Solo alla fine del racconto la ragazza si accorse che stava piangendo. Come era possibile che si amassero così tanto e non avessero mai trovato il modo di stare insieme?
Carmine si alzò e si sedette sulla sedia vicino alla sua, accarezzandole un braccio.
<< Perché siamo stati così sciocchi da non dirci niente di quello che provavamo? Quanti anni abbiamo sprecato solo per i nostri stupidi timori >>
Il ragazzo annuì piano << E’ per questo che sono qui, oggi. Non voglio avere più rimpianti. Anche se deciderai di sposare Andrea, voglio comunque che tu sappia tutto >>
La ragazza scosse la testa << No, ti prego >>
Lui le posò un bacio delicato sulla spalla scoperta dalla canottiera che indossava << Devo andare avanti, Ele. Non posso più permettermi di nasconderti quello che provo, cerca di capire... >>
Si girò verso di lui, gli occhi pieni di lacrime. Quell’immagine gli strinse il cuore in una morsa dolorosa, ma doveva andare avanti. Doveva sapere tutto.
Giugno 2010
Carmine si alzò e prese tutti i suoi vestiti sparsi per la stanza, rivestendosi. Anche la ragazza prese la sua roba e si rivestì in fretta. Sapeva che la regola con lui era andare via subito dopo aver fatto sesso. Glielo avevano detto le sue amiche, che erano state in quella casa prima di lei. Si diceva che fosse perché era fidanzato e non voleva che la ragazza in questione lo beccasse con un’altra, ma nessuno aveva mai visto questa fantomatica ragazza.
Comunque, come da tradizione, prese le sue cose e, lasciandogli un veloce bacio sulle labbra, uscì dall’appartamento.
Il ragazzo si diresse in bagno e si sciacquò la faccia, per poi poggiare le mani sul lavandino e guardarsi allo specchio. Che razza di persona era diventato. Cambiava una ragazza ogni giorno, e, con la scusa che era fidanzato, faceva andare subito via tutte. Tutte palle. L’unica ragazza con cui voleva davvero stare, aveva un altro. Eppure non poteva lamentarsi: era già tanto che fosse tornata a parlargli. Era ancora fredda, e non mostrava mai a lui direttamente i suoi sorrisi, ma almeno poteva osservarla da lontano.
Sospirò, chiudendo gli occhi. Quanto avrebbe dato per un suo abbraccio.
Il suono del campanello lo riportò alla realtà. Si asciugò il viso ancora bagnato e si diresse verso la porta, sperando che non fosse ancora quella ragazza con la scusa di aver dimenticato qualcosa. Facevano quasi tutte così.
Fu sorpreso, invece, di trovarsi Elena davanti agli occhi.
<< Ciao, Carmine. Posso entrare? >>
Lui annuì, troppo sconvolto per parlare.
La ragazza entrò in casa e stava per andare a sedersi sul divano, ma Carmine la fermò in tempo
<< No! Andiamo in cucina, è meglio >> Aveva appena fatto sesso con una sconosciuta su quel divano. Non voleva che lei, così pura, entrasse in contatto con qualcosa di così sporco. Non lo avrebbe mai permesso. Lei e quella ragazza sembrava non appartenessero nemmeno alla stessa razza.
Così, seguito da Elena, si diresse in cucina e si sedette su una sedia. Lei, invece, rimase in piedi.
<< Non ti siedi? >>
<< No, ho cambiato idea >> fece una pausa di qualche secondo. Lui aspettava solo di sentire cosa voleva da lui. E, soprattutto, considerava una buona idea tenerla così lontana. Da quando l’aveva vista aveva avuto una voglia immensa di baciarla, e non poteva permettere che succedesse come l’ultima volta.
<< Ho bisogno di parlarti, Ka >>
Si torturava le mani, come sempre quando era nervosa. Cosa doveva dirgli di così complicato?
<< Andrea si trasferisce per lavoro a Bologna, e mi ha chiesto di andare a vivere con lui >>
Ed ecco che anche l’ultima speranza era svanita. Finora era spinto dal pensiero che, anche se non sarebbe mai stata sua, almeno avrebbe potuto osservarla da lontano. Ma se ora andava via da Milano, quale sarebbe stato lo stimolo che l’avrebbe fatto andare avanti?
Sentiva il suo cuore ridotto in migliaia di minuscoli pezzi. Perché doveva fare così dannatamente male?
<< Non dici niente? >> gli chiese, notando il suo silenzio.
Carmine distolse lo sguardo da lei << Che dovrei dirti? Spero che tu sia felice >> Cercava di essere il più possibile distaccato, ma era così difficile.
Elena lo guardò, sembrava quasi delusa. Ma che voleva, che fosse felice che la persona che amava andasse a vivere con un altro lontano centinaia di km da lui?
<< Solo questo? >>
Si alzò di scatto dalla sedia, irritato dalle sue parole, e si diresse verso la finestra, guardando il panorama. Ma non capiva quanto fosse difficile per lui tutto quello?
<< Ka >>
La sua voce era così vicina, ora. Si voltò leggermente e la vide a pochi passi da lui, gli occhi lucidi di chi stava per piangere.
<< Chiedimi di restare >>
<< Cosa? >> fu l’unica cosa che gli uscì di bocca, troppo sorpreso da quello che avevano sentito le sue orecchie, che credeva di aver capito male.
<< Chiedimi di restare, ti prego >>
La sua voce si era fatta ancora più flebile, forse per paura di un rifiuto.
Ma come avrebbe potuto rifiutare lei? Non l’aveva ancora capito che la amava più di ogni altra cosa?
Le prese il viso tra le mani << Non andare con lui. Resta con me. Scegli me >>
Elena sorrise, poggiando le mani sulle sue, e annuì. E lui non poté fare altro se non baciarla. Quanto aveva aspettato questo momento?
La sua mano le accarezza dolcemente un braccio, mentre il fiato di Elena gli accarezzava il collo. Non osava guardare altro se non i suoi capelli e il suo viso rilassato. Erano ancora nudi e, ne era convinto, se solo avesse abbassato lo sguardo e visto il suo corpo perfetto, non avrebbe resistito dal fare l’amore con lei ancora una volta.
<< Sei sveglio? >> chiese lei, piano.
<< Si >> rispose, lasciandole un bacio sui capelli.
Elena sospirò << Non sono mai stata così bene >>
Carmine annuì, totalmente d’accordo con lei, e le diede un altro bacio tra i capelli.
<< Vorrei rimanere per sempre così, non pensare a niente. Vorrei che il tempo si fermasse qui. Con te >>
Il ragazzo le sollevò il volto e poggiò la fronte contro la sua << Chiudi gli occhi, amore mio. Ci siamo solo io e te adesso. Il resto non conta più niente >>
La baciò ancora e il mondo si fermò in quell’istante. Dio, quanto aveva sognato di poterla baciare così, senza dover dare conto a nessuno e senza dover chiedere scusa.
Si ritrovò ancora una volta sopra di lei e prese ad accarezzarle i fianchi e le gambe. Quei fianchi e quelle gambe che aveva baciato più e più volte nelle ore precedenti. Quanti anni erano che sognava un momento del genere? E ora era lì, sotto di lui, a farsi baciare, farsi amare. E lui glielo avrebbe dato tutto quell’amore che aveva conservato in tutti quegli anni solo in attesa di lei.
Prese a baciarle il collo, facendo salire le mani a sfiorarle i seni, e la sentì sussurrare piano il suo nome. E pensò che lo facevano impazzire il suo corpo, i suoi baci, il suo modo così dolce e sensuale di chiamare il suo nome. E non c’era modo migliore di impazzire.
Una chiamata al cellulare, però, lo fece bloccare e sollevare la testa di scatto. Il telefono era poggiato sulla scrivania, e lui non voleva andare a rispondere. Non voleva lasciare Elena. Aveva paura che se l’avesse lasciata anche solo per un secondo, lei sarebbe svanita, riportandolo nell’oblio in cui era vissuto finora.
<< Non rispondi? >> chiese lei.
Carmine scosse la testa << Non è niente di importante >>
<< Come lo sai? >>
<< La cosa più importante è qui con me adesso >>
La vide arrossire e sorridere imbarazzata. Stava per baciarla di nuovo, quando il telefono riprese a squillare.
<< Credo che sia ora di tornare alla realtà >> sospirò dispiaciuta << Và a rispondere >>
Si alzò dal letto e prese il cellulare. Era Dani. Guardò l’orario e... Caz*o! Aveva dimenticato che gli aveva promesso di aiutarlo a cercare una chitarra da regalare a una sua cugina per i 18 anni, e avrebbero dovuto incontrarsi alle 17.00. E in quel momento erano le 17. 20.
La chiamata si era chiusa già.
<< Chi è? >> chiese Elena, avvicinandosi a lui avvolta nel lenzuolo.
<< Dani. Avevamo un appuntamento, ma ora lo chiamo e gli dico di rimandare >>
La sentì ridere, poggiandogli una mano sul braccio per bloccarlo << Ehy, non scappo mica. Vai da Dani, non preoccuparti. Noi abbiamo tutto il tempo del mondo, adesso >> si sollevò sulle punte e gli diede un bacio sulla guancia, per poi rimanere a quell’altezza per fissarlo meglio negli occhi << Non vado da nessuna parte adesso >>
Fu inevitabile baciarla ancora, e Carmine si chiese per l’ennesima volta se era possibile amare così tanto una persona.
Il cellulare squillò ancora e, rassegnato, si staccò ancora una volta dalla ragazza e rispose al telefono << Ehy, Dani. Si, scusami, ho avuto un contrattempo >> Un bellissimo contrattempo! << Mi faccio la doccia e sono da te >>
Chiuse la chiamata e la guardò, ancora vicina a lui << Vado a farmi la doccia >> disse prima di baciarla ancora. Doveva essere un piccolo bacio, ma le sue labbra erano così invitanti, e lui aveva aspettato così tanto per averla. Oh, al diavolo Dani! Era sicuro che se gli avesse raccontato perché non poteva andare da lui quel pomeriggio, sarebbe stato felice per lui.
Fu Elena, però, a staccarsi da lui quella volta, ridendo << Và a farti questa benedetta doccia e vai da Dani. Io mi rivesto e torno a casa. Poi ci vediamo stasera, va bene? >>
A malincuore si ritrovò ad annuire. In fondo aveva ragione. Non sarebbe andata da nessuna parte, quella volta.
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Proprio mentre usciva dalla doccia, sentì la suoneria del suo cellulare che avvertiva dell’arrivo di un messaggio. Doveva essere ancora Dani. Magari lo avvertiva che aveva avuto un imprevisto, e avrebbero rimandato la commissione ad un altro pomeriggio, permettendogli di stare ancora con Elena.
<< Ka, ti è arrivato un messaggio >> la sentì gridare dal corridoio.
<< Si ho sentito. Sarà sicuramente Dani. Guarda cosa vuole, per piacere >> le chiese, prendendo un asciugamano e mettendoselo in vita, per poi uscire dal bagno.
Cercò Elena con lo sguardo e la vide leggere il messaggio al suo telefono. La mano le tremava leggermente. Solo dopo avrebbe scoperto che il messaggio diceva “Sono stata benissimo con te stamattina. Questo è il mio numero. Chiamami se hai voglia di ripetere”
In quel momento, però, davvero non riusciva a capire cosa potesse averla turbata così. Che diavolo era successo?
<< Ele, che...? >>
La vide sollevare lo sguardo su di lui, gli occhi lucidi ancora una volta << Sei stato con una ragazza prima che arrivassi io? >>
Gli sembrò che il cuore si fosse fermato, e aveva la sensazione che da li a qualche minuto l’idillio che avevano vissuto in quelle ore si sarebbe sgretolato.
<< Cosa sono stata io, Carmine? Una delle tante che ti porti a letto per sport? >>
<< Cosa? No! >> Come poteva credere che lui la considerasse come le altre? << Non mi interessa niente di loro, Elena! Sei tu l’unica di cui mi importa veramente! >>
<< Cos’è? Una frase che dici a tutte? Dio, non ci credo che abbiamo fatto l’amore dove tu poco prima... >>
<< No! >> la interrupe << Mai nessuna di loro è arrivata nel mio letto. Non erano degne. Non erano te. Solo tu eri degna di entrare nella mia camera da letto >> Perché non capiva che tutte le ragazze che aveva avuto messe insieme non valevano nemmeno la metà di lei? E sapeva che non era giusto, ma era per quello che non gli importava di loro. Le faceva sue sul divano perché quella era la parte più visibile della casa, così come loro si fermavano alla parte visibile di lui. La camera da letto, invece, rappresentava la sua intimità. Ecco perché Elena era l’unica che aveva portato lì. Lei era l’unica ad essere entrata nel suo cuore.
<< Oh, che cosa romantica >> disse sarcastica << E io che sono venuta anche qui a supplicarti, come una scema, di non lasciarmi andare via. Ma sai una cosa? Andrea mi ama, e io amo lui. Certo non come amo te, ma quello col tempo arriverà. Col tempo prenderà il tuo posto nel mio cuore. È già sulla buona strada. Addio, Carmine. Buon divertimento con le tue sciacquette >>
Prese la borsa e andò via. E lui, ancora una volta, rimase immobile mentre lei usciva dalla sua vita.
Le sue parole continuavano a risuonargli nel cervello. Non vado da nessuna parte, gli aveva detto. Eppure era appena andata via. Scappata ancora una volta da lui.
Perché doveva andare sempre così con lei?
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Quello stesso pomeriggio Dani gli aveva detto che Elena era già partita per Bologna con Andrea. Glielo aveva detto poco prima Marco. Era stata una decisione improvvisa, gli aveva detto.
Troppo improvvisa, si disse, visto che un minuto prima erano nel loro mondo perfetto, mentre quello dopo erano sprofondati in quel baratro da cui, lo sapeva, lui non sarebbe più uscito.
E si ritrovò, a notte fonda, per l’ennesima volta a fissare un foglio con frasi scritte alla rinfusa. Frasi che raccontavano solo di lei, di loro.
Un silenzio che nasconde le nostre verità.
Quella verità che non avevano mai avuto il coraggio di confessarsi: che si amavano da quando erano due ragazzini impauriti da quel grande sentimento che si insinuava in loro.
Ci aspettiamo da sempre.
Avevano sempre sperato di riuscire un giorno a vivere il loro amore.
Non ci aspettiamo mai.
Ma ogni volta c’era qualcosa che li bloccava. O lei stava con un ragazzo, oppure era lui a stare con una ragazza. C’era sempre qualcosa ad ostacolarli. Sempre. E anche quella volta l’ostacolo era piombato come un macigno su di loro.
Un bacio ed altri 100. Brucia la città.
Li sentiva ancora sulle labbra, quei baci infuocati, e li avrebbe sentiti per tantissimo tempo ancora.
Generiamo energia ed elettricità sfiorandoci appena.
I brividi che era capace di trasmettergli solo sfiorandolo. Solo con lei si era sentito per la prima volta vivo e potente, in grado di tenere il mondo tra le mani. Perché lei era il suo mondo. Ed era proprio lì che si trovava: tra le sue mani.
Vita è veramente vita solo se sarà con te.
Che vita avrebbe vissuto, da quel momento? Aveva avuto un piccolo assaggio di quella che sarebbe stata la sua vita con lei, e ora tornare alla vita normale non era nemmeno pensabile. Come avrebbe fatto?
Chiudi gli occhi, il resto non conta niente.
Niente aveva più importanza, se c’era lei. Andrea, il trasferimento, la promessa agli altri Finley. Niente aveva senso se lei era lì con lui. Il mondo scompariva, se c’erano loro. Il mondo poteva smettere di esistere, ci poteva essere una guerra intorno a loro, ma non sarebbe importato. Niente contava, a parte loro due. A parte lei.
Fermiamo il tempo in questo istante.
Era stato il suo desiderio quando tutto era perfetto. Torniamo a quel momento, ti prego.
<< Basta, Carmine >>
Si alzò dalla sedia e andò vicino alla finestra. Non ce la faceva a sentire tutte quelle cose.
Ricordava con precisione il momento esatto in cui aveva sentito per la prima volta tutte quelle canzoni. Ricordava perfettamente come, quando aveva sentito In my arms again, avesse sperato con tutta se stessa che Carmine un giorno scrivesse anche per lei una canzone così dolce e così struggente. E, quando aveva ascoltato Ad occhi chiusi, si era sentita esattamente nel modo descritto dalla canzone: costretta a fissarlo in silenzio, osservando ogni suo gesto. Perché era così che si sentiva, invisibile ai suoi occhi, troppo poco per uno come lui.
Quando, invece, Marco le aveva fatto ascoltare Il mondo che non c’è, lei aveva sorriso, fiera che Carmine avesse mantenuto la frase che lo aveva aiutato a costruire. Mai, però, avrebbe immaginato che il resto fosse stato scritto per quel bacio. L’idea che si era fatta di quel pomeriggio era che il ragazzo non fosse felice con la sua ragazza, e avesse baciato lei solo per avere una scusa per lasciarla, come effettivamente avvenne pochi giorni dopo.
Poi Marco le aveva fatto sentire Il tempo di un minuto, e lei aveva pianto la prima volta che l’aveva ascoltata. Quella canzone le aveva trasmesso, ora lo capiva, tutto quello che Carmine aveva provato. La prima volta aveva pensato che fosse semplicemente una bellissima canzone, con una musica capace di farti tremare il cuore, la seconda che le parole fossero una delle poesie più belle scritte dal ragazzo, capaci di entrarti fino in fondo all’anima; durante la terza si chiese cosa potesse aver mai portato il ragazzo a scrivere parole del genere, mai avrebbe pensato che fosse stata proprio la sua assenza quella sera a scatenarle. Al quarto ascolto, quelle parole le erano entrate così tanto nel cuore e nell’anima, che non poté non piangere di nuovo, sentendo la tristezza invadere il suo cuore, senza capirne realmente il motivo. Tra gli angeli, invece, per lei era stata un’incognita. Mai avrebbe pensato che fosse legata a quella giornata in cui incontrò suo padre, anche perché l’aveva sentita molto tempo dopo. Aveva sentito la disperazione nella musica e nelle parole: quei stringimi, colpevole, scusami li aveva sentiti potenti, come se, anche se sussurrati, avessero la capacità di distruggere tutto.
E poi c’era In questo istante, che Marco le aveva mandato tramite internet, visto che era a Bologna. Già dalle prime parole le si era stretto il cuore. Quella canzone sembrava raccontare esattamente quello che provava. Un silenzio che nasconde le nostre verità. Ci aspettiamo da sempre. Non ci aspettiamo mai. Quanto era vero. Poi era arrivato il ritornello, e il cuore sembrava si fosse fermato all’improvviso. Non sapeva ancora chi l’avesse scritta, quella canzone, ma doveva essere stato per forza Carmine. Chi altro avrebbe potuto scrivere le stesse identiche parole che si erano detti quando avevano fatto l’amore? Non poteva essere solo una coincidenza. L’aveva anche sentito, quel ritornello, due, tre, quattro volte, per essere sicura di aver capito bene quello che suo cugino cantava. Il cuore le martellava furioso nel petto mentre era in attesa di sapere se fosse stato proprio lui a scrivere quella canzone. Purtroppo, però, Marco le disse che era stato Ivan, e lì si era detta che era solo un’illusa se pensava che Carmine pensasse solo a lei.
E invece...
<< A cosa stai pensando? >> le chiese il ragazzo, avvicinandosi a lei.
Elena sospirò. Tutto ciò che si erano detti, quel giorno, era basato sulla sincerità, quindi avrebbe dovuto essere sincera anche nella risposta a quella domanda << Che, probabilmente, se Marco mi avesse detto che quella canzone era tua, sarei tornata immediatamente da te, perché la potenza di In questo istante mi ha disarmata. Quando sono venuta da te, quel giorno, speravo di essere quella che hai sempre aspettato, quella che hai sempre amato nonostante tutto. E avevamo fatto l’amore: quello per me era la dimostrazione che tutto quello che pensavo fosse vero. E invece ho scoperto che appena prima di me eri stato anche con un’altra ragazza, e questo ha sgretolato tutto quello che credevo di aver capito. Sono scappata perché credevo che gli stessi atteggiamenti che hai usato con me, quelli che mi avevano fatto credere che fossi innamorato di me, li avessi usati con tutte le altre. E mi sono sentita umiliata. La forza che ha avuto In questo istante su di me, però, mi ha fatto credere che avessi scritto tu quella canzone perché mi amavi veramente. E se tu provavi veramente ancora qualcosa per me, e io speravo che fosse così con tutto il cuore, dovevo tornare da te. Ma poi Marco mi ha detto che era stato Ivan a scrivere la canzone, e io ci ho creduto perché conosco bene i vostri modi di scrivere, ma non così bene quello di Ivan. In quel momento ho solo pensato che, allora, dovesse avere un modo molto simile al tuo di scrivere canzoni. E quindi sono rimasta qui, convinta di aver frainteso tutto >>
<< E, invece, ti era tutto fin troppo chiaro >>
La ragazza girò la testa verso di lui, ma non poté sopportare a lungo la bellezza disarmante dei suoi occhi, così abbassò lo sguardo, imponendosi di non piangere ancora.
Si sentì sfiorare la guancia in una carezza dolcissima, e istintivamente chiuse gli occhi. Perché doveva fare così dannatamente male?
<< Non ho mai smesso per un solo secondo di amarti, Ele. Sei entrata in punta di piedi nel mio cuore, così lentamente che non me ne sono nemmeno accorto, e non ne sei più uscita >>
<< Non dire così, Ka >> Voleva scostarlo, voleva allontanarsi da lui, perché sapeva che le sue parole la stavano facendo cedere, la stavano facendo cadere di nuovo in quell’abisso di sentimenti che aveva cercato di nascondere fino a quel momento. Ma non aveva la forza di muovere nemmeno un muscolo.
<< Non posso Ele, non capisci? Tutti questi anni ho tenuto tutto dentro per paura prima di una stupida promessa fatta a 16 anni, poi che tu non provassi i miei stessi sentimenti. E quando sei scappata dopo aver fatto l’amore non ti ho seguito perché in fondo al mio cuore sapevo che tutto quello che hai detto poco fa era vero. Se ti avessi amato tanto, non sarei dovuto andare a letto con così tante altre ragazze. E ho iniziato a pensare di non essere abbastanza per te. Tu meriti il meglio, un 10 e lode,e io non sono nemmeno un 5 >> fece una piccola pausa, poi riprese, disposto, ormai, a mettere tutto in gioco << Ho passato troppo tempo ad avere paura. Non voglio più averne. Voglio che tu sappia veramente tutto >>
<< Ma io non sono così forte da poter ascoltare senza cedere >>
Le mise l’altra mano su un fianco, mentre con quella che le aveva accarezzato la guancia le sollevava il viso, permettendogli di guardarla negli occhi << E allora cedi, io sono qui pronto a sorreggerti. Non ti farò cadere. Mai >>
Era stato in quel momento, quando lui aveva pronunciato quel mai come se le stesse facendo la promessa più importante del mondo, che aveva sentito tutte le sue difese cadere, sbaragliate dalla forza delle sue parole e dei suoi sentimenti.
Le gambe le tremarono un po’, e aveva paura che non riuscissero a tenerla su. Ma c’era Carmine, e si sentiva così incredibilmente sicura che non ebbe paura nemmeno per una frazione di secondo di cadere.
<< Ti amo, Elena. Ti amo più di ogni altra cosa al mondo. Ti ho sempre amata e mai smetterò di farlo. Hai presente in Questo sono io la parte che dice “poi divento instabile, un tipo vulnerabile, davanti a quella cosa che mi dà alla testa”? Eri tu quella cosa, Ele. Lo sei sempre stata >>
Si abbassò un po’, fino ad incontrare il suo viso, e la baciò, rendendo reale il ricordo che lo tormentava da più di 2 anni. E, Dio, era molto meglio di come ricordava e di come aveva sognato. Lei era viva e reale tra le sue braccia, e sembrava avesse bisogno di quel bacio esattamente quanto lui.
Aveva fatto ancora una volta l’amore con lui. Sapeva che doveva essere arrabbiata con sé stessa per aver ceduto, per aver tradito Andrea, ma non ci riusciva. Era stata così bene quando lui l’aveva baciata, che aveva solo desiderato di sentire ancora una volta le sue mani esplorare il suo corpo, perciò l’aveva portato in camera da letto e con mani tremanti e rossissima in viso aveva iniziato a sbottonargli la camicia. Lui le aveva preso i polsi e l’aveva baciata con una dolcezza che le fece tremare ancora una volta le gambe, poi le aveva chiesto se era veramente quello che desiderava. Quando lei gli aveva risposto che, si!, era l’unica cosa che voleva e che aveva sempre voluto, lui l’aveva baciata di nuovo, travolgendola in quel tornado di passione che solo lui aveva saputo donarle.
E ora era lì, stretta a lui mentre faceva distrattamente dei disegni astratti col dito sul suo petto.
<< Ka >> lo chiamò piano.
<< Dimmi >>
<< Ti va di continuare a raccontarmi di quelle canzoni? >>
Lo sentì sorridere, mentre continuava ad accarezzarle i capelli << Certo! Subito dopo In questo istante ho scritto Eva >>
Elena ripensò a quella canzone e alle sue parole.
Vuoi assaggiare il frutto del peccato.
Sento il tuo piacere muoversi per me.
Non riesco a darmi pace.
Inferno e Paradiso tra le mie dita.
Ti voglio ancora.
Voglio sentire il sapore che hai.
Vorrei lasciarti senza fiato
La tua bocca che si incendia sulla mia.
Vorrei sentire il tuo respiro addosso.
Se vuoi bruciamo insieme.
Lasciati toccare.
Lasciati baciare.
Labbra che si toccano.
Mani che si cercano.
Occhi che ti spogliano.
Corpi che si uniscono e diventano una cosa sola.
Tu non mi basti mai.
Arrossì di colpo, pensando che era esplicitamente riferita al momento in cui avevano fatto l’amore e che, no, non aveva bisogno di spiegazioni quel testo.
<< Credo di sapere cosa ti sia passato per la testa mentre scrivevi quella canzone, quindi passiamo avanti, ti prego >>
Lo sentì ridere << Si, effettivamente non ha bisogno di molte spiegazioni. Dovevi vedere la faccia di tuo cugino, quando gli ho fatto leggere la canzone per la prima volta >>
Elena sollevò il viso di scatto, guardandolo negli occhi << Marco lo sa? Che era per quello che era successo tra noi, intendo... >>
Lui annuì, continuando a ridere.
<< Oddio, che imbarazzo! >> sussurrò, prima di poggiare di nuovo la testa sul suo petto << E le atre? >>
Carmine riprese ad accarezzarle i capelli << Poi ho scritto Neve >>
Novembre 2011
<< Ka, sei sicuro di ricordartene? Se vuoi ti chiamo anche domani prima di uscire >>
<< No, Pè, tranquillo. Ti ho detto che mi ricordo. Non è così difficile: devo solo portare anche la chitarra classica in studio domani mattina >>
<< Considerando che l’ultima volta hai dimenticato di portare anche la solita chitarra e ha dovuto prestartela Guido per poter suonare, direi che non posso stare troppo tranquillo >>
Carmine sbuffò, alzando gli occhi al cielo. Certo, ultimamente gli era capitato piuttosto spesso di dimenticare qualcosa, ma questo non voleva dire mica che dovevano trattarlo come un bambino.
<< Ma si può sapere dove hai la testa, ultimamente? >>
<< Senti, ti ho detto che porto entrambe le chitarre domani, che altro vuoi? Se permetti adesso vado a letto, altrimenti domani mi sveglio tardi e arrivo in ritardo. E voi troverete un’altra scusa per farmi notare quanto sono poco affidabile >>
Detto questo, chiuse la chiamata, irritato più che mai. Possibile che i suoi amici avessero così poca fiducia in lui?
Si buttò letteralmente sul divano e accese la tv, nella speranza di stemperare tutto il suo nervosismo. Speranza inutile, però, visto che i programmi di quella sera erano uno più deprimente e noioso dell’altro. Ancora più irritato di prima, spense la tv.
Un messaggio gli arrivò sul cellulare. Era Marco.
“Scusa per prima, non volevo farti arrabbiare. Ma siamo tutti preoccupati per te, lo sai. Se non vuoi dire a nessuno quello che ti turba, scrivi, scrivi, scrivi! È questa la tua miglior medicina” Scrivi. Come se fosse facile. Non scriveva più niente da 1 anno ormai,e forse avevano ragione i suoi amici. Da sempre il modo migliore che aveva per sfogare tutti i suoi sentimenti era scrivere. Magari quelle frasi non sarebbero diventate mai una vera e propria canzone, magari avrebbe buttato via quei fogli 2 giorni dopo. Ma quelle frasi avevano sempre il potere di rilassarlo, di liberarlo di tutti quei sentimenti che lo opprimevano.
E, invece, da 1 anno non riusciva più a toccare un foglio, non riusciva più a comprendere i suoi pensieri, figurarsi metterli per iscritto. Ogni volta che i suoi amici gli chiedevano il perché di quel blocco, lui rispondeva che non ne aveva idea. Ed era realmente così. Certi giorni, addirittura, gli sembrava di avere avuto la mente completamente sgombra, di non aver formulato un pensiero concreto in tutto l’arco della giornata. Ed era una cosa così frustrante, sapere di stare male e non riuscire a fare niente per risollevarsi perché non si sa quale sia stata la causa di tutto.
Certe volte si rendeva conto che stava ripensando a quella giornata di Giugno dell’anno prima, quando aveva fatto l’amore con Elena. A volte era fortunato, e riusciva a bloccare il ricordo prima che facesse troppo male, altre volte, invece, se ne rendeva conto solo quando riviveva tutti i momenti con lei fino ad arrivare al momento in cui lei scopriva quel dannato messaggio. E a quel punto era impossibile frenare i pensieri. Ogni volta finiva col maledirsi per non averla fermata prima che se ne andasse, per non averle spiegato meglio quello che era realmente successo, il motivo per cui un’altra ragazza era stata a casa sua quella mattina. Ogni volta rivedeva la sua espressione delusa, e quello faceva dannatamente male.
Era vicino alla finestra, così si poggiò sul davanzale, con la testa sul vetro, e guardò il paesaggio fuori. Aveva appena iniziato a nevicare, e vedeva la gente che camminava coprirsi il più possibile a causa del freddo.
Lui, di freddo, non ne sentiva sulla pelle, forse perché era nulla rispetto al freddo che sentiva dentro. Aveva perso la cosa più preziosa che avesse mai avuto lo stesso giorno in cui aveva sentito di poterla finalmente avere.
Aveva fatto l’amore con lei ed era stato come rinascere. Il sé vuoto che era stato fino a quel momento era morto, lasciando il posto a quello che si sentiva con lei, solo con lei. Si era sentito una tela bianca, vuota, e poi lei aveva portato una miriade di colori diversi e la sua tela non gli era sembrata più tanto vuota. Lei la stava riempiendo nel modo più bello che potesse usare. Lei non stava usando quei colori, lei era quei colori. Facevano parte di lei, e Carmine voleva solo che colorasse anche la sua vita, vuota senza di lei.
Senza nemmeno rendersene conto la sua mano partì incontrollata verso il vetro e strisciò su quella parte resa appannata dal suo fiato caldo sulla superficie fredda. Fu solo dopo aver staccato il dito dal vetro, che si rese conto di aver scritto qualcosa.
L’universo di colori è dentro di te.
E che ne era, ora, di tutti quei colori che aveva visto? Nello stesso giorno gli aveva donato la vita e gliela aveva strappata di nuovo via, facendolo tornare a quel vuoto freddo che aveva sentito solo fino a poche ore prima. Ma, questa volta, faceva molto più male, perché, a differenza di prima, sapeva perfettamente quello che aveva perso.
Guardò ancora una volta la neve, bianca e fredda, esattamente come lui. Che avesse anche lui dentro di sé solo neve? Forse, quando Elena era uscita da casa sua, era iniziata una nevicata, come quella che stava avvolgendo Milano in quel momento, ma molto più violenta. Così potente da aver impedito lo scioglimento del ghiaccio per più di un anno.
Universo di colori e di pura follia, questa neve bianca li porta via.
Odiava quel freddo che sentiva dentro, tutto quel bianco senza colori che lo governava. Perché il sole non lo aiutava a sciogliere tutto quel ghiaccio? Forse non era abbastanza potente. Forse aveva bisogno di un altro sole, un sole che lo aveva già scaldato una volta. Solo lei aveva la forza di sciogliere tutto quel freddo, di far tornare il caldo.
Si lasciò sfuggire un sospiro.
Chissà come stava Elena in quel momento. Chissà se era davvero riuscita ad amare Andrea come aveva amato lui. Chissà se, nonostante tutto, ogni tanto ci pensava a lui. Chissà se pensava di essere stata una sciocca a pensare di mandare tutto all’aria solo per lui, o se provava ancora qualcosa nei suoi confronti. Chissà se anche lei sentiva un briciolo del freddo che aveva invaso il suo corpo da quando lei era andata via.
Questo freddo sulla pelle, lo senti anche tu?
Chiuse gli occhi un attimo, e le immagini di lei che gli accarezzava il torace, che gli passava le mani tra i capelli, che lo baciava gli tornarono prepotentemente davanti agli occhi. Possibile che a distanza di una anno e mezzo sentisse ancora i brividi quando immaginava di essere toccato, a volte anche solo sfiorato, da lei? Probabilmente non avrebbe mai dimenticato le sensazione provate, quella consapevolezza di avere finalmente tutto quello di cui aveva bisogno. Erano segni indelebili, quelli. Segni dei suoi baci, dei suoi tocchi. Segni invisibili, ma marchiati per sempre sulla sua pelle.
Questi segni sulla pelle non vanno più via.
Chissà se anche i segni invisibili che le aveva lasciato lui erano rimasti indelebili sulla sua pelle.
E pensare che, in quel momento, tutto quello che stavano facendo sembrava la cosa più giusta, quella più bella e vera che avessero fatto in tutti quegli anni. E tu? Anche a te sembrava la cosa migliore che potessimo fare?
Prova a stringere più forte che puoi quello che di buono resta di noi.
Eppure, a distanza di un anno e mezzo, non avevano ancora trovato il coraggio di parlarsi, di chiarire quello che era successo. E ora si sentiva come in bilico, come un equilibrista, che cerca di non guardare in basso per non cadere, ma costantemente in pericolo perché non aveva una base sicura su cui camminare. Elena, la sua sicurezza, non c’era, e lui era lì in alto, a cercare costantemente di mantenersi in equilibrio, ma con niente attorno che lo facesse desiderare realmente di continuare a camminare, di non avere paura.
Sospesi nel vuoto.
Quel vuoto assurdo che lo circondava, fatto di niente. Era così che viveva, ormai, nel niente. Stavano preparando il nuovo disco, ed era consapevole che questo avrebbe dovuto eccitarlo come nient’altro, ma non riusciva ad essere completamente entusiasta. Che mi hai fatto, Elena?
Una vocina dentro di lui lo rimproverò subito di amare quella ragazza, e di non aver mai fatto niente per tenersela stretta. Elena era perfetta, era chiaro che qualcuno, prima o poi, sarebbe arrivato prima di lui e gliel’avrebbe portata via. Eppure lo sapeva, sapeva con certezza che quello che lui provava non sarebbe mutato mai. Sapeva che quello che avevano provato li avrebbe tenuti legati per sempre, nonostante il freddo e la neve che avrebbero sentito. Anche in quello stato, anche con la neve in corpo, sarebbero rimasti legati. Era proprio la neve che li avrebbe tenuti stretti.
Legati da un filo di neve.
Legati per sempre.
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Il giorno dopo Carmine si svegliò di soprassalto, il suono della sveglia a trillargli nelle orecchie. Si alzò svogliatamente e andò a farsi la doccia.
Circa mezzora dopo era già pronto per uscire. Passò davanti alla finestra a cui era appoggiato il giorno prima e si avvicinò, temendo di aver perso le frasi che aveva scritto. Con un lieve sorriso notò che si vedevano ancora perfettamente, quindi andò a prendere un foglio e una penna e trascrisse tutto, ponendo,poi, entrambi nel giubbotto e uscendo finalmente di casa.
La chitarra classica, quella che Marco gli aveva raccomandato di non dimenticare, era nel suo solito posto, nella stanza della casa in cui Carmine teneva tutte le sue chitarre.
Scusate per l'immenso ritardo!! Questo piccolo capitolo è solo di passaggio. Ne mancano altri 2 alla fine della storia.
<< Avevi dimenticato la chitarra a casa? >>
Carmine rise << Si. Ma per fortuna non mi dissero niente a riguardo. Credo fossero troppo felici del fatto che avessi ripreso a scrivere per arrabbiarsi con me >>
Elena strinse il lenzuolo che aveva tra le mani << Mi dispiace, Ka >>
Lui le prese il viso tra le mani e fissò gli occhi nei suoi << Non è colpa tua, Ele. Sono stato io lo stupido a lasciarti andare senza fare niente per fermarti. Ma sono qui proprio per rimediare. Fammi raccontare dell’ultima canzone, poi mi dirai tutto quello che pensi >>
Elena annuì piano. Aveva capito che per lui era davvero importante spiegarle tutto, e dopo tutto il male che gli aveva fatto, questa possibilità era il minimo che poteva concedergli. Ripercorse mentalmente la lista di canzoni che le aveva fatto vedere qualche ora prima e ricordò di aver letto il titolo di una canzone che non conosceva. << E’ una canzone nuova? Marco non me l’ha ancora fatta ascoltare >>
<< Gli ho chiesto io di non mandartela. Arrivo subito >>
Si alzò dal letto e raggiunse i suoi pantaloni, lasciati sul pavimento. Estrasse da una delle tasche il suo cellulare e tornò a letto vicino ad Elena. << Volevo fartela ascoltare io, la prima volta >>
Spinse play e le prime note della canzone si sparsero per tutta la stanza. Elena chiuse gli occhi, incantata da quella melodia dolce.
Giugno 2012
Carmine era in camerino, seduto su una sedia ad accordare meglio la chitarra. Entro un’ora sarebbe iniziato il loro concerto a Bologna, e Pedro, Ivan e Dani erano usciti da qualche minuto.
Stava giusto provando le note di Ad occhi chiusi, quando sentì una risata femminile provenire da fuori. Subito si interruppe, ma poi credette di essersela solo immaginata, quindi ripose la concentrazione sulla sua chitarra. Dopo un paio di minuto sentì ancora quella risata, e il cuore prese a battergli furiosamente nel petto. Possibile che fosse lei?
Posò la chitarra sul divanetto e si avvicinò alla porta, aprendola di scatto. Subito 5 paia d’occhi si voltarono verso di lui, ma i suoi erano fissi dentro un paio di quelli color cioccolato, che subito l’avevano catturato. C’era davvero, allora.
<< Elena >> Sussurrare il suo nome fu l’unica cosa che riuscì a fare. Non ci credeva di averla finalmente davanti ai suoi occhi.
<< Ciao Carmine >>
Gli rivolse un piccolo sorriso imbarazzato, e lui non poté fare altro se non pensare che fosse dannatamente bella e che anche quel sorriso appena accennato era stato in grado di scaldargli il cuore.
<< Lei è Simona >>
Solo allora si rese conto che, oltre a Elena e i suoi amici, c’era anche un’altra ragazza che aveva più o meno la loro stessa età. Le strinse la mano, ricambiando il suo sorriso gentile, poi la sua completa attenzione si posò ancora una volta su Elena.
<< Ele che ne dite se andate a prendere posto davanti al palco? È quasi ora, ormai >>
Omar li aveva appena raggiunti ricordandogli che avevano un concerto a cui pensare e che il momento della rimpatriata poteva essere spostato a dopo. Le ragazze, quindi, annuirono e, dopo aver salutato velocemente i ragazzi, si allontanarono seguendo Omar.
<< Ka, smettila! >>
Lo sguardo di Carmine, che fino a quel momento aveva seguito ogni singolo movimento di Elena, si spostò su Dani, al suo fianco.
<< Non le hai staccato gli occhi di dosso. È un po’ inquietante, sai? >> gli disse l’amico, ridendo, dandogli una pacca sulle spalle.
<< Che ci fa qui? >> gli chiese Carmine, ritrovando finalmente l’uso della parola.
<< Quella ragazza, Simona, è una collega di lavoro di Elena, e sono diventate presto amiche. Un giorno Elena ha invitato Simona a casa e quest’ultima, vedendo i nostri cd, ha detto di essere anche lei una nostra fan. Così Elena le ha detto di essere una nostra amica e la cugina di Pedro, e Simona, essendosi resa conto della nostalgia che mostrava quando parlava di noi, ha deciso di farle una sorpresa regalandole i biglietti per questo concerto. Ha anche contattato Omar per spiegargli tutto e chiedergli se era possibile venire qui per incontrarci da vicino. Il tutto, ovviamente, all’insaputa di Elena, che ha capito di che concerto si trattava solo una volta arrivata qui >>
<< Quindi assisterà a tutto il concerto? >>
<< Certo! >> rispose Dani, dandogli ancora una pacca su una spalla e raggiungendo gli altri due nel camerino.
Carmine, solo in mezzo al corridoio, guardò ancora una volta il punto in cui era sparita Elena, e giurò a sé stesso che avrebbe dato anima e corpo in quel concerto. Per lei. Solo per lei.
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Il concerto, ormai, era quasi giunto al termine. Aveva visto Elena saltare e cantare a squarciagola tutte le canzoni energetiche, e l’aveva vista commuoversi su Il tempo di un minuto, L’unica paura che non ho, Neve, Mai più e Il meglio arriverà, e ora stavano per suonare Ad occhi chiusi.
<< Il prossimo pezzo >> prese parola Pedro << volevo dedicarlo a una persona speciale. Oggi, dopo tanto tempo, ho rivisto mia cugina, a cui sono molto legato. È praticamente una sorella per me, più che una semplice cugina. Ognuno di noi è legato a lei in maniera diversa. Lei ci ha seguiti e incoraggiati sin dalla prima volta che abbiamo deciso di provare a suonare insieme. La canzone che stiamo per suonare adesso è la sua preferita, ed è proprio a lei che vogliamo dedicarla. Ele, questa è per te. Da parte di tutti noi >>
Guardò Carmine, un po’ per dargli il via per iniziare a suonare e un po’ per infondergli coraggio. Sapeva quanto quella canzone fosse importante per lui. L’aveva scritta per Elena e lei non l’aveva solo apprezzata, la amava davvero quella canzone. E lui si sentiva realizzato perché, lo sapeva, quello che più sperava, quando scriveva una canzone, era che fosse apprezzata dalla persona per cui l’aveva scritta. E sapeva che con quella canzone aveva raggiunto a pieno quell’obiettivo.
Carmine partì con le prime note e subito posò lo sguardo su Elena, immersa nella folla. La vide chiudere gli occhi e muovere la testa a tempo di musica, per poi iniziare a cantare, ci avrebbe scommesso, a bassa voce, perché lo diceva sempre che quella era una canzone che non andava urlata, ma sussurrata a bassa voce. Dannazione, gliel’avrebbe sussurrata fino allo sfinimento, quella canzone, se solo glielo avesse chiesto. E quella canzone, in quel momento, l’avrebbero ascoltata centinaia di persone, ma lui l’avrebbe suonata solo per una di loro.
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Dopo il concerto Pedro aveva proposto di andare tutti insieme in pizzeria, e ora erano tutti lì, ed Elena era seduta proprio di fronte a lui, a ridere e scherzare senza l’ombra di quella tensione che temeva ci sarebbe stata tra loro.
Vorrei poter fermare il mondo.
Avrebbe voluto che il tempo si fosse fermato lì, in quel momento in quella pizzeria, per godere di ogni sfumatura del suo viso e della sua risata, e per poter vedere per sempre quella luce di divertimento brillare nei suoi occhi.
La tua bellezza fa rumore più di tutte le parole.
<< Quindi adesso lavori in un asilo, giusto? >> le chiese Dani.
<< Si si >>
<< Immagino sia stressante. Non oso immaginare come sia stare tante ore in mezzo alle urla dei bambini >> commentò poi Ivan.
<< Più o meno come stare tante ore in mezzo alle urla delle fan, credo. >> rise << No, dai, non è così stressante. E poi i miei bambini sono tenerissimi. Adoro il mio lavoro >>
<< Sapevo che saresti finita a lavorare con i bambini. Ci hai sempre saputo fare con loro e tutti i bambini con cui ti ho vista ti hanno sempre amata. Non c’è lavoro più adatto a te >> disse Carmine convinto.
E in quel preciso momento accadde una cosa che non succedeva da tempo. Elena gli rivolse un sorriso bellissimo, che gli fece perdere un battito. L’aveva vista sorridere e ridere tante volte quella sera, ma quel sorriso era speciale, perché era rivolto solo a lui.
Un piccolo gesto.
Purtroppo, però, la serata volò via più velocemente di quanto avesse immaginato, e presto fu costretto a salutarla.
Il tempo sfugge inesorabilmente.
La strinse forte tra le sue braccia, consapevole che sarebbe passato troppo tempo prima di vederla di nuovo. Ma le era grato per avergli regalato, in una normale serata di un normale concerto, una serata inaspettata, più bella, solo con la sua presenza e il suo sorriso.
Elena si sollevò leggermente sui gomiti e lo baciò. Carmine, dopo i primi attimi di smarrimento, le mise una mano dietro la nuca e l’avvicinò ancora di più a sé, in modo da approfondire meglio il bacio. Dio, quanto l’amava!
L’altra mano corse ad accarezzarle il fianco. Si era imposto di chiederle, subito dopo la spiegazione di Un giorno qualunque, cosa le passasse per la testa, ma ogni pensiero si era annullato nel momento esatto in cui le sue labbra lo avevano sfiorato. Ogni barlume di lucidità era sparito, sopraffatto dal bisogno di sentirla sua, di accertarsi che aveva scelto lui.
Quando, però, preso da quei lunghissimi e profondi baci, si trovò ancora una volta sopra di lei, Elena lo scansò, mettendosi seduta.
<< Ele, che...? >> provò a chiedere, sollevandosi anche lui.
<< Non è giusto, Ka >> lo interruppe.
Una leggera sensazione di panico iniziò a insidiarsi in lui. No, no, no, no! Non poteva andare così ancora una volta.
<< Che stai dicendo, Elena? >>
<< Ti amo, Ka! Ma non posso fare questo ad Andrea >>
<< Ele, no! >> la prese per una spalla e la costrinse a guardarlo negli occhi << Non ti permetterò di restare con lui ancora una volta. Non è lui che ami! >>
<< Lo so, ma non posso lasciarlo così. Stiamo da tanto insieme, merita una spiegazione da parte mia guardandolo negli occhi. Non mi va di fare le cose di nascosto >>
Carmine tirò un sospiro di sollievo. Voleva parlare con Andrea per lasciarlo, quindi.
<< Le cose si fanno di nascosto quando sono sbagliate, e quello che c’è e c’è sempre stato tra di noi non è sbagliato, vero? >> lo guardò ancora una volta negli occhi. Sapeva di stare per far soffrire una persona a cui, comunque, era stata legata per tanto tempo. Voleva solo la conferma che tutto quello fosse la cosa giusta da fare.
Carmine le sorrise, intuendo quello che le stava passando per la testa in quell’istante << Assolutamente no, amore mio >> le accarezzò una guancia << Io amo te e tu ami me: è questa l’unica cosa che conta. È questa la cosa giusta >>
Elena sorrise e, dannazione, lui non seppe resistere alla tentazione di baciarla ancora.
Ma la ragazza si scansò immediatamente << No, Ka, non è giusto, te l’ho detto! Rimandiamo tutto a quando avrò risolto la questione con Andrea >>
Carmine sbuffò, contrariato, e si buttò disteso sul letto. Non voleva aspettare ancora per poter stare con lei, ma in fondo pensò che gli stava portando via la sua futura moglie, almeno questo glielo doveva!
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Era di fronte alla sua porta di casa da un po’, ormai, ma ancora non aveva trovato il coraggio di suonare campanello. Prese un bel respiro e fece quello che avrebbe dovuto fare già da qualche minuto.
La porta si aprì quasi subito e Carmine fu sorpreso di vederla lì.
<< Ele che ci fai qui? >> la abbracciò << Se sapevo che venivi a Milano venivo almeno a prenderti in stazione >>
<< Ka... >> fu il semplice sussurro emesso dalla ragazza, prima di artigliare il suo maglione tra le mani e stringersi ancora di più a lui.
Carmine ebbe anche l’impressione di sentirla singhiozzare e, dannazione, quello non era un buon segno. Sentì il cuore stringersi per un secondo e si preparò mentalmente ad affrontare il peggio.
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<< Hai parlato con Andrea? >> le chiese quando, ormai calma, l’aveva fatta sedere in cucina.
Elena scosse semplicemente la testa.
<< Hai cambiato idea, allora >> Era una semplice affermazione, ma che, detta ad alta voce, ebbe il potere di fargli dannatamente male.
Gli occhi di Elena si riempirono di lacrime << Io lo voglio, Ka. Lo voglio con tutto il cuore, lo sai! Ma in queste due settimane ho scoperto una cosa, e non posso ignorarla >> Prese un respiro profondo << Sono incinta, Ka >>
<< Cosa? >> Carmine la guardava incredulo << Ma potrebbe essere...? >>
Elena scosse ancora una volta la testa << Sono incinta da 1 mese. Può essere solo di Andrea >>
Carmine si alzò dalla sedia e la allontanò con un calcio, per poi andare verso il piano da cucina e poggiare le mani sopra, cercando di far sbollire la rabbia. Possibile che ogni dannata volta c’era qualcosa che andava dannatamente storto?
<< Ka... >> la sua mano si posò sul suo braccio teso, i suoi occhi sempre più pieni di lacrime puntati sul suo volto.
Carmine staccò la mano dal piano e la posò su quella di Elena, guardandola negli occhi. Poi quella stessa mano passò ad accarezzarle il viso, a cancellare quelle prima tracce di lacrime che stavano rigando il suo volto.
<< Mi dispiace, Ka >>
Carmine poggiò la fronte su quella della ragazza, chiudendo gli occhi << Non è colpa tua, Ele >>
<< E’ anche figlio di Andrea, non posso portarglielo via. Capisci, vero? >>
Il ragazzo annuì leggermente, aprendo gli occhi.
Fu più forte di lui. Si abbassò ancora un po’ e la baciò, conscio che quello era un bacio d’addio e che avrebbe dovuto farselo bastare per tutto il resto della vita.
Elena lo strinse più forte a sé, sentendo quel bacio farsi sempre più profondo. Non voleva lasciarlo, dannazione! Ma era l’unica cosa da fare, ci aveva pensato fin troppo in quei giorni.
Inaspettatamente sentì il ragazzo afferrarla per i fianchi e si sentì sollevare fino a toccare il piano, per poi sedercisi sopra, senza smettere per un secondo di baciarlo.
Carmine la stinse ancora di più per fianchi. Non doveva andare così, quella volta, dannazione!
Quando la mancanza di fiato era diventata troppa, i due si staccarono lentamente, poi Elena si sporse per abbracciarlo.
<< Mi dispiace >> ripetè ancora.
Le strinse le braccia intorno alla vita << Lo so >>
Sarebbe rimasto così per sempre, pur di non vederla andare via ancora una volta. Ma non poteva, lo sapeva, per cui avrebbe dovuto prendere coraggio e lasciarla andare, farla uscire dalla sua vita. Questa volta per sempre.
E' stato un piacere scrivere questa storia e farvela leggere. Ringrazio tutti quelli che l'hanno letta e soprattutto DAVIDE-1997 che ha commentato ogni capitolo! Spero vi sia piaciuta.
GRAZIE!! http://forum.teamworld.it/forum1743/...istante-3.html
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