Ora che avrebbe detto. Pensò completamente nel pallone. La verità non poteva e mentire, come poteva se quando lo guardava negli occhi non faceva altro che sciogliersi. Mentire lo avrebbe dovuto fare bene, se no se ne sarebbe accorto. Baciare Pedro. Pensò di nuovo. Altre domande si pose, come sarebbe stato? Che sapore avevano e sue labbra? Ma poi tornò alla realtà imponendosi la calma assoluta, impossibile in un momento simile. Prese fiato, che sembrò non bastarle per prendere il respiro e parlò “ ma che sciocchezze stai blaterando? Tu sei tutto matto. Che vuoi che “ fece una brevissima pausa per calmare il tono della voce “ che vuoi che me ne fregi di un tuo bacio. Non ci penso a questa cose.” Cercò di sviare e di chiudere il discorso li dove era iniziato. “ Marzia, non sono matto. Sono serio, se io ti baciassi. Ti piacerebbe? Cioè, vorresti essere baciata da me?” chiese insistendo ancora e portando il viso più vicino al suo per guardarla da più vicino. Lei balbettò parole incomprensibili.
Una voce già udita interruppe quel momento. Una piccola ancora di salvezza per Marzia. “ scusate se prima sono scappato, ma il lavoro chiamava per un problema in fabbrica.” Disse Fabio disinvolto buttandosi dentro l’idromassaggio. “ oh qui possiamo continuare il nostro discorso Pedro.” Disse con un sorriso cortese.
Pedro era tutt’altro che allegro. Lo aveva interrotto, li aveva disturbati. Aveva perso quella occasione per colpa sua, l’occasione in cui aveva messo con le spalle al muro Marzia e forse sarebbe riuscito a strapparle quelle parole di bocca. Evitò di sfiorare la tragedia e si mise a parlare con Fabio. Solo ed esclusivamente perché si riteneva un ragazzo educato.
Lei tirò un grosso sospiro di sollievo, era salva. Se non fosse arrivato Fabio per lei sarebbero stati guai grossi, non sarebbe certo riuscita a sviare il discorso. Pedro le sembrò molto deciso di avere una risposta. lo guardò con al coda dell’occhio mentre dialogava. I suoi occhi si posarono sulle sue labbra. La mente iniziò a vagare. Sarebbe stato stupendo baciarlo, un bacio di quelli veri. Ecco la verità alla sua domanda, ma avrebbe dovuto mentire e tenerselo per sé. Forse entro la fine della giornata si sarebbe dimenticato della domanda fatta. Apparve Elena con Ka “ Marzia andiamo verso l’albergo? Così noi intanto ci cambiamo con calma e i ragazzi ci raggiungono subito dopo.” Le chiese. “ si va bene.” disse scattando in piedi. Tutto pur di stare un attimo tranquilla. Sentiva le gambe molli. Pedro le toglieva le forze come la Kriptonite con superman. “ ci vediamo Fabio. Ora scappo.” Fabio salutò con la mano.
Anche Pedro si alzò “vado anche io. Visto che di solito sono un ritardatario mi faccio avanti con i lavori”disse salutandolo. Elena lo fermò “fatto pace?” chiese al volo “ si certo. ora vado così vado con lei all’albergo.” Disse “ si ok noi vi raggiungiamo subito, chiamiamo gli altri.” rispose. Lui annuì e corse dietro a Marzia che raggiunse dopo poco.
Se lo ritrovò al fianco “ vengo anche io, visto che sono lento.” Disse ridendo “ bravo finalmente la lucidità ti è tornata” commentò con un sorriso. Ora erano soli di nuovo. Sperò con tutto il cuore che non ritirasse fuori il discorso di prima. “mangeremo in albergo a pranzo, mi ero dimenticata che volevamo fare quella gita nel pomeriggio.” Disse per divagare con i discorsi. “ sei smemorata” commentò lui con una breve risata. Di nuovo lo fece, si girò verso di lui e gli fece la linguaccia in risposta la commento negativo che le aveva fatto. Lui sorrise e la prese ancora un po’ in giro per gioco e arrivarono all’albergo.
Si era dimenticato. Pensò lei entrando sotto la doccia. Finalmente pace e tranquillità. Assaporò quei momenti cercando di goderseli appieno. Il pomeriggio sarebbero andati al parco giochi nella città vicina. Un’ora di macchina e sarebbero arrivati.
Salirono tutti sul mini pulmino che era di Ka e si diressero verso il parco delle meraviglie. Quando furono là i ragazzi si buttarono subito sulle giostre più spericolate. Marzia non era da parco giochi, si le piacevano alcune giostre, ma quelle pericolose no. Era l’unica del gruppo. Non le importava, era una giornata tra amici e tanto sulle giostre non ci si sarebbe rivolti la parola, quindi andava bene così per lei. Rimase sola ad aspettare gli altri su una panchina all’ombra. Si era messa a giocare con il telefono.
Pedro l’aveva notata li da sola e si sentì fortemente in colpa, perché lui sapeva che non sarebbe salita e sapeva che non le piacevano quel tipo di giostre. Sentì dentro di sé l’istinto di andare da lei. per un attimo pensò che forse non era il caso, che avrebbero sospettato qualcosa gli altri. Peggio ancora che lei non volesse compagnia. Quanto avrebbe voluto essere li al suo fianco, tenerle la mano o stretta tra le sue braccia, per poter assaporare il suo profumo. Fu l’amico dagli occhi smeraldo a svegliarlo dal quei sogni.
“Pedro. Vai a farle compagnia” disse ka sottovoce mentre rifacevano la fila per risalire. “portala a fare la ruota panoramica o qualcosa di simile, così porella non si annoia”propose ammiccando. Aveva letto nei suoi pensieri. Pedro ci pensò un attimo, ma realizzò che così sarebbero stati soli e non aspettava altro che quello. “vado” disse scomparendo.
Scese, la raggiunse con una breve corsa. “ehy. Scommetto che ti annoi” esclamò. “ si un po’.” Rispose facendo spallucce e mettendo il cellulare in tasca. “dai andiamo. Ti porto in un posto che ti piacerà” sorrise prendendola per mano e trascinandola via per il parco. Camminarono a lungo, lui non smise di stringerle la mano e lei glielo fece notare “ehm credo che ora puoi lasciarmi la mano.” Disse imbarazzata, ma lui le rispose subito “ no, così non ti perdo.”le sorrise solarmente, lei ne rimase incantata, era sempre così premuroso e gentile con lei. come poteva solo pensare che potesse andare male tra di loro per qualcosa di più. Però la paura di rimanere di nuovo scottata la bloccava. Era stata troppo male. “ eccoci arrivati” esclamò indicando la ruota panoramica. “ohh che bella” disse lei. “ saliamo su. Veloce visto che c’è poca fila” disse iniziando a correre verso l’entrata. Dopo poco erano su una di quelle cabine dai colori sgargianti, da soli, c’era davvero pochissima gente. Una volta dentro lui mollò la mano di lei che si fiondò ai finestrini. “ci mette ben 15 minuti a fare il giro. È un po’ lentina.” Commentò lui. “ che pretendi, prima di salire su questa giostra ne hai fatta una di velocità, quindi ti sembra vada ancora più piano.” Disse lei guardandolo con la coda dell’occhio.
Pedro la osservò da dietro, sembrava una bambina. Sorrise e pensò alla domanda di oggi. Una soluzione gli passò per la testa. Si avvicinò a lei e le posò la mani sulle spalle. “che bel panorama. Ora siamo in alto” disse anche se il suo interesse era su altro. “ si molto.” disse lei guardando le mani sulle sue spalle.
La fece girare “ senti..” disse per darle motivo di voltarsi.
A quelle parole una lieve agitazione prese il sopravvento su di lei. Si girò e lo guardò in viso, per un attimo ebbe timore che le rifacesse la domanda di prima. Anzi ne era più che sicura che la riformulasse . Di li non sarebbe scappata e nessuno sarebbe corso in suo soccorso.
Pedro scrutò il suo sguardo, notò un po’ di paura forse, ma poteva immaginare per cosa. La domanda che le aveva fatto. Non poteva essere altro. Si avvicinò e l’abbracciò piano.
Dentro di sé tirò un grande sospiro di sollievo, riuscì a rilassare i muscoli e ricambiò l’abbraccio. Forse voleva solo starle vicino. Apprezzò quel gesto così tenero e impulsivo. Gli voleva un bene dell’anima.
Sentì dentro di sé che non ce l’avrebbe fatta ancora a resistere. Le baciò la fronte, come faceva sempre. Poi la guancia. Avvicinò le labbra a quelle di lei, sfiorando con gli occhi il contorno delle sue labbra prima di avvicinarsi di più. Rosse, morbide. Lei rimase interdetta, da quel comportamento, capì subito cosa sarebbe accaduto subito dopo quell'attimo di esitazione di lui. Ma dentro sentiva che era quello che voleva pure lei. Sentire finalmente quelle labbra. Lui prese l’iniziativa e il coraggio.
Le sue labbra si avvicinarono sempre di più a quelle di lei. Respiro caldo e irregolare. I loro nasi che si sfioravano appena. Si preoccupò della reazione di Marzia, ma lei era li, non accennava a negarlo, sembrava aspettasse quello. Sentì appena le labbra sfiorarsi, un attimo, un leggero tocco quasi impercettibile, quando suonò il cellulare di Pedro.
In quel momento Marzia e Pedro ebbero forse lo stesso pensiero, aprire uno dei finestrini della cabina e regalare un volo di prima linea al cellulare che suonava. Si allontanò di botto con un’aria contrariata e furiosa. C’era così vicino. Rispose senza neanche guardare chi lo stava chiamando “ciao Pedro. Volevo dirti che se per voi va bene, tra tre giorni avete un concerto. So che siete nella settimana di vacanza, ma purtroppo mi hanno chiamato ora, chiedendomi di voi. Prima di accettare, volevo sentire la vostra opinione.” Disse con fare professionale e garbato. Pedro non appena udì la voce della ragazza, si placò. Quando sentiva lei voleva dire che c’era lavoro in arrivo e a lui cantare gli piaceva da matti. Gli sarebbe servito a sfogare la sua frustrazione, ne non riuscire in quello che voleva. “ si ora ne parlo con gli altri. Poi ti richiamo.” Si allontanò da Marzia sedendosi dall’altra parte della cabina.
Aveva capito chi era. Aveva riconosciuto la voce, era la segretaria del gruppo. Quella oca dai lunghi capelli dorati e le ciglia da cerbiatta in calore. Non le stava simpatica. Ricordò quando ci aveva provato con Pedro, quando erano usciti assieme varie volte. Anche in quel caso la gelosia le aveva colpito lo stomaco con un pugno secco. Si sedette anche lei guardando fuori dal finestrino. Era alquanto irritata, erano stati interrotti e per di più da quella. Si era finalmente decisa a cedere eppure forse era un segno del destino. Qualcuno, forse, le stava dicendo di non farlo. Non era destino. Forse. Quando chiuse la chiamata, il giro era al termine le cabina aveva rallentato per permettere, una volta in posizione, di scendere. Finito come quel momento magico che erano riusciti a creare. Bruciato da quella chiamata.
Pedro si sentiva deluso e dispiaciuto, notò l’irritazione sul viso di lei e sapeva bene i motivi, o almeno poteva immaginarseli. “era jessica.” Disse mentre scendevano “ ho sentito.” Rispose brusca “ scusami. Era lavoro. “ si scusò prendendole la mano. “lo so.” Rispose togliendo la mano. Lui si fermò in mezzo alla stradina fatta di mattoncini rossi e si volse a guardarla. “scusami davvero. Sono un completo idiota ed imbranato.” Disse pentito e davvero sincero guardandola negli occhi. “lo so non è colpa tua.” Disse scocciata “ è solo che..” si bloccò per non scoprirsi troppo. Lui sorrise e la prese tra le braccia “solo che? “ chiese piano. “ non te lo dico.” Rispose lei per ripicca a quel sorriso troppo compiaciuto. Pedro sbuffò vicino al suo orecchio poi la guardò diritto negli occhi “ e dai dimmelo. Non ci nascondiamo mai nulla noi due” “devo proprio? E poi lo sai già è inutile che fai lo stupido.” Commentò lei alzando gli occhi al cielo. “ si devi.” Esclamò incitandola “ mi sta sulle scatole jessica dovresti saperlo.” Pedro rise “ gelosa” canzonò ridendo.
Marzia si staccò di colpo “sei sempre il solito.” disse iniziando a camminare verso la direzione opposta a lui. perché doveva sempre fare lo stupido. Si chiese sbuffando. Non era facile per niente essere sincera e dirgli cosa voleva veramente. Si senti prendere per un braccio “ aspetta , stavo scherzando. Vieni qui.” Disse riprendendola tra le braccia e posando la fronte a quella di lei “ se mi dici la verità.. potrei darti un bacio come premio” sorrise, lei in risposta si scosto e gli mise una mano in faccia “ basta, smettila.” Protestò.
“ non mi sembravi così contraria prima.” commentò lui togliendosi la mano di faccia. “ tanto anche se tu mi provassi a baciare qualcuno ci interromperà, quindi non ti sprecare a farlo.” disse lei “ ecco qua, la verità.” Esclamò continuando poi “ho avuto la mia risposta alla domanda di oggi. Però mai dire mai..” disse avvicinandosi di nuovo a lei per baciarle le labbra. Come aveva previsto Marzia il cellulare suonò “certo che porti sfortuna.” Disse staccandosi e tirando fuori il cellulare.
Marzia fece spallucce ormai rassegnata. Mentre lui parlava di nuovo al cellulare lei si avvicinò per ascoltare la conversazione. Era Ka e Pedro gli stava spiegando tutta la conversazione con Jessica. Lo abbracciò posando le testa sulla spalla di lui. Per la prima volta fu lui a rimanere stupito. La guardò confuso. Lei si limitò a ridere. Il suo sorriso di spense per lo stupore, l’aveva colta alla sprovvista. Pedro posò per un solo attimo le labbra su quelle di lei in un semplice bacio. Leggero e veloce. Poi una volta staccato continuò a parlare con ka. Marzia si staccò di colpo da lui con una mano sulle labbra. Lui in risposta le fece la linguaccia e lei incrociò le braccia sul petto. “ non è valido” disse piano. lui invece fece cenno di si, poi si concentrò sulla telefonata. “si Ka noi siamo qui vicino alla ruota. Voi?” “ok, a tra poco” buttò giù ka. “sei un disonesto Pedro.” Disse Marzia protestando per quel gesto inaspettato. “ era tutto regolare.” rispose in sua difesa ridendo e avvicinandosi a lei, ma ka li chiamò. Interrompendoli.
“finalmente vi ho trovati, allora. Ricapitoliamo, tra tre giorni suoniamo a Torino, non è lontano da Legnano, però tocca partire domani mattina. Così prepariamo gli strumenti e proviamo un po’.” Era tutto serio e professionale, era strano ogni volta che lo vedeva così. C’erano tutti quelli del gruppo e anche Elena abbracciata al suo chitarrista. “ questa volta però vogliamo venire pure io e Marzia. Siamo stufe di essere lasciate sempre a casa vero?” disse balzandole affianco e prendendola sotto braccio. “ma se non possono non possiamo obbligarli.” Commentò lei guardando l’amica. “ veramente questa volta possiamo portarvi se volete venire” disse Ka “davvero?ohh amore” esclamò Elena saltando al collo di Ka felice della notizia. Pedro invece si avvicinò a Marzia “ contenta?” chiese “si finalmente ti rivedo sul palco.” Disse solo, forse lui rimase deluso di quel poco entusiasmo e le sussurrò “non merito un piccolo abbraccio pure io?” scherzò. “ no.” Disse lei distogliendo lo sguardo per finta. “sempre la solita, rivoglio la Marzia di prima, ora ho qui la sua gemella cattiva” protestò a bassa voce.
Fu Ivan a prendere parola “ dai non stiamo qui a ciondolarci, andiamo a fare le valigie che c’è da lavorare. Dobbiamo anche finire per bene quella canzone nuova, quella che hai buttai giù tu Pedro.” Lui lo guardò “ah si vero. Allora meglio andare.” disse lui incamminandosi con gli altri.
In albergo il gruppo si radunò in giardino dopo aver fatto le valigie per parlare del programma della serata del concerto. Elena e Marzia erano diciamo di troppo e si misero poco più lontane da loro per lasciarli lavorare in pace. “ ancora non mi abituo al fatto che Ka sia famoso” disse lei dopo un attimo di silenzio “forse perché sei la sua ragazza. Io ormai ci ho fatto il callo.” Disse in risposta mentre giocava con il cellulare di Pedro che le aveva prestato. Lei non poteva vantare di un cellulare così di nuova generazione, le sarebbe piaciuto, ma costava effettivamente troppo. “ci sarà anche Jessica mi ha detto Ka..” informò lei. Marzia si bloccò, morendo nel giochino. “quella sempre i mezzo alle scatole.” Brontolò. “gelosa?” chiese lei a Marzia “ non è gelosia.. è che mi sta antipatica quella ragazza, sin dall’inizio che l’abbiamo conosciuta.” Spiegò con falsa freddezza “già effettivamente non sta simpatica neanche a me. Si crede di essere sta gran donna, ma a me sembra solo barbie riuscita male.” Marzia non poté che ridere con gusto. “ hai ragione” risero assieme.
Pedro si accorse della loro risata e non poté fare altro che guardare lei. Vederla ridere, ogni volta era una stretta allo stomaco. Stasera avrebbe voluto stare con lei, ma la vedeva dura, sarebbero partiti presto al mattina e sarebbe andato a letto presto. Sbuffò appena. “Pedro stai attento” lo ammonì Dany. “ scusate mi ero distratto”.
Non rimasero li molto perché la sera calò e l’ora di cena arrivò in fretta. Poco prima che decidessero di alzarsi arrivò un sms sul cellulare di Pedro. Marzia era ancora intenta a giocare e si dovette fermare. Cliccò per sbaglio sullo schermo per riattivare il gioco e si aprì l’sms. Era jessica. Lo lesse, pensando che forse era qualcosa di importante ed urgente da comunicare a loro. Invece no. < ciao Marco. Volevo dirti che sono contante di vederti di nuovo, mi mancavi un sacco. Non ho ancora scordato quella sera in cui ci siamo baciati. Eravamo ubriachi lo so, ma è stato lo stesso magico.> rimase a bocca aperta con il cellulare in mano. “ cosa succede?” chiese Elena “ nulla guardavo una cosa, ora gli restituisco il cell, mi sono stufata di giocare” si alzò e andò da Pedro spedita, cercando di mantenere la calma e non far trapelare la sua rabbia e disgusto. Glielo porse “ ti cercano” disse secca lanciandoglielo nelle mani. lui la guardò stupito per quel gesto di stizza e non capì. “ io rientro.” Disse solo scomparendo dietro la porta dell’entrata del giardino.
Sali in camera e una volta dentro buttò con rabbia la borsa sul letto. “ quel bastardo. Quel bastardo. Si è baciato con quella ***** e non mi aveva mai detto nulla.” disse togliendosi il copri spalle e lanciando pure quello sul letto malamente. “ dannato. Lo avevo detto che non avrei dovuto cedere. Lo sapevo lo sapevo.” Ripeté più volte sedendosi sul letto. Era furiosa e frustrata. Aveva deciso di concedere il cuore a lui, di provarci a discapito delle mille paure e ora aveva avuto la prova che stava per sbagliare. Che aveva sbagliato a farlo.
Quando lesse il messaggio si alzò di colpo dalla poltrona. Sapeva che Marzia lo aveva letto perché la lettera non era più lampeggiante. “ scusate devo chiamare una persona” disse vago scappando dentro. Lo guardarono come se fosse uscito pazzo, ma non ci fecero più di tanto caso. Si precipitò alla sua camera e bussò più volte con energia. “chi è?” “sono Pedro, aprimi ti prego.” Silenzio, dopo una manciata di secondi si udi una parola secca “no” rispose lei. “ti prego davvero. Devo parlarti di una cosa importante. Aprimi” supplicò lui. si alzò dal letto e si diresse alla porta era ora di chiuderla, con questa storia. Chiudere cosa pensò, in fondo non era mai iniziato nulla tra loro. Aprì “ senti pedro a me non interessa nulla di quello che fai o no fai. Con chi vai o con chi non vai, ma gradivo sincerità.” Disse seria senza farlo entrare. “ti devo spiegare. Era ubriaca e è stata lei a buttarsi addosso a me baciandomi.” Disse cercando di essere il più sincero possibile. “ bene, se ti è piaciuto tra tre giorni la puoi ribaciare tutte le volte che vuoi.” Disse secca restando ferma sul posto con le braccia incrociate.
Si sentì perso, non poteva concludersi tutto li. “ma io non voglio che tutto finisca” Lo interruppe con il gesto di una mano “finisca cosa? Guarda che non è mai iniziato nulla. E’ stato tutto uno sbaglio. Non pensiamoci più. Amici come prima. Non voglio altro da te Pedro.” Quelle parole furono così difficili da dire. Sentiva le lacrime pungerle gli occhi e cercò in ogni modo di non sbattere gli occhi. Se lo avesse fatto sapeva che sarebbero scese. Non voleva che la vedesse piangere, perché avrebbe capito che dire quelle cose le costavano tanta sofferenza. “ ti prego non dire così. Io voglio te. Solo te. Lo avrai capito.” Disse sincero allungando le braccia per stringerla a sé “ l’ho capito, ma è stato uno sbaglio pensare anche solo che potesse essere possibile.” Rispose con voce pacata scostandosi dal suo abbraccio. Una lacrima scese sul suo viso rigandole la guancia. lui la guardò, vederla così gli spezzava il cuore. Era colpa sua, era stato uno stupido e aveva sbagliato. Con il pollice le asciugò la lacrima sfiorandole la guancia. “ scusami, non volevo farti questo.” fece una pausa prendendo fiato cercando di controllarsi “se è questo che vuoi.. così sia. Sappi però che se vorrai io sarò qui per te.” Vide le lacrime cadere ad una ad una dei suoi occhi. “scusami ci vediamo dopo.” Disse lei scomparendo dietro la porta chiudendola.
Si poggiò con la schiena e scivolò a terra piangendo. Desiderava stare con lui più di ogni altra cosa, ma non poteva. Stava già soffrendo.
Lui posò una mano sulla porta e udì i lievi singhiozzi di lei, poggiò la fronte alla porta. Quanto avrebbe voluto abbracciarla e dimostrargli che si sbagliava, che loro potevamo stare assieme a discapito di tutti.
La serata si concluse così. Velocemente. Tutti andarono a letto presto e l’unica parola che si scambiarono fu la buonanotte. Quella notte lei non riuscì a dormire e la mattina arrivò con velocità. Sembrava che qualcuno avesse mandato avanti il tempo. Si alzò stanchissima e una volta pronta arrivò di sotto con la valigia. “ giorno” salutò con lievi occhiaie. “ dormito male?” chiese Elena. “ se avessi dormito si..” commentò lei addentando una pasta e sorseggiando un cappuccino. Pedro si sentì così in colpa perché era colpa sua se era così. “dormirai in pulmino” disse elena “ si forse.” si limitò a rispondere. Partirono dopo poco e il destino volle che Marzia finisse affianco a Pedro. Non si rivolsero al parola per un po’. “ mi dispiace.” Disse lui ad un certo punto. Lei lo guardò confusa con lo sguardo spento “va tutto bene” rispose lei con un sorriso forzato. “ok. Dormi ti farà bene” le consigliò. “ è scomodo dormire in macchina” rispose cercando una posizione comoda. “posso essere ancora il tuo cuscino se vuoi.” Disse lui offendo il braccio come appoggio. Accettò, era troppo stanca per controbattere o dirgli no. Poggiò la guancia alla spalla di lui e chiuse gli occhi. non ci volle molto per cadere in un sonno profondo. Come sempre si sentiva al sicuro tra le sue braccia.
La guardò dormire per tutto il tempo, pensando e ripensando a come riavvicinarla a sé. A come poterla convincere. Intrecciò le dita tra i capelli di lei. Accarezzandoglieli, con dolcezza. giocherellò con una ciocca per un po’ e finì per addormentarsi pure lui, stringendola prima a sé. Il viaggio fu lungo, facendo alcune pause per il cambio di guida.
Tutto fu come prima una volta arrivati. I ragazzi sempre impegnati con le prove. Dovevano fare un nuovo singolo che avrebbero cantato in anteprima la sera del concerto. Non si vedettero molto in quei tre giorni, anzi quasi per nulla. Si scambiarono qualche breve sms solo la sera prima di partire. Giusto qualche piccola informazione sul luogo di ritrovo e l’ora di partenza. In quei tre giorni non fece altro che pensare a lui. Sentì dentro un lieve pentimento su quello che gli aveva detto, ma ormai era fatta. Ora doveva affrontare la realtà.
Pedro fu molto indaffarato con la preparazione del singolo, ma la sue mente spesso lo portava a lei, a quella ragazza che tanto desiderava. La mattina del fatidico giorno partirono e in poco tempo giunsero alla meta. Elena e Marzia si sentirono in mezzo e di poco aiuto. Rimasero in un bar li vicino a guardarli montare gli strumenti. “ è noioso.” Commentò marzia “ ora capisco perché non ci portano con loro.. perché sanno che noi ci saremmo annoiate.” Disse elena bevendo un the freddo. “ andiamo a fare shopping?” chiese marzia alzandosi. “ buona idea. Voglio prendermi qualcosa per il dopo concerto” disse con malizia. Marzia rise “sei sempre la solita, povero Ka. Deve avere a che fare con una amazzone del sesso.” Scherzò “ bhe a lui piace” rispose ridendo. Prima di andare guardò Pedro. Era sul palco che provava il microfono. Distolse subito lo sguardo quando incrociò il suo.
Fu un pomeriggio di shopping, Marzia si comprò un abitino leggero. Color blu notte dalle spalline sottili. Lo avrebbe indossato con le ballerine nere e un copri spalle sempre scuro se avesse fatto più freddo. La sera tendeva ad esserlo e preferiva prevenire.
La sera arrivò e le ragazze si cambiarono per poi raggiungere i ragazzi.
Quando la vide rimase senza fiato. Quell’abitino le stava da dio. Era scollato al punto giusto e metteva in risalto le sue forme. Era molto semplice la sua vestizione eppure le piaceva da matti. La guardò intensamente, cercando di trattenersi dal sembrare un ebete.
Il concerto iniziò. Non credeva ai suoi occhi, la piazza era gremita di gente, si stupì dal vedere quante ragazze li seguissero. Urlavano a squarcia gola le loro canzoni, saltellando. Ne era contenta. Si mise ad ascoltare le canzoni. Ad un certo punto Pedro annunciò la nuova canzone, il singolo preparato per l’occasione. “ed ora un’anteprima del nostro nuovo singolo. “ la prossima canzone è il nostro nuovo singolo. L’unica paura che non ho.” La melodia iniziò e notò su di lei gli occhi di Pedro. Erano puntati su di lei. Ne era certa. La fissava,si domandò perchè. Le parole iniziarono. E ne rimase subito colpita.
“Non sai quanti l'hanno detto
hanno consigliato al sottoscritto
di lasciare perdere l'amore
porta via la testa, acceca il cuore
non gettare al vento gli anni più belli
volano e non ritornano mai più, mai più
Non sai quanti hanno ragione
credono che tirando calci ad un pallone
tutto sia perfetto
droghe, soldi e solo sesso:
non sia un compromesso...
Sei lo sbaglio più bello che abbia mai commesso
lo sbaglio più dolce che ha dato a tutto un senso
sei l'unica ragione che mi fa perdere la ragione
l'unica paura che non ho
Non fatemi mai dire cosa sia più giusto fare
se quello è il giusto tu sei quello sbagliato
allora io voglio sbagliare, per sempre sbagliare...
Sei lo sbaglio più bello che abbia mai commesso
lo sbaglio più dolce che ha dato a tutto un senso
sei l'unica ragione che mi fa perdere la ragione
l'unica paura che non ho (x2)
Sei l'unica paura che non ho
l'unica paura che non ho (x3) “
Quella parole le entrarono dentro. E capì ciò che le stava dicendo con una canzone. Se lei era uno sbaglio, voleva sbagliare. Era l’unica paura che non aveva. Non staccò gli occhi da lui i loro sguardi incatenati assieme.
lui non vedeva l’ora di scendere da quel palco di andare da lei. Di sapere se aveva colto il messaggio. Dal suo sguardo sembrava di si.
Quando il concerto finì si sentì libero e si diresse subito da lei. Si videro dietro il palco dove scendevano. “marzia” la chiamò avvicinandosi, ma improvvisamente si ritrovò tra le braccia Jessica. “ Pedro siete stati grandi. Come sempre del resto. ” urlò entusiasta.
Lui la scostò immediatamente guardandola male. “ ti sembra il modo?” le chiese brusco. “ ma come non ti è piaciuto come saluto?” chiese ammiccante e seducente sbattendo le lunghe ciglia. no, con lui non funzionava quella tattica. Guardò Marzia, aveva distolto lo sguardo da lui. Il viso rattristato. Era davvero stufo di quella oca. Voleva stare con Marzia costi quel che costi. Doveva parlarle. Si diresse verso di lei, ma Jessica lo prese per un braccio “ dai non vuoi stare un po’ con me? Ho voglia di parlarti.” disse “ senti mettiamo in chiaro le cose.” Disse lui voltandosi e liberandosi dalla sua presa. “ tu non mi interessi. Non voglio passare del tempo con te. Ringrazia il fatto che ti rivolgo la parola e questo solo perché sei la nostra segretaria.” Disse brusco. “e non ti permettere più di mandarmi sms o chiamarmi se non sia per lavoro se no è meglio che ti cerchi una nuova occupazione” “ma pedro io ti piaccio lo so. Quella sera ne ho avuto la prova” “eri ubriaca e sei stata tu a baciare me, non io te. Neanche da ubriaco avrei baciato una come te” disse brusco e arrabbiato. “ ma Marco..” “ basta. vai al diavolo.” Disse andando verso Marzia.
Lei rimase di sasso nel vedere Jessica trattata così, ma dentro di sé esultò, ben gli stava a quella. Anche gli altri della band erano rimasti di sasso. Tutti erano concordi che il comportamento di Jessica era troppo espansivo con Pedro e lui aveva fatto bene.
Lo vide arrivare e distolse lo sguardo imbarazzata “ siete stati bravi.” Si complimentò “ grazie.” Disse lui “ bello il nuovo singolo. L’hai scritto tu?” chiese “si” rispose, poi avvicinò il viso all’orecchio “l’ho scritta per te.” Disse schietto e sincero. Lei lo guardò “allora avevo capito bene.” disse lei imbarazzata. Lui rise con dolcezza “ora devo firmare qualche autografo. Dopo facciamo un giro?” “ma dopo non andiamo con gli altri?” chiese “ non mi va.” “allora ok, buone firme” disse ridendo mentre lui si allontanava. Elena arrivò “direi che Jessica se lo è meritato” commentò ridendo “direi di si.” Rise anche lei.
Gli autografi furono tanti, ma Marzia lo aspettò con pazienza. Era agitata all’idea che sarebbero stati soli, dopo quella canzone, quelle parole. Rimase li a guardarlo mentre sorrideva alle ragazze. Finalmente arrivò da lei. “finito. Andiamo?” disse con un largo sorriso. “si andiamo”.
Si inoltrarono tra le strade di Torino. Era una città magica e molto bella. Non dissero nulla per un bel po’ di tempo, come se parlare potesse rovinare quel momento. Lui la stava tenendo per mano. Una brezza fresca tirava leggera. “ hai freddo?” chiese lui fermandosi. “un po’” ammise lei. “ ci pensò io” disse togliendosi il giacchetto di pelle, sotto aveva una camicia nera a maniche lunghe. Lo guardò pensando che quella camicia gli donasse un sacco. Gli porse la giacca “ mettila.” “ e tu?” “io sto bene così, non ti preoccupare.” Disse aiutandola a metterlo. Lei ringraziò. Aveva il suo odore ed era caldo. Ora stava meglio. Si sedettero su una panchina in un grande e verde parco. Non c’era molta gente in giro. Il rumore di una fontana poco lontano era la loro colonna sonora. “ti sta bene quel vestito.” Disse lui guardandola “grazie l’ho preso oggi.” Rispose lei arrossendo. Per un attimo i loro sguardi si incrociarono. Silenzio e imbarazzo misto a timore di fare un gesto troppo avventato. “ quella canzone l’ho scritta pensando a te. So che avevamo detto di lasciare stare.. ma non ci riesco, mi dispiace. Se davvero tutto questo fosse uno sbaglio come dici tu, allora voglio sbagliare. Non ho paura di farlo.” disse sincero. Lei sorrise imbarazzata “mi fai arrossire così lo sai?” protestò mettendo una mano sul viso per coprirsi “sei bellissima quando arrossisci. Sei bellissima sempre.” lei alzò lo sguardo, lui le prese la mano scostandola e con l’altra le accarezzò una guancia. Le prese il mento, una presa leggera e delicata. La guardò ancora una volta negli occhi prima di posare le sue labbra su quelle di lei. Morbide e calde. Si stavano baciando. Sembrava un sogno. Le loro labbra presero a cercarsi con lentezza. Con la paura che quel momento finisse troppo presto. Lui osò, dischiudendo le labbra e accarezzando con la lingua le labbra di lei. Marzia rispose d’istinto e le loro lingue si accarezzarono in una danza lenta. Si staccò solo quando le mancò il respiro. Il cuore batteva a mille. Posò la mano sul petto di lui anche il suo batteva forte. Il respiro leggermente affannato. Sorrise a lei baciandole la guancia “ ce l’abbiamo fatta” scherzò in un sussurro. Era piacevole il suo respiro sulla pelle. Annuì solo posando di nuovo le labbra su quelle di lui. Rispose prendendola in un abbraccio e iniziando un nuovo lungo e caldo bacio.
Aprì gli occhi di scatto ancora confuso. Si guardò attorno e la vide al suo fianco, sul pulmino. Era voltata verso il finestrino che guardava il mondo fuori scorrere velocemente. Era stato tutto un sogno. Sbuffò buttando la testa indietro. Era così reale, così bello. “ti sei svegliato finalmente” commentò lei guardandolo con la coda dell’occhio “ a quanto pare” rispose ancora in estasi per il sogno fatto. Guardarla gli faceva venire voglia di prenderla e baciarla. Bramava quelle labbra lucide di lucida labbra alla vaniglia. Glielo aveva regalato lui e lei spesso lo metteva. “ come siamo agitati” commentò lei voltandosi verso di lui “ abbiamo fatto un brutto sogno?” chiese lei. “fossero tutti così i brutti sogni, ne vorrei fare anche ad occhi aperti” sbuffo triste. “ cosa hai sognato?” chiese incuriosita “non te lo posso dire.” “che sarà mai, pensi che mi scandalizzi?” lo sfidò guardandolo “ non lo so. Ma di certo è meglio che tu non sappia cosa ho sognato. Quanto manca?” chiese per cambiare discorso. Lei lo guardò per qualche secondo poi si arrese “mancano ancora un’oretta circa. Siamo a metà viaggio” avrebbe potuto dormire un altro po’. Era molto stanco e le prove dei giorni prima gli aveva tolto le forze. Il dormire poco la notte per poter scrivere la canzone, per poterla migliorare e rendere perfetta. Cantare. Preparare gli strumenti con gli altri. lo avevano sfiancato. “dormirò ancora.” disse chiudendo gli occhi, per caso il capo gli scivolò sulla spalla di lei. non protestò e non lo spostò. Lo guardò dormire per un po’ poi tornò con lo sguardo verso il finestrino. Doveva smettere di pensare a lui, aveva preso una decisone e avrebbe dovuto mantenerla.
ciao lettori ^^
per farmi perdonare della assenza di ieri ( ho lavorato tutto il giorno e arrivata a casa alle 22.30 sono morta sul letto) XD
posto un cap lunghino ^^
buona lettura^^
Arrivarono a destinazione dopo una breve pausa ad un autogrill. Il viaggio era stato corto e piacevole. Passarono il giorno separati, loro le prove e la preparazione palco, Elena e Marzia a passeggiare per Torino. “che noia però” esclamò stufa di camminare “forse è per questo che non ci vogliono mai portare con loro” spiegò marzia “forse hai ragione. Ci vogliono risparmiare questa noia. Che facciamo? Andiamo a vedere che fanno?” “va bene”disse incamminandosi verso la piazza.
Erano ancora impegnati quando arrivarono, ma Marzia notò subito una cosa. Pedro non c’era. mancava un’altra persona all’appello. Lei. La barbie. Significava solo una cosa che erano assieme, volle indagare con discrezione. “ senti Ivan..” chiese avvicinandosi con un sorriso “sai dov’è Pedro?” lui la guardò cortese come sempre le rispose “ è andato con Jessica a parlare con i tecnici delle luci. Se vuoi raggiungerlo sono andati in quell’edifico li. Primo piano, seconda porta a sinistra, non puoi sbagliare. Ci hanno dato una stanza dove cambiarci e prepararci per il concerto.” Spiegò. “capito, ma non voglio disturbare.” “ma va là, a lui farà solo piacere vederti e stare con te. Quando deve avere a che fare con Jessica diventa irritabile.” “ci credo.” Ivan rise all’affermazione di Marzia cogliendo al volo il concetto comune.
Non si prese la briga di dire a Elena dove andava, era già impegnata a baciarsi con il suo ragazzo. A volte si chiedeva come facevano. Sempre li a baciarsi e che baci. Avevano del fiato se non altro. sorrise tra sé.
Percorse la strada indicata da Ivan, prima di salire l’ultimo gradino udì a voce di Pedro, fece per correre, ma si bloccò vedendo dietro l’angolo loro due assieme. Si nascose. Non riusciva a capire il perché di quel gesto, si mise ad ascoltarli. “Pedro usciamo dopo il concerto?” chiese lei posando una mano sulla spalla di lui “no, dopo se esco lo faccio con i miei amici.” “ ma loro li vedi sempre. Mi mancano le tue labbra.” Disse avvicinandosi, ma lui mise le mani avanti “ancora con questa storia? È successa tempo fa. Eri ubriaca.” “ ma tu però ci sei stato” lo accusò “ma sei stata tu a baciarmi senza permesso. Mi sono ritrovato te addosso all’improvviso. Neanche da ubriaco ti avrei baciato, sappilo.” Lei rimase di sasso a quelle parole e Pedro si senti come in un deja vu. Il sogno. Lo ricordava bene. “di la verità ti piace un’altra?” chiese lei secca con tono arrogante “ si” rispose schietto lui senza tanti giri di parole. “ e chi sarebbe? Sentiamo? Nessuna può competere con me.” Disse alzando una spalla in segno di superiorità.
Lui scossò la testa con rassegnazione “ tutte potrebbero essere migliori di te. Già il fatto che sembra che ce l’hai solo tu ti cava dei punti. Chi ti credi di essere. Si, ok sarai una bella ragazza, ma solo all’apparenza.” Fece una pausa “ la ragazza che mi piace, mi conosce bene, ha condiviso momenti magici e brutti con me. È come un angelo sceso dal cielo.” Disse con tono adorante. “ma non dire sciocchezze. Nessuna è così” disse lei arrabbiata. “ smettila. Mi sono stancato di stare qui ad sentire una persona che apre la bocca solo per dargli aria. sei assillante, maleducata e oca. Ecco come la pensò davvero di te.” Jessica lo guardò indignata ed offesa “ ti sei montato la testa ecco la verità.” Disse voltandogli le spalle e andando verso la fine del corridoio “ sappi che non finisce qui. Non tollerò essere trattata così. Spero che il tuo angelo si accorga che sei solo un esaltato” disse scomparendo.
Pedro si girò verso le scale e una volta girato l’angolo si ritrovò Marzia di fronte. “ e tu?da dove esci?” chiese stupito “ ehm ti stavo cercando.. volevo chiederti se volevi mangiare un gelato.” Una lieve risata le sfuggì dalle labbra. Era nervosa. “ hai origliato tutto vero?” la incolpò. Come sempre ci aveva preso. Aveva letto nei suoi pensieri e l’aveva beccata. “ ehm.. si. Scusami. Non sapevo che fare, andare via no, perché volevo farmi offrire un gelato da te e interrompervi nemmeno. Vedere Jessica con quella faccia. Impagabile. Se lo meritava quell’oca. Era ora che smettesse di girare attorno al mio ped” si bloccò portandosi la mano bocca. Lui alzò un sopracciglio guardandola incuriosito “ il tuo? Non ho capito bene” disse chinandosi verso di lei che era un gradino più in basso. “il mio amico pedro” si affrettò a chiarire. Vide chiaramente la delusione farsi strada sul volto di lui provocandole un tuffo al cuore. voleva rimediare e subito. Sali un gradino arrivando alla solita altezza che li divideva. Si mise sulle punte dei piedi e gli schioccò un grande bacio sulla guancia. “scusami non volevo offenderti” “ non ti preoccupare. Devo solo abituarmi a questa idea.” Disse sincero. “ mi dispiace.” Disse prendendogli il volto e posando la fronte sulla guanci di lui. fece lo stesso le prese la testa e le accarezzò i capelli. Quanto avrebbe voluto prenderle il viso e baciarla. Darle finalmente un vero bacio di quelli magici e intensi. Come nel suo sogno, non lo fece. “ allora questo gelato non lo vuoi più?” chiese staccandosi sorridendo solare come al solito. “si.” Esclamò “ davvero me lo offri?” chiese “ certo, che vuoi che sia un gelato e poi a dirla tutta me lo merito anche io, ho lavorato tanto oggi.” “ ma sei non hai fatto nulla? neanche hai guidato” esclamò lei. Lui le fece la linguaccia e le mise il braccio sulle spalle ridendo.
Presero il gelato tutti assieme, una pausa ci voleva. cenarono poi tutti assieme si unì a loro anche jessica e qualche tecnico del suono e luci. Fu una cena tranquilla. Jessica continuava a fissare Pedro e Marzia se ne era accorta. Il fastidio era molto, ma lui aveva già messo le cose in chiaro da subito e sotto certi aspetti si sentiva tranquilla. Anche se conosceva bene certi tipi di donne, quelle a cui non si poteva dire mai no. Quella frase “non finisce qui” era quella che la spaventava. Cercò di non pensarci e così la serata passò in fretta e si fece ora del concerto.
Era agitata e euforica. Erano passato un anno dall’ultima volta che era stata ad un loro concerto e la cosa la mandava su di giri. Ci misero un bel po prima di salire sul palco, si facevano desiderare. Li vide salire e iniziarono a suonare. Pedro era carico, al massimo del suo splendore. La sua voce risuonava chiara e melodiosa. Il cuore le saltò in gola vedendolo scatenarsi. Era così bello. Si muoveva come un matto sul palco mentre cantava. Era cotta. Lo ammise a se stessa. Era cotta di Pedro.
Si pentì di quelle parole dette la sera prima, ma sapeva che erano quelle giuste. Eppure pensandoci a fondo erano più i pro che i contro. Quando era con lui si sentiva felice, si divertiva, anche litigare a volte era bello. Erano già due anni che sentiva questo per lui, ma non aveva mai pensato a fondo ad un rapporto serio con lui. Quella parola, non avevamo mai parlato di questo. lui avrebbe voluto un rapporto serio o solo una avventura con lei? si chiese. Guardò lui intento a cantare la canzone che le piaceva tanto “bonnie e clyde” saltellava e urlava con tutta la voce che aveva. lo guardò in viso e per un attimo le sembrò che anche lui la stesse guardando.
Cantava con tutta la voce che aveva in gola. Non stava più nella pelle, non vedeva l’ora di cantare la canzone nuova. Quella che sperava avrebbe fatto aprire gli occhi a chi sapeva lui. Orami era chiaro come l’acqua che voleva solo lei.
Era giunto il momento “ ed ora Torino, vi vogliamo regalare un’anteprima. Sarà il nuovo singolo. La canzone si intitola “ l’unica paura che non ho”. Appena annunciò la canzone puntò il suo lo sguardo su Marzia. La melodia iniziò la sua voce riempì l’aria. Marzia era curiosa di sentirla, non le era stato rivelato nulla. guardò Pedro e i loro sguardi si incatenarono l’uno all’altro. Lui speranzoso che il messaggio potesse arrivare a lei. Mentre quello di lei un po’ confuso, dapprima non capì cosa significasse quello sguardo rivolto a lei.
Quelle parole le entrarono dentro, la colpirono nel profondo. Era certa ora, lui non aveva paura di quello che sarebbe successo. Chiuse gli occhi lasciandosi accarezzare da quella parole così intense. La canzone terminò e lei sorrise a lui che ancora la guardava.
Il cuore si scaldò a quel sorriso, cantò una seconda canzone. La conosceva bene e le piaceva molto. “Neve” Sentì che quelle parole erano le loro.
“Come fa un equilibrista cammino lassù, guardo sempre avanti, mai giù.
Qui non servirà il coraggio, la forza che hai, serve essere sicuri di non cadere mai.
Pronto a fare il mio dovere ti regalerò la perfezione, o almeno ci proverò. Ma la distrazione sai, non era prevista e si dà in scena l'opera più grande mai vista.
Prova a stringere più forte che puoi, quello che di buono resta di noi.
Questi segni sulla pelle non vanno più via. L'universo di colori e di pura follia, questa neve bianca li porta via. Chiudi gli occhi che ti porto a vedere dov'è, l'universo di colori è dentro di te.
Prova a stringere più forte che puoi quello che di buono resta di noi.
Questo freddo sulla pelle lo senti anche tu. Ora legati da un filo di neve, restiamo sospesi nel vuoto. Restiamo legati per sempre, per sempre.
Prova a stringere più forte che puoi quello che di buono resta di noi.
Se fa male stringi ancora di più, questi segni sulla pelle non vanno più via.
Ora legati da un filo di neve, restiamo sospesi nel vuoto, legati da un filo di neve.”
Era vero, loro erano legati da un filo di neve, avevano vissuto dolori assieme. Come i segni che lei aveva sulla pelle. Non sarebbero mai andati via, ma lui li aveva curati con pazienza e dolcezza. Aveva dissipato i suoi dolori, i suoi affanni. Si guardò il braccio. Quella cicatrice. Una di molte altre che aveva nel cuore, quelle irreparabili, che ancora a volte sanguinavano per i ricordi. Solo lui dopo tutti quegli anni passati, era in grado di curare. Lui era li per lei. C’era sempre stato e sempre sarà stato li. Avrebbe voluto che il concerto fosse finito per poterlo abbracciare, parlargli.
Il suo cuore palpitò sempre di più ad ogni minuto che passava e conduceva alla fine del concerto. Il suo sogno si sarebbe realizzato? Si chiese mentre ancora cantava. Voleva riviverlo a pieno. Aveva sempre rincorso i suoi sogni e ora più che mai voleva realizzarne uno. Quello così speciale ed importante.
Il concerto si concluse e grazie ai pass che avevano poterono entrare entrambe dietro il palco dove sarebbero scesi. Era agitata, cosa gli avrebbe detto una volta li da lei? si tormentava le mani in attesa di vederlo scendere quei 5 gradini. Scesero in fila, Ka fu il primo ad avvicinarsi e baciare la sua ragazza. Lo vide scendere quei gradini per ultimo ancora con il microfono in mano intento a spegnerlo e posarlo sul palco. Quando alzò lo sguardo verso gli altri la vide. Per un attimo gli mancò il fiato. In ansia per sapere.
Corse verso di lui e gli buttò le braccia al collo stringendolo a sé. No, non c’erano parole da dire. Le cinse la vita con le braccia stringendola come se non fosse vera. Non era il posto per parlare di quello, ma già quell’abbraccio vo leva dire qualcosa di positivo. “piaciuto il concerto?” chiese lui. “ si siete stati bravissimi” disse lei con qualche lacrima pronta a scendere. Sentiva una enorme felicità dentro di sé, di quelle che ti fanno piangere. La guardò in viso “piangi?” sussurrò lui. “sono felice” spiegò lei. “ non piangere, anche se forse so perché lo stai facendo.” Disse sorridendo “è colpa tua scemo” disse asciugandosi le lacrime con il dorso della mano. “bhe allora ne vado fiero.” commentò gonfiando il petto scherzando.
Ka li chiamò. Pedro aveva ancora qualcosa da fare prima di potersi definire libero di fare quello che voleva. Di stare con lei. “ parliamo dopo ok? Da soli è meglio. Ora devo fare gli autografi.” “si” disse lei annuendo. Questa volta l’attesa fu lunga. Autografi e mille foto. Elena si stava stancando e anche Marzia. Avrebbero passato la notte a Torino, ripartire alle due di notte non era molto salutare e i ragazzi erano sicuramente stanchi.
Riuscirono a liberarsi solo verso le tre di notte dopo avere smontato gli strumenti. Erano davvero stanchi decidendo così di comune accordo di rientrare in albergo. Ivan e Dany dormivano assieme e si fiondarono al volo in camera stanchi morti. Rimanemmo in quattro, Ka, Pedro, Elena e Marzia. Fu Elena a parlare “ sentite io e Ka vorremmo chiedervi una cosa” disse sorridendo gentile “ cosa?” chiese Marzia. “ in teoria dovevamo dormire assieme io e te. Ma ti darebbe fastidio dormire con.. Pedro? Io vorrei stare con Ka stanotte. Vi prego”. Marzia e Pedro si guardarono. In fondo non c’era nulla di male, lo avevano già fatto altre volte, per accontentare i due innamorati e per non prendere stanze in più.
Quella sera però era diversa dalla altre, sarebbe stata diversa. Nell’aria si respirava un’aria diversa. “ per me è ok se a lui sta bene” disse Marzia facendo spallucce disinvolta. In effetti non c’era davvero nulla di male accontentarli “si anche per me va bene. ma ci dovete un favore” disse facendo l’occhiolino ad entrambi. Ka rise “ affare fatto amico.” Disse stringendo la mano a Pedro.
La coppietta svanì dietro la porta della camera. Marzia li guardò ridendo tra sé e sé. Erano davvero una coppia focosa quei due. Poi guardò Pedro di spalle mentre apriva la porta. Che coppia sarebbero stati loro due? Si chiese distraendosi a fantasticare su quello. Lui la colse distratta ammomendola “ che cosa stai facendo li impalata?” lei si riscosse ed entrò “ scusa mi ero persa in un pensiero” disse chiudendo la porta dietro di sé. Andò subito dal letto e posò li affianco uno zainetto. Non si era presa su molto, il pigiama, un libro, il nintendo ds e un cambio per il giorno dopo. Sarebbero stati fuori una notte sola. Mentre stava tirando fuori il pigiama una esclamazione riempì la stanza “dannazione” lei si voltò “ che succede?” si voltò trovandolo con lo sguardo dentro il suo zaino. “cosa hai dimenticato a questo giro?” chiese conoscendo già il perché, aveva questo difetto. Era smemorato. “ la maglia del pigiama..” disse guardandola deluso da sé stesso. “sempre il solito. dormirai senza maglia. Tanto è caldo. ringrazia che almeno il pantaloncino ce l’hai se no toccava dormire in mutande” rise tirando fuori il suo pigiama rosa. Sbuffò. “ora mi faccio una doccia. Ne ho bisogno.” “bravo bimbo. Non ti voglio nel letto se non sei lindo e profumato.” Scherzò facendo la lingua prendendolo in giro. “gne gne” rispose lui scomparendo in bagno. Ne approfittò per svestirsi e mettere il pigiama.
Stava per aprire la doccia quando si accorse se non aveva preso su il cambio e ritornò in camera. Marzia non si accorse di nulla e si tolse la maglia rimanendo di spalle a lui. si bloccò sulla porta che rimaneva dietro di lei. La guardò e qualcosa in lui scattò. Le piaceva da matti. Quanto avrebbe voluto toglierle lui quella maglietta.
Infilata la maglietta stava per togliersi i jeans ma Pedro la fermò annunciandosi. Era meglio non andare oltre se non voleva andare giù di testa “ Marzia, mi passi il mio mezzo pigiama?” chiese allungandosi. Non si scompose si allungò sul letto e lo prese per poi porgerglielo. “grazie.” “ la testa ce l’hai attaccata al collo o no?” disse lei scuotendo la testa. Un caso perso pensò ironica. “sai come sono, ho bisogno di una babysitter” rispose sorridendole “ e questa babysitter dovrei essere io?” esclamò ironica “si, e che bella babysitter” commentò guardandola per poi sparire subito dietro la porta.
scusate l'attesa ecco qua il nuovo cap!! il momento della verità è arrivato?? lo scoprirete leggendo ^^
Aprì l’acqua. Si spogliò e vi si infilò sotto. Era tiepida. Forse aveva esagerato con quel complimento, ma era quello che pensava. Chiuse gli occhi godendo della doccia rigenerante e fu in quel momento che realizzò la cosa. Lui e lei soli. Chiusi in una stanza a letto insieme. L’avrebbe avuta per sé tutta notte. Pensieri ben poco casti gli passarono per la mente e cercò in tutti i modi di scacciarli. Doveva andare cauto con lei, non avevano neanche parlato di nulla ancora e già si immaginava il loro prima e intimo momento speciale. Prese un bel respiro e mantenne la calma. si lavò con velocità, voleva andare da lei il più velocemente possibile, voleva trovarla sveglia. Aveva pura che si sarebbe addormentata prima che lui finisse.
Asciugò i capelli e arrivò in camera a torso nudo. La trovò già nel letto con il lenzuolo sulle gambe intenta a giocare con il ds. Il viso concentrato come se stesse facendo qualcosa di difficilissimo. Sorrise nel vederla così semplice. Era quello che adorava di lei. Il suo modo di essere così semplice. Una spallina della canotta era scivolata lungo la spalla. Deglutì imponendosi di stare calmo. Si buttò sul letto con disinvoltura e rubò dalla sue mani il DS. “ fantastico. Hai il DS. Ora posso giocare un po’.” Esclamò stendendosi al suo fianco con aria compiaciuta mettendosi a giocare.
Marzia rimase li a bocca aperta. Le aveva rubato il DS. “ scusa? Ma al DS ci stavo giocando io.” Disse voltandosi guardandolo male. “ ora è mio e ci gioco io” disse senza staccare gli occhi da gioco.
Era una sfida. Marzia si buttò su Pedro cercando di prendergli il DS “è mio dammelo” protestò allungando un bracciò verso la mano di lui che aveva prontamente alzato perché non ci arrivasse. Con l’altro braccio la prese per la vita tenendola ferma. “ prendilo” la sfidò lui ridendo. “ non è giusto” “ è tutto regolare mia cara” cercò di liberarsi invano. Divincolandosi senza risultato. Erano una sopra l’altro. “ uffa la vuoi sempre vinta. Gioca pure con il MIO DS.” Specificò puntualizzando sulla proprietà del gioco. Lui la guardò negli occhi. Erano così vicini. il calore di lei su di lui, la sua morbidezza. Poteva persino percepire il suo battito se restavano in silenzio.
Marzia si limitò ad abbassare il braccio posando la mano sulla spalla di lui. Rilassò la testa sul petto nudo. La melodia che sentì era quella del cuore di Pedro. “ puoi giocare se vuoi. Io posso restare qui?” disse chiudendo gli occhi. doveva ammetterlo era stanca pure lei. “certo, ma se fai così allora non riesco a giocare.” Disse abbassando il DS per poi spegnerlo e posarlo sul comodino. “ perché?” chiese con tono assonnato “ perché così mi distrai” confessò. In risposta lei sorrise. Lui continuò “ forse dovremmo parlare.” Osò dire lui. “ di cosa?” chiese lei fingendo innocenza. “mi sembrava che quando sono sceso dal palco tu volessi dirmi qualcosa di importante” incalzò il discorso.
Si alzò facendo leva sulle braccia, facendo cadere di nuovo la spallina. “non so di che tu parli. Volevo solo dirti che eri stato bravissimo, come del resto lo sei sempre no?” rispose guardandolo.
Per un attimo rimase in silenzio, forse una lieve delusione lo colpì. Che si fosse illuso troppo? Si chiese cercando di cogliere qualcosa negli occhi di lei, invano. “ ah ok, pensavo di si. Scusa” disse posando li capo sul cuscino chiudendo gli occhi. Lei posò il mento sulla mano che aveva sul petto e lo guardò. Sorrise appena. “era stupenda la canzone nuova.” Disse dopo un po’ di silenzio. Lui non rispose. Forse dormiva già. “Pedro?”lo chiamò “si, ho sentito. L’ho scritta io è bella per forza.” Commentò rimanendo ad occhi chiusi. “ quelle parole, mi hanno toccato. Erano così belle e profonde. Per chi erano?” chiese. Attese la sua risposta con il cuore che batte fortissimo. “ erano per una ragazza, molto bella. Sensibile. È l’unica ragione che mi fa perdere la ragione non solo quando sono con lei, ma sempre.” “ fortunata lei.” “ mha non sta a me dirlo se lo è. Potresti chiederglielo. È la ragazza che ora mi sta usando come cuscino.” Disse ancora ad occhi chiusi.
Alzò lo sguardo su di lui per guardarlo meglio in viso. Sorrise dolcemente a quelle parole.. Perché doveva avere paura di affrontare l’amore, se con lui non aveva mai paura di nulla. Si tirò su ancora, con lentezza come se stesse solo cercando una posizione migliore. Lui non si mosse. Sorrise. Avvicinò il viso a quello di lui e baciò le sue labbra. Un semplice bacio, casto, ma pieno di emozioni, pieno di significato.
La prese tra le braccia, non sognava altro da tempo. Non resisteva più, non poteva farlo. La baciò, con foga. Le loro labbra che si cercavano. Le lingue che giocavano. Ballavano un lento. La desiderava. Le accarezzò il corpo. la vita risalendo sotto le costole. Si lasciò sfuggire un gemito di piacere che soffocò chiudendo le labbra. Riaprendole subito dopo per poterlo assecondare in un secondo bacio. le sua mani la mandavano in estasi. I suoi baci bruciavano sul suo corpo. Le tolse la canotta baciandola ancora.
Aprì gli occhi di scatto alzandosi a sedere. Il respiro affannato. Pedro non c’era. Sospirò con dispiacere capendo che era stato tutto un sogno. Il cuore le batteva a mille. Lui era ancora sotto la doccia. Forse era ora di farsi avanti, si disse. Non poteva continuare a fare sogni simili. Le carte erano scoperte ormai, le cose non sarebbero tornate come prima e non avrebbero potuto fare finta di nulla.
Pedro uscì dalla doccia e la guardò stupito “ che succede?” chiese vedendola agitata. Lei non rispose lo guardò direttamente negli occhi. non aveva più nulla da perdere. Ora o mai più si disse. Scese dal letto e si diresse verso di lui. Gli prese il volto tra le mani e lo tirò al suo baciandolo sulle labbra.
Pedro si scostò posando su di lei uno sguardo stralunato e incredulo. “cosa ti succede?” chiese con tono calmo ma confuso. Ne era felice, ma non capiva il perché di quel gesto, visto quello che gli aveva detto su di loro.
Il suo sguardo si abbassò diventando rossa in viso, lo aveva baciato, così senza pensarci. Dentro di lei era scattato qualcosa che neanche lei riusciva a capire del tutto. “io..”sussurrò posando le mani sulle braccia di Pedro. “io, ho sbagliato. Ho sbagliato a dirti quelle cose l’altra sera. Non volevo rovinare la nostra amicizia, ma ho capito che vorrei qualcosa di più di una semplice amicizia.” Rimase con il viso basso. La voce che leggermente le tremava come le mani. “scusami, non avrei dovuto assalirti così. È che non resistevo più a fare finta di nulla.” si scusò allontanandosi di un passo da lui. “ti capisco, anche io non sai quante volte faccio fatica a trattenermi. Non hai fatto nulla di strano o sbagliato. Non mi ha dato fastidio, mi ha solo stupito il gesto così dinamico.” Sorrise. Era felice. non poteva credere che lei gli stava dicendo quelle parole che tanto aveva desiderato sentire. Le accarezzò il viso “tu cosa vorresti ora?” le chiese serio “stare con te.” Rispose guardandolo. Non rispose si avvicinò e le baciò la fronte stringendola a sé. “andiamo a letto è tardi e io sto crollando dal sonno su serio.” Disse piano.
Marzia rimase delusa dal suo cambiamento di discorso. Forse aveva frainteso tutto? Si chiese. Una volta nel letto sotto il lenzuolo e nel buio della stanza parlò “so cosa pensi marzia.” Disse voltandosi verso di lei. Una fioca luce soffusa illuminava la stanza. Anche lei si voltò verso di lui per ascoltarlo meglio. Fu lui questa volta a prendere l’iniziativa si avvicinò e la baciò. Dapprima sulle labbra. Con dolcezza infinita. Le accarezzò la guancia poi delicatamente la prese per la vita avvicinandola a sé. La strinse forte mentre le sue labbra mordicchiavano le sue. Ebbe paura di sognare di nuovo. No, questa volta era la realtà.
Si staccò appena e lo guardò negli occhi “sono stata una stupida. Perdonami.” Disse con un lieve fiato corto. Lui sorrise raccolse il suo viso nel palmo di una mano e lo attirò verso il proprio. Chiuse gli occhi, poi unì le proprie labbra a quelle di Marzia. Impercettibilmente dapprima, poi le esplorò delicatamente con la lingua, invitandola a dischiudere le sue. morbide, calde.
Marzia si sentì persa in quel bacio. Era il loro primo vero bacio. Cedette. Oramai non c’era più nessun motivo di controbattere o pensare. Dischiuse le labbra, piano. Avevano già baciato entrambi prima di ora, ma erano timorosi entrambi come ragazzi alle prime armi.
Sentì la lingua di lui cercare la sua, con gentilezza e dolcezza. Il cuore di lei le balzò in gola per l’emozione. Quella nuova sensazione le piaceva. Mai aveva provato una sensazione così intensa e forte. Con nessuno prima d’ora.
Dischiuse di più le labbra e piano avvicinò di più il volto a quello di Pedro..
Lui si concesse un mezzo sorriso a quel gesto così sfrontato. Anche per lui era come se fosse la prima volta. Nessuna lo aveva mai colpito così nel profondo. Così a fondo da fargli provare emozioni intense e vibranti. Il suo cuore batteva come impazzito e il suo corpo fremeva nel sentire lei. Le accarezzò la nuca, attirandola piano contro di sé. Per un attimo il bacio di fece più esigente.
Fu lui a decidere che forse stavano correndo troppo. Il desiderio che provavano l’uno dell’altra era forte. Desiderio represso da anni di silenzi, ma non ora, non qui. Non era il momento , né il posto giusto.
Anche lei fu d’accordo e guardò pedro con un lieve sguardo stupito e dispiaciuto. “ ho un po’ perso il controllo.” Ammise sorridendo. “io ancora mi chiedo come ho fatto a fermarmi.” Disse guardandola.
Rise e si buttò verso di lei facendole il solletico “ perché sei così dannatamente sexy??” disse digrignando i denti in modo giocoso. Lei rise “no ti prego fermati, sto morendo” disse dimenandosi. “no” rispose lui continuando “ è la punizione perché mi fai perdere la ragione” “ti do un bacio se ti fermi” disse ridendo tra un respiro corto e l’altro. lui si bloccò e la guardò. “interessante. Bene voglio la mia paga” disse chiudendo gli occhi.
Marzia si avvicinò e lo baciò sulla fronte “non avevo specificato dove il bacio” rise. Lui la guardò male “mi vendicherò stanne certa” senza volerlo sbadigliò. “ sei distrutto. Dormiamo davvero ora.” disse scostandogli da viso una ciocca ribelle. Quanto adorava quel capelli mossi. Sorrise nel pensarlo. “che ridi?” chiese lui con gli occhi socchiusi dal sonno “ pensavo che ti adoro e mi piaci un sacco” rispose con disinvoltura avvicinandosi e prendendo posizione per dormire. “ anche tu mi piaci da matti.” Sussurrò stanco.
Si addormentarono assieme, stanchi per le troppe emozioni tutte in una volta. Rimasero abbracciati l’uno all’altra tutta la notte. La mattina Pedrò aprì gli occhi, confuso e assonnato. Ricordò tutto e per un attimo sperò che tutto non fosse stato solo un altro sogno. Lei era li tra le sue braccia, ma questo non gliene dava una prova. La chiamò piano sussurrando il suo nome all’orecchio.
Marzia aprì debolmente gli occhi sbadigliando. “buongiorno.” Disse vedendolo di fronte a lei. “buongiorno” rispose poi si avvicinò timoroso a lei per darle un piccolo bacio sulle labbra. Lei sorrise. “allora non è stato un sogno.” Affermò lui. baciandola di nuovo. “sai che ora sono il ragazzo più felice del mondo?” “e come mai?” chiese lei pur sapendo già la risposta. “perchè ho confessato i miei sentimenti e tu li ricambi” sorrise felice come un bimbo a Natale. “allora io sono la ragazza più fortunata del mondo per lo stesso motivo.” Commentò sorridendo.
finalmente ce l'hanno fatta XD
i nostri due innamorati!!
ultimo cap della serata^^
Suonò il cellulare di Pedro “ma chi è a quest’ora?” “bhe a quest’ora sono le 10 di mattina” commentò lei alzandosi dal letto. Non era più abituata a fare le ore piccole. “pronto?” rispose pedro. Silenzio. “si arriviamo, tempo di vestirci.” Buttò giù. “chi era chiese lei prendendo il beauty case. “Ivan. Tra quaranta minuti partiamo. Spero di riuscire a prepararmi per tempo.” Commentò “il bagno è mio” disse lei correndo al bagno “non è giusto” protestò “giustissimo, era una gara di velocità” lo guardò sbucando con le testa fuori dalla porta “ tranquillo faccio presto.” Disse ammiccando. Lui rise “ok ok. Prima le signore.” Rise “ signora sarai tu! al massimo signorina” protestò lei. “scusami. Su preparati.” Rise.
Era di buon umore, ora che il difficile era superato si sentiva più leggera. Confessare i suoi sentimenti le avevano tolto un grosso macigno dal cuore. Canticchiava contenta una delle canzoni dei finley.
Lui dalla camera la sentì e sorrise, prima o poi avrebbe duettato con lui, aveva del grosso potenziale quella ragazza. Le avrebbe fatto da maestro se ce ne fosse stato il bisogno. Sapeva intonare bene le note e le parole.
Tornò nella stanza dopo una decina di minuti, era stata veloce. Trovò Pedro vestito seduto sul letto. “il bagno è tuo.” Disse lei prendo i vestiti dalla sedia. “ vado” sorrise.
Stranamente fu un fulmine la carica che aveva dentro di sé quella mattina gli aveva messo il turbo una volta pronti raggiunsero gli altri.
Partirono dopo una veloce colazione. Jessica aveva chiamato poco prima Ka riferendogli le nuove date del tour. Ne parlarono in pulmino. “Allora abbiamo nuove date.. e non sono poche.” Dichiarò prendendo un foglio su cui aveva annotato alcune cose. Illustrò a tutti la tabella per il mese che correva. Erano davvero tante date, alcune vicine altre più lontane. “
Pedro scrutò il foglio perplesso, erano davvero tante, pensò. Purtroppo non potevano dire no. Iniziarono a pensare alle varie scalette da portare.
Marzia lo guardava mentre buttava giù appunti su un blocco di fogli. Era così dannatamente perfetto e bello. Era stato discreto e normale con gli altri. Non aveva detto nulla di loro. Poi un pensiero le volò per la testa. Non si erano neanche fidanzati, quindi come poteva pensare che lo potesse dire a tutti. Cosa erano loro due ora? si chiese portando lo sguardo verso di lui di nuovo.
Avrebbe dovuto parlarne con lui, anche se vedendo gli impegni su quel foglio, sarebbe stata dura.
Il viaggio fu più lungo del previsto, beccarono un incidente per strada rallentando le cose, ma furono a casa subito dopo pranzo.
Abitavano tutti assieme in una piccola abitazione con due appartamenti. In uno stavano le due ragazze, mentre nell’altro i finley. Si salutarono sulla porta e lasciarono i ragazzi a lavorare.
Al piano interrato avevano creato una sala registrazioni e una sala prove. Piano terra la sala relax e accoglienza ospiti e sopra le stanze da letto e le due cucine. Erano due appartamenti comunicanti.
Solo la scala principale li divideva.
Fu elena a parlare per prima “ allora? che avete combinato tu e Pedro?”chiese con malizia. “ ma di cosa stai parlando?” chiese disinvolta senza capire “se non lo sai tu io di certo non lo so. Eravate così felici e sorridenti stamattina. Più del solito” constatò. “ abbiamo dormito bene, tutto qui” rispose sistemando alcune cose nella propria stanza. “vuoi da mangiare?” chiese poi per cambiare discorso. non voleva parlarle per rispetto verso lui, quando sarebbe stato il momento lo avrebbero fatto, assieme. “si ma meglio se andiamo di là a cucinare, così sfamiamo i bambini.” Risero entrambe a quelle parole.
Il pomeriggio passò in fretta e i ragazzi salirono di sopra solo per cena. “meglio se per oggi facciamo basta” commentò Ivan stiracchiandosi. “si io sono cotto” comunicò Dany sbadigliando. “amore tu sei stanco?” chiese Elena baciandolo sulla bocca con dolcezza. “ho le dita che non le sento più” scherzò muovendole.
Marzia li guardò baciarsi ancora, quanto avrebbe voluto poter baciare Pedro così senza problemi. Lui si accorse dello sguardo di lei rivolto a loro due, sorrise. Capì al volo il suo pensiero. Anche lui avrebbe voluto baciarla, era tutto il giorno che non lo faceva e ne sentiva uno stretto bisogno. Il problema era come. “stasera che si fa?” chiese Pedro rivolgendosi a tutti “io vado a letto dopo mangiato” disse dany “dormiglione” lo accusò Ivan “perché non ordiniamo pizza e guardiamo un film di sotto?” propose poi Pedro interrompendo il battibecco scherzoso di quei due. “ottima idea pedretti. Io e Ele ordiniamo.” “io e Marzia cerchiamo un film da vedere.” si propose subito Pedro alzando la mano.
Lo guardò strano, a cosa servivano due persone per scegliere un film? Si chiese, ma decise di tacere. Elena intanto segnò le pizze da prendere.
“li hai tu in camera i film?”chiese Ivan rivolgendosi al cantante “si voi andate di sotto a ordinare e apparecchiare, noi scegliamo il film e scendiamo.” Disse facendo cenno a Marzia di seguirlo. Lei eseguì. Pedro ascoltò con l’orecchio teso i passi degli altri scendere di sotto. varcò al soglia della sua camera seguito da lei. “ sono lì” indicò con una mano facendola passare davanti. Socchiuse la porta dietro di se e la guardò.
Era in piedi con in mano già qualche dvd intenta a leggere i titoli. Li aveva presi dalla valigetta sulla scrivania. Si scostò i capelli dietro l’orecchio, ridendo ad un titolo stupido. La osservava, era perfetta, ogni suo movimento. Gli mozzava il fiato ad ogni suo gesto. Si avvicinò e una volta al suo fianco finse di guardare i dvd che aveva in mano prendendoglieli. Li posò poi sulla scrivania. Lei lo guardò “ scelto?” chiese curiosa e stupita dalla velocità. “no.” Rispose lui guardandola. Posò una mano sulla guancia di lei e avvicinò il volto al suo. “mi sei mancata da morire oggi, sai?” le sussurrò a pochi centimetri dal viso. percepì il respiro sfiorarle le guance. Arrossì a quelle parole dette con il cuore. “anche tu mi sei mancato.” Sorrise e lui rispose unendo le loro labbra in un bacio lento e pieno di significato.
Marzia infilò una mani tra i capelli di lui accarezzandogli la testa. Lui la strinse forte baciandola ancora. Presero fiato. E si rituffarono in un altro bacio. questa volta Pedro osò di più. il desiderio di averla tutta per sé finalmente soli, gli diede alla testa per qualche secondo. scese con le labbra su di lei tracciando un breve sentiero sul suo collo. Lei ne rimase stupita, ma non obbiettò. Anche lei desiderava quei momenti con lui.
Molte volte li aveva sognati e molte volte ci aveva pensato a come sarebbe potuto essere. Posò una mano sulla scrivania per cercare appoggio e senza volerlo fece cadere a terra alcuno dvd. “oh, scusami.” Disse lei piegandosi a raccoglierlo. “non ti preoccupare, non si sono fatti nulla.”disse aiutandola. “forse è meglio se torniamo dagli altri..” disse lei posando le custodie imbarazzata “si.. anche se.. mi piaceva quello che stavamo facendo.” Confessò grattandosi la nuda imbarazzato. Lei sorrise “anche io sono d’accordo.. però non è il luogo adatto.. potrebbero arrivare di sopra.” Disse sincera “si giusto, loro non sanno ancora. prima o poi glielo diremo. Non voglio che fraintendi.. voglio solo sistemare prima le cose tra noi, poi lo diremo a tutti” sorrise prendendole le mani. “tranquillo, non ho nessun dubbio o timore. Dirglielo subito significherebbe essere tartassati di domande o frecciatine maliziose” fece una smorfia contrariata. “concordo. Segreto.” Affermò lui prendendo un dvd. “guardiamo questo, deciso.” “ma è un film horror, sai che non mi piacciono.. poi chi dorme stanotte?” chiese con terrore. “che problema c’è? Se hai paura nel mio letto un posto c’è. Ti proteggo io” disse baciandole la fronte. Per un attimo fu poco convinta delle sue parole, perché i film horror le mettevano davvero paura, ma lui era Pedro e se diceva che l’avrebbe protetta, così avrebbe fatto. “ok, mi fido.” Disse posando un leggero bacio sulle labbra per poi dirigersi in corridoio seguita da lui.
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