Buongiorno lettori carissimi
come promesso vi lascio il nuovo capitolo, l'ho diviso in due parti perchè è troppo lungo.
Leggete leggete e fatemi sapere!
41.
“E bastato soltanto un secondo per capire che
di incredibili storie ce ne sono tante
ma meglio di noi non c’è niente.”
Ormai la festa era quasi finita, alcuni invitati avevano preferito svignarsela prima che Elisa facesse loro delle domande, alcuni invece erano talmente strafatti e ubriachi fradici che a stento riuscivano a reggersi in piedi. Come un festa in grande stile, Stefania evitò di mettere loro nei casini e ordinò un taxi per tutta la durata della festa in modo che potesse riaccompagnare l’ormai gente invalida ai propri appartamenti. Sbarazzatasi di una coppietta insopportabile, raggiunse la sala insieme alle altre. Elisa era sempre lì come solito ad osservare, per quanto fossero stremati, gli altri ballare.
Dopo che Pedro le aveva detto che non sarebbe potuto venire aveva rinunciato completamente a sforzarsi di sorridere, sebbene fosse diventata ormai bravissima a fingere di mostrare un sentimento anziché un altro. Chiese maggiori informazioni a Laura, e con grande stupore scoprì che l’amica, così come Sara, gliel’avevano tenuto nascosto. Si erano difese spiegando che l’unica ragione per cui non gliel’avevano riferito era perché volevano che glielo spiegasse Pedro, non volevano mettersi in mezzo e rovinare qualcosa. Ma sì, in fin dei conti doveva dirmelo lui, è stato lui a farmi quella promessa, le ragazze non ne sapevano nulla.
“Mi dispiace…non ce l’hai con me, vero?” chiese Laura con sguardo affranto.
“Ma no, figurati. Ce l’ho con Pedro per essere sempre così superficiale in tutto.” rispose Elisa amaramente. “Ma va beh, ormai è andata.”
Quando tutti tornarono a casa, in casa delle ragazza regnava un silenzio quasi assordante. C’erano coriandoli sparsi per la casa, cartacce e bicchierini rosa che regnavano sul tavolo, il cibo era andato praticamente a ruba e sul tavolo c’erano ancora i regali impacchettati. Sebbene non fossero suoi grandi amici, molti degli invitati le avevano fatto dei regali davvero interessanti. Alcuni non erano proprio di suo gusto, come un maglione rosa confetto stile candy candy o un paio di pantaloni a pois che le ingrossavano le cosce, ma per il resto non potè ritenersi sfortunata. Profumi, braccialetti, una borsa della Fergi di vernice grigia e le Vans, regalategliele direttamente da Stefania, furono i doni che più apprezzò. Sobbalzò alla vista di quel paio di scarpe che aveva sempre desiderato, si gettò a capofitto sul collo dell’amica ringraziandola. Sara invece le aveva regalato il CD dei Ramones che mancava nella sua libreria musicale, mentre Laura un pendente a forma di cuore nel quale si poteva inserire una foto. Con molta cautela, inserì la foto di suo padre e gliela porse.
“Mi sono permessa mi mettere la foto di tuo padre, così potrai averlo sempre con te.”
Elisa impallidì di fronte all’immagine del padre. Le mancava immensamente, e quell’immagine seppur piccolissima era stata capace di scaldarle il cuore come poche.
“Ti ringrazio infinitamente, è bellissimo.” e con un abbraccio caloroso ringraziò Laura.
Mentre Stefania e Sara stavano rimettendo in ordine le sedie sparse per il corridoio ed Elisa e Laura stavano provvedendo a gettare nella spazzatura i piattini, i bicchieri e le posate di plastica qualcuno suonò alla porta con fare insistente.
“Chi sarà a quest’ora?!” domandò perplessa Stefania alle altre.
“Forse qualcuno ha dimenticato qualcosa qui.” rispose con tono pacato Elisa. “Vado ad aprire io, non vi scomodate.”
La busta della spazzatura nera, fortunatamente chiusa, le scivolò dalle mani alla vista del ragazzo di fronte a lei. Aveva un mazzo di rose rosse e una custodia di pelle sulla spalla sinistra.
“Buon compleanno Eli.”
Oh caz*o, non posso crederci. Pedro è qui? Ma…ma…aveva detto che…che…Oddio, non sarà forse che ha saltato il concerto per me? Non potrei mai perdonarglielo…. Ma allora perché è qui? Come ha fatto? Ok, devo stare calma. Un bel respiro e via, come sempre.
“P-pedro!” esclamò lei balbettando, poi continuò “Ma…n-non avevi un concerto stasera?”
“Dani mi ha prestato la macchina e sono corso da te immediatamente.”
Oddio, è corso da me, immediatamente. Neanche la neve al sole si scioglierebbe come me in questo preciso istante.
“M-ma n-no P-pedro, n-non dovevi…” Perché sto balbettando? Perché gli sto dicendo che non doveva venire? Certo che volevo venisse, anzi volevo averlo qui dall’inizio, volevo festeggiare con lui, divertirmi in sua compagnia come non lo facevo da chissà quanto tempo. Cavolo, non aspettavo altro da tutta la serata e adesso gli dico pure che non doveva venire? Ma che mi salta in mente?
“Dovevo. Ti ho fatto una promessa, e io mantengo le promesse.”
“Sì, posso confermare.” ammise lei accennando un sorriso.
“Questi sono per te.” ricordò Pedro porgendo all’amica il mazzo di fiori.
“Io amo le rose.” E amo te, soprattutto te.
“Ne sono felice.”
Elisa fece entrare il ragazzo in casa, il quale molto educatamente salutò il resto delle ragazze, portandole i saluti dal resto della compagnia. Dopodichè afferrò Elisa da un braccio e la portò sino in camera sua, adagiandola sul letto.
“Perché mi hai portato nella mia stanza?” domandò Elisa curiosa.
Velocemente Pedro estrasse dal fodero della chitarra la meravigliosa Fender Kingman marrone e nera a chiazze e la posò sulle sue gambe con cautela. Afferrò il plettro dal taschino posteriore dei suoi jeans e con un tocco d’eleganza passò l’oggetto tra le corde, emettendo un piacevole suono.
“Questo è il mio regalo di compleanno, tutto per te.”
Quattro minuti intensi bastarono per far scivolare dagli occhi della ragazza delle calde lacrime, trattenute a stento da diversi tamponamenti delle dita sugli occhi.
Io non volevo piangere, ma come faccio? Mi ha scritto una canzone, per me, è dedicata a me. Ha fatto un viaggio in macchina per me, lasciando i suoi amici, il suo lavoro, i suoi fans per regalarmi questa dolce poesia, come faccio a non piangere? Vorrei fermarmi, ma non ci riesco. Vorrei scusarmi con lui per averlo allontanato, per avergli chiuso la chiamata, per aver pensato delle cose assurde e cattivissime sul suo conto, quanto lui ha fatto semplicemente quello che poteva. Ha mollato tutto per me, come faccio a non riconoscerglielo? Dio, le mie mani tremano, il mio cuore non smette di pulsare forte, il mio stomaco si sta rivoltando, persino le farfalle non riescono più a svolazzare felici e liete con questo nodo che mi stringe l’apparato digerente e mi blocca il respiro. Possibile che mi faccia un simile effetto? Finora nessuno mi ha mai dedicato niente, e poi è arrivato lui a rendermi quella che sono ora, ovvero la ragazza più felice dell’intera galassia.
E non bastano mesi, non bastano anni, non basta una vita con te, ma è bastato soltanto un secondo per capire che di incredibili storie ce ne sono tante ma meglio di noi non c’è niente.
Pedro concluse il suo pezzo lanciando uno sguardo intenso e ammagliante verso Elisa. Posò il plettro sopra il letto, e con un sorriso soddisfatto si avvicinò alla ragazza, abbracciandola.
”Ehi, perché piangi? Non t’è piaciuto il pezzo?”
“Ma cosa dici? Il pezzo è magnifico..” rispose Elisa mugolando a denti stretti “E tu…mi fai piangere.” continuò, scoppiando a piangere.
Pedro bloccò il volto dell’amica fermandola dal mento e fissandola negli occhi. Strofinò lievemente il suo naso con quello di lei e le regalò uno dei suoi migliori sorrisi di sempre, uno di quelli capaci di far mancare il respiro.
“Farti piangere è l’ultima cosa che vorrei fare in questo momento. Ti ho già fatto soffrire abbastanza, adesso voglio vederti sorridere.”
Boom-boom, boom-boom, boom-boom, boom-boom, il suono onomatopeico del cuore della ragazza diventava sempre più forte, sempre più insistente, sempre più soffocante. Elisa sorrise al ragazzo, diventando rossa dall’imbarazzo. Si asciugò le lacrime che ancora le bagnavano gli occhi, mentre Pedro continuava a indagare dentro di lei fissandola ardentemente.
“Ti amo, Pedro.” ammise Elisa con un filo di voce, sentendosi il battito cardiaco accelerare a livelli disumani.
Pedro, sorridendo dolcemente, afferrò con entrambe le mani il viso della ragazza sino a congiungerlo con il suo, fermando quell’istante incrociando le sue labbra con quelle di lei. La temperatura si fece sempre più calda, la frequenza cardiaca oscillava in continuazione raggiungendo alti e bassi. Il corpo della ragazza pareva quasi paralizzato, mentre un tumulto di emozioni fecero balzare in aria tutti i ricordi spiacevoli che aveva visto i due giovani come protagonisti. L’acido cloridrico dello stomaco ormai avevo disintegrato qualsiasi forma animale o qual si voglia all’interno di esso, costituendo una base acida che attraversò tutto il resto del corpo quasi come un groppo insostenibile. Le loro lingue si fusero in una danza sfrenata, nessuno dei due pareva volesse porre fine ad un momento così entusiasmante.
“Vieni, andiamo.” pronunciò infine Pedro alla ragazza.
aaaaw la dolcezza di questo capitolo
Commenti: http://forum.teamworld.it/forum1743/...ml#post8393492
Segnalibri