato “Ehm… abbiamo passeggiato per il parco… abbiamo parlato del più e del meno… oddio sembrò un’adolescente con le treccine ad un pigiama party!” si grattò la testa e io scoppiai a ridere.
“Un’adolescente barbuta direi!” s’intromise Ka senza distogliere gli occhi dallo schermo.
Gli lanciai un’occhiataccia alla quale rispose con una linguaccia e ritornai con lo sguardo su Pedro che intanto si era steso. “Ti fa un effetto soporifero vedo…” domandai scettica.
Il cantante rise “No… è che mi fa girare la testa!”
“Ahah che parac*lo!”
“Aho Ka, vieni con me a prendere le pizze!” urlò Dani dall’altra parte della stanza.
Il chitarrista sbuffò mettendo pausa al gioco “Ok! Pedrè vieni anche tu!”. Si bloccò un attimo prima di uscire dalla porta per voltarsi verso di me “Chi resta qui con te?”.
Alzai un sopracciglio “Secondo te?”.
Lanciò uno sguardo di sfida a Ste che gli mostrò un sorriso da ebete. “No!” scosse la testa prendendolo per un braccio “Tu vieni con me…” spinse Dani dentro “Mentre tu resti qui, mi fido di più di questo qui!” con il pollice indicò Pedro che mi lanciò un’occhiata silenziosa.
Chiara e Pedro erano gli unici a sapere la versione completa di quello che stava succedendo tra me e Dani, Ste non mi aveva ancora detto cosa si erano raccontati ma, comunque, non vedeva di buon occhio questi minuti da soli tra me e il batterista.
“E’ la mia ragazza! Ho il diritto di stare da solo con lei, la mia ragazza!” protestò il bassista sottolineando più volte il nostro rapporto.
Ka era irremovibile “Non in casa mia!”.
Dani, che fino a quel momento era rimasto in piedi dandomi le spalle, provò a farlo ragionare dicendo che sarebbero tornati presto e che Ste aveva ragione, ma mio fratello era testardo come un mulo e alla fine l’ebbe vinta lui. Così restammo da soli con l’uno che guardava la parte opposta dell’altra. Io ero improvvisamente affascinata da una scultura, che fino a quel momento trovavo orribile, che ci aveva regalato la nonna a Natale; mentre Dani… oh, non avevo il coraggio di voltare la testa.
“Sinceramente non capisco perché uno di voi debba per forza restare qui a farmi compagnia!” dissi, a voce rauca, dopo alcuni minuti di totale silenzio.
“Lo sai quanto è esagerato tuo fratello, avrà pensato che potrebbe esserci un violentatore in agguato dietro la finestra!” mi risposero le spalle del batterista.
La mia stupida mente formulò un pensiero che, fortunatamente, non espressi a parole: e cioè che Ka doveva preoccuparsi più di chi ci fosse in casa piuttosto che fuori. Che idiota che sono!
Abbassai lo sguardo sul divano soffermandomi sul telecomando. “Ehi ti và un po’ di tv?” proposi iniziando a cambiare canale.
Dani si sedette sul bracciolo opposto a dove mi trovavo io “Spero tu abbia salvato la partita!” sorrise senza guardarmi. Sospirai spazientita spegnendo la televisione. “Ma che fai?” domandò sorpreso, guardando il muro dietro di me.
Mi sistemai in direzione del batterista battendo la mano sui cuscini del divano “Vieni qui cavolo!” gli ordinai. Il ragazzo corrugò la fronte ma obbedì senza replicare. Inspirai profondamente iniziando a parlare ininterrottamente. “Allora… io rispetto la tua decisione e i tuoi spazi ma non voglio che tutto questo possa influire sulla nostra amicizia! Non voglio restare sola con te e cercare qualcosa da dire e che al tempo stesso non ti faccia soffrire! Io sono gelosissima di te! Non te l’ho mai detto ma è così, perché io ti voglio bene più di quanto tu possa pensare! Questi giorni lontani sono stati una tortura per me… ultimamente pensavo a te e avevo voglia di piangere, non ho mai associato queste due cose prima d’ora e mai più vorrò farlo! Tu mi chiedi di starti lontano? Va bene, ma io non ce la faccio! Sono più debole di quanto tu pensi!”. Una lacrima mi rigò il volto ma io me ne fregai, era il momento di dire come la pensavo. “Io… io voglio passare la mia vita con te, sapendoti al mio fianco! Non lasciare che le cose cambino…” mi interruppi perché Dani stava sorridendo.
“Sembra quasi una dichiarazione d’amore la tua…” mi guardò negli occhi mordendosi un labbro. “Hai notato che, nonostante ti abbia detto che avevo bisogno di stare lontano da te, non è passato un singolo giorno in cui non ci siamo incontrati?” domandò divertito dalla mia espressione sorpresa. No, non l’avevo notato. “Ebbene si…” diede voce ai miei pensieri “Mi è impossibile starti lontano!” rise allegramente.
“Dani…” abbassai la testa arrossendo.
“Si?”
“Posso abbracciarti?”
“Si…”
Mi fiondai su di lui lasciandomi andare in un pianto disperato. Dani mi accarezzava la testa sorridente e sussurrandomi all’orecchio mi promise “Finché morte non ci separi”.
Lo so, ogni tanto scompaio, ma ritorno prima o poi!xD
Capitolo 15:
“Quello spicchio lo mangi?”
“Certo che si!”
“Sei sicura? Non è che poi te ne penti?”
“Ahah Ka non ti do la mia pizza!”
“Ok…”. Abbassò la testa facendo il finto offeso.
Mi sentii in colpa così gli passai il benedetto spicchio “Tieni!”.
Mio fratello mi guardò raggiante “Grazie!” e mi diede un bacio prima di tornare a mangiare.
Pedro scoppiò a ridere. “Basta dargli del cibo e si calma, bah!”.
Suonarono alla porta e il cantante scattò in piedi. “Vado io Pedrè, rilassati!” sghignazzai sotto i baffi. Era Chiara.
“Ciao Dò…” mi salutò triste.
“Che succede?”. La ragazza abbassò la testa cercando di trattenere le lacrime. “Dai andiamo fuori.” le bisbigliai “Torniamo subito!” urlai agli altri. Appena chiusi il portone dietro di me Chiara scoppiò a piangere, io la abbracciai stretta finché non si calmò. Ci sedemmo sul primo gradino della veranda e notai che stava tremando terrorizzata. Le accarezzai la schiena aspettando che si sentisse pronta per parlare.
“Io… lei era così tranquilla! Stava bene ma poi…” e ricominciò a piangere coprendosi il viso con le mani. La strinsi forte e lei poggiò la testa sulla mia spalla. “Dovevo portarla fuori… mi avevano detto che era rischioso ma io continuavo ad insistere che stava meglio…” si asciugò una lacrima con la manica della giacca “Non siamo neanche riuscite ad uscire dalla clinica che lei è impazzita!”.
Sgranai gli occhi. “La clinica? Di chi parli?”.
Chiara mi guardò con gli occhi rossi e impauriti “Di mia madre!”.
Rimasi a bocca aperta. “Aspetta… spiegami dal principio…”.
La ragazza sospirò riuscendo a calmarsi. “Quando avevo sei anni i miei genitori fecero un incidente e mio padre morì sul colpo. Mia madre, che guidava, si sentiva in colpa e stava male; in più i miei parenti paterni iniziarono a evitarci e allontanarci. Fu allora che mia madre ebbe i primi segni di squilibrio. I miei nonni ci accolsero nella loro casa ma la situazione andò man mano degenerando finché non fummo costretti a rinchiuderla in qualche clinica. Purtroppo i soldi non bastavano e così, io e mia nonna, decidemmo di farla trasferire a quella di Milano visto che era più economica. Ed eccomi qui.”. Scosse la testa “E’ tutta colpa mia!” serrò le labbra. “Mi ero impuntata di farla uscire e lei ha avuto una crisi quando è passata davanti a noi una macchina che ha strombazzato a un’altra… dovevi vederla… fortuna che l’infermiera era ancora vicino sennò mi avrebbe ammazzata…” sospirò.
La strinsi a me accarezzandole la testa. “Mi dispiace tanto…”.
La porta alle nostre spalle si aprì facendo uscire Pedro con lo sguardo preoccupato. Guardò prima me e poi Chiara, senza dire niente si sedette accanto a lei e lasciò che la ragazza si stringesse a lui singhiozzando disperatamente. Capii che il cantante era a conoscenza della situazione così mi alzai e li lasciai soli. Entrai nella sala sospirando.
“Che succede piccola?” domandò Ste vedendomi afflitta.
Scossi la testa cercando di scacciare via i brutti pensieri. “Niente Mante, tranquillo!” sorrisi al suo viso confuso. “Che si fa adesso?”.
“Eeh adesso si fa storia!” rispose lui allegramente.
Seduti in cerchio sul tappeto ai piedi del divano eravamo intenti a giocare a Uno nell’attesa che i due piccioncini rientrassero in casa; io e Ste stavamo vincendo contro la coppia Dani e Ka. Quest’ultimo, completamente preso dal gioco, cercava di inviare segnali o parole in codice al suo compagno che lo guardava perplesso. “Allora! Che ne dici se domani facciamo due giri d’isolato sotto il cielo blu?” insistette un’ennesima volta, spalancando gli occhi verso il batterista, nella speranza che capisse. Dani mi lanciò un’occhiata esasperata e io non potei far altro che trattenere una risata. “Oppure…” continuò mio fratello “Potresti lasciare due copertine rosse da me!”. Al che lo guardammo tutti perplessi. “Che?”.
“Due copertine rosse?” ripeté le sue parole il bassista. “Non è meglio dire: ‘avrei bisogno di due fiori blu’ e aggiungere ‘oppure due rossi’ così, magari, quello che dici ha più senso ed è quantomeno collegato tra loro?” inarcò le sopracciglia scuotendo la testa.
Ka sbuffò imprecando contro la pignoleria del suo amico e io scoppiai a ridere. “Abbiamo vinto di nuovo!” urlai battendo cinque con Ste mentre il chitarrista lanciava le carte in aria prendendosela con Dani che continuava a ignorare quello che gli veniva detto.
La serratura dell’ingresso scattò e tutti ci voltammo per veder fare capolino i due ragazzi che adesso non avevano più l’aria abbattuta ma… entusiasta. Uhm…
“Bentornati dalla Terra di Mezzo!”
“Ka, la pianti di sparare ca**ate stasera?” lo rimproverò il bassista.
“Fosse solo stasera…” gli feci notare io. Pedro e Chiara si sedettero tra noi e io notai le loro mani sfiorarsi più volte ma non dissi nulla per non metterli in imbarazzo. “Cambiamo gioco?”.
“Si! Giochiamo a obbligo o verità!” propose Ste. Tutti furono d’accordo ma io rimasi in silenzio con una strana sensazione addosso. “Inizio io!” si voltò verso Dani “Obbligo o verità?”.
Ecco perché avevo una strana sensazione, ora avevo capito dove voleva arrivare… “Dai cambiamo gioco!”.
“No!” scosse la testa il bassista “Ormai è deciso! Obbligo o verità?” domandò nuovamente al batterista il quale, dedussi dalla sua espressione tesa, aveva percepito anche lui la situazione.
“Obbligo…”
“Ok, baciala! Per dieci secondi!” gli ordinò indicandomi.
Trattenni il respiro. Come poteva essere così str**zo?
“No, aspetta… vorresti far baciare la tua ragazza da un altro?” chiese perplesso Ka.
Ste lo guardò tranquillo “E’ soltanto un gioco!”. Lanciò un’occhiata di sfida al batterista “Allora?”.
Dani sospirò abbassando lo sguardo. “D’accordo…”.
Il mio cuore accelerò di colpo quando lui si alzò per venirmi incontro. Ca**o è un gioco, perché mi agito così tanto?
Il biondino si piazzò in ginocchio davanti a me fissandomi negli occhi: con le mani mi avvolse il viso tirandolo delicatamente verso il suo e prima che le nostre labbra si sfiorassero mi sussurrò “Mi dispiace…”, ma nel momento esatto in cui iniziavo a sentire il suo contatto squillò il telefono.
Piombai in piedi come una molla. Completamente paonazza e piena di imbarazzo mi fiondai sul telefono. “Pronto?” domandai ancora scossa.
“Do? Che succede?”. Era mia madre.
Cercai di tranquillizzarmi. “Niente, perché?”.
“Mi sembri agitata!”
“No, ehm…” poggiai una mano sul petto come se potessi rallentare il battito cardiaco. “Che volevi?”.
“Volevo sapere come andava da quelle parti, tutto ok?”
Mi voltai verso i miei amici notando che Dani era ritornato al suo posto e mi stava guardando, mi voltai di scatto dandogli completamente le spalle. “Si!” risposi con un po’ troppa foga.
“Ok…”. Neanche lei ne sembrava convinta. “Vi saluta papà, fate i bravi!”.
“Si, ehm, ciao!” riagganciai tornando a sedere senza incrociare lo sguardo di nessuno.
“Forse è meglio andare, che dite?”. Pedro si alzò seguito da Chiara e, subito dopo, dagli altri.
Alla fine mi alzai anch’io. “Eh… scusate credo di avere un po’ di nausea…vado a letto! ‘Notte!”. Corsi in stanza sentendo gli altri commentare “Ma se non ha mangiato quasi niente!”. Misi il pigiama stendendomi nel letto con le coperte fino al naso e la testa e il cuore in conflitto tra loro.
Capitolo 16:
Rannicchiata nel mio letto non riuscivo a dormire. Quando avevo sentito i miei amici andare via mi ero stretta il cuscino al petto e da allora non l’avevo mollato un attimo, neanche quando mi ero alzata per andare in bagno. Mio fratello aveva bussato più volte ma io l’avevo mandato via e lui aveva ubbidito sospirando. Volevo stare sola.
Essendo immobile da parecchio tempo la stanchezza si stava facendo posto pian piano, ma, proprio quando stavo quasi per addormentarmi, avevo avvertito una debole vibrazione provenire dalla finestra. Tesi l’orecchio trattenendo il respiro per sentire meglio; dopo qualche secondo sentii di nuovo qualcosa battere delicatamente contro il vetro, come un sassolino. Mi sedetti al letto pensando di alzarmi a controllare se fosse successo ancora e poco dopo il colpo fu leggermente più forte, così, sicura che qualcuno stava cercando di attirare la mia attenzione, sgattaiolai dietro la tenda per sbirciare nella strada. Intravidi una folta chioma bionda a me parecchio familiare.
Aprii in fretta la finestra sporgendomi leggermente. “Dani?” chiamai il ragazzo che, con in mano una manciata di pietruzze, mi stava sorridendo. “Che vuoi?” sussurrai. Senza dire niente mi fece cenno di scendere.
Scesi in silenzio le scale e digrignai i denti quando il portone d’ingresso cigolò leggermente, lasciai che si aprisse una minima parte, giusto per farmi passare, e lo socchiusi. Raggiunsi Dani sorpresa della sua presenza.
“Scusa l’ora!” sorrise buffamente lasciando che una nuvoletta di fumo uscisse dalla sua bocca. In effetti faceva parecchio freddo. Mi strinsi le braccia intorno al petto cercando di riscaldarmi e imprecando contro me stessa per non essermi portata una giacca, il batterista lo notò e subito mi porse la sua “Tieni!”.
Lo ringraziai infilandomela volentieri. Era parecchio più grande di me e le maniche lunghe le sfruttai per coprirmi anche le mani ormai ghiacciate. “Che ci fai qui?” domandai alzando le spalle per riscaldarmi il collo.
Dani mi sfregò le braccia con le sue mani per scaturirne il calore, ma non si rese conto che quel gesto mi aveva già alzato la temperatura. “Devo chiarire con te, una volta per tutte! Questa è l’unica occasione in cui possiamo parlare in santa pace senza che nessuno ci interrompa!” rispose d’un fiato.
“Ok…” trascinai la risposta sentendomi avvampare.
Il biondino iniziò ad agitare le mani sulle proprie cosce guardandosi intorno come se non volesse essere visto da qualcuno. Alzò i suoi profondo occhi scuri su di me con un’espressione serissima che mi ricordò immediatamente il giorno in cui mi confessò di provare qualcosa per me. “Lui non è il ragazzo giusto per te…” ripeté la frase che, proprio quel giorno, lo portò a dirmi la verità sui suoi sentimenti.
Svoltai gli occhi all’aria leggermente infastidita da questa sua caparbietà. Che cosa poteva saperne lui del ragazzo giusto per me?
“Ascolta…”
“Aspetta!” m’interruppe alzando una mano in segno di ‘stop’. “Vorrei finire la frase che non sono riuscito a concludere tanto tempo fa…”. Era ovvio che anche lui si riferisse ad allora. Gli feci cenno di continuare. “Lui non è il ragazzo giusto per te perché ce né già uno…” e dopo un breve silenzio aggiunse “…sono io!”.
Schiusi la bocca sconvolta. Lo fissavo, sicuramente con un’espressione da perfetta idiota, mentre lui distoglieva lo sguardo diventando rosso in viso. Che si dice in questi casi? Cosa devo rispondergli? Tirai un sospiro di sollievo quando mi accorsi che non aveva terminato.
“L’ho sempre pensato…” continuò con voce sicura “Ma, come ti ho già detto, non volevo rovinare la nostra amicizia nel caso tu non ricambiassi i miei sentimenti. Però quando ho visto Ste che ti baciava nel bar…”
“Ci hai visti?” esclamai sorpresa.
“Si…” sorrise amareggiato “Vi ho visti…”. Serrai le labbra sentendomi improvvisamente in colpa. Non mi aveva detto nulla. “Dicevo…” fece un colpo di tosse “Quando vi ho visti ho capito che dovevo fare qualcosa, perché la gelosia mi aveva invaso e…” sospirò “non riesco ancora a capire come ho fatto a trattenermi dal venire lì e dividervi” con lo sguardo perso nel vuoto strinse inconsapevolmente i pugni. “Decisi di arrendermi quando vi ho visti così complici durante il resto della serata ma la notte c’ho pensato su e mi sono ricordato del Mojito!”.
Aggrottai la fronte “Che c’entra il Mojito?”.
Dani annuì “C’entra si! Lui non sa che odi la menta! Lui non sa niente di te!” alzò leggermente la voce e io lo supplicai di calmarsi. Si avvicinò di colpo e con un gesto rapido mi scostò il ciuffo dalla fronte “Lo sa come ti sei procurata questa?”. Si riferiva alla minuscola cicatrice, all’attaccatura dei capelli, che mi procurai sbattendo la testa contro un gradino quando avevo tre anni. “O quelle al ginocchio quando cadevi dalla bici e io ero lì pronto a soccorrerti?”. “Conosce il tuo colore preferito? Il tuo attore preferito? Sa quanto ti emozioni davanti ad un semplice gesto fatto col cuore, e quanto odi la superficialità dei regali costosi? Sa della tua fobia per gli occhi? Non sa niente, niente!”. Abbassai lo sguardo e lui sospirò. “Quello che voglio farti capire è che io ti amavo già prima che tu ti rendessi conto di quanto sei bella…” sussurrò prendendo il mio viso tra le mani. “Se anche tu ritornassi a vestirti da maschiaccio io ti amerei lo stesso! Lui si è accorto di te quando ti sei messa la gonna! Non voglio svalorizzare il suo sentimento, sicuramente prova qualcosa per te, ma farti capire quanto io possa renderti più felice rispetto a lui! Voglio che tu apra gli occhi e capisca che un tuo semplice consenso mi renderebbe l’uomo più felice di questa Terra, che tu saresti la più felice!” si morse un labbro guardandomi negli occhi. “Guardati adesso…” lasciò la presa per osservarmi dalla testa ai piedi “Con questi capelli arruffati e senza trucco sei la creatura più bella che io abbia mai visto…” sorrise vedendomi arrossire. “E queste guance…quando prendono colore…” mi sfiorò gli zigomi “Mi fanno impazzire!” ammise timidamente. “Prova a cercare in fondo al tuo cuore…” lo guardai stupita quando sentii questa frase essere espressa con voce spezzata. Mi prese nuovamente il viso tra le mani e, dal suo sguardo, capii quello che aveva in mente. “Non aver paura di ascoltare quello che proverai…” mi tranquillizzò quando notò la mia agitazione. Poggiai delicatamente le mani sulle sue ancora attorno alle mie guance e lui sorrise prima di baciarmi.
Il suo tocco era delicato anche se sentivo che fremeva dalla voglia di schiudere le labbra per rendere più intenso il suo sentimento, ma rispettò i miei timori e io gliene fui grata. Adesso le sue labbra carnose premevano contro le mie e io sentivo crescere in me la voglia di abbracciarlo e tenerlo stretto. Come se mi avesse letto nella mente abbandonò il mio viso per stringermi a sé con una presa salda sui miei fianchi; questa volta io non mi trattenni e premetti le braccia dietro il suo collo. Avvertii la sua risata, quella affettuosa che riservava solo a me e che mi piaceva tanto, e fui io a schiudere le labbra per prima. E quello fu il bacio più bello della mia vita. C’era complicità, unione, sintonia, passione…
Quando Ste mi baciava mi sentivo goffa e insicura nonostante mi piacesse tantissimo. Forse quello che provavo per lui non andava oltre la semplice cotta. Forse dovevo dare retta al mio cuore, il quale mi aveva sempre suggerito che quello che provava Ste, e quello che provavo io, era solo un sentimento più intenso dell’amicizia ma che non si avvicinava minimamente all’amore vero. Dovevo ascoltare tutti quei sussulti e quelle capriole che il cuore era pronto a farmi notare quando ero con Dani, quando mi sfiorava, quando ridevamo insieme. Ho sempre esclusivamente ascoltato quello che mi diceva la testa, o la mia paura, e mai quello che volevo davvero io. E quello che volevo potevo averlo trovato tantissimo tempo fa se solo mi fossi lasciata andare all’amore che provavo da sempre ma che non avevo mai capito. Mi bastava solo cercare in fondo al mio cuore, e ora che avevo cercato, l’avevo trovato.
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