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Discussione: Vorrei azzerare tutto, e ripartire con te.

  1. #11
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    Predefinito Re: Vorrei azzerare tutto, e ripartire con te.

    Sera gente! Eccovi il resto del capitolo 9 più l'inizio del nuovo capitolo
    Grazie ancora per le visite e i complimenti, siete di una dolcezza sovraumana.


    (parte 2)



    Sara aveva le mani poggiate al pomo della porta, Ste l’aveva colta di sorpresa. Rise timidamente di fronte alla frase uscita dalla bocca del ragazzo, riusciva ad essere deciso e sicuro di sé in ogni occasione.
    “Ora mi spieghi come hai fatto a sapere che abito qui.” chiese finalmente lei, staccando le mani dal pomo e mettendole sui fianchi.
    “Mi sono informato. Semplice…” rispose lui, ammiccando un sorriso.
    “Da chi? Voglio saperlo. Sono curiosa!” insistette la ragazza.
    “Dani mi ha detto che Laura si era trasferita qui, ho chiesto se c’eri anche tu e non mi ha saputo rispondere. Ho chiesto di chiedere a Laura da parte mia il tuo indirizzo, così sono andato da tua madre, che mi ha confermato che abitassi qui, ribadendomi l’indirizzo che mi aveva già dato Dani. Sì lo so, è un po’complesso da spiegare, ma è andata davvero così. “
    “E non potevi chiederlo direttamente a me?” disse a stento Sara, non riuscendo a smettere di ridere.
    “Non sarebbe stato lo stesso. Vedi? Ora sei sorpresa. Se te l’avessi chiesto avrei rovinato la sorpresa!”
    Sara si fece di colpo seria, e fu trafitta da un colpo al cuore. Ste le aveva fatto una sorpresa, e lei non poteva che esserne felice. Avrebbe voluto abbracciarlo e dirgli quanto ero diventato importante per lei, ma si limitò ad ascoltare cosa volesse dirle. Era strano vedere questo lato di Ste, non l’aveva mai visto prima d’ora in questa veste così gentile e romantico. E nonostante riuscisse ad essere disinvolto anche in sua presenza, la ragazza si era accorta che anche Ste faceva fatica a parlare. Si guardava attorno, sperando che nessuno vedesse la sua parte tenera, poi l’avrebbero preso in giro. Sara gettò il suo sguardo nei profondi occhi del ragazzo, non riuscendo a distaccarli, nonostante diversi tentavi.
    “Oh scusa, mi so’ dimenticato. Questi sono per te.”
    Ste porse alla ragazza un mazzo di margherite, che aveva nascosto dietro la schiena per diversi minuti. Sara allargò le pupille per diversi secondi, non poteva crederci. Continuava a ripetersi che sarebbe svenuta da un momento all’altro se Ste avesse continuato così. Prima aveva fatto un giro immenso per scoprire l’indirizzo di casa sua, poi era andata da lei e le aveva portato un mazzo di margherite, che tra l’altro erano i suoi fiori preferiti. Era arrivata a pensare che avesse chiesto a Laura di dirgli i suoi fiori preferiti, ma non volle continuare ad indagare. Era troppo felice per averlo visto e per come si stava comportando con lei. Il colorito del suo volto si faceva sempre più rossastro, messo ancora più in evidenza dalle lentiggini cosparse sugli zigomi.
    “Quanto sei carino, grazie.”
    Sara cinse le braccia attorno al collo di Ste e lo abbracciò, senza però esagerare. Non voleva buttarsi a capofitto con lui come aveva fatto all’inizio, adesso sarebbe stata molto più attenta, non avrebbe permesso nuovamente a Ste di prendersi gioco di lei, nonostante ora si stesse comportando divinamente nei suoi confronti.
    “Allora, andiamo?” domandò lui, rompendo il momento di silenzio.
    “Adesso? Ma non mi sono manco cambiata!”
    “Non me ne importa niente di come sei vestita, vieni!”
    Ste prese per il polso Sara, costringendola a seguirla. Sara si lasciò convincere da Ste e insieme scesero le gradinate dell’ingresso, per poi raggiungere l’auto.
    “Puoi mandare un messaggio alle ragazze dicendole che sono insieme a te? Il mio cellulare l’ho lasciato sul tavolo. “ chiese Sara, prendendo Ste per un braccio prima di salire in macchina.
    Ste annuì e diede il suo iPhone alla ragazza, che si affrettò a comporre il messaggio, e poi inserì un numero a caso, quello di Elisa.
    << Eli io sono uscita con Ste, avverti le altre. >>


    10.


    “Mi hai salvato la vita, sì proprio tu,
    e la vita da quel giorno mi è piaciuta di più.
    E non sai quanto bene mi fai. “



    I minuti in auto passarono veloci senza che nessuno dei due dicesse una parola. Per compensare quel silenzio assordante nella mente di Sara passarono i pensieri più assurdi. Era la prima volta che usciva con un ragazzo senza un vestitino sexy, senza un filo di trucco che coprisse le quasi inesistenti imperfezioni che aveva, con dei capelli che non avevano né forma né dimensione che non riuscivano a stare buoni nemmeno avvolti in una coda dietro alla nuca. Aveva una canotta rosa e un paio di pantaloni da footing, naturalmente aveva scelto un look comodo per passare la prima serata insieme alle amiche, per inaugurare l’arrivo al nuovo appartamento. Non poteva certo aspettarsi che da un momento all’altro si presentasse davanti al portone di casa sua un ragazzotto ben vestito con un mazzo di margherite. Non poteva neanche immaginarselo, era fuori da ogni logica che un ragazzo che fino a qualche giorno prima l’aveva trattata malissimo potesse spingersi a tanto. Figuriamoci se era possibile che questo l’avesse invitata ad uscire con lei, senza neanche darle il tempo di cambiarsi.
    “Dovevi darmi il tempo di cambiarmi, sono orribile stasera.” disse Sara, voltando lo sguardo verso il ragazzo, a sua volta intento a guidare.
    “Perché dici questo?” chiese lui, continuando a guardare la strada.
    “Come perché? Non ho un bel vestito, i miei capelli sono indecenti, sono senza trucco, sembro uscita da una palestra, ecco cosa va!” spiegò lei, gesticolando.
    “E con questo?” soffermò nuovamente il ragazzo, indifferentemente.
    “Come ‘e con questo’? Mi prendi in giro? Non ho il look adatto per uscire con un ragazzo!”
    “Non devi uscire con un ragazzo, devi uscire con me. E non me ne frega di cosa indossi, se non sei truccata, di come hai i capelli, se hai messo il profumo o se invece puzzi come una discarica vivente. Non mi interessa nulla di tutto ciò. Voglio solo che tu ora sia qui con me e basta. Cancellati dalla mente tutte quelle inutili paranoie, se non mi piacevi non sarei venuto supplichevole dietro la tua porta a strattonarti per un braccio per farti venire con me. Quindi smettila, Sara, smettila. Calmati, e cerca di distrarti. “
    Ste poggiò una mano sul ginocchio di Sara cercando di tranquillizzarla, poi si voltò verso di lei per qualche istante mostrandole un sorriso sincero. “Non agitarti, ti prego”, continuò lui.
    Il battito cardiaco di Sara si faceva sempre più insistente, più dirompente, accelerava sempre più. Spontaneamente rispose al sorriso del ragazzo, regalandogli uno dei suoi migliori sorrisi di sempre. Quelli che provengono dal cuore, quelli involontari, che neanche la ragione riesce a controllare, vengono e basta. Un sorriso splendido, capace di scaldare anche il più feroce degli animi. Sara continuava a sfregarsi le mani, giocherellava coi polpastrelli, schioccandoli un paio di volte. Le sue mani tremavano, e la sua temperatura corporea si faceva sempre più alta. E il cuore continuava a battere, questa volta non si sarebbe fermato. Si mise una mano sul petto, cercando di coprire il suono insistente del suo cuore. Pensava che Ste lo stesse sentendo, e non voleva per nessuna cosa al mondo fargli capire che il suo cuore stava quasi per scoppiare. Ste notò la posizione strana della mano sul petto e la faccia quasi sconvolta della ragazza, le lanciò un’occhiataccia con la coda nell’occhio.
    “Cosa stai facendo, fammi capire..” disse lui, quasi ridendo.
    “Cerco di controllare il cuore.” rispose Sara guardandosi attorno in cerca di altre scuse da inventarsi.
    “Perché devi controllare il cuore? Non può farlo da solo?” rispose lui divertito dalla bizzarra risposta datagli.
    “Non riesce a controllarsi da solo, e non chiedermi perché!” affermò lei, facendogli una smorfia.
    “Devo preoccuparmi?” chiese ancora Ste, questa volta accentuando la risata.
    “No, dovrei farlo io se non la smette!”
    Sara si diede dei colpetti sul petto, dicendo al suo cuore di smettere di battere così forte. Ovviamente non esplicitò l’ultima frase, si limitò a dirgli di ritornare calmo come prima. Ste scoppiò a ridere, indietreggiando la testa.
    “Tu non sei mica normale!” affermò Ste con tono sarcastico.
    Sara rise, dandogli come punizione però uno gomitata, facendogli sbandare di poco l’auto. Poi concentrò la sua attenzione sulla strada, non riuscendo però a capire dove Ste la stesse portando. Si fidava di lui ed era tranquilla, ma il solo pensiero di dover scendere dall’auto e averlo di fronte a sé la terrorizzava nuovamente. Forse avrebbe balbettato, o cominciato a fare uno dei suoi lunghi monologhi senza inizio né fine, avrebbe continuato a sfregare le mani o la sua voce si sarebbe di colpo fatta rauca, o si sarebbe sentita un vortice nello stomaco ad un minimo contatto con Ste. Nella sua mente cercò di ordinare le idee, chiarendo i concetti principali che avrebbe poi spiegato al ragazzo. Poi però pensò che forse non era necessario prepararsi un discorsetto, tanto se lo sarebbe comunque dimenticato e la vista di Ste l’avrebbe mandata sicuramente fuori rotta, quindi non ne valeva la pena. Avrebbe ascoltato il cuore e la ragione, formulando una risposta aderente sia agli impulsi del cuore che a quelli del cervello.
    Dopo quindici minuti, Ste fermò di colpo l’auto, invitando la ragazza a scendere, la quale non esitò a farlo. Scese, sistemandosi i pantaloni che si erano incastrati in mezzo alle gambe, e si poggiò allo sportello della macchina. Ste la raggiunse qualche secondo dopo, dopo aver spento il motore. Si mise accanto alla ragazza, poi infilò le mani nelle tasche dei pantaloni, e accennò qualcosa a Sara.

    domani vi posto il proseguo, promesso :3

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  2. #12
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    Predefinito Re: Vorrei azzerare tutto, e ripartire con te.

    Ragazzi, buonasera! :3
    Non vi faccio più aspettare e vi posto il continuo del capitolo. Scusate se l'ho scritto malissimo, ma quella sera non avevo proprio testa D:


    (parte 2)


    “Non è strano?” iniziò lui, con lo sguardo chino.
    “Cosa?” domandò perplessa Sara.
    “Noi, ora, questo. E’ strano.”
    “In senso buono o cattivo?” puntualizzò Sara.
    “Mah, dipende. Per me buono, anzi buonissimo.” rispose Ste, fissando un punto nel vuoto.
    “Anche per me. E’ bellissimo essere qui con te, non sai quanto lo avevo desiderato tutto questo!” esclamò Sara, guardando dinnanzi a sé. “Senti Ste, puoi spiegarmi una cosa?” continuò.
    “Dimmi.” confermò, questa volta voltandosi verso Sara.
    “Perché la prima volta che ci siamo incontrati mi hai trattato malissimo? Per caso avevo fatto qualcosa che ti aveva dato fastidio? Perché non capisco questo tuo improvviso cambiamento. Non fraintendermi, io adoro questo lato di te, sei tanto carino e dolce. Ma ho questo dubbio emblematico ormai da giorni, e sul serio non riesco a scollarmelo. Cosa ti ha portato a trattarmi così freddamente, quella sera? E cosa invece ora ti spinge a fare il contrario? Sì lo so, hai detto che ti piaccio, ma..voglio vederci chiaro. Mi darai tutte le risposte che mi servono, vero? Ho bisogno di saperlo.”
    Ste si staccò dallo sportello dell’auto per mettersi di fronte a Sara. Aveva fermato diverse volte le braccia della ragazza durante il discorso, stavano gesticolando troppo. Si era accorto che le mani di Sara tremavano e che parlava a fatica, fu preso da un improvviso momento di dolcezza, dove accarezzò le dita tremolanti di lei. Poi afferrò il viso di Sara per avvicinarlo al suo, la punta del suo naso sfregava lievemente quello di lei. Si perse nel guardare gli occhioni verde smeraldo della ragazza, erano inimitabili, divini, perfetti.
    “Sara, tu sei una ragazza speciale. Non puoi capire come mi sono sentito quando mi hai detto che volevi conoscermi. Le ragazze con cui sono stato non l’hanno mai fatto, ma tu sì. Sei stata l’unica che sin dall’inizio mi ha accettato per quello che sono realmente, e non per la mia fama. E se sono stato str*nzo all’inizio è solo perché non sapevo se potevo fidarmi davvero di te, o se invece mi avresti deluso come hanno fatto le altre. E’ stato solo per diffidenza, ma non perché non mi piacessi. Perché tu non devi pensare neanche per un secondo che non mi piaccia, anzi tutt’altro. Penso di essermi preso una bella cotta per te, ma una di quelle belle forti. Ti spiegherò e ti darò tutte le motivazioni di questo mondo se le vorrai, ma per favore fidati di me. Adesso stai tranquilla, non agitarti come tuo solito. Promettimelo.”
    Sara annuì, non immaginandosi cosa potesse succedere ora tra lei e Ste. Se fosse stato per lei gli sarebbe saltata addosso a capofitto, lasciandolo in fin di vita. In realtà non sapeva neanche se sarebbe riuscita a controllarsi, visto che aveva gli occhi di Ste completamente immersi nei suoi. Le mani calde del ragazzo coprivano tutto il volto della ragazza, la quale imbarazzata accennò un sorriso. Il respiro pesante di Ste passò lungo i lineamenti esterni dell’orecchio, creando in lei una piacevole sensazione e provocandole dei piccoli brividi sul braccio. Le mise una ciocca di capelli all’indietro, per poi sollevarle il mento in corrispondenza del suo viso. Adesso Sara sapeva cosa voleva Ste, era certa che fosse ciò che stesse pensando anche lei. Socchiuse gli occhi, e nel giro di qualche istante fu travolta da un bacio inebriante, che coinvolse ogni muscolo e neurone possibile, un bacio capace di scatenare il finimondo se fosse stato interrotto bruscamente, uno di quelli che ti lasciano col fiato sul collo fino alla fine, quando senti il bisogno necessario di averne un altro, e poi un altro ancora. Quello era stato di sicuro il bacio più passionale e travolgente di tutta una vita, sia per Ste che per Sara. Sara intrecciò le mani con quelle di Ste, che di conseguenza spinse all’indietro. Avrebbero continuato a baciarsi fino all’alba, se non sino al giorno dopo, senza staccarsi neanche un istante. Ste prese per i fianchi la ragazza per avvicinarla a lui, sentendo il suo corpo caldo e desideroso di lui. Salì dai fianchi attraversandole tutta la colonna vertebrale, il palmo della sua mano premeva contro la schiena di Sara, avvicinandola ancora di più a lui. Sara gettò le sue braccia attorno al collo di Ste, abbandonandosi a quel momento che avrebbe conservato per sempre nei suoi ricordi. Dopo essersi staccati, i due si guardarono negli occhi, e poi scoppiarono a ridere, Sara per prima.
    “Non avevo mai ricevuto un bacio così bello in tutti questi anni.”
    “Allora ringrazia il ragazzo che ti ha baciato!” puntualizzò lui ridacchiando.
    “Grazie Ste, sei magnifico.” rispose poi Sara, facendosi seria.
    “Se continui così mi costringi a baciarti di nuovo, lo sai?” disse Ste roteando gli occhi.
    “Il che non mi dispiacerebbe!”
    Sara afferrò il viso di Ste per baciarlo nuovamente, un nuovo fuoco divampò all’interno dei loro corpi, rimanendoci per tutto il resto della serata. Mezz’ora dopo, infatti, Ste riaccompagnò a casa Sara, dandole la buonanotte con un bacio sulla fronte.

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  3. #13
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    Predefinito Re: Vorrei azzerare tutto, e ripartire con te.

    Buonasera ragazzi! Sono arrivata a 1300 visite e ancora non riesco a crederci! Chi l'avrebbe mai detto che la mia fan fiction avrebbe riscosso così tanto successo? Vi voglio benissimo per avermi fatto raggiungere questo risultato, grazie infinite
    Non potevo non rigraziarvi, infatti eccomi qui pronta come ogni giorno a postarvi il nuovo capitolo!
    A quanto pare Ste e Sara vi sono piaciuti parecchio, eh doveste vedere gli altri in seguito eheh!
    ps. questo capitolo a mio parare è un po' inutile, ma alcune scene mi fanno troppo ridere e non potevo non postarvelo AHAHAH.
    Ah, Ka è un idiota in questo capitolo, volevo solo che lo sapeste lol

    Buona lettura lettori belli aspetto più commenti stavolta, mi raccomando non deludetemi


    11.


    “Un bacio a te, amico mio,
    che mi sei stato accanto
    quando nessuno chiamava. “


    Sara infilò le chiavi nella porta, fece dei piccoli passetti sperando di non svegliare le sue amiche. In punta di piedi, si diresse verso la cucina, trovando con piacere tutte le amiche accovacciate sul divano.
    “Pensavi di trovarci a letto? Beh, ti sbagliavi.” puntualizzò Stefania, barcollando la bottiglia della birra da una parte all’altra.
    “Ma hai bevuto?” domandò l’amica, preoccupata.
    “E allora? Sono in casa, posso fare quello che voglio!” rispose fermamente Stefania. “E non provare a cambiare argomento!” continuò.
    “Vogliamo sapere tutto, ma proprio tutto tutto nei minimi dettagli!” intervenne Elisa, alzandosi e raggiungendo l’amica ubriaca.
    “Sono un po’ stanca, vorrei andare a letto…domani ne parliamo…” disse Sara. Ma proprio nel momento in cui stava per svignarsela in camera da letto, Laura le impedì di passare, bloccandole l’uscita della cucina.
    “A-ah, tu non vai da nessuna parte! Adesso ti siedi comoda sul divano e ci racconti tutto, dall’inizio alla fine, e non tralasciare nulla eh!” disse Laura puntandole l’indice contro.
    “Siete proprio curiose, eh?” disse Sara, accerchiando le amiche con lo sguardo.
    “Certo, secondo te allora perché siamo ancora sveglie?” rispose Stefania, scoppiando a ridere da sola.
    Sara si sedette sul divano come le aveva ordinato Laura, scaraventò la borsa per terra e si preparò psicologicamente per l’ottavo grado interrogatorio, sapeva che non sarebbe riuscito ad evitarlo.
    “Cosa volete sapere, sentiamo…” disse Sara, roteando gli occhi all’interno delle orbite oculari.
    “Cosa è successo tra te e Ste? Siete usciti?” domandò per prima Elisa.
    “Beh, diciamo che non siamo proprio usciti…ci siamo fermati in una strada buia, e abbiamo parlato un po’. “ spiegò Sara, guardando le amiche.
    “E poi?” domandò sempre Elisa.
    “E poi…nulla.”
    “Non ci credo.” affermò a questo punto Laura, incrociando le braccia.
    “Ma è la verità!” disse Sara difendendosi.
    “Sei troppo felice per una semplice uscita. Ti dovresti vedere, hai una faccia!” esclamò sempre Laura.
    “Che faccia ho, scusa?” chiese Sara fingendo di non sapere a cosa l’amica si riferisse.
    “Sconvolta. Sembri tornata da un’altra galassia! E se non fossi tua amica, ti direi che c’è stato dell’altro con Ste, perché è così, vero?”
    Sara chinò lo sguardo, cercando di nascondere le guance rossastre. Laura la conosceva troppo bene, non poteva contraddirla. Alzò lo sguardo, annuendo.
    “Secondo me avete sco*ato!” esclamò Stefania, barcollando. Elisa e Laura si guardarono tra loro, scoppiando a ridere.
    “Stefi!” urlò Sara, rimproverando Stefania. Poi si rivolse verso le due amiche. “Non crederete mica a lei, vero?” continuò, preoccupata.
    “Certo che no! Stefania dice cazz*te quand’è ubriaca, dovresti saperlo…” disse Elisa, tranquillizzando Sara. Poi tolse la bottiglia di birra dalla mano di Stefania e la gettò nella spazzatura.
    “Hai bevuto abbastanza stasera, adesso ti accompagno a letto, così la smetti di disturbarci e di barcollare birra per la stanza. “ disse Elisa all’amica, alzandola dalla sedia. Le prese un braccio e lo avvolse attorno al suo collo, mentre con l’altro braccio libero l’afferrò per la vita, permettendole di camminare in equilibrio. “Scusate, la porto di là e poi torno da voi.” disse la ragazza, rivolgendosi verso le amiche. Sara e Laura annuirono, dicendole di non preoccuparsi.

    “Allora, che avete fatto? Ancora non me lo dici!” insistette Laura, supplicando l’amica.
    “Ci siamo baciati.”
    Laura rimase a bocca aperta, poi si sedette sul divano e bevve un bicchiere d’acqua. Fissò l’amica sorpresa più che mai.
    “Oddio! Com’è stato?” chiese ancora Laura curiosa.
    “Magnifico! Non riuscirei neanche a spiegartelo come mi sono sentita in quel momento. Non esistono parole capaci di descrivere quel bacio, te lo giuro.”
    “Oh ma che belli! Allora, state insieme?”
    “Ehm…no.” ammise Sara, quasi imbarazzata.
    “E cosa aspetti?”
    “Aspetto lui.”
    Laura scoppiò a ridere per l’inevitabile gioco di parole di Sara. Le due amiche si abbracciarono in segno d’affetto, Laura accarezzò i capelli di Sara, per poi darle un enorme bacio sulla guancia. Sara era evidentemente imbarazzata, abbassò lo sguardo di fronte a Laura, e mise una ciocca di capelli dietro al suo orecchio.
    “Sono felicissima per te, non ti avevo mai visto così.” disse Laura all’amica.
    “Spero sia quello giusto, stavolta.”
    “Io credo proprio di sì, poi se il destinò non lo vorrà, pazienza.” Spiegò Laura, rassicurando Sara.
    Elisa arrivò qualche minuto dopo, e quando l’amica le raccontò della serata con Ste, e in particolare del bacio, la sua reazione non fu molto diversa da quella di Laura. Sorrise all’amica, consigliandole di continuare a vedersi con Ste e di approfondire meglio la loro conoscenza.

    Anche Ste raggiunse i suoi amici, dopo il pseudo appuntamento con Sara. Arrivò a casa di Pedro, dove i ragazzi si erano incontrati per una partita alla playstation, un rituale che seguivano praticamente da sei anni. Birre e popcorn abbondavano sulla tavola, e subito Ste si fiondò sui popcorn. Afferrò il piatto stracolmo e in una mano afferrò quanti più popcorn possibili per masticarli tutti in un sol boccone. Pedro e Ka stavano giocando alla playstation, Ka era in netto vantaggio sull’amico, di tanto in tanto si sentivano delle urla di gioia che provenivano dalla bocca di Ka ogni volta che riusciva a fare gol. Pedro lo prendeva in giro quando vinceva, facendogli diverse smorfie.
    “E’ tutta fortuna, Ka!” disse Pedro esasperato.
    “Quella è tutta invidia, idiota!” rispose Ka, prendendo in giro l’amico.
    Era incredibile come uno stupido videogioco riuscisse a farli stare collegati alla tv per così tanto tempo. Ormai erano tre ore che stavano con i joestick in mano, non avevano nemmeno bevuto un goccio di birra, il che, almeno per Ka, non poteva che risultare strano. Ka amava la birra, era la seconda cosa che amava più al mondo, dopo la sua chitarra. Però quando giocava alla playstation non poteva bere, gli faceva perdere la concentrazione. Dopo aver raggiunto l’ultimo livello, Ka urlò entusiasta, girandosi tutta la casa. Si tolse la maglietta e la scaraventò per terra, ululando come non mai. Continuava a prendere in giro Pedro per aver perso, il quale ormai sembrava non dargli più ascolto.
    “No, ma sul serio stai urlando per una stupida partita alla play?” chiese Dani, cercando di fermare l’amico elettrizzato.
    “Non è una stupida partita Dani, ho vinto. Ho superato tutti i livelli, sono un campione. Sì!”
    Ka ricominciò a girarsi tutto l’appartamento, niente riuscì a fermarlo se non la sua fame che si stava facendo sentire. Si gettò come un sasso sul divano e riprese a mangiare i popcorn restanti. Pedro si alzò dalla sedia, raggiungendo Ste nella cucina.
    “Allora, com’è andata?” chiese Pedro, apparendo dietro le sue spalle.
    “Cosa?”
    “Come cosa? L’appuntamento, scemo! Gliel’hai detto che ti piace?”
    “Ah…bene, ci siamo baciati.” rispose Ste, mandando giù una lattina di coca cola.
    “Ma è fantastico! Dobbiamo festeggiare!” disse questa volta Pedro, estraendo dalla dispensa un sacchetto di patatine e porgendolo all’amico. “Tieni, te lo sei meritato.”
    “Oh, che gioia.” rispose freddamente Ste, aprendo il pacchetto.

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  4. #14
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    Predefinito Re: Vorrei azzerare tutto, e ripartire con te.

    Buona pomeriggio cari! E buona festa dei lavoratori! Oggi mi sto annoiando così tanto, dovrei studiare ma la voglia non è proprio tanta. Vi lascio col capitolo nuovo.
    Dal prossimo aspettatevi sorprese!

    12.


    “Avevamo un sogno,
    e anche senza un soldo contava solo quello che ci univa.
    Poteva opporsi tutto il mondo,
    ma noi lo sentivamo che dalla nostra parte stava il Cielo.”


    Una settimana dopo.

    Dani era in garage ad aiutare suo padre, il motore dell’auto non pareva ad aggiustarsi. Faceva il meccanico come lavoro part-time, aveva riparato molte auto che avevano lo stesso problema. Si era messo con la schiena rivolta verso il pavimento, con la testa sotto la macchina. Aveva accanto a sé tutti gli attrezzi di cui aveva bisogno, il padre invece era seduto in macchina e di tanto in tanto infilava la chiave per mettere in moto la vettura, giusto per vedere se il lavoro di Dani era stato svolto per bene.
    “Ci siamo, puoi avviare il motore ora. Prova!” ordinò Dani a suo padre. Il veicolo si accese, e Dani su soddisfatto del suo lavoro.
    “Oh finalmente ci sei riuscito! Grazie.” disse suo padre, avvicinandosi a suo figlio. “Sei un buon meccanico.” continuò poi, sorridendogli.
    “Si fa quel si può…” rispose Dani, decisamente imbarazzato dal complimento del padre. “Io ora devo andare dagli altri, dobbiamo provare. A più tardi!”
    Dani salutò suo padre e rientrò in casa, si fece una doccia veloce e mise della roba pulita, mettendo nella biancheria sporca quella con cui aveva sistemato l’auto, troppo sporca di grasso e di olio. Prese le chiavi della macchina e si avviò verso la saletta dove lo stavano aspettando i suoi migliori amici. A differenza loro, lui era l’unico che ancora viveva con i suoi genitori. Nonostante avesse venticinque anni, non aveva la necessità di andare a vivere da solo. Voleva un gran bene ai suoi genitori, ed era gelosissimo di sua madre. Quando capitavano quelle poche volte che i suoi litigavano, Dani interveniva sempre difendendo sempre la mamma. Si ricordava sempre quando, da piccolino, sua madre lo prendeva in braccio e lo faceva girare su sé stessa. Lui si divertiva sempre quando sua madre lo faceva, e le chiedeva di rifarlo altre mille volte. Il sorriso della sua mamma era la sua forza. Non sarebbe stato nulla senza di lei, era la persona più importante della sua vita. Non l’avrebbe mai cambiata con nessuna altra mamma dei suoi amici, nonostante molte volte fosse fin troppo premurosa e severa. Durante tutto il tragitto, Dani ascoltò ‘Iris’ dei Goo Goo Dolls, ricordando con piacere tutti i bei momenti passati insieme alla sua famiglia, pensando a come sarebbero andate le cose una volta che anche lui avesse avuto una famiglia tutta sua. Gli capitava spesso di pensarci, rispetto ai suoi amici, Dani era quello più propenso a guardare il futuro, ma non dava la possibilità a nessuno di darlo a vedere.

    Giunto alla saletta, ovvero nel vecchio scantinato di Pedro, salutò i suoi amici e cominciarono a provare. In quel mese avevano scritto parecchie canzoni, soprattutto Dani aveva avuto molta ispirazione. Iniziarono a provare le loro prime canzoni, quelle che li avevano accompagnati nei primi palazzetti, quando ancora non c’erano la valanga di fans che li attendeva sotto il palco per autografi o foto. Dopo l’ok da parte di Pedro, i ragazzi cominciarono a provare le nuove canzoni. Nessuno, a parte loro, sapeva della loro esistenza. A dire il vero, di alcuni pezzi non erano molto convinti, volevano rivederli e suonarli altre volte per avere un’idea chiara dell’impatto che avrebbero avuto nei confronti dei loro ascoltatori. La scelta dei pezzi dipendeva anche dal significato del testo, se era un testo banale che non rappresentava nulla di particolare, veniva subito scartato. All’inizio avevano un po’ discusso per questo problema, visto che volevano pubblicare tutti i brani e non scartarne nessuno. Poi, col tempo, avevano capito che alcuni testi non potevano essere pubblicati perché privi di significato o troppo semplici. I ragazzi cercavano sempre il meglio, ogni dettaglio doveva essere perfetto, per questo erano molto pignoli soprattutto sulla scelta dei brani. Ma ormai erano anni che lavoravano insieme, si erano abituati.
    Finirono di suonare dopo un’ora e mezza. Pedro era stanco morto, aveva la fronte decisamente sudata. Del resto, suonare nel pieno dell’estate era sempre una tragedia. Ka si era rovesciato una bottiglietta d’acqua in testa, e Dani si era scaraventato sul divano, accovacciato come un bambino. Ste si avvicinò a Dani, sedendosi a terra con le gambe incrociate.
    “Ragazzi, devo dirvi una cosa.”
    Alla frase di Ste, il viso di Ka impallidì, lasciò la chitarra e si avvicinò all’amico.
    “Dobbiamo avere paura?” chiese Dani, incurante.
    “No, non credo.” rispose Ste timidamente.
    “Avanti su, spara, non farci stare sulle spine!” esclamò Ka, lanciando una gomitata all’amico.
    “Io e Sara ci siamo messi insieme.”
    Dani si alzò dal divanetto, mettendosi a sedere con le gambe incrociate.
    “Aspetta, Sara l’amica di Laura?” domandò Dani incuriosito.
    “Proprio lei.” ammise Ste.
    “Ecco perché eri così strano in questi giorni!” esclamò Ka, lanciando un’occhiata maliziosa all’amico.
    “Io già lo sapevo…” disse Pedro, intromettendosi nella conversazione.
    “Ma allora sei un disonesto Ste! A lui lo dici e a noi no?” continuò Ka rimproverando l’amico.
    “Io sono lo psicologo di turno, dovreste saperlo..” spiegò Pedro, dopo aver bevuto un bicchiere d’acqua.
    “Eh…ma non vi ho detto tutto.”
    Dani era sempre più curioso, aveva gli occhi addosso a Ste come mai prima d’ora. Ka lo guardava aggrottando le sopracciglia.
    “Ora mi preoccupo sul serio.” disse Ka, sorridendo.
    “Stasera abbiamo un appuntamento.”
    “Beh, buon divertimento!” continuò sempre Ka.
    “Idiota, voi dovete venire con me! Vengono le sue amiche, mica posso andare da solo?” rispose Ste, guardando l’amico in cagnesco.
    “Va bene, va bene, calma! Non ti agitare.” affermò Ka sorridendogli. “Almeno sono fig*e ‘ste tipe?”
    Ste si mise una mano sulla fronte. “Sono quelle dell’altra volta, scemo!”
    Ka inarcò il sopracciglio maliziosamente, e diede una pacca sulla spalla all’amico. Dani si alzò dal divano e urlò gioiosamente.
    “Ste io ti amo! Finalmente rivedrò Laura, wo!” disse stavolta Dani, super eccitato. Abbracciò Pedro per la felicità, che lo guardò malissimo. Pedro si mise vicino a Ste, fissandolo avidamente.
    “Questo mica me l’avevi detto..” puntualizzò Pedro con l’indice rivolto verso l’amico.
    “Ci siamo messi d’accordo poco fa, ho dimenticato di dirtelo.”
    “Bado alle ciance…a che ora abbiamo quest’appuntamento?” chiese Ka, voltando l’amico dal suo lato.
    “Uhm, tra due ore.”
    “Cosa? E tu lo dici solo ora?” esclamò Ka sopreso.
    “Ma se stavamo provando prima, che dovevo dirvi? E poi abbiamo due ore piene, di che ti preoccupi?” rispose Ste.
    “Devo andare, ci vediamo dopo!”
    Ka salutò gli amici e scappò a casa sua. Quel pomeriggio era pure arrivato a piedi, anche se casa sua non era molto distante da casa di Pedro ci volevano comunque venticinque minuti per arrivarci.
    Anche Dani andò via, l’idea di rivedere Laura non poteva renderlo più felice. Dopo quel lunedì non l’aveva più vista, aveva avuto altri impegni e non era neppure passato a casa sua a trovarla. Ma stasera sarebbe stato diverso, le avrebbe chiesto di uscire una volta per tutte.
    Rimasero solo Pedro e Ste. Si sdraiarono sul tappeto della saletta, osservando il soffitto.
    “Io dovrei andare.” disse Ste con un filo sottile di voce.
    “Vai.” rispose Pedro stanco. “Io rimango un po’ qua.”
    “Ti conviene prepararti, non vorrei fare tardi per colpa tua!” esclamò Ste, lanciando un cuscino dal divanetto contro Pedro.
    “Guarda che non sono una femminuccia, mi basta mezz’ora per essere pronto.” ammise Pedro sorridendo. Guardando l’espressione di Ste, capì benissimo di non essere convincente. “E va bene, sarò puntuale stavolta. Solo perché so che ci tieni a rivederla.” continuò Pedro, gettando il cuscino che gli era stato scagliato al diretto interessato.
    “Non dirlo a nessuno però.”
    Ste lasciò l’appartamento di Pedro, che stava ancora beatamente sdraiato per terra.

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  5. #15
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    Predefinito Re: Vorrei azzerare tutto, e ripartire con te.

    Buon pomeriggio ragazzi! Sono appena tornata da scuola. Scusate se ieri non sono riuscita a postare, ma sono stata tutta la giornata fuori e sono rientrata abbastanza sul tardi
    In compenso, oggi sono pronta a postarvi ben DUE capitoli, che in realtà sarebbe il capitolo completo. Almeno vedrò cosa posso fare!
    Sono felicissima per le numerose visite, solo che sono un po' dispiaciuta per i commenti, sono ancora un po' pochini :c
    Babbè, eccovi il nuovo capitolo ( a mio parere è uno dei più divertenti!). Buona lettura e commentate stavolta

    13.


    “Questa sera non chiamarmi,
    no stasera devo uscire con lui.”


    “Caz*o Pedro muoviti, tra dieci minuti ti voglio al locale!” urlò Ste al cellulare, facendo girare un paio di persone che dai tavoli stavano beatamente consumando i loro drink.
    Ka, prendendolo per un braccio, cercò di tranquillizzare l’amico in preda alla collera. Ste era più furioso che mai, gesticolava e alzava il tono di voce per rispondere all’amico. Dani, che era appena arrivato, raggiunse gli amici con passo svelto. Aveva sentito dal corridoio il vocione di Ste.
    “Oh ma che succede, Ste? E’ dal corridoio che sento la tua voce!” esclamò Dani irritato. “Ti stanno guardando tutti, vedi di calmarti.” continuò l’amico, bloccando Ste dai polsi.
    “Sì scusate. Lo smetto.” ammise Ste, sbuffando.
    “Fatemi indovinare, c’entra Pedro?” domandò Dani ai due amici. Entrambi annuirono, Ste in particolare aggrottando le sopracciglia.
    “Quel caz*one di Pedro è in ritardo.” affermò Ste, accendendosi una sigaretta.
    “Non mi stupisce la cosa.” continuò Dani, sedendosi al tavolo. “Arriverà, stai tranquillo.”
    “Aveva promesso che sarebbe stato puntuale oggi!” sbuffò Ste, gettando la sigaretta ancora accessa per terra. “Se mi fa fare una figura di mer*a, vi giuro che me la pagherà!” esclamò fortemente Ste, guardando in cagnesco i due ragazzi.
    “Non ti ho mai visto così nervoso in vita mia, ti vuoi calmare? Ti ordino una camomilla e te la faccio portare se non la smetti. “ rispose Dani rimproverando l’amico furioso.
    “Accidenti, la tipa deve averti sconvolto!” affermò questa volta Ka, intervenendo alla discussione. Guardò l’amico sorridendogli, poi si stiracchiò sulla sedia contorcendo le braccia all’indietro. Dani diede uno spintone all’amico, avvertendogli di non fare troppe battute o di lanciare troppe frasi ad effetto a Ste, si sarebbe sicuramente incaz*ato di più.
    Nel frattempo Sara e le sue amiche avevano raggiunto il locale, questa volta aveva guidato Stefania, e nonostante avesse sbandato per diverse volte per la strada, alla fine era riuscita a raggiungere il locale senza grossi problemi. La macchina di Laura era molto grande, e Stefania non era abituata a guidare auto così grandi. Sua madre le dava di tanto in tanto la sua, che era piccolissima, a due posti, ma non sapeva guidare proprio bene, solo un paio di volte non aveva avuto problemi alla guida.
    “Al ritorno guido io, visto che Stefania mi ha fatto venire un mal di testa allucinante!” esclamò Laura passandosi il palmo della mano sulla fronte.
    Sara intravide i capelli neri di Ste, e dal corridoio gli fece segno. Ste si alzò di colpo dalla sedia, e aggiustandosi la camicia rispose con un cenno di saluto. Le ragazze salutarono i ragazzi, Laura in particolare abbracciò fortissimo Dani e gli diede un bacio a stampo sulla guancia, che a sua volta rimase impresso a causa del rossetto rossastro che Laura aveva applicato sulle labbra quella sera. Ste diede un lieve bacio sulle labbra a Sara, che imbarazzatissima abbassò di colpo lo sguardo.
    “Prego, accomodatevi.”
    Le ragazze poggiarono le borse sulle loro rispettive sedie, dopo di che si sedettero, una vicino all’altra. Naturalmente Sara era vicino a Ste.
    I ragazzi erano particolarmente eleganti quella sera, Ste portava una camicia azzurra e Ka una bianca e nera rigata. Persino Dani che detestava vestirsi elegante indossò una camicia bianca a maniche corte con un cravattino nero. Era un vero signorino. Anche le ragazze non erano niente male quella sera, Sara aveva un vestitino rosa confetto sbarazzino, mentre Stefania aveva optato per un tubino nero molto provocante. Laura ed Elisa scelsero invece un look più semplice, basato essenzialmente su un trucco pesante, la prima scelse degli short neri e una camicetta gialla, la seconda una gonna di jeans e un top nero con delle applicazioni di strass alle bretelle. Entrambe avevano un ombretto nero calcato e un rossetto molto eccentrico.
    Improvvisamente, Ka si accorse di una sagoma in lontananza che si stava avvicinando al loro tavolo. Intuì dai capelli brizzolati e dalla camicia grigia che si trattasse di Pedro. Diede una gomitata a Ste, indicandogli l’amico che era appena arrivato. Ste si voltò guardandolo in cagnesco.
    “Buonasera a tutti!” disse Pedro sorridente, dando una pacca sulla spalla a Ste. “Oh oh oh, Ste, ci diamo subito da fare!” esclamò all’amico, strattonandolo dal braccio. Con un’espressione da ebete, raggiunse l’unico, nonché ultimo posto a sedere, in fondo al tavolo.
    “Dov’eri finito?” domandò Stefania, curiosa.
    “Ero andato in bagno.” rispose il ragazzo, sedendosi. Non riuscendo a far trasparire veridicità nella sua espressione, osservò gli amici, speranzoso che potessero soccorrerlo.
    “E’ vero, era in bagno, c’ero anch’io!” intervenne Ka, guardandosi attorno.
    “Risparmiateci i dettagli per favore, dovremmo mangiare tra poco.” rispose Elisa, sorseggiando dell’acqua dal bicchiere. La ragazza non si rese conto che la sua frase aveva fatto ridere tutti quanti al tavolo, mentre Pedro la guardavo insospettito.
    “Oh che simpatica compagnia che ho accanto al mio tavolo! Mi sto sbellicando dal ridere!” esclamò Pedro sarcastico verso la ragazza.
    “Comunque Pedro era in ritardo. “disse Ste con voce fioca, guardandolo con aria di sfida con la coda nell’occhio.
    Stefania ride di gusto, mettendosi una mano davanti alla bocca per coprire la risata. Elisa lanciò un’occhiata penosa. Di colpo Pedro si trovò gli sguardi di tutti rivolti verso lui, imbarazzato si grattò la nuca e mostrò un sorriso ebete.
    “Ha ragione, scusate.”
    Ste rilassò le sopracciglia e si arrese di fronte alle scuse dell’amico. Riprese a fissare la sua ragazza e a parlottare con lei. Non era mai stato meglio in vita sua, pensò. Adorava i capelli che aveva quella sera Sara, e i suoi occhi gli erano mancati così tanto. Non avrebbe mai pensato di dirlo, ma si sentiva perso senza lei. Forse ne era davvero innamorato, ma ancora non aveva il coraggio di rivelarglielo. Per non mettere troppo in imbarazzo la ragazza, di tanto in tanto ascoltava le conversazioni esilaranti degli altri. Stefania e Ka si stavano stuzzicando a dovere, era da tanto che non si vedevano e stavano scontando il tempo perso.
    “Stasera sei a caccia di uomini? Guarda che non ti si fila nessuno!” insinuò Ka, guardando Stefania in segno di sfida.
    Ste abbassò lo sguardo di fronte alla sfacciataggine dell’amico, ridendo come un demente. Anche le ragazze stavano ridendo, Laura poi non riusciva a contenersi.
    “Idiota.” rispose Stefania, osservando l’avversario inarcando il sopracciglio.
    “Senti chi parla, Miss Caz*ata dell’anno!” esclamò a gran voce Ka, mettendo per pochi istanti in soggezione Stefania.
    La ragazza rispose lanciando il tovagliolo di stoffa in faccia al ragazzo, il quale riuscì fortunatamente a scampare. Dopo di che gli fece una pernacchia, a cui Ka rispose mettendo in mostra un bel terzo dito.
    “La smettete di litigare? Sembrate due idioti. “ disse Elisa, mentre finiva l’ultimo pezzo della sua pizza margherita.
    “Ha ragione!” affermò Dani, difendendo la ragazza. Nonostante si stesse sbellicando dalle risate, non poteva non appoggiare il giudizio di Elisa. Quei due erano cane e gatto, litigavano in continuazione. Eppure c’era qualcosa che riusciva a farli rimanere in equilibrio, qualcosa che non li permetteva di spingersi oltre la battuta o il gestaccio. Erano come due fratelli che bisticciavano per ogni cosa, o come due compagni di classe invidiosi uno dell’altro, o come due amici che si punzecchiavano a vicenda, uno dei due doveva per forza vincere, sennò la sfida sarebbe andata avanti, se occorreva anche per tutta la vita. In Ka e Stefania la situazione era differente, uno dei due cedeva sempre per accontentare l’altro, in questo caso Ka aveva ceduto per accontentare Stefania.
    Dopo aver finito la pizza, Stefania si alzò dal tavolo per raggiungere il bagno. Ironia della sorte, non si sa per quale assurdo motivo, ma in quell’istante anche Ka si alzò dal tavolo, questo però per andare a fumare. Raggiunse velocemente Stefania, afferrandola dal gomito.

    ok, mi odierete per avere interrotto il capitolo così bruscamente, ma presto capirete perchè AHAHAH

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    Predefinito Re: Vorrei azzerare tutto, e ripartire con te.

    Hola a todos! Come promesso, eccovi la seconda parte del capitolo

    (parte 2)

    “Fermati un secondo, caz*o!” esclamò Ka, voltando la ragazza dal braccio.
    “Ka, mi fai male!” disse Stefania in segno di disperazione. Immediatamente Ka lasciò il braccio della ragazza, rendendosi conto di averlo stretto troppo.
    “Scusa...non mi sono reso conto di averti stretto così forte il braccio. Perdonami.”
    Stefania si passò l’altra mano sul braccio, massaggiandoselo. Poi guardò Ka sorridendogli.
    “Non è nulla, stai tranquillo.” si limitò a rispondergli. “Cosa c’è? Perché mi hai fermata in quel modo così brusco?” chiese poi, incuriosita dalla risposta di Ka.
    “Volevo chiederti se ti va di uscire con me…” domandò lui, riprendendo a parlare con aria ironica.
    Stefania scoppiò a ridere, indietreggiando la testa. Guadò Ka e gli posò una mano sul petto.
    “Non avevi detto che ero un cesso, scusa?” chiese sempre la ragazza, perplessa.
    “Con me qualsiasi tipo di donna diventa bella, anche le più cesse come te!” esclamò Ka con gran voce, atteggiandosi.
    La ragazza contrasse la mano dal petto di Ka e divenne di colpo rigida, indietreggiò di qualche passo e guardò Ka innervosita.
    “Tu sempre così simpatico eh? Comunque manco morta ci esco con un idiota come te!” rispose lei lanciando uno spintone al ragazzo più arrabbiata che mai. Aprì la porta del bagno e dopo essere entrata la sbattè con una violenza inaudita. Ka sbalordì di fronte a tanta rabbia, e meticolosamente raggiunse di nuovo il tavolo. I ragazzi si erano scambiati i numeri di telefono, in modo che potessero mettersi in contatto ogni volta che ne avevano voglia. Erano proprio un bel gruppetto,nonostante a volte nascesse qualche incomprensione, ma è una cosa normale all’interno di un gruppo di amici.
    Terminata la serata, le ragazze salutarono i ragazzi con un super bacio sulle guance e uscirono dal locale stanche più che mai. Ste avrebbe voluto riaccompagnare Sara a casa più tardi, in modo che potessero passare un altro po’ di tempo insieme, ma considerando che lei era in compagnia delle sue amiche e lui dei suoi , decise di lasciarla andare con le altre, mentre lui sarebbe rimasto con gli altri tre. Mentre Dani parlava euforico con Ste dell’appuntamento che aveva fissato con Laura il weekend di quella settimana, Ka sbuffato si era sdraiato sul divano nel corridoio che collegava la sala principale con una secondaria, accanto a Pedro.
    “Perché caz*o non vuole uscire con me? ” esclamò Ka turbato, intrecciando le mani dietro la nuca.
    “Chi?” domandò Pedro, voltandosi verso di lui.
    “Stefania, mi ha detto di no! Per la seconda volta!” spiegò Ka, alterandosi.
    “Forse perché le hai dato della cessa?!” rispose l’amico a sua volta.
    “Ma scherzavo, secondo te perché le ho chiesto di uscire? E’ normale che mi piace!” continuò Ka, cercando di difendersi.
    “Se fossi stato più gentile forse adesso ti avrebbe detto di sì.” disse Pedro. “Anzi, sicuramente ti avrebbe detto sì. Come se non si vede che anche a lei piaci…”
    Ka guardò l’amico perplesso, com’era possibile che lui non si fosse accorto di questo dettaglio? Forse era troppo preso dal litigare con lei che non si era reso conto che la ragazza lo guardava in modo diverso dagli altri? Forse Stefania stava facendo finta di litigare con lui per avvicinarsi sempre di più? Forse davvero era presa da lui? O forse voleva solo una storiella così? E se così fosse, perché non ha accettato di uscire con lui? Perché lo ha rifiutato per la seconda volta? Perché si è arrabbiata con lui? Sul serio pensava che lui intendesse darle della cessa? Se sì perché?
    Era incredibile quante domande sino a qualche tempo prima senza alcuna importanza potessero diventare emblematiche in questo istante. Ka stava diventando sempre più paranoico, e lui non era mai stato paranoico, specie con una ragazza. Ne cambiava una a settimana, se non ogni sera, se non addirittura una la mattina e una la sera. Non si era mai fatto questo tipo di problemi, le ragazze gli correvano dietro. Forse perché era carino, forse perché era dotato, forse perché era semplicemente Ka dei Finley. Sottolineò la parola Finley nella sua mente, chiedendosi se avesse avuto così tante donne attorno a sé se non facesse parte dei Finley.
    Ka si alzò dal divano, e stinse le gambe verso il suo petto. Poggiò la testa sulle ginocchia, poi sobbalzò di fronte al pensiero che gli era appena arrivato.
    “Mi è venuta un’idea!” esclamò Ka, gioioso.
    “Che idea?” domandò Pedro incuriosito.
    “Dammi il telefono.” ordinò all’amico, tendendogli un braccio in avanti. “Su, dammelo.” ripetè con insistenza.
    “Sì sì, eccolo.”
    Pedro estrasse dalla tasca l’iPhone e lo passò all’amico. Come aveva immaginato, Pedro aveva salvato i numeri delle ragazze. Rapidamente salvò tutti i numeri, senza farsi scoprire da Pedro, il quale l’avrebbe poi invaso di domande. Dalla rubrica seleziono il numero di Elisa e le mandò un messaggio.
    << Oh ma chi si risente! Indovina chi sono? >>
    Elisa, che nel frattempo era appena arrivata a casa , afferrò il cellulare dalla borsa all’arrivo del messaggio. Di fronte all’sms, sorrise sommessamente. Sapeva già cosa rispondere.
    << Ka non sei affatto credibile. >>
    Ka rimase sorpreso di fronte all’astuzia della ragazza. Nascondendo l’iPhone in mezzo alle gambe, inviò il messaggio di risposta ad Elisa.
    << Come sapevi che ero io scusa? Hai messo un microcip nel mio cellulare? >>
    << Il tuo era l’unico numero che mi mancava. >>
    << Oh già, è vero. Comunque dovrei chiederti una cosa.>>
    << Dimmi, ti ascolto! >>
    << Sabato hai da fare? >>
    << Uhm, sabato quando? >>
    << Sabato sera.>>
    << No, non penso. Perché? >>
    << Ti va di vederci? Sì insomma…di uscire…>>
    << Certo, perché no! >>
    << Perfetto, ci vediamo alla villa comunale alle otto e trenta, ti va bene? >>
    << Sì va benissimo. >>
    << Allora ci vediamo sabato, buonanotte! >>
    << Buonanotte anche a te, a sabato. >>
    Ka poggiò la testa allo schienale del divano, esterrefatto di aver chiesto ad Elisa di uscire. Inarcò un sorriso soddisfatto, che incuriosì parecchio Pedro. L’amico si alzò dal suo divano per raggiungere quello di Ka. Si sedette accanto a lui, mettendogli un braccio attorno al collo.
    “Ti sei salvato il numero di Stefania e l’hai cercata, vero?” domandò Pedro.
    “Ehm…a dire il vero no.” ammise Ka, con un filo di voce.
    “Ah no? Allora non fare il misterioso con me, spiega!” disse Pedro insistente. “Ora mi hai fatto incuriosire.”
    “Ho chiesto a Elisa di uscire con me, e ha accettato.”
    Pedro staccò immediatamente lo sguardo da Ka, facendosi serio. Tolse il braccio attorno al collo di Ka, poggiò i gomiti sulle gambe con fare pensieroso. Di colpo scoppiò a ridere, e incrociò le mani attorno alla nuca.
    “Fammi capire, chi ti piace delle due? No perché non puoi averle entrambe, lo sai?” domandò Pedro, questa volta incuriosendo l’amico.
    “Stefania, che domande…” disse Ka su due piedi.
    “Ed esci con la sua amica per farla ingelosire.”
    “Beh…”
    Pedro osservò l’amico sempre più in difficoltà, gli mise una mano sulla spalla per consolarlo, scrutando l’insicurezza nel suo sguardo.
    “Wow, certo che sei proprio furbo!” esclamò Pedro, mentre si accendeva una sigaretta.
    “Secondo me funziona! Poi con una tipa come Stefania, che si incaz*a per ogni cosa, figurati quando viene a sapere che esco con la sua amica, non voglio immaginare!” disse Ka immaginando una scena terrificante ma al tempo stesso divertente di Stefania che fa la parte della gelosa, con in mano un’ascia affilatissima. Pedro annuì distrattamente all’amico, stava consumando velocemente la sua sigaretta. Assorbendo la sostanza nociva che invadeva i suoi polmoni, aveva la testa immersa nei suoi pensieri. Aveva smesso di ascoltare l’amico da quando gli aveva detto che sarebbe uscito con Elisa. A primo impatto la cosa gli aveva dato un po’ fastidio, non per la ragazza, ma sull’idea che aveva in mente l’amico. Tuttavia, riflettendo, non la ritenne un’idea tanto cattiva, dopo tutto Ka non era poi così perfido come sembrava, avrebbe catturato l’attenzione di Stefania senza far soffrire Elisa o altri. Almeno, questo è quello che si augurava.

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  7. #17
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    Predefinito Re: Vorrei azzerare tutto, e ripartire con te.

    Buonasera bellissimi! Sono pronta col nuovo capitolo u.u
    Vi avviso che questo è senza dubbio una dei capitoli più smielati che abbia scritto, quindi se volete un po' di dolcezza e romanticismo questo capitolo fa per voi
    vi posto la prima parte del capitolo ( diviso a metà percè tw non soppporta i capitoli troppo lunghi -.-), perchè è davvero lunghissimo, il più lungo di tutti, poi capirete perchè!
    Nel frattempo vi ringrazio per i commenti e le visite come sempre, siete dolcerrimi ma mi sa di avervelo già detto ù.ù
    Adesso vi lascio con il proseguo, e buona lettura a tutti

    14.

    “Guardando quelle gambe muoversi
    pensò ‘è una stella.
    Il loro nome, argento fra le stelle.’”


    Sabato sera.

    La camera di Dani era completamente sottosopra. Aveva vestiti sparsi dappertutto, calzini sul davanzale della finestra, magliette bagnate di sudore che emanavano odori indecifrabili, sicuramente non gradevoli, e le scarpe da ginnastica sporche fino all’orlo di fango gettate sul letto, le lenzuola ormai stavano diventando di un marrone orripilante. Ma Dani non aveva tempo per mettere in ordine la sua camera, doveva prepararsi per il tanto atteso appuntamento con Laura. Aveva fatto tardi alle prove, ma al contrario di quanto si possa pensare questa volta non era accaduto a causa di Pedro, bensì di Ka. A quanto pare non aveva messo la sveglia, e si era alzato tardi. Ka recuperava le ore, in cui dovrebbe dormire la notte, il pomeriggio. A volte sembrava proprio un vecchietto, si cucinava a mezzogiorno in punto e poi si metteva a dormire dall’una sino alle cinque-sei. Era un dormiglione, una volta aveva dormito otto ore di fila e aveva fatto ad un appuntamento con un ragazza. Lei aspettò mezz’ora, poi ritornò a casa sua. Quando Ka si presentò, dopo quasi un’ora di ritardo, tentò invano di contattare la ragazza con cui doveva vedersi, visto che lei non rispose alle sue chiamate. Sino a quando, a notte inoltrata, lei gli mandò un messaggio mandandolo a quel paese. Di norma, Ka non era un tipo ritardatario, ma a volte se cominciava a dormire nessuno riusciva a svegliarlo, neanche il più chiassoso dei vicini, o il più forte dei terremoti, o la più forte eruzione vulcanica. Proprio quel sabato, Ka si era presentato alle prove con quarantacinque minuti di ritardo. In compenso, si era fatto perdonare portando loro quattro caffè amari, che gli amici avevano gradito.
    Dani si lavò velocemente, rovistò nell’armadio in cerca di qualcosa di pulito, le uniche cose che vi trovò erano un paio di jeans e una t-shirt nera regalategli da una fan durante un concerto. Nonostante non fossero il massimo dell’eleganza, Dani non potè scegliere altro e indossò i due capi. Applicò un po’ di colonia sul collo, prese il cellulare e le chiavi e raggiunse l’auto. In poco tempo arrivò a casa di Laura, che lo stava aspettando fuori da un paio di minuti. Il viso di Dani si illuminò alla vista della ragazza, abbassò velocemente il volume della radio per parlare con la ragazza.
    “Dani, ciao! Non vedevo l’ora di vederti!” esclamò Laura, dopo aver dato un bacio sulla guancia al ragazzo.
    “Dai, così mi imbarazzi…allora, dove vuole che la porto?” domandò Dani in maniera sarcastica.
    “Se dico ‘su una stella’ fa troppo Titanic, vero?” disse poi lei, cominciando a ridere.
    “Non puoi portare stelle su altre stelle, è una questione logica!” affermò Dani, sorridendo insieme alla ragazza. Laura aveva inteso il complimento implicito che Dani le aveva fatto, tuttavia cercò di ignorare ciò che le aveva detto, voleva vedere sino a che punto si sarebbe spinto il ragazzo. Era la prima volta che uscivano da soli, avevano parlato tantissimo nelle due settimane prima, ma non avevano mai avuto occasione di vedersi da soli. La prima volta lui l’aveva invitata ad un suo concerto, e naturalmente con la musica ed i fans non è stato facile vedersi. La seconda volta si sono visti in pizzeria insieme agli altri, e anche se in quella circostanza avevano parlato di più rispetto alla prima, non hanno potuto sbilanciarsi più di tanto, visto che erano in compagnia. Ora finalmente sia che lei che lui erano soli, senza amici, senza nessuno che potesse disturbare quella magnifica serata, come se l’era immaginata Laura.
    Quel sabato Dani aveva deciso di portare Laura in gelateria, ma non in una qualunque, in quella migliore di Milano, dove facevano un gelato artigianale che era la fine del mondo. Scesero dall’auto, la gelateria era superpiena, ma questo non intimorì di certo la coppia, che nel frattempo stava continuando a parlare e ridacchiare. Era come se si conoscessero da una vita. Dopo aver scelto il gelato, Dani e Laura si sedettero ad un tavolino fuori dalla gelateria. Da lì potettero ammirare la splendida vista del Duomo di Milano, che nonostante fosse estate e la gente si fosse spostata verso il Sud, rimaneva comunque una vista mozzafiato. Passeggiarono per il centro, Dani aveva ripreso a parlare ‘a macchinetta’, come dicevano i suoi amici, e non la stava finendo più. Laura lo guardava sorridendo, e ogni tanto annuiva a ciò che diceva per fargli capire che nonostante dicesse troppe parole nel giro di pochi secondi, lei riusciva comunque a seguirlo.
    “Posso farti una domanda?” chiese poi Dani, durante la loro chiacchierata.
    “Certo, non devi manco chiederlo! Dimmi!” disse Laura, non esitando a risponderlo.
    “C’è qualcuno con cui ti stai frequentando, ultimamente?” domandò lui, abbassando lo sguardo e fissando un punto indefinito nel vuoto.
    “No, perché me lo chiedi?” chiese a sua volta Laura, aggrottando la fronte.
    “Così, pura curiosità.” rispose Dani, trasparendo tranquillo.
    Laura si fece sempre più curiosa, prese il braccio di Dani e si mise a braccetto a lui. Alzava di tanto in tanto lo sguardo, osservando il viso del ragazzo che man mano diventava sempre più imbarazzato.

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    Predefinito Re: Vorrei azzerare tutto, e ripartire con te.

    Seconda parte




    “Se mi frequentassi con qualcuno, saresti geloso?” domandò poi lei, sobbalzandogli davanti, impedendogli di camminare.
    “Io geloso? No, lo ammazzo direttamente e poi do il suo corpo in pasto agli squali dell’Oceano Pacifico, ma nulla di grave, insomma.”
    Laura scoppiò a ridere di fronte all’originalità del ragazzo. Era evidentemente molto geloso, e la cosa non poteva che farle piacere. Anche lei se Dani si fosse frequentato con un’altra ragazza sarebbe stata gelosa, forse anche più di lui. Continuarono a passeggiare, lui ogni tanto la stuzzicava pizzicandole la punta del naso con le dita o stringendole una guancia. Con Laura si sentiva completamente a suo agio, avrebbe voluto registrare quella serata per premere replay ogni volta che sentiva la sua mancanza. Il vestito floreale che la ragazza aveva in dosso suscitò in lui un particolare desiderio, non sessuale. Era un mix di emozioni, quelle che da parecchio non sentiva. La sua ultima storia corrispondeva a tre mesi fa, quando per diverse incomprensioni decise, insieme alla sua ragazza, di terminare la loro cosiddetta relazione.
    Lei era troppo distratta, lui era concentrato sulla musica, non riuscivano a combaciare le loro passioni con la loro relazione. O forse non volevano semplicemente farlo. In realtà lo stesso Dani non sentiva la particolare necessità di essere ancora legato a lei, non sentiva più quella sensazione intensa che lo aveva accompagnato per due anni insieme a lei. Non volevano ingannarsi, erano molto onesti e sinceri uno verso l’altro. Nessuno aveva intenzione di far stare male l’altro, avrebbero fatto di tutto pur di non terminare la loro relazione in modo brusco. Infatti così fu, almeno per il primo periodo. Dopo essersi lasciati, si erano continuati a sentire tramite sms e chiamate, di tanto in tanto naturalmente, sino a quando lei non ha cambiato numero e Dani ha perso completamente le sue tracce. Tuttavia questo non lo mandò in panico: non gli importava più nulla di lei, le aveva portato rispetto per tutto quel tempo, ma era giunto il momento, per entrambi, di prendere strade diverse. Lei non poteva stargli ancora addosso, e neanche lui poteva farlo a lei. All’inizio dovette abituarsi all’idea di non sentirla più, poi dopo un paio di settimane riuscì a ristabilirsi del tutto e a riprendere in mano le redini della sua vita.
    Ora, quelle emozioni le stava risentendo con Laura. Dal primo momento in cui aveva incrociato i suoi occhi aveva sentito una scossa dirompente, una di quelle che non ti abbandona neanche dopo giorni, mesi, anni. Sentiva che lei era quella giusta, lo percepiva dall’aria che si creava quando si incontravano. I suoi occhi color nocciola l’avevano stregato, non credeva una ragazza capace di un simile effetto. Era qualcosa che andava anche oltre tutte le sensazioni provate con le precedenti ragazze, qualcosa che verbalmente non sarebbe riuscito ad esprimere. Amava ogni minimo dettagli del suo corpo, i lunghi capelli rossastri che svolazzavano in direzione del venticello, le piccole macchie che aveva sul braccio destro, la pelle liscia e abbronzata che faceva contatto con la sua, i suoi piedini con le unghie colorate di un rosso acceso, e il suo vestito, lo adorava.
    Dani fermò Laura al centro della piazza, si mise di fronte a lei e le prese le mani, sfiorò delicatamente quelle dita piccole e affusolate e le incrociò con le sue. Laura inarcò un sorriso a trentadue denti, scatenando in Dani una vero e proprio cuore in tempesta.
    “Tu…sei bellissima. E non sapevo come dirtelo stasera, mi mancavano le parole.” disse Dani, che di tanto in tanto balbettava.
    “Ma se hai parlato per tutta la serata come un robottino?!” esclamò Laura a gran voce, ridendo di gran gusto. Dani annuì con la testa, mostrando un’aria sconfitta.
    “Sì, hai ragione. Ma vedi, quando si tratta di dire cose serie non riesco mai a parlare…” rispose Dani difendendosi.
    “Mi sa che è una cosa che avete in comune un po’ tutti voi uomini!” continuò Laura, facendo una linguaccia al ragazzo. Di fronte alla provocazione Dani tirò a sé la ragazza, stringendole i polsi con il pollice e l’indice. Laura si trovò a stretto contatto col corpo di Dani, continuava a fissarlo negli occhi, sperando che la baciasse. Se non lo avesse fatto, l’avrebbe fatto lei, era decisa stavolta. Non l’avrebbe fatto scappare come le altre volte, non l’avrebbe lasciato col fiato sul collo come suo solito, stavolta avrebbe ceduto. Desiderava cedere. Voleva smetterla di inseguire le sue labbra, di essere una stupida e banale cotta di inizio estate per lui. La sua immagine doveva rimanere impressa nella mente di Dani, non doveva lasciarla per nessuna cosa al mondo. Non sapeva chi avrebbe vinto questa gara di resistenza, non riusciva più a stare senza di lui, senza sentire il corpo di lui coinvolto nel suo. Quegli occhi magnifici la stavano riempiendo di attenzioni, mandando frecciatine, le dichiaravano il loro amore con un solo sguardo. Laura accarezzò il viso, dal quale si era creata una barba incolta, di Dani e lo portò in corrispondenza al suo. Lui stava sorridendo, e lei lo stava ricambiando. Sembravano due bambini alle prese col primo bacio. Nessuno voleva fare il primo passo, erano uno più timido dell’altro, ma entrambi lo desideravano.
    “Se non ti bacio, potrei pentirmene per sempre. E non voglio avere questo rimorso sulla coscienza…” disse Dani a questo punto.
    Di colpo le luci dei lampioni che illuminavano la piazza di Milano si centrarono unicamente su quel meraviglioso bacio che Dani e Laura si scambiarono. Un lieve venticello accarezzava i loro volti impegnati in quel gesto, la Luna illuminava e splendeva proprio in corrispondenza della loro posizione, persino gli uccellini passarono curiosi ad osservare quella travolgente sensazione che stava accompagnando la coppia. Alcuni anziani si giravano a guardarli con disprezzo, come se stessero facendo qualcosa di illegale. I bambini avevano smesso di rincorrersi o di giocare al triciclo per osservare quel momento. L’intera piazza sembrava avere gli occhi fiondati su di loro.
    Dani non avrebbe smesso un secondo di assaporare le labbra morbide e delicate di Laura, aveva accanto a sé la persona migliore del mondo e non l’avrebbe più lasciata andare. Voleva che qualcuno gli desse un pizzicotto, per vedere se quello fosse solo un sogno indimenticabile. Invece non lo era, Laura era davvero lì, si stavano davvero baciando, i loro cuori stavano davvero battendo all’unisono. Non si sarebbero fermati molto presto, neanche se ci fosse stata tutta Milano a vederli.
    “Ti amo Dani, non sto esagerando. Io ti amo davvero.” ammise Laura, a voce bassa, continuando a guardare intensamente gli occhi di lui.
    “Speravo che me lo dicessi!”
    Con delicatezza Dani sollevò il corpo della ragazza da terra, e passandole un braccio sulla gambe riuscì a prenderla in braccio. Laura, un po’ intimorita, si strinse al ragazzo incrociando le braccia attorno al suo collo. Sfregò la punta del naso sulla guancia di Dani, inarcando un sorriso imbarazzato.
    “Sei la mia principessa, e le principesse si fanno portare dal loro principe azzurro.” le bisbigliò lui in un orecchio, provocandole dei piccoli brividi sul collo.
    “Tu sei meglio di un principe azzurro. Sei Dani, il mio Dani.”
    Dani baciò la guancia della ragazza, solleticandola lievemente sugli zigomi con le labbra. Non gli importava un fico secco di cosa avrebbero pensato gli altri vedendolo, molti l’avrebbero riconosciuto, alcuni lo avrebbe scambiato per un altro, altri sarebbero rimasti sorpresi, niente di tutto ciò poteva interessargli se non tenere in braccio la donna che amava. Perché lui la amava. Avevano infuocato la piazza di Milano, decorato la città dandole quel pizzico di dolcezza e amore che ancora mancava. Per l’ennesima volta, Milano era stata capitale della sua vita.

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  9. #19
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    Predefinito Re: Vorrei azzerare tutto, e ripartire con te.

    Sera ragazzi!
    Eccomi pronta, come ogni giorno, a postarvi il continuo del capitolo 14, ve l'avevo detto che è lunghissimo AHAHAH
    buona lettura


    "E la bellezza sta negli occhi di chi sa guardare."


    La villa quella sera era strapiena. Un gruppo di bambini giocava a calcio proprio davanti al cancello dell’entrata, ogni tanto qualcuno di loro lanciava un urlo incitatorio verso il compagno di squadra. Divertiti, i ragazzini rincorrevano la palla e scartavano gli avversari, quando la palla raggiungeva la porta, le urla della squadra vincitrice rimbombavano nella villa, stordendo la maggior parte delle famiglie che erano sedute alle panchine davanti. Queste urla non sembravano disturbare Elisa, che stava aspettando Ka proprio davanti alla villa. Era arrivata dieci minuti prima, come era solita fare ad ogni appuntamento. La sua schiena poggiava contro un muro, attraverso il contatto con le mani riusciva a percepire la ruvida superficie del muro. Vedeva un po’ di gente passeggiare nell’ampio piazzale di fronte alla villa, aveva riconosciuto i volti di alcune sue compagne di liceo, con cui ormai non si salutava più. Non aveva avuto grandi rapporti con le sue compagne di classe, neanche alle medie erano andate così bene le cose. Ma quella sera si sentiva particolarmente diversa.
    Stava aspettando un ragazzo da cui non si sarebbe mai aspettata di essere invitata ad uscire. Inoltre sfoggiava un look estremamente femminile, degli short neri abbinati a un paio di decolletè nere e una camicetta porpora. Anche se odiava vestirsi così femminile, la scelta di quel look la faceva sentire diversa, quasi come se fosse una nuova Elisa, quella che i suoi compagni di liceo non avevano mai visto. Di fatti proprio un gruppetto di ragazzini di appena quindici anni l’avevano notata e si stavano complimentando con lei. Elisa, terribilmente imbarazzata, ringraziò i ragazzini, dopo averli mandati rigorosamente a quel paese. Odiava essere fatta i complimenti, ma non perché i complimenti non le piacessero, era solo perché la mettevano terribilmente a disagio. Ogni volta che qualcuno osava dirle qualcosa di carino, lei cominciava a ridere come un’ebete e a rispondere con frasi dette a caso. Infilò gli auricolari nelle orecchie, ascoltando ‘Snuff’ degli Slipknot. Amava quel pezzo, era senza ombra di dubbio uno dei suoi brani preferiti di sempre. Qualche secondo prima che la canzone terminasse, un clacson a intermittenza stava suonando proprio davanti al piazzale, un ragazzo dai capelli biondo cenere scese dall’auto e si diresse verso Elisa. Ka era finalmente arrivato. Quando vide da vicino la ragazza, rimase sbigottito di fronte all’irriconoscibile cambiamento di Elisa.
    “Aspetta, tu sei Elisa? No perché non mi sembra..” esclamò lui, con tono sarcastico.
    “Ah-ah, divertente!” rispose lei, spingendo il ragazzo da un braccio. “No, invece sono proprio io, idiota!” continuò.
    “Sei uno schianto!” esclamò Ka a gran voce. “Fatti vedere!” disse lui, allargando le braccia. Elisa cominciò a ridere come una deficiente, cercando di guardarsi attorno.
    “Ma grazie! Adesso hai finito?” rispose a questo punto lei, mettendo le mani sui fianchi.
    “Sì sì, la smetto!” affermò Ka, facendosi serio.
    Dopo averla abbracciata, Ka poggiò un braccio sulla spalla di Elisa ed entrarono in villa. Si sedettero su una panchina, poco distante dallo scivolo principale.
    “Elì, devi aiutarmi!” disse Ka, mettendosi di fronte alla ragazza. Elisa scoppiò a ridere, non riuscendo più a contenersi.
    “Sì va bene, ti aiuto, ma non inginocchiarti davanti a me, ci guardano tutti!” disse la ragazza a bassa voce. Ka annuì e si rialzò, per poi sedersi accanto a lei.
    “Devi aiutarmi con Stefania.”
    “Perché? Cosa succede con Stefania?”
    “Le ho chiesto di uscire, ma mi ha detto di no per la seconda volta.”
    “Ma se stasera è uscita con Pedro?!”
    Ka balzò in piedi tentato da un senso di collera e gelosia. Strattonò la ragazza dalle braccia, chiedendole di dargli ulteriori informazioni, i suoi occhi erano avidi di vendetta. Elisa non seppe rispondere a nient’altro, sapeva solamente che Pedro aveva chiesto a Stefania di uscire con lui e che lei senza farsi troppo problemi aveva accettato. Ka cercò di custodire la sua rabbia per manifestarla all’amico una volta incontratolo, prese il cellulare in mano e compose il numero di Pedro. Quando l’amico aprì la chiamata, il colorito del suo volto diventò sempre più rosso.
    “Ehi Ka!” disse Pedro salutando l’amico.
    “Ehi un caz*o. Perché non mi hai detto che uscivi con Stefania stasera?” domandò Ka, alzando il tono di voce.
    “Oh, adesso sono io che ti devo dire con chi esco? Se non mi sbaglio tu sei uscito con Elisa senza dirmi un beata minc*ia!” rispose Pedro in maniera brusca.
    “Guarda che te l’ho detto dopo!” ribadì Ka, facendosi più calmo.
    “E anche tu l’hai saputo dopo, quindi siamo pari. E smettila di urlarmi nell’orecchio che non sono sordo!” esclamò Pedro turbato.
    “Ok, scusa, ma che cavolo di problemi ti do se esco con Elisa? Non è la tua ragazza..”
    “E neanche Stefania è la tua ragazza, quindi non vedo perché fai tante storie…”
    “Pedro, non girarmi la risposta, piuttosto dimmi perché le hai chiesto di uscire.”
    “Siamo amici, come tu ed Elisa. E siamo usciti, qualche problema?”
    “Ma se ti ho detto che mi piace?!”
    “Sei solo invidioso perché a me ha detto sì e a te no. Non puoi avere tutto dalla vita, Ka.”
    Ka si sentì colpito nel profondo. Aveva abbassato lo sguardo e allontanato il cellulare dall’orecchio. Non si aspettava di essere ferito così tanto dal suo migliore amico. Non poteva credere che Pedro si fosse spinto fino a tanto, non lo aveva mai fatto in tutti quegli anni. La rabbia sembrava essergli passata, ma era tremendamente amareggiato per aver litigato con Pedro e per essere arrivato a quel punto.
    “Pedro, vaffanc*lo proprio!”
    Chiuse bruscamente il telefono, colpito nuovamente da un senso di rabbia. Avrebbe voluto spaccargli la faccia, riducendola in condizioni orribili. Nessuno aveva mai osato parlargli un quel modo, e chi l’aveva fatto era stato ridotto in pessimo stato. Ka era molto più vendicativo degli altri, quando si legava una cosa al dito niente riusciva a fargliela levare. Quella volta Pedro aveva superato davvero il limite. Non si riusciva a spiegare perché Pedro si fosse arrabbiato così tanto con lui. Era abbastanza acido quella sera, e nonostante si sforzasse nel capire dove fosse il problema, non riusciva a coglierlo. Aveva stretto la mano in un pugno, che con violenza sferrò al muro accanto alla panchina, con tutta la rabbia che aveva addosso. La superficie ruvida e dura del muro provocarono degli spacchi nella pelle, da cui fuoriuscirono diverse gocce di sangue. Elisa era corsa in suo aiuto, afferrando Ka da dietro e fermando il braccio che stava sferrando il secondo colpo sul muro.
    “Ka, Santo Cielo, ti vuoi fermare? Sei impazzito?” disse Elisa preoccupata, mentre fermò con tutte le sue forze il braccio possente di Ka. Faceva fatica a tenerlo stretto, il braccio di Ka non riusciva a stare fermo.
    “Caz*o, io a quello lo ammazzo!” esclamò Ka, tirandosi il braccio verso il suo petto e stringendo una mano attorno al polso della mano indolenzita.
    “Oddio, stai perdendo sangue! Aspetta un secondo, vedo cos’ho in borsa…”
    Elisa in tutta fretta estrasse un pacchetto di fazzoletti, e dopo averne presi due li mise attorno alla mano del ragazzo con delicatezza, nonostante Ka emettesse delle urla di dolore. Avvolse i fazzoletti attorno alla mano, poi li legò con un elastico, che aveva sempre trovato in borsa.
    “Ecco, così dovrebbe reggere. Non è il massimo, ma almeno non si forma la cicatrice..” continuò Elisa, mentre avvolgeva l’elastico alla mano del ragazzo. Ka ammirò la bontà della ragazza, cominciò a fissarla con degli occhi dolci, inarcando un sorriso quasi imbarazzato.
    “Grazie Eli, sei una vera amica.” disse poi Ka, e ringraziandosi con l’amica la avvolse in uno degli abbraccio più sinceri che avesse mai dato.
    “Figurati! Almeno faccio pratica per entrare a Medicina!” esclamò Elisa, dando una lieve pacca sulla spalla all’amico. Lo guardò divertita, e poi gli passò un braccio sui fianchi per abbracciarlo.

    Il capitolo non è finito, continuerò a postarvelo nei prossimi giorni ^^

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  10. #20
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    Predefinito Re: Vorrei azzerare tutto, e ripartire con te.

    Buonasera ragazzi! So che non aspettate altro che il riappacificamento di Pedro e Ka, ma dovrete aspettare ancora un po', ma non temete, presto avrete delle gradite sorprese
    Saluto la mia cara amica Marty, che ogni volta è pronta a commentare il capitolo, bentornata cara :3
    Ma bado alle ciance, eccovi qui la seconda parte della serata di Ka e Elisa!


    “Adesso mi spieghi che è successo con Pedro?” continuò lei, curiosa della risposta.
    “Abbiamo litigato parecchio” rispose Ka, abbassando lo sguardo e facendosi di colpo serio. Strinse i denti dalla rabbia e inspirò profondamente per scacciare il brutto pensiero dalla mente.
    “Questo l’avevo capito. Dico, perché?”
    “Perché è uscito con Stefania senza dirmi nulla…” rispose ancora Ka, diventando sempre più imbarazzato.
    “E quindi? Mica sei geloso?”
    Ka deviò lo sguardo dell’amica, la quale scoppiò rigorosamente a ridere. Si tappò la bocca con una mano per trattenere la risata, ma non resistette molto, si piegò in due dal ridere fermando il braccio all’altezza della pancia.
    “Non ci credo, ti piace Stefania!” esclamò Elisa, che ancora rideva a crepapelle.
    “Se glielo dici non ti parlo più!” disse Ka ricattando l’amica.
    “No che non le dirò nulla, figurati. Ma scusa, se ti dava così tanto fastidio che Pedro uscisse con lei, perché non sei uscito tu?” domandò lei perplessa.
    “Te l’ho detto, non ne vuole proprio sapere di me! E’ per questo che sono uscito con te.. così potevi…aiutarmi, diciamo..” disse Ka pronunciando il resto della frase a fatica.
    “Aspetta, fammi capire, tu mi hai chiesto di uscire con te in modo che ti aiutassi a conquistare Stefania?”
    “Ehm, sì.”
    Elisa scoppiò nuovamente a ridere. Non aveva mai riso così tanto in vita sua, la simpatia e le idiozie che Ka stava sparando quella sera la divertivano più di ogni altra cosa.
    “Sei proprio fortunato, caro il mio Carmine Ruggiero!” esclamò Elisa, prendendo a braccetto l’amico, il quale la guardava sorpreso.
    “Non ce l’hai con me per averti chiesto di uscire con me per un’altra?” domandò Ka, cercando invano di incontrare lo sguardo di Elisa.
    “Certo che no! Non sei il mio ragazzo ideale!” disse Elisa, dopo aver fatto una pernacchia all’amico. Ka aveva risposto alla pernacchia con un sorriso da ebete, uno di quelli che possiede solo e solamente Ka.
    “Oh sia lodato il Signore! Non ti riesco proprio a vedere come la mia ragazza…sei troppo intelligente per me..” disse Ka, inclinando la testa da un lato, scherzando ironicamente sulla ragazza.
    “Questo è il complimento più bello che abbia mai ricevuto.”
    “Nessuno ti ha mai detto che sei intelligente?”
    “No, nessuno ragazzo ha mai ammesso di essere idiota, e tu, anche se indirettamente, l’hai fatto. Mi sento un genio rispetto a te, e non sai quanto mi faccia sapere che non sono stupida coma Carmine Ruggiero, è un onore!”
    Ka guardò la ragazza aggrottando la fronte, poi rise sommessamente. L’ironia di Elisa lo faceva sentire completamente a suo agio: nonostante avesse avuto quella brutta discussione con Pedro, parlare con lei lo stava distraendo parecchio.
    “Non ti rispondo male perché sei una ragazza…” si limitò a dire lui, guardandola con la coda nell’occhio. Più tardi i due raggiunsero una rosticceria, dove ordinarono da mangiare. Nel frattempo Ka stava spiegando nel dettagli la situazione ad Elisa, che Stefania gli piaceva molto, che la riteneva una bellissima ragazza, che nonostante litigassero di continuo ogni volta che non c’era sentiva la sua mancanza, che si divertiva un mondo con lei e che era rimasto molto dispiaciuto del fatto che avesse preferito uscire con Pedro piuttosto che con lui. Forse era proprio questa la ragione che aveva causato la litigata con l’amico.
    “Su non demordere, vedrai che prima o poi uscirete insieme!” rassicurò Elisa, passando una mano sul braccio di Ka in segno di affetto.
    “E tu come fai ad esserne così sicura?” domandò Ka, mentre faceva girare con una cannuccia i cubetti di ghiaccio nel bicchiere della Coca Cola.
    “Ti ho detto che sei fortunato. Stefania è la mia migliore amica in assoluto!” esclamò Elisa con grande gioia.
    “Sul serio? Allora mi aiuterai?” domandò Ka, mostrando degli occhi imploranti alla ragazza.
    “Ma certo che ti aiuto! Non posso mica lasciarti in queste condizioni! Va a finire che la prossima volta ti rompi l’altra mano…” rispose Elisa, mentre sorseggiava il suo drink.
    “Non so come ringraziarti, davvero…” disse Ka, euforico più che mai.
    “Smettila di incaz*arti come hai fatto oggi e vedrai che andrà tutto bene.” spiegò poi lei, scrutando gli occhi del ragazzo.
    “Uhm, vedrò che riesco a fare…” disse infine Ka, arrendendosi alle condizioni dell’amica.
    Passarono velocemente un paio d’ore, Ka ed Elisa presero a chiacchierare senza smettere un secondo. Si raccontarono alcuni episodi esilaratati della loro vita, e scoppiarono a ridere entrambi. Poi si scambiarono pareri su gusti musicali e generi letterari, visto che erano entrambi avidi lettori di romanzi. Infine, passarono a parlare della loro situazione sentimentale, dove Ka non potè trattenere alcune domande.
    “E sentiamo, cara Elisa, tu che sei bella, intelligente, determinata, odi i complimenti e ami l’heavy metal, hai qualche particolare interesse verso qualcuno?” chiese Ka, quasi brillo.
    “No, non mi interessa nessuno. E tu,piuttosto, dovevi controllarti a bere, sembri ubriaco!” esclamò Elisa, rimproverando l’amico.
    “Macchè, va tutto benissimo” Lo reggo bene l’alcool!” disse Ka in sua difesa.
    “Certo! Senti, dimmi un po’ una cosa…secondo te è possibile che Pedro provi qualcosa per Stefania? Voglio dire, se l’ha invitata ad uscire un motivo ci deve essere…” chiese perplessa Elisa all’amico.
    “Nah, non può essere! Pedro non può provare nulla per Stefania!” rispose fermamente Ka.
    “E perché non può?”
    “Perché Stefania è già di mia proprietà!” rispose lui convinto.
    “Te la sei comprata per caso?” domandò Elisa ridendo come una matta “Comunque no, non è tua. E neanche di Pedro, quindi fai poco lo spiritoso…” continuò sempre lei, facendosi seria.
    “Lo so. Comunque hai ragione, questa cosa non ha senso.”
    “Il fatto che sia uscito con lei?”
    “Sì! Voglio dire, boh, quando gliel’ho detto sembrava così tranquillo.”
    “Ah beh, meglio così…”
    “Perché meglio così?”
    Lo sguardo di Ka si fece sempre più accattivante. Osservò l’amica con uno sguardo malizioso, inarcando il sopracciglio destro e socchiudendo l’occhio. Lanciò una risata malefica, poi diede molto elegantemente uno dei suoi spintoni ad Elisa.
    “Non è quello che pensi…” disse Elisa in sua risposta.
    “Certo, certo…meglio che non si fidanza con lei, così ce l’hai tutto per te, non è vero Elisa?”
    La ragazza spinse per un braccio il ragazzo, facendolo barcollare per qualche istante. Lo guardò con una faccia inferocita, per poi scoppiare a ridere assieme a lui.
    “Ho detto che è meglio così perché hai la possibilità di provarci con lei senza avere Pedro tra i piedi…e tu che pensi sempre male!” esclamò Elisa, facendo il broncio all’amico.
    “Uhm, sì, è vero.” ammise infine lui.
    I due amici si fecero un ultimo giro in villa, prima che Ka salutasse l’amica e la riportasse a casa. Quella sera si era divertito parecchio con Elisa, gli era sembrata davvero una ragazza simpatica, inoltre gli si era rivelata un’ottima amica, pensò che da ora in poi avrebbe chiamato lei per qualsiasi emergenza d’amore. Ma nonostante la serata con Elisa fosse andata a gonfie vele, con Pedro non era andata allo stesso modo. Aveva raggiunto casa sua, dopo aver suonato ecco spuntare quei graziosi riccioli castani dalla porta. Il suo volto era cupo e pieno di rabbia.



    il prossimo capitolo sarà centrato su Pedro e Stefania, non perdetevelo!
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