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Discussione: Le mie cattive abitudini vengono prima di te.

  1. #1
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    Predefinito Le mie cattive abitudini vengono prima di te.

    Salve a tutti! Alcune di voi forse già mi conoscono. Purtroppo con i troppi impegni e il troppo studio che richiede la scuola, mi sono persa l'altra FF che stavo scrivendo. Però, guardando un po' di film, mi è venuta ispirazione per una nuova FF, e mi piacerebbe condividerla con voi. Spero vi piaccia. Per ora vi lascio un prologo che è molto corto, ma prometto che i capitoli saranno molto più lunghi. Spero vi piaccia e aspetto i vostri commenti! C:
    Prologo.

    Sbatto la porta della mia camera, e comincio a preparare i bagagli svogliatamente. Apro l’armadio, prendo tutto quello che trovo e butto ogni cosa sul letto, per poi sistemarlo per bene dentro le valigie. Mia madre mi vuole mandare per tutta l’estate a casa di mio padre, a Legnano. Può mandare una ragazza di 17 anni, tre mesi in un posto sperduto, dove non conosce nessuno? Ripeto tre mesi, un’estate intera, in un posto sperduto e sconosciuto!
    Stai cambiando. Non ti riconosco più. Hai delle pessime amicizie che giorno dopo giorno ti stanno solo rovinando. In questi ultimi anni ti ho lasciato fare come volevi, ma ora basta! Devi riprendere la giusta strada, e quale posto migliore di Legnano può aiutarti?!” Queste sono state le sue ultime parole. Più ci penso e più mi urtano il sistema nervoso.
    Prendo l’ultima sigaretta del pacchetto nascosto sotto il cuscino, e comincio a fumarla, cercando di scaricare via tutta la tensione della mia ultima litigata con mia madre. L’unica cosa positiva di questa vacanza è che non sentirò più le sue urla isteriche che mi dicono cosa devo o non devo fare.
    Non pensavo che essere adolescenti potesse fare così schifo ed essere così difficile. E’ una lotta costante con tutto e tutti.

    Questo è il link per i commenti: http://forum.teamworld.it/forum1743/...ml#post8366859
    Ultima modifica di _Sofia; 17-02-2013 alle 20:59
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  2. #2
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    Predefinito Re: Le mie cattive abitudini vengono prima di te.

    Buonasera!(: Grazie mille a tutti per le numerose visite e per i commenti. Mi ha fatto davvero piacere. C:
    Vi lascio il primo capitolo, buona lettura! C:

    Capitolo Uno.
    Arrivo a Roma Termini. Mi avvicino al maxischermo in cerca del mio treno, per vedere da quale binario parte.
    Il treno in destinazione Milano-Centrale partirà tra cinque minuti dal binario tre, invitiamo tutti i passeggeri a salire a bordo.
    Una voce che esce dagli altoparlanti rimbomba in tutta la stazione. Prendo la mia valigia e comincio a incamminarmi verso il binario tre.
    -Non saluti tua mamma?!- sento la voce di mia madre. Mi accorgo che mi sta aspettando a braccia aperte.
    -Ciao!- dico con tono freddo e scocciato. Mi giro e raggiungo il binario.
    Salgo sul treno, dove il controllore mi controlla il biglietto. Lo riprendo in mano e vado a cercare posto.
    Mi sistemo, e una volta seduta, prendo il mio I-Pod. Schiaccio il pulsante “play” e dico off al mondo. Nelle mie orecchie rimbombano le prime note di Boulevard Of Broken Dreams dei Green Day. Amo quella canzone, e amo quel gruppo. La musica è l’unica cosa che mi aiuta a evadere dalla vita quotidiana. Per me, è come un mondo parallelo, è come il salvagente che ti salva quando stai annegando in mare. E’ un’ ancora di salvezza. Lei è l’unica che mi capisce quando nessun altro è riuscito a farlo.
    Dopo tre ore abbondanti di viaggio arrivo alla stazione di Milano. Prendo le mie cose e scendo dal treno. Roma è già una città abbastanza caotica, ma devo dire che Milano la supera nettamente. La stazione di Milano è tutta un via vai di gente. Gente che parte per una vacanza verso chissà quale destinazione, gente che parte per lavoro, gente che è appena tornata da un lungo viaggio, gente che aspetta che il loro parente, moglie, marito, quello che sia che torni, e gente che dopo un lungo periodo finalmente si rivede e si abbraccia felice. Riconosco mio padre tra la folla e lo raggiungo scocciata.
    -Ciao Pà!- Neanche dopo un secondo mi ritrovo avvolta tra le sue braccia.
    -Piccola miaa!- dice quasi commosso.
    -Okay, okay…basta!- dico cercando di staccarmi dal suo abbraccio. Da quando mio padre se ne è andato il rapporto con lui è diventato sempre più distaccato, non trovo niente che ci possa accumunare. Ormai io vivo la mia vita e lui la sua. Sarà davvero difficile dover vivere questi tre mesi con lui in un posto in cui non conosco nessuno e dover condividere con lui tutti quei giorni, dovrò riprenderci l’abitudine, ma spero che passino in fretta. Sono appena arrivata a Milano e già voglio tornare a Roma a vivere la mia vita normalmente come ho sempre fatto. Ci incamminiamo verso la macchina di mio padre in silenzio senza parlare: io non ho niente da dire e mio padre in questo momento è talmente emozionato, che vorrebbe parlare di tante cose, ma non sa da dove cominciare. Lo si legge negli occhi. Sono tantissimi anni che non ci vediamo. In tutto questo tempo ci siamo sentiti sempre solo da un telefono.
    -Come sei cresciuta, quasi non ti riconoscevo!- mi dice sperando di cominciare un discorso, mentre è concentrato alla guida.
    -Grazie, è passato molto tempo dall’ultima volta che ci siamo visti.- rispondo, guardando la città dal finestrino scorrere veloce.
    -Quando è stata l’ultima volta? Quel Natale a casa di nonna Anna?- mi chiede guardandomi di sfuggita.
    -Si- rispondo in modo secco, freddo e distaccato. Dopo la mia risposta, mio padre capisce che non ho nessuna voglia di parlare, quindi rimaniamo in silenzio per tutto il tragitto fino a casa. Appena arrivati prendo le mie valige ed aspetto che mio padre apri la porta di casa. Al di fuori, la casa è molto bella, sembra molto grande. Prima di entrare dentro c’è un piccolo giardino con un tavolo e quattro sedie intorno.
    -Per te, ho liberato la camera degli ospiti. Non è molto grande, ma penso vada più che bene!- mi dice facendomi fare un veloce tour della casa.
    -Grazie.-
    La casa non mi dispiaceva affatto. Molto bella e accogliente. Quella che deve essere la mia camera non è tanto grande, ma la trovo perfetta. C’è un divano-letto, una scrivania, un armadio la finestra che affaccia su un bellissimo prato verde. Insomma non mi manca niente.
    -Vabbè allora ti lascio sistemare le tue cose da sola- dice mio padre, uscendo dalla mia stanza.
    -No prima di sistemare, mi faccio un giro qui nei dintorni.- dico prendendo una borsa.
    -Ma ancora non conosci Legnano, andiamo insieme..- mi ferma mio padre, ma lo interrompo prima che cominciasse a organizzare tutti i piani da solo.
    -No papà, voglio stare da sola!- dico con tono insistente. Mio padre abbassa la testa, acconsente ed esce dalla stanza. Cerco il pacco di sigarette e lo nascondo dentro la borsa. In un attimo esco di casa.

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  3. #3
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    Predefinito Re: Le mie cattive abitudini vengono prima di te.

    Buona seraa! Ecco un altro capitolo. Prometto che non in questo, ma dal prossimo si farà vivo qualcuno dei cicci.
    Buona lettura (:


    Capitolo Due.

    Cammino per le strade di Legnano. Colgo ogni particolare di quello che mi circonda mentre il dolce canto degli uccelli accompagna il mio cammino. Prendo una sigaretta dal pacchetto dentro la borsa e l’appoggio tre le labbra, per poi accenderla. Lo so che fumare fa male, ma riesce a distrarmi dal nervosismo. Poi una volta che si comincia, è difficile smettere, purtroppo. Devo ammettere che Legnano, per quel poco che adesso ho visto, mi piace. E’ un posto tranquillo, accogliente e anche quelle poche persone che ho incrociato velocemente sembrano carine e disponibili. Questo non toglie il fatto che non vedo l’ora di tornare a casa mia, a Roma. Cammino sommersa nei miei pensieri, quando un ragazzo non molto alto, con i capelli ricci mi viene letteralmente addosso.
    -Scusami- dice girandosi, ma continuando a correre per la sua strada. Abbozzo un mezzo sorriso, mi ricompongo e continuo a camminare senza una meta. Voglio solo stare da sola, sola con me stessa. Mi piace farlo spesso. A Roma ho un posto dove mi vado sempre a rifugiare dopo ogni litigata con mia madre, dopo ogni volta che c’è qualcosa che va storto, ogni tal volta che avevo voglia di piangere, ma volevo che nessuno mi vedesse. Così quel posto, quell’ombra di quel grande albero di uno dei parchi più belli di Roma, è diventato il mio rifugio. Un posto dove ho condiviso tutto, rabbia, dolore, ma anche felicità. Come a Roma, voglio trovarne uno anche qua per questo lunghi tre mesi, ne avrò sicuramente bisogno. Giro a destra l’angolo, e mi ritrovo un piccolo cancello di un piccolo parco. Ecco quello che cercavo. Entro cominciando ad osservare attentamente ogni albero, ogni panchina e ogni foglia che ogni tanto cade a causa del leggero vento che tira. In un angolo ci sono dei ragazzi che giocano a calcio, dall’altra parte del parco invece due cani stanno facendo amicizia, mentre i loro padroni scambiano due chiacchiere, in una panchina c’è una coppietta che si sta dolcemente scambiando qualche coccola. Mi viene il diabete solo a guardarli, mi rigiro quasi schifata in cerca di un grande albero, simile a quello di Roma. Cammino un altro po’ per le vie del parco, fino a quando finalmente trovo quello che stavo cercando. Mi siedo appoggiata alla quercia di un grande albero che in questo momento mi copre dalla luce del sole. Rimango un’oretta lì, seduta con le mani tra i capelli. A farmi tornare alla realtà è stata la telefonata con mio padre che preoccupato mi ha chiesto dove fossi, altrimenti sarei rimasta così per altre ore. Guardo l’ora sul display del cellulare. Le cinque e mezza. Mi alzo, riprendo la mia borsa e m’ incammino verso casa.
    -Oh eccoti, menomale, mi stavo preoccupando.- dice mio padre appena arrivo.
    -Papà, ho diciassette anni. So badare a me stessa.- rispondo, camminando verso la mia camera. Mio padre mi ferma.
    -Sofia, dove vai? Non abbiamo ancora finito di parlare.- urla mio padre con tono severo. Torno indietro sbuffando e mi appoggio alla soglia della porta.
    -Che c’è?- dico scocciata. –Sento puzza di fumo. Hai fumato!- mi risponde prontamente mio padre.
    -No, non ho assolutamente fumato- dico convinta che quello che stavo dicendo fosse vero pur sapendo che non era così. Faccio per andarmene in camera, ma mio padre mi riferma. –Puoi fare fessa tua madre, ma non me. Fino a quando non mi dai il pacco di sigarette, non ti do il permesso di tornare in camera.- mio padre dice allungando la mano, aspettando che io gli porgessi il pacco. Cerco il pacco di sigarette dalla borsa, sbuffando glielo do e poi m’incammino in camera.
    -Stasera alle otto vengono Loredana insieme a suo figlio, quindi per favore togliti quella puzza di fumo di dosso, e comportati in modo civile!- mi urla mio padre con tono informativo, prima che chiudessi la porta della camera.
    -E chi sarebbero ora sti due?- chiedo scettica. –La mia fidanzata e il suo figlio.- dice mio padre. Senza neanche rispondere, sbatto la porta, e mi butto a letto a piangere. Mio padre si è completamente rifatto una vita, non gli importa niente ne di mia madre, ne di me. Che schifo.

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  4. #4
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    Predefinito Re: Le mie cattive abitudini vengono prima di te.

    Buonasera e scusatemi per il ritardo. Vi lascio il terzo capitolo, la storia piano piano comincerà a svilupparsi, dovete solo avere pazienza. Grazie mille per le visite e i commenti, Mi riempie il cuore di gioia. Buona lettura (:

    Capitolo Tre.

    Mi addormento in lacrime. A svegliarmi è il suono del mio cellulare. E’ mia madre. Rispondo, parlo cinque minuti con lei, dicendole che va tutto bene per poi liquidarla subito, non ho nessuna voglia di parlarle. Guardo l’ora nel display. Le sette e mezzo. Caz.zo, è tardi, mio padre mi ucciderà se non sono pronta per le otto. Mi sono fatta una bella ora di sonno. Intanto sento bussare alla porta e mio padre entra.
    -Ancora così stai? Sbrigati che sono già arrivati!- dice mio padre.
    -Si, arrivo subito!- rispondo. Cerco di nascondere le lacrime che sono rimaste in viso dopo il pianto di prima, mi cambio sostituendo gli shorts ad un paio di jeans lunghi con una normale maglietta a maniche corte rossa sopra, e le converse nere. Esco da quella che per i prossimi tre mesi sarà la mia stanza, noto subito mio padre che parla con una signora che dovrebbe essere Loredana. Vicino alla donna c’è un ragazzo, non tanto alto, capelli corti e biondo scuro. Mi avvicino lentamente. Appena mio padre mi nota, l’attenzione di tutti e tre ricade su di me. Odio questo momento. Odio stare al centro dell’attenzione.
    -Oh, ecco mio figlia Sofia, è venuta per passare l’estate qui a Legnano- dice mio padre indicandomi, e facendo cenno di avvicinarmi.
    -No, mi hanno costretta a venire qua, non sarei voluta venire.- rispondo senza pormi problemi che potrei sembrare maleducata, lasciando mio padre un po’ imbarazzato.
    -Beh, vedrai che troverai divertimento lo stesso, comunque sono Loredana!- risponde subito la fidanzata di mio padre per spezzare l’atmosfera che io ho causato. La donna allunga la mano, io gliela stringo abbozzando un leggero sorriso, mentre sento lo sguardo del ragazzo su di me. La cosa mi imbarazza troppo.
    -Lui invece è mio figlio, Carmine. Avete più o meno la stessa età. Ha giusto quattro anni in più di te, ma vi troverete lo stesso bene insieme.- aggiunge poi Loredana, indicando il ragazzo. Mi volto verso di Carmine e anche a lui abbozzo un mezzo sorriso.
    -Ciao- mi dice, sorridente.
    -E’ pronta la cena, accomodiamoci in tavola!- ci invita mio padre.
    Ci accomodiamo a tavola, mio padre difronte a Loredana e io a suo figlio. Cominciamo a mangiare, resto per tutta la cena in silenzio, non scambiando nessuna chiacchiera neanche con Carmine. Anche lui mi sembra abbastanza scocciato. Lo si vede dal fatto che ha passato l’intera cena a mandare messaggi, con il telefono sotto il tavolo. A quanto pare gli unici a divertirsi, e che sembrano davvero felici sono i nostri genitori. Non reggo un minuto di più questa situazione. Con la prima scusa mi alzo per rinchiudermi in camera.
    -Ho mal di testa, vado in camera!- dico, alzandomi e attirando l’attenzione di tutti.
    Mi incammino verso la mia stanza, intanto sento mio padre parlare.
    -Se vuoi raggiungerla vai, tanto dubito che si metta a dormire, lo ha già fatto tutto il pomeriggio.- dice rivolgendosi, penso, a Carmine. Arrivata in camera mia, intanto comincio a disfare le valigie, che oggi pomeriggio non ho fatto. Sento bussare la porta. Sarà sicuramente Carmine.
    -Posso entrare?- dice, chiudendosi la porta dietro di se. –Lo hai già fatto!- rispondo non guardandolo nemmeno. Intanto lui si accomoda sul divano. Rimaniamo per un po’ in silenzio. Lui è lì seduto a fissarmi, mentre metto i vestiti dentro l’armadio.
    -Da quanto tempo stanno insieme?- chiedo. –Non hai ancora digerito la notizia?- mi risponde lui.
    -quasi un anno, comunque- aggiunge poi. Butto l’ultima maglietta di malavoglia nell’armadio.
    -Anche io inizialmente non l’avevo presa bene, proprio per niente. Ma ormai ci hi preso l’abitudine. Mia madre è felice, quindi va bene, e lo è anche tuo padre.- mi dice Carmine, rassicurandomi. Rimango in silenzio, senza rispondere. Cominciava a starmi simpatico il ragazzo.
    -Senti, non è che per caso hai una sigaretta?- chiedo gentilmente. Carmine, prende dalla tasca un pacco di Marlboro, e ne estrae due, porgendomene una. Lo ringrazio. Poi mi alzo e apro la finestra, per poi sedermi sul davanzale, Carmine mi raggiunge, sedendosi vicino a me. Preferisco stare da sola, ma la sua presenza mi piace. Anche lui non è un tipo che parla troppo, sa stare in silenzio, come me. Se già solo il primo giorno, ho incontrato una persona simile a me che riesce a capirmi, dovrò cominciare a pensare che questo soggiorno qui a Legnano, non sarà poi così straziante come mi aspettavo.

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  5. #5
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    Predefinito Re: Le mie cattive abitudini vengono prima di te.

    Buonasera! Eccomi qua, pronta con un altro capitolo. Questo è un po' noioso lo so, ma prometto che dal prossimo in poi ci saranno novità!(:
    Buona lettura! c:

    Capitolo Quattro.

    Carmine finisce la sua sigaretta, scende dal davanzale e comincia a sbirciare le mie cose che avevo poggiato nello studio. Si sofferma su alcuni CD. Li prende in mano e comincia a guardarli uno ad uno.
    -No, non ci credo hai Tall All Your Friends dei Taking Back Sunday, Enema of The State dei Blink, All Killer, No Filler dei Sum 41, American Idiot dei Green Day e tutto quest’altro ben di Dio. Hai gusto, ragazza!- mi dice entusiasta.
    -Grazie- gli dico abbozzando un sorriso. –Ti devo assolutamente far conoscere la mia band. Anzi, intanto ti passo le nostre canzoni. Se hai un computer te le copio là, così quando hai tempo e se ne hai voglia, le ascolti.- comincia a parlare Carmine fomentato. Prendo il computer dalla valigia e glielo porgo.
    -Hai una band?- chiedo curiosa. –Si, io suono la chitarra.- mi risponde. Sentiamo bussare alla porta. E’ mio padre che ci invita a tornare in cucina. Carmine finisce di copiare le sue canzoni nel mio computer e ci raggiunge.
    -Carmine, andiamo a casa, guidi tu adesso.- dice Loredana, porgendo le chiavi della macchina al figlio.
    -Allora ci vediamo domani.- saluta mio padre la sua fidanzata con un bacio veloce, e poi Carmine.
    -Si a domani. Ciao Sofia!- risponde Loredana. Accenno un piccolo sorriso e faccio “ciao” con la mano.
    -Ciao!- dice Carmine, facendo un saluto generale. Appena escono di casa, torno in camera mia. Ammetto che conoscere Carmine, mi ha fatto piacere. Prendo il computer, e mi soffermo sulle canzoni che mi ha messo. E’ un EP, e le canzoni sono tre: Tutto è possibile, Make Up Your Own Mind e Grief. Clicco sul pulsante Esegui tutti, e sdraiandomi sul divano, con gli occhi chiusi, comincio ad ascoltarle una ad una. La prima è un pezzo veloce che mette tanta carica. La seconda è la versione inglese della prima. Ma quello che mi colpisce di più è il testo, forse perché descrive perfettamente anche un po’ la mia filosofia di vita, quello che penso. Il terzo e ultimo pezzo anche mi piace. Sono bravi, hanno talento e sicuramente presto avranno un grande successo, quello che meritano. Devo ammettere anche che la voce del cantante è particolare, entra direttamente dentro al cuore, spiazzandoti. Una volta ascoltate le canzoni, spengo il computer, infilo il pigiama. Quello che adesso è un divano, lo apro, trasformandolo in un letto, mi metto sotto le coperte, abbandonandomi tra le braccia di Morfeo.
    E’ già mattino e i primi raggi del sole oltrepassano le serrature delle serrande svegliandomi. Mi alzo dal letto ed esco dalla stanza. Mio padre è in salone che legge il giornale.
    -Buongiorno tesoro, dormito bene?- mi chiede raggiungendomi in cucina. -Si- rispondo secca. Sono ancora molto arrabbiata con lui. Come ha potuto lasciare me quando ero ancora una bambina e mia madre, per venire qua e rifarsi completamente una vita?! Quante volte avevo bisogno di lui, della sua presenza, ma lui non c’era. Quante volte, quando andavo all’elementari all’uscita da scuola, vedevo le mie compagne che abbracciavano felici il loro padre, come avrei voluto essere al loro posto. Avrei voluto anche che lui fosse lì con me il primo giorno della prima elementare, come avevo bisogno di un suo incoraggiamento. Come avrei voluto passare le domeniche mattina a farmi i giri in bicicletta per i parchi, per poi tornare a casa con le ginocchia sbucciate, e potrei fare un elenco lunghissimo delle cose che avrei voluto, dei momenti che avrei voluto passare con lui. Sono tutte piccole cose che hanno fatto parte delle infanzie di tutti. Ispeziono i cassetti della cucina per vedere cosa mangiare. Opto per biscotti e caffè. Mangio velocemente, mentre mio padre è seduto vicino a me, senza fiatare. Voglio subito uscire da questa casa, non voglio restare un minuto di più qua dentro. Finito di fare colazione, mi faccio una doccia veloce e mi vesto. Visto il bel sole che splende a Legnano oggi, scelgo un paio di shorts, con la mia amata maglietta dei Ramones bordò. Prendo le converse nere, una borsa e in un lampo sono fuori casa. Cammino a passo lento in cerca di una tabaccheria. E’ urgente il bisogno di comprare un pacco di sigarette. Per fortuna noto che non è molto distante. La trovo dopo cinque minuti in un angolo. Entro e cerco il portafogli dalla borsa mentre aspetto il mio turno. Davanti a me c’è un ragazzo riccio che sta pagando il prodotto da lui comprato. Ringrazia il commesso, distrattamente si gira non accorgendosi della mia presenza e mi viene addosso.
    -Scusami, non ti avevo vista- mi dice sorridendo. Rimango per un attimo colpita dal suo sorriso. Non ne avevo mai visto uno così bello. -Non c’è problema.- rispondo, mentre mi accorgo che il ragazzo mi fissa.
    -Ma sbaglio o ci siamo scontrati anche ieri e ovviamente sempre per colpa mia?- mi chiede, mettendo un po’ di sarcasmo nell’ultima frase. Sinceramente non ricordo. -Non so, può essere!- dico, mettendomi una mano tra i capelli. –Scusami davvero, sono un po’sbadato e corro sempre da una parte all’altra. Comunque tolgo il disturbo, ci si vede in giro, caso mai la prossima volta senza scontrarci!- dice il riccioluto, ridendo per la sua battuta. Abbozzo un sorriso anche io. -Si, ciao.- rispondo. Il ragazzo esce dalla tabaccheria e io compro il pacco di sigarette. Subito dopo corro, sotto il mio albero a leggere un libro. Di tornare a casa proprio non avevo voglia.

    Sapete dove andare: http://forum.teamworld.it/forum1743/...ml#post8374254
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  6. #6
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    Predefinito Re: Le mie cattive abitudini vengono prima di te.

    Buonasera gente bella! C: Vi voglio innanzi tutto ringraziare per le numerose visite e per i commenti che mi lasciate, mi rendete veramente felice. Vi lascio il quinto capitolo. Ormai piano, piano entreremo sempre più all'interno della storia. Spero vi piaccia. Buona lettura! C:

    Capitolo Cinque.

    Mi metto seduta sotto quello che ho deciso fosse il mio rifugio. Prendo un libro “L’Ultima Canzone” di Nikolas Sparks. Amo questo libro, soprattutto perché descrive un po’ quello che sto passando io. La classica ragazza adolescente che pensa che tutto il mondo le va contro. Rimango travolta dal libro. Le pagine scorrono una dietro l’altra. Non mi sono nemmeno accorta che sono quasi arrivata alla conclusione del libro. Leggere. E’ un’altra delle cose che amo fare, una delle mie passioni più grandi. Rimarrei per ore, sotto un albero al fresco, a divorarmi libri. Il brontolio della mia pancia, mi richiama alla realtà e mi fa capire che è già ora di pranzo. A malincuore, mi alzo dal prato dove stavo seduta e mi incammino verso casa. Spero tanto di non trovare mio padre. Infatti così è. Mi sento molto più sollevata. Prendo una pentola, e comincio a far bollire l’acqua. Vado intanto a darmi una rinfrescata veloce. Appena pronta la mia pasta con il burro e il parmigiano, mi chiudo in camera a chiave. Prendo il mio IPod e mi allungo sul divano, fino a quando non cado in un profondo sonno. Mi sveglio di soprassalto e sono già le sei e mezza. Esco dalla stanza per andare in cucina a bere un bicchiere d’acqua. Incrocio mio padre.
    -Tra mezz’ora dobbiamo uscire, andiamo a casa di Loredana.- dice mio padre.
    -Okay- rispondo. Faccio per andarmene, ma mio padre mi ferma.
    -Si può sapere dove sei stata oggi?- mi chiede. –Da nessuna parte.- gli dico. –Senti dobbiamo stare tre mesi insieme, non ho intenzione di andare avanti così, chiariamoci.- a parlare è mio padre. –No, papà, non ho niente da dirti e non voglio chiarire niente. Tu proprio non capisci.- detto questo, mi rinchiudo in camera a preparami. Sostituisco ai miei shorts, i jeans neri, lunghi, e sopra una maglietta bianca con la scritta hope in corsivo. Come scarpe scelgo le superga, quelle bianche. Mi trucco leggermente: matita e rimmel nero. Esco dalla stanza e anche mio padre è pronto. Prendo la mia borsa e in un lampo siamo fuori casa, in macchina.
    Arriviamo a casa di Loredana. Ci salutiamo tutti. Loredana, poi, comincia a parlare con mio padre, allora mi avvicino a Carmine.
    -Come stai?- mi chiede gentilmente. -Dai, non mi posso lamentare, tu?- rispondo. -Bene, bene.-
    -Ragazzi venite, la cena è pronta!- ci invita Loredana ad accomodarci a tavola. La cena procede allo stesso modo di ieri, a differenza che oggi però ogni tanto scambio due chiacchiere con Carmine. Finiamo di mangiare e dopo un po’ Carmine si alza e mi fa cenno di seguirlo. Senza dire niente, faccio lo stesso. Lo seguo e ci dirigiamo in camera sua. Non è molto in disordine, ma non è nemmeno in ordine. Rimango colpita dalle due chitarre, una acustica e l’altra elettrica, poggiate all’angolo della stanza.
    -Allora hai ascoltato il nostro EP?- chiede Carmine. –Si, complimenti! Siete bravi!- rispondo io. Continuiamo a parlare del più e del meno per un’oretta fino a quando non squilla un cellulare. E’ quello di Carmine. Rimane cinque minuti a parlare, poi attacca.
    -Scusami era un mio amico.- dice. -Tranquillo- dico, continuando a fissare le chitarre. Me ne sono innamorata. -Senti, domani un mio amico da una festa a casa sua, per festeggiare l’inizio dell’estate, viene un sacco di gente, ti va di venire? C’è pure la piscina..!- mi chiede Carmine. -Le feste non fanno per me, grazie.- rispondo. -Dai vieni, vedrai che ti divertirai, e in più ti faccio conoscere gli amici miei.- insiste lui. Dopo tanta insistenza da parte sua, accetto l’invito. Dopo un altro po’ di tempo, torniamo a casa. Non avendo molto sonno, mi metto a leggere, aspettando che il sonno venga piano piano da se.
    Il giorno dopo mi sveglio verso le dieci. Ancora un po’ assonnata, vado in cucina e mi preparo un caffè. Per fortuna, anche stamattina mio padre non c’è. Fatta una ricca colazione, mi faccio una bella doccia e cerco qualcosa di decente da mettere a questa festa. Per fortuna, la festa è di pomeriggio e non di sera, quindi posso benissimo evitare di mettermi un vestitino. Alla fine opto per i pantaloncini corti neri, e una canotta ne troppo elegante, ma neanche sportiva. Insomma una via di mezzo. Carmine sarebbe passato a prendermi con la macchina verso le due e mezza del pomeriggio. La festa sarebbe cominciata alle tre. Stranamente, però, è solo mezzogiorno e mezza e sono già pronta. Mi metto nella veranda a leggere il libro, pranzo e infine mi metto un po’ al computer in attesa che passi Carmine. Entro su facebook, aggiorno lo stato e vedo se ci sono novità a Roma. Non vedo l’ora di ritornarci. Ritornare nella mia amata città. Intanto Carmine mi fa uno squillo al cellulare, segno che è arrivato. Controllo che ho tutto ed esco di casa. Ci salutiamo velocemente ed entriamo in macchina. Schizziamo via in direzione della festa.

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    Predefinito Re: Le mie cattive abitudini vengono prima di te.

    Buonasera! Domani partirò per Istanbul con la mia classe, e di certo non potevo partire senza lasciarvi un capitolo. Spero vi piaccia! La prossima settimana posterò l'altro capito, in questa non sarò presente! Buona lettura C:
    Capitolo Sei.

    Arriviamo a casa di questo amico di Carmine. Musica a palla, tanti ragazze e ragazzi, una grande confusione. Ragazzi in piscina, ragazzi che prendono il sole, altri che scambiano due chiacchiere in bordo piscina, coppiette che pomiciano. Mi sento completamente spaesata. Sapevo che avrei fatto un errore a venire. Mi giro verso Carmine, ma lui non c’è. Sicuramente avrà visto qualcuno che conosce e mi avrà lasciata qua da sola come un broccolo. Bene. Trovo una sedia in un angolo, un po’appartato. Poggio lì la mia borsa con il cellulare. Nonostante abbia il costume addosso, di togliermi la maglietta e i pantaloncini mi vergogno, e anche tanto. Non mi sento a mio agio, proprio per niente. Un ragazzo mi si avvicina. Spero sia Carmine, anche perché non conosco nessuno oltre a lui qua. Non è lui. E’ un ragazzo non molto alto, con i capelli ricci ed un sorriso a dir poco meraviglioso. Mi sembra familiare, ma non ricordo chi sia.
    -Ciao, noi ci siamo già incontrati in questi giorni in giro per Legnano!- mi dice, sorridente.
    -Può essere, però proprio non ricordo!- rispondo. -Capisco…non mi aspettavo di vederti qua!- dice quasi sorpreso. -Sinceramente, neanche io mi aspettavo che sarei mai venuta qua. Non so neanche chi è il proprietario di questa casa. Ero venuta con un mio, diciamo, amico, ma è scomparso!- gli dico. Il ragazzo scoppia a ridere, ma proprio tanto. Lo guardo storto. Finalmente si degna di parlare. -E’ casa mia questa, ho organizzato io la festa! Ma dimmi chi è il tuo, diciamo, amico?- mi chiede. Ecco, che figura di mer.da che ho appena fatto. –Quel pir.la di Carmine!- rispondo. Il ragazzo abbozza un sorriso. –Uh il Ruggiero?! Allora è arrivato quel minch.ione!- dice. –Eh, si!- dico sorridendo. –Comunque perdonami. Sono un grande maleducato, non mi sono nemmeno presentato: Sono Marco, ma per gli amici Pedro!- dice, allungando una mano. Gliel’afferro. –Io sono Sofia!- Mi sorride dolcemente. I nostri discorsi sono interrotti da una ragazza, finta bionda che s’intromette, sbattendo letteralmente le sue grandi tette in faccia a Pedro che sembra un po’ infastidito, ma allo stesso tempo lascia uscir fuori anche un po’ di piacere. –Chi è questa? Non l’ho mai vista!- dice con una voce da oca, accarezzando il petto di Pedro. –Questa ci chiami tua sorella!- rispondo in modo brusco io. La ragazza mi guarda male, sta per rispondere, ma Pedro la ferma. –Ragazze calme! Comunque lei è un’amica di Carmine e si chiama Sofia!- aggiunge Marco. La ragazza fa una smorfia e rivolge l’attenzione a Pedro. -Quando è che usciamo noi due da soli?- gli dice. Mi sento fuori posto in questa conversazione. Me ne vado, lasciandoli da soli. –Ti ho già detto che non voglio uscire con te, Jessica!- sento in lontananza rispondere Pedro. Mamma mia quanto è antipatica quella ragazza. Finalmente mi ritrovo davanti gli occhi Carmine.
    -Oh, chi non muore, si rivede!- mi dice ridendo. –Ma se sei tu che sei sparito e mi hai piantata in questo posto sola!- controbatto io. –Eh, però ho notato che hai subito attaccato bottone con quel caz.zaro del Pedretti!- dice con uno sguardo malizioso. Non lo capisco. -Chi?- chiedo, cercando di capirlo. -Il ragazzo con cui parlavi prima, Pedro!- dice sorridendo, in modo ancora più malizioso di prima. -No, ma che stai dicendo? Tu hai fumato, abbiamo solo scambiato due chiacchiere nulla di più!- gli rispondo. -si, si. Dicono tutti così. Comunque si può sapere perché sei ancora vestita? Levati questi indumenti di dosso e buttati in acqua!- dice fomentato. –No. Mi vergogno!- rispondo, mentre noto che Carmine sta facendo strani gesti, a qualcuno che sta dietro di me. Non ci faccio molto caso. Ma in un attimo mi ritrovo tra le braccia di due ragazzi, e letteralmente gettata dentro la piscina come un sacco di patate, con tutti i vestiti addosso. –Siete tre stro.nzi!- urlo a Carmine e ai due ragazzi che non conosco, che mi hanno appena buttato in piscina. Mi rialzo dalla piscina. Intanto anche Pedro ci raggiunge. -Chi è che ti ha buttato in piscina?- chiede ridendo. –Danilo e Ivan!- risponde Carmine, buttandosi quasi a terra per le risate. -Siete proprio stupidi!- gli risponde ridendo. Mi ritrovo ormai costretta a togliermi maglietta e pantaloncini per farli asciugare. Dopo averli stesi vicino al mio zaino torno da Carmine che mi presenta il resto del gruppo. Danilo, o meglio Dani, è il ragazzo con i capelli lunghi e biondo scuro, mentre Ivan e il ragazzo con una cresta in testa. Pedro prende un pallone, e buttandoci in acqua cominciamo a giocare a pallavolo. Rimaniamo a giocare fino a quando il sole non sta cominciando a calare. Le altre persone sono già cominciate ad andarsene, siamo rimasti praticamente solo noi. Usciamo dall’acqua, ci asciughiamo e ci vestiamo. Pedro spenge la musica che ormai da tempo rimbombava, per poi tornare da noi. Controllo l’ora al cellulare. Le sei e mezza.
    -Ragazzi vi va di rimanere a cena a casa mia?- chiede Pedro, rivolgendosi a noi. Tutti acconsentono, ma io qui mi sento completamente fuori posto, prenderò un autobus e me ne tornerò a casa.
    -Sofia, puoi restare anche tu, eh- dice Pedro, sorridendo. Rimango per un attimo a fissare il suo sorriso. Ma tutti gli sguardi puntati su di me, mi riportano alla realtà.
    -No, grazie, tornerò a casa con l’autobus, non fa niente!- dico io, prendendo la mia borsa.
    -Dai Sofi resta, ti riaccompagno io a casa, tranquilla.- insiste Carmine
    -Va bene, mi avete convinta!- dico mettendomi i capelli dietro l’orecchio. Ordiniamo quindi 5 pizze e mentre aspettiamo che arrivino, ci spaparanziamo sul divano a parlare del più e del meno.

    Per i commenti sapete dove: http://forum.teamworld.it/forum1743/...ml#post8380087
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    Predefinito Re: Le mie cattive abitudini vengono prima di te.

    Buonasera a tutti! Mi voglio innanzi tutto scusare per la mia lunga assenza, ho avuto vari problemi e non sono riuscita a continuare. Ma prometto che cercherò di essere più costante nel postare i capitoli. Poi vorrei ringraziarvi perchè commentate, o semplicemente leggete questa mia ff. Mi riempie il cuore di gioia, davvero. Ora non mi perdo troppo in chiacchiere, mi sono già fatta aspettare a lungo. Ecco il settimo capitolo. Spero vi piaccia. Buona lettura (:

    Capitolo Sette.

    Arrivano le pizze. Ci sediamo tutti per terra intorno ad un tavolino e cominciamo a mangiare.
    -Quindi facci capire, tu saresti la figlia del fidanzato della madre di Ka?- chiede curioso Ivan.
    -Detta così sembra una storia di Beautiful, però si!- rispondo, guardando Carmine.
    -Che figata!- dice Dani. Ka alza lo sguardo e lo imbruttisce, facendo scoppiare una risata collettiva. Finiamo di mangiare tra chiacchiere e risate. -Esco a fumare una sigaretta, torno subito!- dico, alzandomi in piedi.
    -Vengo con te!- dice seguendomi Carmine. Ci dirigiamo insieme fuori, a bordo piscina. Mi siedo su una delle tante sedie che si trovano là. Ka fa lo stesso. -Non dovresti fumare tu!- mi dice Carmine. -Neanche tu dovresti. Nei pacchetti c’è scritto chiaramente “Il fumo uccide”. Uccide l’uomo in generale, te incluso. Non c’è scritto mica “il fumo uccide Sofia, Carmine no, però”- scoppio a ridere, immaginando un pacco di sigarette con quella scritta. -Giusta osservazione! Ma tu sei ancora minorenne, è vietato dalla legge alla tua età e in più potresti essere non cosciente di quello che fai. Io ho ventun anni, sono consapevole di ciò che faccio!- risponde, guardandomi soddisfatto della sua risposta. -Cos’è, così all’improvviso sei diventato un uomo di legge e mio padre insieme, oltre a essere già un chitarrista? E poi, ti prego, non venire a fare il moralista con me. Come se tu, alla mia età non avessi già cominciato!- rispondo. Mi guarda rassegnato. -Va bene, va bene, hai ragione! Comunque no, non sono diventato ne un uomo di legge, tanto meno tuo padre. Solo che ormai siamo più o meno della stessa famiglia. Lo so che noi ci conosciamo da poco, ma per me sei una quasi sorella. E in quanto quasi fratello maggiore voglio proteggerti!- le sue parole scorrevano veloci e fluide. -Grazie, davvero. Non sai quanto mi ha reso felice sentire queste parole.- mi alzo e andandogli incontro, lo abbracciai forte. Qualcuno che si era avvicinato a noi, cominciò a tossire. Ci stacchiamo imbarazzati da quell’abbraccio. E’ Pedro. -Scusate, ho interrotto qualcosa?- facciamo no con la testa. -Volevo dirvi che noi stiamo cominciando a vedere un film. Ci stiamo per vedere un bell’horror, non vorrete di certo perdervi l’inizio!- continua Pedro. L’idea di un film horror mi piace, anche se a dire la verità ho sempre avuto paura di questi tipi di film. -Si veniamo subito, sempre se Sofia vuole ancora rimanere e non ha paura!- risponde Ka, ridendo. – Mm.. secondo me, chi si fa la cacca sotto ai pantaloni sei tu, caro Carmine. Non provare ad accusare Sofia, per poter scappare dal film- controbatte Marco, divertito. Scoppio a ridere e mi avvicino a Pedro per batterli il cinque. -Ho capito. Che film è?- chiede Ka, con tono di sfida. -La casa delle finestre che ridono- risponde Pedro. –Allora che La casa delle finestre che ridono sia! Sono pronto!- Controbatte Ka, alzandosi in piedi. Rientriamo dentro casa. Mi faccio spazio per terra, sedendomi tra Ka alla mia destra, Pedro alla mia sinistra. Nel divano si erano già spaparanzati Ivan e Dani. -Se senti il pavimento bagnato, Sofia, sappi che vuol dire che Carmine si è pisciato sotto!- dice Pedro, mandando una frecciatina a Ka. -Se senti uno sgradevole odore, Sofia, sappi che è Pedro che si è cagato sotto!- risponde prontamente Carmine. -Se adesso non la smettete, Marco e Carmine, sappiate che vi ci chiudo in una stanza piena di questi sgradevoli odori!- rispondo io, scocciata di sentirli battibeccare. Lo so perfettamente che scherzano. Ma lo scherzo è bello quando dura poco. Il loro sta cominciando a essere pesante. -Questa ci è piaciuta! Batti cinque, Sofia!- dice Ivan, ridendo e alzando una mano aperta, Batto il cinque, abbozzando un sorriso. -Ma proprio vicino a quei due pir.la ti dovevi mettere? Ti faccio le mie condoglianze!- continua Dani, divertito. –Okay, okay…sto per schiacciare play, ora zitti tutti!- interrompe Pedro, tornando a fare il serio. Mi rannicchio sulle ginocchia e ci immergiamo completamente nel film.
    Forse dovrei essermi addormentata, tra l’altro appoggiata alla spalla di Pedro, perché appena aperto gli occhi, mi sono ritrovata Carmine davanti a me che mi scrutava violentemente, e Marco che rideva, non capisco ancora per quale motivo. Imbarazzatissima, mi alzo di scatto. -Devo scappare a casa, mio padre mi ucciderà! E non solo sono costretta a passare un’intera estate qui a Legnano, ma per di più in arresto domiciliare!- dico preoccupata. Rabbrividisco al solo pensiero. -Tranquilla, ora ti riaccompagno in due minuti!- risponde Carmine. -Sofia, non sai che film ti sei persa, tornerai a vedertelo qua a casa con me? Senza nessuna rottura di scatole!- chiede Pedro, fulminando Ka. -Se ci tieni che io lo veda, prestamelo, me lo vedo a casa, senza nessuna rottura di scatole!- rispondo fulminando Marco. Carmine scoppia a ridere divertito, mentre Pedro, spiazzato, non sa cosa rispondere e rimane come un ebete a fissarmi. –Va bene, si è fatto tardi, ci vediamo domani, brò!- saluta Ka sorridente, dando un colpo alla spalla a Pedro. -Si a domani, Ka!- risponde Marco battendo il pugno contro quello di Carmine. -Ciao Pedro, grazie per tutto!- saluto anche io. -Di niente, ci rivedremo presto, vero?- mi chiede sorridente. -Vedremo- gli rispondo alzando le spalle. -Va bene, ciao Sofia!- Usciamo da casa di Pedro e veloci come i lampi, ci dirigiamo verso casa mia. Spero solo che mio padre stia già dormendo.

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    Predefinito Re: Le mie cattive abitudini vengono prima di te.

    Buonasera, anche se vista l'ora, più che sera è notte, ma dettagli. Mi scuso nuovamente per il ritardo e se non posto molto frequentemente, ma sono gli ultimi giorni di scuola quindi sono stracolma di compiti e interrogazioni e mi manca il tempo di scrivere. Ma non preoccupatevi che appena questa tortura di scuola finisce, prometto di essere molto più costante. Intanto però l'ottavo capitolo, eccolo qua. Spero vi piaccia (: Buona lettura!

    Capitolo Otto.

    Sono le nove di mattina. Sono i raggi del sole che penetrano dalle fessure delle serrande abbassate a svegliarmi. Mi stiracchio, e strusciando vado in cucina per accendere la macchina del caffè, e farne uno. Trovo mio padre in cucina, seduto su una sedia.
    -Hai fatto tardi ieri sera!- esclama. -Si- rispondo, facendo finta di nulla.
    -Dove sei stata? Con chi eri?- comincia ad indagare. -Non devo risponderti per forza. Ora sono a casa, questo è l’importante!- dico scocciata, mentre mi preparò il caffè. -Non fare la sciocca, Sofia!- mio padre comincia ad alzare il tono della voce. -E tu lasciami i miei spazi. Sono stata con Carmine e i suoi amici.- Rispondo, per poi bere il mio caffè e uscire dalla cucina. Mi chiudo in bagno, per fare una doccia risvegliante. Opto per mettermi un paio di shorts blu jeans e una semplice canottiera rossa. Infilo le converse ed esco di casa. Ho voglia di vedere Ka. Spero solo non stia ancora dormendo. Mi incammino con la musica nelle orecchie verso casa di Loredana. Si diffondono nelle cuffie le prime note di Weightless degli All Time Low, un altro dei tanti gruppi che ascolto. Li adoro. Arrivo a destinazione e suono al campanello, aspettando pazientamene che qualcuno mi aprisse. Mi ritrovo davanti Loredana, che appena mi vede, sfodera un grande sorriso.
    -Ciao Sofia, buongiorno. Che bello vederti qui, vieni entra!- la voce quasi squillante di Loredana rimbomba per l’ingresso.
    -Buongiorno! No, grazie vado di fretta, volevo solo sapere se c’è Carmine.- dico abbozzando un sorriso.
    -Si, vai in camera sua, si sta preparando per uscire, se non sbaglio!- mi invita la donna ad entrare. Annuisco e ringrazio nuovamente, per poi seguire il percorso che porta in camera sua. Busso alla porta e in modo scocciato Carmine viene ad aprire. Me lo ritrovo davanti a petto nudo.
    -Oh ciao Sof,- dice sorpreso, sorridendo. -Ciao, ehm… scusa non volevo, ti aspetto fuori, mentre finisci di cambiarti!- dico imbarazzatissima, facendo per dirigermi all’ingresso. Carmine mi prende per un braccio, bloccandomi.
    -No, tranquilla. Ho finito, entra pure.- dice cercando la maglietta, per poi infilarsela, mentre mi siedo sul suo letto.
    -Allora come stai? Non stai sotto arresti domiciliari?- chiede ridendo Ka. -Beh, forse mio padre è consapevole del fatto che non mi serve un arresto domiciliare per farmi restare ferma. Tu come stai?- rispondo ridendo. -Bene, bene! Infatti hai un caratterino tu eh! Comunque sto andando a giocare a pallone con gli altri, vieni anche tu?- chiede mettendo a posto le ultime cose in disordine.
    -Non so giocare a calcio io- confesso.
    -Ma una semplice tifosa che tifa per questo bel fustone, non fa mica male!- dice indicandosi. Scoppio a ridere, ma alla fine accetto l’invito. Mi sarei divertita.
    Usciamo di casa in cinque minuti. -Oh che bello! Ora ho una cheerleader personale!- esclama Carmine, fomentato. -Che gioia! Guarda…sto schizzando felicità da tutti i pori!- dico, prendendolo palesemente in giro. Risponde con una smorfia, mentre ci incamminiamo verso il luogo d’incontro. Mentre camminiamo, alla nostra vista, si presenta una ragazza alta, magra, con un chiama bionda, a me familiare. Ka, appena la vede, fa un gesto incompreso. -Oh no! Povero Pedro!- esclama, sussurrando. Da come vedo, non sta molto simpatica questa ragazza a nessuno di loro. Chissà quale strano intreccio c’è stato tra lei e Pedro?!
    -Ciao Ka!- dice con un sorriso falso, fissandolo negli occhi, per poi spostare lo sguardo su di me e squadrarmi. –Lei, è Sofia, è…- parla Ka, presentandomi, non sapendo che purtroppo ho avuto già l’occasione di conoscerla, ma viene interrotto da Jessica. -Si, si, non mi importa, la conosco già purtroppo, ma dimmi, ti stai vedendo con Pedro?- chiede lei con arroganza. Faccio per rispondere, ma Ka, intuendo che se cominciassi a parlare, potrei forse stenderla, mi fa segno di stare zitta ed essere paziente. Non so grazie a quale forza, riesco ad ascoltarlo. Ma chi si crede di essere questa? -Ti pregherei innanzi tutto di essere un po’ più cortese, comunque si, ma non penso che tu voglia venire a giocare a calcio!- parla Carmine, cercando di sembrare il più educato possibile. -Non mi importa, devo parlare con Pedro. Non capisco per quale motivo non vuole più uscire con me!- risponde Jessica, con tono sempre più arrogante.
    -Lo capisco io!- dico, a bassa voce. Ma a Ka il mio commento non passa inosservato. Infatti soffoca una risata, dandomi un delicato schiaffo sulla spalla. Jessica, per fortuna non l’ha sentito, o forse ha fatto finta di non sentirlo. Ma poco mi importa. Arriviamo al parco giochi, che oltre a esserci scivoli e altalene, c’è anche un piccolo campo di calcio. In lontananza vediamo Dani e Ivan, ci avviciniamo e li salutiamo.
    -Hai portato un pubblico di donzelle, Ka?- chiede Dani, divertito. -Qualcuna ce la siamo dovuti prendere per strada mentre qualcun’altra sarà la mia mascotte!- risponde Ka, guardando me e ridendo. –Pedro, dove sta?- chiede Jessica, spezzando l’atmosfera d’allegria che si era creata. –Beh, dovresti conoscerlo ormai, sai che non è mai stato molto puntuale!- risponde Ivan, alzando le spalle, cercando di essere comunque cortese. Nell’attesa di Pedro comincio a scambiare due parole con Dani e Ivan. Mi raccontano cosa era successo ieri sera quando mi sono addormentata. Finalmente ci raggiunge anche Pedro che comincia a salutarci a tutti. -Allora da ieri, ci siamo visti più presto di quanto immaginavo!- dice Marco, rivolgendosi sorridente verso di me. -Eh si!- rispondo abbozzando un sorriso. -Pedro, ti devo parlare- la voce di Jessica interrompe il silenzio quasi imbarazzante che si era creato. Ma quanto è assillante questa ragazza. Marco scocciato si gira verso di lei -Jessica, se mi devi chiedere di uscire, ti ho già detto tante volte che è no. Tra noi non c’è più niente- gli dice con molta calma Pedro. -Ora se vuoi rimanere a vedere la partita bene, altrimenti puoi anche andare- aggiunge poi. –Ho capito: più tardi passo a casa tua e ne riparleremo. Ciao a tutti!- risponde con un sorrisetto, per poi andarsene. Mi chiedo se è stupida o fa finta di non capire. Ma non ha capito che è no?! -Sta fuori!- dice Pedro, allibito. –Te la sei scelta tu, amico!- gli fa notare Dani. -Avevo il cervello bacato. Ora vi prego, giochiamo e non fatemici pensare!- risponde Pedro, dando un calcio al pallone. -Tu assisterai alla partita Sofia, vero?- chiede poi. Annuisco con la testa. -Si, ma giù gli occhi, lei già tifa me!- dice Carmine mettendomi una mano sulla spalla. Scoppiamo tutti a ridere per l’espressione buffa di Ka. Quando finalmente i ragazzi cominciano la loro partita, mi siedo per terra, in un angolo ad osservarli.

    I commenti come sempre qua: Commenti: Le mie cattive abitudini vengono prima di te.
    Ultima modifica di _Sofia; 18-05-2013 alle 22:09
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    Predefinito Re: Le mie cattive abitudini vengono prima di te.

    Buon pomeriggio a tutti!(: Come va? La scuola è finalmente finita da una settimana, sono passata senza debiti. Ora posso godermi l'estate pienamente e mi dedicherò molto di più a questa FF. Scusatemi ancora per l'assenza. Ecco il nono capitolo, spero piaccia. Buona lettura! c:

    Capitolo Nove.

    Le squadre sono Ivan e Pedro contro Dani e Ka. I quattro tipi sono abbastanza competitivi, soprattutto Pedro che non ha intenzione di mollare fino a quando non segna. Ovviamente tifo per Carmine e quindi automaticamente anche per Dani, ma nessuno sembra volere vincere dato che si passa sempre in pareggio. Quando si avvicina l’ora di pranzo, finalmente decidono di finire la partita senza decretare un vincitore, ma se non fosse stato per la fame, avrebbero continuato così per non so quanto altro tempo.
    -Io dico di andare a mangiare!- dice Pedro, sedendosi per terra vicino a me.
    -Mc Donald’s!- dice Dani. –Burger King- contraddice Carmine. -E’ uguale!- risponde a sua volta Ivan, alzando le mani. Mi ritrovo tutti e quattro gli sguardi su di me, ansiosi di una mia proposta. -Ah, non guardate me, fate voi! E’ uguale!- dico io. -Bene, allora dipende tutto da me. Io direi Mc.- dice Pedro alzandosi e porgendomi una mano per aiutarmi ad alzarmi. Mi alzo anche io in piedi, ma senza afferrare la sua mano, mi metto vicino a Ka, lasciando Pedro lì spiazzato a guardarmi. Faccio finta di niente. Cominciamo tutti a incamminarci verso il Mc, ridendo e scherzando.
    Dopo due orette passate con loro a scherzare, decido di lasciarli soli e tornarmene a casa, nonostante loro mi avessero chiesto più volte di restare. Ma ammetto che in certi momenti preferisco stare sola. Mi piace stare in solitudine, per conto mio.
    Trascorro il resto del pomeriggio nella mia stanza ad ascoltare musica e leggere libri. Fino a quando il suono del mio cellulare non mi riporta alla realtà, facendomi accorgere che sono le sette di sera. E’ Carmine. Rispondo. -Ehi tu, sei sparita. Che fine hai fatto?- mi chiede Ka. –Scusami, stavo leggendo e non mi sono accorta dell’ora.- rispondo, ributtandomi sul letto. -Immaginavo, comunque tuo padre sta a casa mia, ti passo a prendere così stiamo tutti insieme. Tra cinque minuti sto da te!- mi informa. –Oddio si, dammi il tempo di prepararmi però!- rispondo. -Sbrigati!- Attacca il telefono. Mi butto giù dal letto e mi trascino in bagno a darmi una lavata veloce e sostituisco agli shorts, un paio di jeans lunghi. Come previsto in cinque minuti Carmine sta sotto casa mia. Lo faccio entrare nell’attesa che finisco di prepararmi. Vado in bagno a truccarmi, Ka mi segue, poggiandosi sulla soglia della porta.
    -Cosa succede tra te e Pedro?- mi chiede, con un tono malizioso. Mi soffermo per qualche secondo su questa domanda. Ma cosa gli salta in testa a Carmine?
    -Ma di cosa stai parlando? Non succede un bel niente!- rispondo, buttando il mascara che avevo appena usato nel beauty-case. -Avverto un po’ di tensione tra voi!- dice ridendo. -La tensione la potrebbe avvertire la tua faccia se adesso non ti levi questi pensieri dalla testa. Il mio pugno sta per colpirti!- controbatto uscendo dal bagno. -Okay, okay. Possiamo andare?- mi chiede. -Si, si andiamo.- gli dico.
    -Ceniamo a casa mia, poi dopo usciamo con gli altri. C’è anche Pedro!- mi informa dandomi una gomitata.
    -Ancora con questa storia? Basta! Non mi interessa il fatto che ci sia anche lui!- gli dico alzando il tono della voce. -Okay, okay. Ne riparleremo tra qualche settimana!- risponde lui ridendo con un leggero scuotimento della testa. -Si parleremo di quanto sei stupido!- aggiungo ironicamente. -Quanto sei simpatica, oh!- dice Ka, aprendo la porta di casa sua. Ci accoglie Loredana, che ci invita calorosamente a metterci subito a tavola. Dopo una lunga mangiata e una lunga discussione tra me e mio padre sul fatto che da quando sono arrivata qua a Legnano non gli ho rivolto parola, Ka mi porta via da casa sua.
    -Sei troppo dura con tuo padre, dovresti riallacciare i rapporti con lui!- Mi dice, mentre entriamo in macchina in destinazione del centro di Legnano.
    -No, non ho nessuna intenzione di riallacciare i rapporti con lui, per il momento!- gli rispondo sgarbatamente. -Senti, ti capisco, da questo punto di vista noi due siamo uguali. Gli errori degli altri non li perdoniamo mai. Ma in questo caso stiamo parlando di tuo padre, devi accettarlo per i suoi pregi e difetti. Non sai quante volte io ho mandato a quel paese mio padre, ma nonostante tutto siamo sempre unitissimi.- mi confida Carmine, abbozzando un leggero sorriso. -Non lo so. Possiamo cambiare discorso, per favore?- chiedo, asciugando l’ultima lacrimata che scorre nel mio viso. -Certo! Allora tra cinque minuti vedrai Marco!- dice ridendo, sempre malizioso. -Ah mi sembrava strano vederti così serio, prima. E’ tornato il ca*zone! Ancora con questa storia? Ma si può sapere cosa ti passa per la mente? Tra me e Pedro, non c’è e non ci sarà mai niente, per tre semplici motivi: Uno. Non è il mio tipo. Due. E’ troppo grande. Tre. Sono qui per tre mesi, poi tornerò per fortuna a Roma quindi non ho intenzione di innamorarmi di nessuno.- puntualizzo soddisfatta. Ma Carmine ha subito la risposta pronta. -Uno. Non ne sono molto sicuro. Due. Grande? Ha ventun anni, la stessa età mia, tu ne hai diciassette, cosa vuoi che siano quattro anni di differenza? Tre. Esiste il rapporto a distanza e i cosiddetti treni. Come sei venuta qui per l’estate, ci puoi tornare per lui e viceversa lui potrebbe venire a Roma da te…- lo interrompo. -Frena, frena, frena- Carmine esegue i miei ordini, fermando la macchina. –Perchè ti sei fermato?- chiedo preoccupata. -Me lo hai chiesto tu!- risponde facendomi passare per pazza. –Deficiente, intendevo che devi smettere di parlare. Ma ti sei sentito mentre parlavi? Hai sentito quante stron*ate hai fatto uscire dalla tua bocca?- gli chiedo ridendo. Ka rimette in moto la macchina. -Si e non sono stron*ate!- dice ridendo. -Scendi che siamo arrivati!- aggiunge poi. Scendiamo dalla macchina chiudendo il discorso e raggiungendo gli altri.

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