CAPITOLO 4
“Ok, io vado dentro a vedere gli orari dei corsi. Mi aspetti qui?” - chiedo io, mentre vedo che Ka è distratto da ben altri problemi (tipo le studentesse universitarie!).
“Cosa hai detto?” - mi chiede subito dopo.
“Va bhe, lascia perdere!” - mi giro e mi dirigo verso l'entrata un po' scocciata e lui mi segue.
“Dove corri? Non posso lasciarti sola se ti perdo chi lo sente Pedro!” - mi dice divertito.
“Ah, quindi lo fai solo per Pedro?”
“No, ovviamente no” - non lo ascolto neanche e chiedo in segreteria il calendario dei corsi.
“Bene, inizio già da domani mattina!”
“Peccato, pensavo di portarti in un posto domani”
“E le prove?”
“Domani non proviamo!” - si rattrista.
“Al pomeriggio sarei libera”
“Perfetto!” - torna sorridente come sempre, mi mette un braccio intorno al collo e ci dirigiamo verso la macchina per andare in studio “dagli altri”.
“Che tipo di musica ti piace?” - mi chiede senza distogliere lo sguardo dalla strada.
“Non ho un genere preferito, ascolto tutto!” - gli sorrido, lui si gira per un secondo e ricambia.
“Hai un bel sorriso, lo sai?” - arrossisco e guardo fuori dal finestrino e mentre c'è il semaforo rosso vedo con la coda dell'occhio che mi sta fissando. Ti prego, distogli subito i tuoi splendidi occhi da me o non risponderò più delle mie azioni.
“Grazie” - cerco di dire, balbettando senza guardarlo negli occhi e arrossisco ancora di più.
“Siamo arrivati!” - Oh, grazie al cielo!
Entriamo in studio, dove c'è già un bassista che sta provando, il batterista che armeggia con la batteria e Pedro che gioca col cellulare sdraiato sul divanetto.
“Oh, guarda chi c'è!” - esclama il ragazzo che poco prima era seduto allo sgabello dietro la batteria. Pedro si gira e si alza di colpo.
“Dov'eravate finiti? Stai bene?” - mi chiede toccandomi come se mi fossi rotta qualcosa.
“Marco siamo stati via quaranta minuti!”
“Marco?” - esclama il ragazzo con in mano il basso.
“Si, scusami non ho ancora avuto occasione di parlarti riguardo al mio nome. Tutti mi chiamano Pedro, ma se a te non piace puoi continuare a chiamarmi Marco”
“Pedro non è male” - mentre finisco la frase, il bassista prende sotto braccio Pedro.
“Allora non ci presenti questa bella ragazza?”
“Si, scusatemi. Allora lui è Ivan, il bassista e lui è Danilo, il batterista” - gli do a tutti la mano e mi presento.
“Allora io direi di iniziare, che dite?” - domanda Ka scocciato di tutte queste presentazioni.
Iniziano con una canzone, mi dicono che è una canzone vecchia. Adrenalina.
Cerco un alternativa che dia una scossa alla mia normalità
l'abitudine mi soffoca non ce la faccio più.
Mai nessuno capirà, questa è un'emergenza
ho bisogno di una scarica 9000 volt.
E va, la mia testa se ne va.
Io non riesco a capire quello che mi succede
sento il cuore che batte,
soffro di dipendenza da una strana sostanza
io non posso star senza
la mia dose di adrenalina.
Si, questa l'ho già sentita. Mentre lì guardo incuriosita penso che sono fortunata ad avere un fratello così. La canzone è energica e al secondo ritornello inizio a canticchiarla anche io. Sono bravi! E io che ho sempre preso in giro Chiara per come cantavano senza averli mai ascoltati veramente.
Le prove durano fino al tardo pomeriggio, hanno fatto una pausa per l'ora di pranzo e poi hanno ripreso a lavorare duramente.
“Che dite, stasera possiamo organizzare una cena a casa vostra in onore di tua sorella!” - prende la parola Ivan
“Si, penso sia un'ottima idea” - continua Dani
“A te va una pizza?” - Pedro si rivolge a me
“Si dai, ho voglia di conoscere questi pazzi”
E così tutti insieme ci dirigiamo verso casa mia. Cioè casa nostra, mia, di Pedro e di Ka.
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