Buona pomeriggio cari! E buona festa dei lavoratori! Oggi mi sto annoiando così tanto, dovrei studiare ma la voglia non è proprio tanta. Vi lascio col capitolo nuovo. 
Dal prossimo aspettatevi sorprese!
12.
“Avevamo un sogno,
e anche senza un soldo contava solo quello che ci univa.
Poteva opporsi tutto il mondo,
ma noi lo sentivamo che dalla nostra parte stava il Cielo.”
Una settimana dopo.
Dani era in garage ad aiutare suo padre, il motore dell’auto non pareva ad aggiustarsi. Faceva il meccanico come lavoro part-time, aveva riparato molte auto che avevano lo stesso problema. Si era messo con la schiena rivolta verso il pavimento, con la testa sotto la macchina. Aveva accanto a sé tutti gli attrezzi di cui aveva bisogno, il padre invece era seduto in macchina e di tanto in tanto infilava la chiave per mettere in moto la vettura, giusto per vedere se il lavoro di Dani era stato svolto per bene.
“Ci siamo, puoi avviare il motore ora. Prova!” ordinò Dani a suo padre. Il veicolo si accese, e Dani su soddisfatto del suo lavoro.
“Oh finalmente ci sei riuscito! Grazie.” disse suo padre, avvicinandosi a suo figlio. “Sei un buon meccanico.” continuò poi, sorridendogli.
“Si fa quel si può…” rispose Dani, decisamente imbarazzato dal complimento del padre. “Io ora devo andare dagli altri, dobbiamo provare. A più tardi!”
Dani salutò suo padre e rientrò in casa, si fece una doccia veloce e mise della roba pulita, mettendo nella biancheria sporca quella con cui aveva sistemato l’auto, troppo sporca di grasso e di olio. Prese le chiavi della macchina e si avviò verso la saletta dove lo stavano aspettando i suoi migliori amici. A differenza loro, lui era l’unico che ancora viveva con i suoi genitori. Nonostante avesse venticinque anni, non aveva la necessità di andare a vivere da solo. Voleva un gran bene ai suoi genitori, ed era gelosissimo di sua madre. Quando capitavano quelle poche volte che i suoi litigavano, Dani interveniva sempre difendendo sempre la mamma. Si ricordava sempre quando, da piccolino, sua madre lo prendeva in braccio e lo faceva girare su sé stessa. Lui si divertiva sempre quando sua madre lo faceva, e le chiedeva di rifarlo altre mille volte. Il sorriso della sua mamma era la sua forza. Non sarebbe stato nulla senza di lei, era la persona più importante della sua vita. Non l’avrebbe mai cambiata con nessuna altra mamma dei suoi amici, nonostante molte volte fosse fin troppo premurosa e severa. Durante tutto il tragitto, Dani ascoltò ‘Iris’ dei Goo Goo Dolls, ricordando con piacere tutti i bei momenti passati insieme alla sua famiglia, pensando a come sarebbero andate le cose una volta che anche lui avesse avuto una famiglia tutta sua. Gli capitava spesso di pensarci, rispetto ai suoi amici, Dani era quello più propenso a guardare il futuro, ma non dava la possibilità a nessuno di darlo a vedere.
Giunto alla saletta, ovvero nel vecchio scantinato di Pedro, salutò i suoi amici e cominciarono a provare. In quel mese avevano scritto parecchie canzoni, soprattutto Dani aveva avuto molta ispirazione. Iniziarono a provare le loro prime canzoni, quelle che li avevano accompagnati nei primi palazzetti, quando ancora non c’erano la valanga di fans che li attendeva sotto il palco per autografi o foto. Dopo l’ok da parte di Pedro, i ragazzi cominciarono a provare le nuove canzoni. Nessuno, a parte loro, sapeva della loro esistenza. A dire il vero, di alcuni pezzi non erano molto convinti, volevano rivederli e suonarli altre volte per avere un’idea chiara dell’impatto che avrebbero avuto nei confronti dei loro ascoltatori. La scelta dei pezzi dipendeva anche dal significato del testo, se era un testo banale che non rappresentava nulla di particolare, veniva subito scartato. All’inizio avevano un po’ discusso per questo problema, visto che volevano pubblicare tutti i brani e non scartarne nessuno. Poi, col tempo, avevano capito che alcuni testi non potevano essere pubblicati perché privi di significato o troppo semplici. I ragazzi cercavano sempre il meglio, ogni dettaglio doveva essere perfetto, per questo erano molto pignoli soprattutto sulla scelta dei brani. Ma ormai erano anni che lavoravano insieme, si erano abituati.
Finirono di suonare dopo un’ora e mezza. Pedro era stanco morto, aveva la fronte decisamente sudata. Del resto, suonare nel pieno dell’estate era sempre una tragedia. Ka si era rovesciato una bottiglietta d’acqua in testa, e Dani si era scaraventato sul divano, accovacciato come un bambino. Ste si avvicinò a Dani, sedendosi a terra con le gambe incrociate.
“Ragazzi, devo dirvi una cosa.”
Alla frase di Ste, il viso di Ka impallidì, lasciò la chitarra e si avvicinò all’amico.
“Dobbiamo avere paura?” chiese Dani, incurante.
“No, non credo.” rispose Ste timidamente.
“Avanti su, spara, non farci stare sulle spine!” esclamò Ka, lanciando una gomitata all’amico.
“Io e Sara ci siamo messi insieme.”
Dani si alzò dal divanetto, mettendosi a sedere con le gambe incrociate.
“Aspetta, Sara l’amica di Laura?” domandò Dani incuriosito.
“Proprio lei.” ammise Ste.
“Ecco perché eri così strano in questi giorni!” esclamò Ka, lanciando un’occhiata maliziosa all’amico.
“Io già lo sapevo…” disse Pedro, intromettendosi nella conversazione.
“Ma allora sei un disonesto Ste! A lui lo dici e a noi no?” continuò Ka rimproverando l’amico.
“Io sono lo psicologo di turno, dovreste saperlo..” spiegò Pedro, dopo aver bevuto un bicchiere d’acqua.
“Eh…ma non vi ho detto tutto.”
Dani era sempre più curioso, aveva gli occhi addosso a Ste come mai prima d’ora. Ka lo guardava aggrottando le sopracciglia.
“Ora mi preoccupo sul serio.” disse Ka, sorridendo.
“Stasera abbiamo un appuntamento.”
“Beh, buon divertimento!” continuò sempre Ka.
“Idiota, voi dovete venire con me! Vengono le sue amiche, mica posso andare da solo?” rispose Ste, guardando l’amico in cagnesco.
“Va bene, va bene, calma! Non ti agitare.” affermò Ka sorridendogli. “Almeno sono fig*e ‘ste tipe?”
Ste si mise una mano sulla fronte. “Sono quelle dell’altra volta, scemo!”
Ka inarcò il sopracciglio maliziosamente, e diede una pacca sulla spalla all’amico. Dani si alzò dal divano e urlò gioiosamente.
“Ste io ti amo! Finalmente rivedrò Laura, wo!” disse stavolta Dani, super eccitato. Abbracciò Pedro per la felicità, che lo guardò malissimo. Pedro si mise vicino a Ste, fissandolo avidamente.
“Questo mica me l’avevi detto..” puntualizzò Pedro con l’indice rivolto verso l’amico.
“Ci siamo messi d’accordo poco fa, ho dimenticato di dirtelo.”
“Bado alle ciance…a che ora abbiamo quest’appuntamento?” chiese Ka, voltando l’amico dal suo lato.
“Uhm, tra due ore.”
“Cosa? E tu lo dici solo ora?” esclamò Ka sopreso.
“Ma se stavamo provando prima, che dovevo dirvi? E poi abbiamo due ore piene, di che ti preoccupi?” rispose Ste.
“Devo andare, ci vediamo dopo!”
Ka salutò gli amici e scappò a casa sua. Quel pomeriggio era pure arrivato a piedi, anche se casa sua non era molto distante da casa di Pedro ci volevano comunque venticinque minuti per arrivarci.
Anche Dani andò via, l’idea di rivedere Laura non poteva renderlo più felice. Dopo quel lunedì non l’aveva più vista, aveva avuto altri impegni e non era neppure passato a casa sua a trovarla. Ma stasera sarebbe stato diverso, le avrebbe chiesto di uscire una volta per tutte.
Rimasero solo Pedro e Ste. Si sdraiarono sul tappeto della saletta, osservando il soffitto.
“Io dovrei andare.” disse Ste con un filo sottile di voce.
“Vai.” rispose Pedro stanco. “Io rimango un po’ qua.”
“Ti conviene prepararti, non vorrei fare tardi per colpa tua!” esclamò Ste, lanciando un cuscino dal divanetto contro Pedro.
“Guarda che non sono una femminuccia, mi basta mezz’ora per essere pronto.” ammise Pedro sorridendo. Guardando l’espressione di Ste, capì benissimo di non essere convincente. “E va bene, sarò puntuale stavolta. Solo perché so che ci tieni a rivederla.” continuò Pedro, gettando il cuscino che gli era stato scagliato al diretto interessato.
“Non dirlo a nessuno però.”
Ste lasciò l’appartamento di Pedro, che stava ancora beatamente sdraiato per terra.
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