Buongiornoooo
Grazie per le visite in questa FF, e anche per le visite in quella nuova
Vi lascio il decimo capitolo
Capitolo 10
*Chiara
Arrivo a casa e scendo dal pullman, una fermata prima di quella di Alessia e Marco.
Mi metto a fare i compiti, ma la mia concentrazione e i miei pensieri sono altrove.
I miei problemi non sono aritmetici ma sentimantali, e mi piacerebbe tanto che ci fosse una formula da usare per risolverli. Ma finora nessun matematico o nessuno scienziato l'ha trovata e sono costretta a pensare al mio problema, dove al posto di ogni numero i miei occhi vedono il suo nome, il suo sorriso, i suoi occhi.
Passo due ore, senza risolvere nulla, senza combinare nulla. Mi sento tremendamente stupida, per tutto. Per il fatto di non riuscire a risolvere il problema di matematica, e per non sapere come affrontare quello con Marco.
Io me lo sento dentro che ne sono innamorata, ma lui non sente niente, e mentre il mio cuore è pieno di lui, il suo è vuoto di me.
Se solo il mio sentimento fosse ricambiato... No, chiedo troppo. Non mi degnerà mai di uno sguardo, preferirà quelle più grandi, sempre e comunque, litigheremo in eterno, e io passerò i miei pomeriggi a rodermi dentro, a piangere e soffocare le lacrime sul cuscino per non farmi sentire, a pensare a lui, che magari è fuori con un'altra. A cercare di cancellarlo da dentro dove è indelebile, e nessun solvente lo può togliere perchè farebbe troppi danni.
Il suono del campanello mi riporta alla realtà. Sono quasi le 5 del pomeriggio. Chi potrà essere a quest'ora? Alessia sarà ancora al suo misterioso appuntamento. Beh, forse no. Dev'essere senz'altro lei.
Apro la porta, rimanendo senza parole.
Marco. Marco, che diavolo ci fa qui, di fronte alla porta di casa mia?
Io: Ciao.
Pe: Ciao. - Segue un lungo silenzio.
Pe: Ero venuto per scusarmi con te. -Lo guardo, chiedendomi che problema possa esserci. - L'altro giorno ti ho baciata solo per estorcerti qualche parola. Mi sembra doveroso chiederti scusa, insomma, anche se non provi niente per me, è giusto che mi scusi.
Io: Non ce n'era bisogno. Avevo già capito.
Pe: Che dici, iniziamo ad avere un rapporto da persone civili dopo questa storia?O preferisci che continuiamo ad insultarci?
Io: Beh, non sarebbe una brutta idea. -Mi sorride. E io mi sciolgo come la neve in un forno a 300 gradi.
Pe: Devo andare, ciao.
Io: Ciao. Salutami la Alessia e dille che mi dica.
Pe: Cosa?
Io: Lei sa cosa.
Pe: Va bene, ciao.
Io: Ciao.
E se ne va. 'No, non lo fare, non te ne andare. Tu non sai quanto io abbia bisogno di te, non lo sai', mille pensieri si rincorrono nella mia testa. Però abbiamo deciso che la semetteremo di insultarci, è già un grande passo. Forse prima o poi...
Un nuovo messaggio. Alessia.
<<CiaoL'anonimo è Ka.Mi ha detto tutto.E' stato dolcissimo, mi ha perfino cantato una canzone<3<3.Che bello, sono al settimo cielo.Quasi non mi sembra vero che ricambi.Domani comunque ti racconto.>>
Sembra quasi che tutti abbiano trovato l'anima gemella: Ivan e Serena, Ka e Alessia, Dani e Kelly... E io l'unica che ancora fantastica su un ragazzo impossibile che non la degna di uno sguardo. Forse dovrei lasciarmi andare di più, dimenticarmi di Marco. Insomma, di ragazzi a cui piaccio ce ne sono. Addirittura un mio amico ha mandato una sua amica a chiedermi se mi piace. Però poteva almeno venirmelo a chiedere di persona...
Mi sto deprimendo. E quando mi sto deprimendo a questi livelli, nulla è meglio di qualche energica canzone di Liga sparata a tutto volume nelle orecchie.
Ahahah, forse io e Pedro inizieremo ad avere un rapprto 'da persone civili', scusate la frase pessima,non so da dove sia uscita
Dolce Carminello, vero Ale?
Buongiorno
Come state???
Io bene, anche se sia qui, un pò arrabbiata per via del mio migliore amico col quale ho litigato oggi...
Non vi volgio annioare... Eccovi il capitolo
Capitolo 11
Oggi a scuola è stata una noia mortale. Non riuscivo a stare concentrata neanche un filo, e Alessia mi faceva compagnia. Lei ha parlato per tutta la mattina del suo ragazzo, Ka. Infatti i due non hanno proprio perso tempo e già da ieri stanno insieme.
Sono davvero contenta per lei. Marco sembra si comporti da amico, ma questo suo improvviso cambiamento nei miei confronti insospettisce non solo me, ma anche sua sorella e Serena. Stamattina mi sono seduta accanto a lui, e abbiamo ascoltato, senza insultarci, Liga. Sceglievamo la canzone a turno. Non che ce ne importasse tanto visto che entrambi adoriamo Ligabue.
Adesso sto facendo i compiti, domani è sabato e Serena uscirà con Ivan. Io intanto mi sbrigo perchè tra un'ora devo andare a casa di Alessia. Pomeriggio libero, per cui giochiamo e spettegoliamo.
Mi avvio verso casa sua, stavolta in bicicletta. Suono il campanello e, quasi a farlo apposta, apre Marco. Oggi ce l'ha la maglietta e mi invita a giocare alla play con lui. Accetto volentieri e Alessia fa da spettatrice seduta tra di noi. Finita la partita Marco ci lascia i joystick e sparisce. Io e Alessia possiamo finalmente parlare in pace, ho delle cose importanti da dirle.
Giochiamo a The Sims, come al solito.
Io: Ale, ti devo parlare di una cosa importante.
Al: Dimmi pure.
Io: Ho tuo fratello perennemente in testa. Non ti ho detto tutto quello che è successo. Quando è venuto a portarmi la sciarpa mi ha detto che il bacio era tutta una messa in secena per vincere la scommessa. Per quello io non gli ho più parlato, perchè ci sono rimasta malissimo. E poi ieri è venuto da me, chiedendomi se possiamo avere un rapporto civile, senza più litigare. Io Ale, non so quello che provo per tuo fratello, so solo che non mi è indifferente, non più.
Al: Adesso si spiega tutto... ma comunque nono ne sei innamorata spero, lo sai com'è fatto, no?
Io: Si, lo so. -Non ho voglia di aprire questo argomento, glielo faccio capire. Chiudiamo il discorso.
Riprendiamo a giocare, e verso le 6 Marco scende. Sono qui da tre ore.
Pe:Buonasera, donzelle! -Prende posto nel divano esattamente accanto a me.
Continuo a giocare disinvolta, facendo finta che Marco non ci sia. Alessia fa lo stesso.
Nonostante tutto però la tachicardia si fa risentire insieme alle farfalle nella pancia.
Alle sei e mezza è già buio. Saluto Alessia e Marco e esco per tornare a casa. Proprio mentre sto per salire sulla bici esce Marco, prende la sua bici e mi informa che mi riaccompagna a casa, perchè è buio e Alessia, che deve preparare la cena per i suoi genitori, non mi può accompagnare.
Pe: Scommettiamo che sono più veloce di te?
Io: Uff, certo che però noi due sempre a scommettere eh? Accetto, ovvio.
Iniziamo a correre per le vie, non molto trafficate. Sono in testa. Manca poco ormai, giro alla curva... Cado. Come un salame, nel modo più assurdo possibile. Marco frena di colpo, e mentre io mi mordo il labbro per non piangere dal dolore e farmi la figura della bambina, viene a soccorrermi. Mi aiuta a liberare la gamba dalla bicicletta e mi aiuta a rialzarmi, facendomi sedere sul muretto del mio vicino di casa. Raccoglie le bici e le porta dentro al mio giardino, per poi tornare da me.
Pe: Passa?-Scuoto la testa. -Non riesci ad alzarti?
Io: No Marco. Mi fa malissimo la gamba. Non riesco proprio...
Pe: Va bene, aggrappati che ti do una mano.
Mi appoggio sulla sua spalla e insieme raggiungiamo casa. Casa mia è deserta, visto che io sono figlia unica e i miei sono al lavoro. Apro la porta di casa e Marco mi porta fino al divano, dove mi accascio esausta.
Pe: Fammi vedere la gamba, se serve chiamiamo e andiamo al pronto soccorso. -Il mio primo pensiero va alla ceretta, che fortunatamente ho fatto pochi giorni fa. Mi siedo composta e cerco di tirare su i jeans, rigorosamente skinny.
Io: Marco, mi puoi aiutare ad andare in camera? Mi metto un paio di pantaloni della tuta, sono più comodi.
Pe: Andiamo. - Mi accompagna fino alla camera e poi mi lascia sola a vestirmi. Quando lo chiamo riapre la porta e ritorniamo in salotto.
Pe: Dai, fa vedere la gamba adesso.
Io: Devo proprio?
Pe: Sì. Non fare i capricci per favore. -Obbediente gli faccio vedere la gamba. Ho un livido enorme, me n'ero già accorta. Non appena Marco lo sfiora salto sul posto dal dolore. -Fa tanto male?
Io: No, fa il solletico guarda. Ma insomma, lo vedi il livido o sei cieco?-Dico, ricoprendo immediatamente la gamba.
Pe: Scusa scusa... Vuoi fare un salto in pronto soccorso? Mi sembra tanto un'ematoma...
Io: Sì, vabbè Marco, non giocare a fare il dottore adesso. Va tutto bene, tra qualche giorno sarà passato. -Faccio come per rialzarmi, ma la gamba ferita cede, e cado addosso a Marco che, con ottimi riflessi, mi prende al volo. Mi aiuta a rialzarmi, siamo faccia a faccia. Ci guardiamo, e mi sembra che il tempo si fermi. Mi perdo nei suoi occhi, nel suo sguardo intenso e magnetico. Inizio a balbettare, sotto l'effetto del suo sguardo. Mi sorride e mi ravvia una ciocca di capelli cadutami sul viso.
Pe: Sciocchina... E dire che ormai avevi vinto... -Sussurra. E mi bacia. Non posso sottrarmi perchè cadrei come un salame, ma anche perchè sento che questo è un bacio vero, che ha voluto darmi veramente e non solo per gioco.
Ci sediamo sul divano. Poso la testa sulle gambe di Marco. Mi accarezza dolcemente i capelli. Si china su di me e mi bacia ancora. Le nostre labbra sono già dipendenti le une dalle altre, e cerchiamo di non parlare per non rovinare questo momento. Per ora ci basta solo qualche sguardo e un bacio per capire cosa proviamo davvero. Noi ci capiamo anche solo attraverso lo sguardo, ci leggiamo dentro fino agli angoli più remoti e oscuri.
Io: Di un pò adesso... E questo bacio era per alleviare il dolore alla gamba, per distrarmi?
Pe: No. Era perchè me l'ha ordinato il cuore, e al cuore non posso disobbedire. -Le sue parole mi lasciano senza fiato, esattamente come il suo sguardo.
Mi rialzo e poso la testa sulla sua spalla, mentre lui mi cinge con un braccio.
Nella serratura una chiave gira...
Buongiornooooo
Come state???
Vi lascio, dopo la mia assenza, il nuovo capitolo.
Grazie a che segue e commenta, e anche a chi semplicemente mette un like.
Capitolo 12
Nella serratura un chiave gira... Mia mamma appare sorridente alla porta.
Ma: Ciao Chiara, e... ciao Marco.
Pe: Buonasera... Prima ho riaccompagnato a casa Chiara, ma è caduta e si è fatta male. Ha un livido sulla gamba. Dice che passerà ma io la farei visitare.
Ma: Chiara ti fa male? Vuoi che ti porto in pronto soccorso? Anzi, fammi vedere il livido, va.
Viene da me e io le mostro il livido.
Ma: No no, andiamo in pronto soccorso...
Pe: Visto che avevo ragione io?- Lo incenerisco con lo sguardo.
Ma: Dai che andiamo...
Pe: Io vado a casa allora, Alessia mi darà per disperso...
Io: No, per favore. Vieni con noi. Tu sai come sono andate le cose... Per favore... -Esibisco i miei occhi da cucciola ai quali nessuno resiste.
Pe: Va bene, però devo avvisare Alessia.
Io: Le invio un messaggio, non ti preoccupare.
Ci avviamo verso l'ospedale. Sono già le 19. Mentre mia mamma girovaga per il parcheggio...
Pe: Senta, se vuole intanto io accompagno Chiara in pronto soccorso e lei cerca parcheggio.
Ma: Va bene Marco. Vi raggiungo non appena trovo un posto.
Pe: Andiamo Chiara...
La gamba mi fa male e non mi regge, così Marco mi offre ancora il suo aiuto. La cosa mi fa piacere, perchè in un certo senso tutto ciò che ha fatto oggi dimostra che a me ci tiene.
Raggiungiamo l'entrata e ci sediamo in sala d'aspetto. Marco trova un posto dove sedersi e ci accomodiamo. Lascio scoperto il livido e ogni tanto massaggio la gamba, che fa parecchio male.
Pe: Dì un pò, doveva passare tutto in pochi giorni?
Io: Non volevo farti preoccupare inutilmente Marco, penso che sia comprensibile.
Pe: Beh, inutilmente non si addice proprio come aggettivo...
Io: Ma dai, cosa vuoi che sia, una gran botta!
Pe: O un osso rotto...
Io: Adesso non esagerare...
Pe: Non sto esagerando. E' la verità.
Prende le mie mani fredde tra le sue, quasi a scaldarle; mi basta solo il suo sorriso a scaldarmi il cuore.
Poco dopo un dottore si affaccia alla porta e mi chiama. Mia mamma entra in quel preciso istante. Sempre con l'aiuto di Marco raggiungiamo la stanza dove il dottore inizia la visita.
Dott: Piacere, lei è la madre? E lei, bel giovanotto, è il fidanzato di questa bella ragazza?
Arrossisco, nella mia testa rimbomba un 'magari... '. Arrosisce anche lui.
Pe: No... La stavo riaccompagnando a casa quando si è fatta male.
Dott: Vediamo un pò...
Esamina attentamente la gamba e dice che può essere una frattura. Mi manda direttamente a fare i raggi x. Anche i raggi non lasciano dubbi. Una frattura composta, non grave.
Mi mettono il gesso e, tardissimo, intorno alle 21, mi lasciano andare a casa. Saliamo in macchina, Marco avvisa che di lì a poco sarebbe stato a casa.
Pe: Sai, adesso mi sento in colpa. Se ti sei fatta male e dovrai portare il gesso per due settimane è solo colpa mia.
Io: No, è stata colpa mia che ho corso come una scalmanata. Se fossi stata un pò più prudente non sarei caduta. Mamma sono esausta.
Ma: Beh, sai, ti credo.
Senza accorgermene mi addormento sulla spalla di Marco. Mi risveglia dolcemente accarezzandomi i capelli, mentre mia mamma parcheggia in garage la macchina.
Pe: Dormigliona, svegliati. -Mi dice, con un tono di voce che non avevi mai sentito da lui, così dolce da farmi innamorare ancora di più.
Ma: Vuoi fermarti a mangiare? Ordiniamo una pizza, se ti va.
Pe: Va bene, se non disturbo.
Ma: Ma no figurati. In fin dei conti sei stato tu che hai aiutato Chiara quando si è fatta male.
Scende dalla macchina e io lentamente mi avvicino all'uscita. Mi porge la stampella e con molta fatica mi alzo e inizio a camminare. In cucina mio papà aspettava il nostro arrivo.
Non ha mangiato niente, forse per l'ansia, o più semplicemente per aspettarci.
Pa: Il gesso? Quanto lo dovrai tenere?- Mi chiede, mentre faticosamente mi siedo a tavola.
Io: Due settimane, pà.
Pa: Ah, c'è anche Marco. Ciao.
Pe: Buonasera.
Ma: Marco era con lei quando è caduta. L'ha aiutata finchè non sono arrivata io. Poi è venuto con noi.
Pa: Sei un bravo ragazzo Marco. Grazie mille. Siediti, che ordiniamo la pizza.
Chiamiamo la pizzeria più vicina e poco dopo alla porta suona già il fattorino. Sono seduta di fianco a Marco, di fronte ai miei genitori. Alle 9 e mezza Marco saluta e lo accompagno, reggendomi sulle stampelle, all'uscita.
Io: Grazie di tutto Marco, scusami del disagio... -Abbasso lo sguardo per l'imbarazzo.
Pe: No, ma quale disagio... -Mi prende il mento con una mano e alza il viso, in modo tale che i nostri sguardi si intersechino. -Buonanotte, riposati. -E mi lascia stampato un bacio sulle labbra. Lo guardo sparire in bicicletta, illuminato dalla poca luce che riflette la luna.
Rientro in casa, chiudendo la porta.
Io: Vado a letto, notte.
Ma/Pa: Notte.
Mi infilo il pigiama e prima di addormentarmi, ripenso a Marco e al suo bacio della buonanotte.
Capitolo 13
Oggi è sabato. Da ieri ho il gesso e ho dormito poco. Alessia passa a casa mia con Marco per darmi una mano a raggiungere la fermata. Prendo il pullman solo stamattina, fino a quando non sarò guarita mi porteranno in auto.
Suonano al campanello. Alessia, Serena e Marco. Le mie migliori amiche corrono a salutarmi, mentre Marco aspetta. Finiti i saluti, le mie migliori amiche si dividono il mio materiale, mentre io scendo le scsle con le stampelle, molto cautamente. Mi guarda con quei suoi occhi, è talmente bello da farmi togliere il respiro.
Io: Ciao Marco.
Pe: Ciao Chiara. -Mi avvicino a lui, e reggendomi su una sola stampella lo abbraccio. Il calore delle sue braccia mi fa sentire a casa. Mi bacia in fronte, mentre mi stringe di più a sè.
Al: Hey, voi due! Andiamo?
Mi cade la stampella, e Serena me la porge mentre Alessia mi fa l'occhiolino.
Credo che entrambe abbiano già capito qualcosa, o almeno lo sospettino. Mi incammino con Serena, mentre Alessia sta dietro con Marco. Li sento bisbigliare tra loro. Mah, cose tra fratello e sorella.
Se: Ma allora state insieme?
Io: Chi?
Se: Tu e Marco... allora?- Mi sento la faccia andare a fuoco, probabilmente sono viola come una melanzana.
Io: Beh, no... Però ieri mi ha baciata.
Se: Ti ha baciata di nuovo?
Io: Si, ma stavolta ha detto che l'ha fatto 'perchè gliel'ha ordinato il cuore, e al cuore non può disobbedire. '
Se: Nooooo, davvero? Che romanticoooo...
Io: Beh, vedrai che anche Moro stasera si aprirà con te...
Se: Eh, sì, come no... Usciamo da amici, non come coppia. -Sbuffa. E' proprio cotta.- Uff... Io non avrei mai il coraggio di dirgli cosa provo per lui...
Io: Dai Sere, non buttarti giù. L'amicizia può sempre diventare qualcosa di più, se lo si vuole.
Se: Sì, ma devono volerlo entrambi, sennò non ha senso.
Io: E chi ti dice che magari non lo vuole anche Ivo? Magari è da una vita che aspetta e stasera ha deciso di dirtelo...
Se: O magari no.
Io: Maddai! Ivo è un ragazzo dolce e sensibile, magari un pò timido, ma vi conoscete da tanto e avete tante cose in comune. Perchè no?
Se: Forse hai ragione tu.
Io: Dai, vedrai che andrà tutto bene. FIdati di me.
Riesco a farle tornare il sorriso, finalmente. So che è tesa per il suo appuntamento con Ivo. La posso capire.
Arriviamo alla fermata del pullman e mi aiutano a salire. Devo dire che con una stampella non è il massimo.
Arriviamo a scuola e Marco mi aiuta a scendere a modo suo. Prendendomi in braccio.
Mi rimette a terra e mi porge la mia stampella. Alessia e Serena si sono già incamminate a scuola. Manca un quarto d'ora alla campanella. Marco mi fa un cenno di seguirlo. Visto che le mie amcihe sono già entrate, lo seguo. Ci avviciniamo al'entrata della scuola. Sono tremendamente lenta nei movimenti, mi sento un'imbranata. Marco si ferma sull'asfalto, mentre io salgo sul marciapiede. Mi ferma per un braccio; e io convinta che entrassimo subito!
Mi guarda sorridendo, con quel suo sorriso a trentadue denti bianchissimi e perfetti. Ridono anche i suoi occhi color caffè, il suo naso, tutto. Tutto è in armonia, in sintonia, in perfetto equilibrio. Un dio greco, ecco cos'è.
E non perde tempo il dio greco, devo dire, subito mi bacia.
Pe: Chiara, io mi sono innamorato di te. E so che lo sei anche tu. Lo sento quando mi guardi, quando ti bacio, quando ti sfioro. Mi basta un niente per capire che tu sei il mio tutto. Io ti amo. Non vorrei essere troppo precipitoso, ma mi piacerebbe che tu diventassi la mia ragazza.
Tutte queste parole, tutte per me. Devo aver davvero scatenato un tornado sul suo cuore perchè mi ha lasciata senza fiato.
Io: Mi sembra tutto un sogno, un sogno stupendo. Sto vivendo una specie di favola. Ti amo anche io.
Pe: E' un sì?
Io: Si, certo che lo è!
Non mi lascia quasi il tempo di finire la frase che già mi prende tra le sue braccia, mentre la stampella cade. Mi bacia, stavolta con passione. Resterei in eterno tra le sue braccia, ma ormai manca poco alla campanella. Mi fa sedere sul muretto e raccoglie la mia stampella. Dopodichè mi bacia e mi saluta, mentre raggiungiamo le nostre classi.
Eccomi qui con un nuovo capitolo
Prima però volevo ringraziare tutte le persone che leggono questa FF e che hanno la pazienza di aspettare i nuovi capitoli.
Grazie davvero.
Capitolo 14
*Serena
Sono agitatissima. Oggi a scuola non ci ho quasi mai parlato, se non per salutarlo e per qualche informazione su quello che abbiamo fatto a scuola.
Sono le 18.30, tra mezz'ora sarà qui con la sua Mini, per portarmi in pizzeria. Io sono indecisissima su cosa mettermi. Ho due cose completamente diverse sul letto: un vestito che lascia le spalle scoperte lilla, con una cintura uìin vita nera e le scapre dello stesso colore della cintura. Oppure, completamente diverso, un paio di jeans chiari, una maglietta dell'Hard Rock, un paio di Converse beige e una giacca vagamente elegante.
Uff... Che cosa mi metto?
Il campanello suona, cavolo è in anticipo! Mia mamma lo apre e si presentano rapidamente. Sento i suoi passi sulle scale, mia mamma gli ha detto che sono in camera. Ho addosso solo l'ascigamano e sotto un completo intimo... Cavolo, che faccio? Ormai la porta si sta già aprendo...
Iv: Ciao Se...Ops, scusami...
Io: Eh... Fa niente. Mi stavo preparando... -Siamo entrambi paonazzi, imbarazzati fino alla punta dei capelli.
Iv: Forse è megli se ti aspetto fuori...
Io: No! Già che sei qui... Cosa mi metto stasera?- E gli indico i due completi.
Iv: Quello. -Indica il vestito lilla. -Però mettiti un paio di scarpe basse: non voglio che tu sembri più alta di me. Ahahah...
Ridiamo insieme e poi esce per lasciare che mi vesta. Infilo il vestito e ci metto le ballerine nere. Erano megli le scarpe alte, ma va bene lo stesso. Esco dalla camera, Ivan mi aspetta poggiato sulla ringhiera della scala, il cellulare in mano. Mi chiudo la porta alle spalle e lui mi guarda. I capelli mi ricadono sulle spalle, ancora umidi.
Iv: Quanto sei bella... -Arrosisco di piacere.
Io: Ehm... Vado in bagno a sistemarmi...
Iv: Fai in fretta, però. Voi ragazze siete sempre lente...
Mi chiudo in bagno e mi destreggio con phon e piastra. Alla fine sono riuscita a farli venire leggermente mossi, proprio come piacciono a me. Mi metto un filo di trucco e sono pronta.
Esco dal bagno e Ivan mi sorride.
Iv: Sei stata veloce. Andiamo?
Io: Si, andiamo.
Mi infilo la giacca perchè l'aria è fredda e ci dirigiamo alla pizzeria.
In macchina cantiamo le canzoni che ci piacciono di più, e ridiamo insieme. Come due bambini.
Iv: Te l'ho già detto che sei stupenda stasera? Di certo non lascerò che gli altri ragazzi ti ronzino intorno stasera...
Mi stupisce questo suo commento. Inizio a pensare che forse Chiara aveva davvero ragione.
Forse anche lui pensa che possa essere più di un'amicizia.
Sarebbe bellissimo. Meglio che non mi illuda più di tanto. Magari sto costruendo castelli in aria.
Scendiamo dalla macchina, arrivati in pizzeria. Mangiamo tranquillamente, come 2 vecchi buoni amici, chiaccherando e divertendoci. A noi due basta poco per divertirci. Ci bastiamo noi.
Finito di mangiare paghiamo e ci avviamo alla macchina.
Iv: Io non ho ancora iniziato il processo di digestione, non mi va di andare a ballare adesso. Che dici, facciamo una passeggiata?
Io: Ve bene. Ok, andiamo.
Ci incamminiamo per la strada, silenziosi.
Passano 5 minuti. Siamo entrambi parecchio in imbarazzo. Mi guardo intorno: non credo di sapere dove siamo finiti, spero lui se lo ricordi.
Io sono immersa nei miei pensieri sulla strada, Ivan mi prende per mano. Quasi come farebbero due bambini all'asilo, camminiamo mano nella mano. Raggiungiamo un parchetto. Ora ho capito: ha progettato la serata nei minimi dettagli: la pizza, la camminata, il parco. Sono felicissima, infatti sorrido. Ma c'è poca luce e dubito che Ivan mi resca a vedere in faccia. Ci sediamo su un'altalena, l'uno di fianco all'altro. Mi dondolo leggermente. Ivan si alza dalla sua altalena e mi raggiunge. Si china verso di me e, prendendo il mio visto tra le sue mani, mi bacia.
Mi alzo e lui mi stringe più a sè, facendo aderire di più i nostri corpi. Il nostro bacio si prolunga, facendosi sempre più passionale. Ci stacchiamo e Ivan prende coraggio e mi dice tutto.
Iv: Serena, ormai ci conosciamo da 5 anni. Tu non lo sapevi, ma tu mi piaci da un sacco di tempo. Da tre anni, per la precisione. Tu stavi con Ste, e io ci stavo malissimo, per quello ho un pò tagliato i ponti in quei periodi. Ma quest'anno mi sono reso conto che sono davvero innamorato di te, che non sopporterei di vederti tra le braccia di qualcun'altro, di vederti donare il tuo cuore a un'altro. Ti chiedo solo una cosa Serena, ti prego sii sincera. Se non provi nulla dimmelo, in qualche modo mi adatterò e conviverò con la cosa, ma ti prego, non prendermi in giro...
Io inizio a dubitare di essere sveglia, forse sto sognando, forse sono in un'universo parallelo, dove tutti i tuoi desideri si avverano...
No, questa è la realta, il pizzicotto che mi sono fatta sul braccio lo conferma.
Io: Ivan. Non sai da quanto io aspetti questa tua affermazione. Sono anch'io innamorata di te. Il mio cuore è tuo, non potrai mai vedermi donarlo a qualcun'altro.
Iv: Dici sul serio? Mi ami davvero?
Io: Sì Ivan. Io sento di amarti, e credimi che non ho mai amato nessuno a tal punto. Mi completi e mi bilanci. Sei quella componente indispensabile per la mia vita.
In punta di piedi e posando le mani sul suo petto, avvicino le mie labbra alle sue. Ci baciamo ancora e ancora, stretti l'uno all'altra.
Mi sembra incredibile che sia successo.
Buondì
Allora, sono qui con un nuovo capitolo.
Per l'altra FF, non so quando la fatina dell'ispirazione mi porterà il nuovo capitolo. Spero presto!
Intanto, vi lascio il capitolo 15 di 'Meno male che ci sei tu♥'.
Grazie ancora per le oltre 600 visite **
Capitolo 15
*Alessia
Io e Ka stiamo passeggiando per la città, abbracciati. Forse più perchè fa freddo che perchè lo vogliamo davvero. Abbiamo appena avuoto un piccolo battibecco.
Stavamo passeggiando mano nella mano, quando una ragazza bionda, alta e bella ci è sfrecciata davanti camminando sui suoi tacchi a spillo sotto ai quali potresti costruirci una casa da quanto alti sono. Ka la conosce, è una sua vecchia amica delle medie. E fin qui tutto bene, chiaccheratina su come va la vita, piccola presentazione di Alessia (con tanto di occhiata da 'Lei? Ma è così piccola!' da parte della ragazza) e resoconto degli ultimi anni. Il tutto senza degnarmi quasi mai di uno sguardo.
Quando la ragazza se n'è andata, il suo sguardo è rimasto un pò troppo a lungo per i miei gusti sul sedere della tipa. Solo una delle mie micidiali gomitate l'ha riportato sulla Terra.
Questo il suo commento: 'Scusami amore, ma era da tanto che non la vedevo...'. 'Sì, è da tanto che non ammiravi il suo sedere.' Avrei voluto rispondergli. Forse avrei dovuto farlo davvero.
Mi sono limitata a incenerirlo con lo sguardo e a ripartire con la camminata. Ma non ci siamo più parlati.
E la cosa mi deprime. Perchè tace e non mi chiede scusa per non avermi neanche c°°°ta? Perchè questo silenzio assordante continua e non lo interrompe? Perchè...
Ka: Scusami. Per prima. Non volevo che pensassi male, davvero. Scusami, è più forte di me. Sono ancora abituato a quando ero single, ma adesso ci sei tu e ci sei solo tu nei miei pensieri. Sei tu l'unica che potrei guardare per ore senza stancarmi. Scusa.
Dice, per poi baciarmi.
Io: Scuse accettate. Ma se succede un'altra volta mi arrabbio davvero.
Ka: Non succederà. Fidati.
*Chiara
Sono a casa da sola. Ivan e Sere sono fuori insieme, Ale e Ka pure... Marco è al campetto a giocare a calcio con dei suoi compagni di classe. Mi chiedo che glielo faccia fare, alle 8 e mezza di sera, di andare a giocare in un campetto umido e terroso. L'erba non la si vede quasi, consumata dalle scarpe che quotidianamente la calpestano. Cavolo, stasera fa anche freddo... Che poi si venga a lamentare che ha il raffreddore.
Comunque sono a casa, distesa sul letto a pancia in giù. Sto guardando un film sul portatile, uno dei film che mi piace di più: Chocolat. Quella dolcissima e zuccherosa commedia romantica con Johnny Depp. Davvero adorabile. E' da un'ora e mezza che sono qui. Tra poco il film finisce.
Ma se devo essere sincera mi fanno male gli occhi. Meglio spegnere, tolgo il dvd e spengo il portatile. Apro il cassetto del comodino e metto l'iPod a palla nelle orecchie. Mi scateno al ritmo dei Red Hot Chili Peppers e dei Nickelback, concentrazioni di energia pura.
Mi addormento, inconsciamente, forse sono davvero troppo stanca. Mi risveglia qualcuno che bussa insistentemente alla porta della camera. Mi alzo di scatto, e dopo qualche secondo di rimbambimento realizzo dove sono. Mi alzo e sistemando i capelli scompigliati raggiungo la porta.
Pe: Ciao amore!
Io: Ciao cucciolo! -Dico prima che mi baci. -Io sono arrabbiata con te.
Pe: Perchè?
Io: Perchè invece di passare del tempo con me il sabato sera, lo passi con i tuoi amici a giocare a calcio in quello schifo di campetto.
Pe: Scusami cucciola. -Altro bacio. -Ma era da tanto che rimandavamo e io ne avevo bisogno. E poi tu hai il gesso e non mi pereva il caso di farti venire. Che film guardavi?
Mi chiede, indicandomi la custodia capovolta.
Io: Chocolat...
Pe: Insomma, vedo che sei in vena di romanticismo.
Io: No... Avevo voglia di qualcosa di dolce, ma tu non c'eri.
Pe: Scricciola...- Mi bacia. -Che facciamo adesso?
Io: Boh, ormai niente. Stavo per andare a dormire, sono le 10 e mezza e io ho sonno.
Pe: Pigrona...
Io: Parla lui. -Mi prende per i fianchi e senza farmi protestare mi bacia.
Pe: Magniamo qualcosa?
Io: Uff, sempre fame tu!
Pe: Ho giocato a calcio!
Io: Si, va bene, mangione. Andiamo giù dai.
Andiamo giù in cucina e mangiamo patatine, mentre i miei guardano presi un telefilm.
Io: Mà, Pà... Pedro si può fermare a dormire?
Mi rispondono di sì in fretta, quasi non vedessero l'ora che sloggiassi. Comunque è un sì.
Torniamo in camera e mi butto dritta sul letto. Marco si avvicina e si posa su di me. Siamo uno sopra l'altro, i nostri occhi vicinissimi. Mi bacia, stavolta con passione, quella sua passione travolgente. Le sue labbra si spostano sul mio collo. So già a cosa mira...
Io: Marco... Per favore...
Pe: Va bene. Scusami. -Dice, mettendosi a sedere su una sponda del letto.
Mi alzo e vado in bagno a infilare il pigiama. Torno e mi infilo sotto alle coperte, insieme a Marco. Ci addormentiamo abbracciati stretti stretti, io dopo il suo bacio della buonanotte con la testa contro il suo petto.
Eccomi
Nuovo capitolo per voi
Fatemi sapere, io non sono molto convinta D:
Capitolo 16
Weekend da favola, tutto per il meglio.
Oggi si torna a scuola, purtroppo.
Sabato sera Marco ha dormito da me. Mentre ci stavamo baciando si è lasciato un pò prendere, devo ammettere che ero presa anche io, ma non mi sento ancora pronta.
Non voglio concedermi a lui subito, in fin dei conti ho solo 15 anni e non sono ancora così matura.
In parole povere, per la mia prima volta voglio aspettare.
Sembra aver capito, abbiamo dormito tutta la notte abbracciati. E' così tenero. Ieri mattina si è svegliato e si è alzato facendo il minimo rumore per non svegliarmi. Io però ero già sveglia da un pezzo, e invece di alzarmi sono rimasta al caldo tra le sue braccia.
Mi ha portato la colazione a letto, mi sta viziando troppo questo ragazzo.
Poi ci siamo rimessi sotto alle coperte e ci siamo rimessi abbracciati. Siamo rimasti fino a mezzogiorno, perchè poi Marco aveva fame e i miei avevano già preparato il pranzo. Il pomeriggio siamo andati in giro insieme, in giro per la città, anche se abbiamo passato metà del nostro pomeriggio al parchetto.
Questo weekend con lui è stato stupendo, ancora non mi sembra vero di avere accanto un ragazzo straordinario come Marco.
Oggi mia mamma mi porta a scuola in auto. Arrivo in anticipo, così mi porta già la cartella in classe al mio posto. Con la scusa che per reggermi in piedi ho bisogno delle stampelle non riesco a sollevare il peso della cartella.
Aspetto i miei amici di fronte alla mia classe. Dopo un pò li vedo scendere dal pullman. Alessia e Serena mi corrono ad abbracciare, per poi lasciare spazio a Marco che mi baci con passione sotto agli occhi delle mie migliori amiche.
La campanella suona, Marco mi bacia e Ka fa lo stesso con Alessia. Mi salutano tutti e Ivan e Serena si allontanano vero la loro classe mano nella mano, seguiti dai nostri ragazzi.
Io e Alessia ci scambiamo un'occhiata e ridendo entriamo in classe. Entrambe abbiamo tanto da dirci sul weekend.
La bidella entra in classe, in mano non ha circolari o avvisi. Sappiamo già qual'è la buona notizia. La prof oggi non c'è. Riceviamo la conferma e iniziamo ad esultare.
Dopo 5 minuti la bidella torna in classe per dirci di non fare casino. La minaccia è: vi mando un prof. Pur di non dover fare lezione ci sediamo e scambiamo i posti. Io e Ale, in terza fila, stiamo nel nostro angolino.
Al: Com'è andato il weekend con Marco?
Io: Stupendo, tutto sommato. Sabato sera però è andato a giocare al campetto con i suoi amici e mi ha lasciata a casa da sola...
Al: Con il freddo che faceva? Certo che è proprio matto!
Io: Sì, appunto... Io mi sono guardata chocolat...
Al: Awwww, Johnny Depp...
Io: Sì... Johnnyyyyyy. Che gran figo... Comunque è tornato a casa verso le 10 e aveva fame.
Al: Beh, sai che novità. Mio fratello ha sempre fame. Non mi sono mai alzata per controllare, ma sono sicura che quello si alza anche a mezzanotte per mangiare. Questo spiegherebbe anche le misteriose sparizioni dal frigo di ogni tanto...
Io:Ahahahah, ma dici sul serio? Oddio, ma quanto mangia! Comunque siamo scesi e sono riuscita a convincere i miei a farlo restare per la notte.
Al: No... Ma non avrete mica...
Io: Macchè! Lo sai come la penso... Non mi sento ancora pronta. Comunque è stato dolcissimo, abbiamo dormito abbracciati e al mattino mi ha pure portato la colazione a letto!
Al: Addirittura? Ma sei sicura che sia stato mio fratello e non la sua controfigura? No, perchè non sono molto sicura che mio fratello sia capace di tanto.
Io: Eh, Alessia, sarò io che gli faccio quest'effetto. -Dico, imitando Marco e scoppiando a ridere e lei con me.
Io: E Carminello? Che ha combinato sabato? Mi avevi accennato in un messaggio, ma poi avevi detto che mi avresti spiegato oggi.
Al: Ah, sì. Praticamente sstavamo camminando quando ha visto una. Si sono messi a parlare e non mi ha minimamente calcolata. Quando finalmente la tipa se n'è andata lui è rimasto per un bel pò a guardarle il sedere.
Io: Ma si può chi cavolo era sta benedetta tipa? E che cavolo voleva da Ka?
Al: Mah, Ka mi ha detto che ra una sua compagna delle medie e che non la vedeva da tanto. Che non la vedeva da tanto me ne sono accorta, cacchio, avresti dovuto vedere come sbavava!
Io: Ma scusami, tu non gli hai detto niente? Hai fatto finta di niente? Mamma mia, io l'avrei ucciso Marco se avesse fatto una roba del genere.
Al: Avrei voluto ucciderlo, invece ho fatto l'offesa e lui poi si è scusato. Mi ha detto che ha occhi solo per me e che potrebbe guardarmi per ore senza stancarsi mai.
Io: Ma che dolce!
Al: Infatti. Comunque non è che mio fratello sia da meno, mi pare!
Io: Ahah, no infatti non lo è.
Passiamo l'ora di supplenza a chiaccherare e a ridere. A ricreazione dobbiamo parlare con Serena.
Spero che vi sia piaciuto, anche se a me non piace molto
Anyway, Sere, ti dobbiamo parlare. Stay tuned http://forum.teamworld.it/forum1743/...he-ci-sei.html
Lascitemi tanti commenti
Ancora grazie grazie grazie per le 700 visite!!!
Buondì
Vi ho scritto un nuovo capitolo
Per 'Ogni tuo sorriso è un mio sorriso' dovrete aspettare un pò temo :/
Capitolo 17
La ricreazione arriva e io e Alessia usciamo in ritardo perchè la prof ci doveva dettare i compiti. Raggiungiamo il nostro gruppo e notiamo subito una persona in più. Ci scambiamo un'occhiata e li raggiungiamo. Serena ci corre incontro e ci saluta, e finalmente ci presenta la ragazza.
Se: Lei è Lourdes, è appena arrivata. Quest'anno è in classe con noi!
Io: Piacere mio, io sono Chiara e sono in seconda, metre lei è Alessia, è in classe con me.
Al: Piacere.
Lo: No, piacere mio. Tu devi essere la ragazza di... Marco; mentre tu sei la ragazza di Ka- Dice, indicando prima me e poi Alessia. I nostri ragazzi ci sorridono, e noi ricambiamo. Ci fa piacere questa cosa.
Durante la ricreazione la consciamo un pò meglio e al suono della campanella è giò entrata a far parte del nostro gruppetto. Prende il nostro stesso pullman e tra casa mia e quella di Alessia. La nostra chiaccherata con Serena è saltata, ma oggi pomeriggio ci troviamo tutti al parco per cui avremo parecchio tempo per parlare.
Domani ho la visita per il gesso, spero che sia andato tutto bene e che finalmente io possa tornare libera. Ho odiato profondamente questo periodo col gesso, è orribile sentirsi impediti nei movimenti.
La campanella ci annuncia che riprendono nuovamente le lezioni, di malavoglia ci raccogliamo nelle nostre classi. Adesso abbiamo scienze, la materia che io adoro e che Alessia proprio non sopporta. Oggi andiamo in laboratorio di biologia. Rientriamo in classe, Alessia infila il camice e poi mi aiuta. La prof entra e ci saluta. Mi chiede come va la gamba e poi ci avviamo al laboratorio, che è al piano sottoterra. Io e Alessia ci sediamo al nostro tavolo, dove siamo in gruppo con Laura e Giacomo.
Prof: Bene, ragazzi, oggi faremo dei vetrini a fresco con la cipolla e l'insalata che vi ho fatto portare.
Al: Uff, che palle. Io non li so fare i vetrini, mi vengono sempre pieni di bolle d'aria. -Mi ricorda sottovoce.
Io invece sono contenta, fare vetrini è una delle attività che mi piace di più.
Al: Li fai tu i vetrini, ti prego... Io scrivo.
Il gruppo accetta e ci mettiamo a sezionare la cipolla. Taglio un strisciolina sottile e poi ne prendo la pellicina che separa i vari strati. Metto un pò d'acqua sul vetrino e poi poso con la pinzetta la pellicina, aggiungo altra acqua e poi chiudo con l'altro vetrino. Laura e Giacomo fanno lo stesso e Alessia accende i quattro microscopi.
Io: Bene, il mio è pronto.
Gi: Anche il mio.
Alessia scrive le nostre osservazioni sulle cellule, mentre io mi metto all'opera e faccio due vetrini con l'insalata. Osserviamo anche quelli e Alessia completa la scheda di laboratorio.
La: Mancano 15 minuti alla campanella, e ci mancano ancora i vetrini col Blu di Metilene.
Mi metto all'opera e faccio due vetrini col Blu di Metilene, uno con la cipolla e uno col radicchio. Li osserviamo e finiamo giusto in tempo la scheda di laboratorio.
Mattiamo a posto il tavolo da lavoro e puliamo tutto, raccogliamo le nostre cose e ci riavviamo alla classe.
Fuori dal laboratorio i nostri ragazzi ci aspettano.
Pe: Ciao piccola dottoressa, come stai?
Io: Bene, amore.
Ka: Guardala la mia infermiera, me lo da un bel bacio?
Al: Volentieri, Ruggiero.
Alessia e Ka si baciano e io e Pedro facciamo lo stesso. Ho appoggiato le stampelle sul muro, e su un piede e con l'aiuto di Marco riesco a reggermi in piedi. La prof esce dal laboratorio.
Prof: Arrivederci ragazze, ciao Ka, ciao Pedro.
Io e Alessia ci stacchiamo dai nostri ragazzi, e paonazze la salutiamo. Ka e Pedro fanno lo stesso, ma non danno segno di imbarazzo. Insomma, con uno sgamo del genere sono così indifferenti? Si mettono a ridere, io e Alessia ci guardiamo, confuse.
Al: Ma che cavolo ridi?
Ka: Avresti dovuto vedere la tua faccia, tesoro!- Marco continua a ridere.
Io guardo Marco in cagnesco e lui non appena si accorge del mio sguardo assassino la smette di ridere.
Io: Si può sapere che ti passa per la testa?
Peai Chiara! Ma cosa vuoi che sia? Non è mica la fine del mondo se la prof ci ha visti!
Io: Ma che sei scemo? Ma ti rendi conto che... -Mi interrompe baciandomi, Ka riprende a ridere e Alessia gli molla una gomitata. Di risposta Ka fa come Marco, baciando Alessia.
Lo ammetto, faccio fatica ad arrabbiarmi con lui, mi basta un suo bacio e tutto passa. E credo che anche per Alessia sia così.
Io: Va bene Marco, adesso però io e Ale dobbiamo andare perchè sennò facciamo tardi alla lezione di Storia. Vero Ale?
Alessia non mi sente, è troppo concentrata sulle labbra di Ka. Li lascio fare, non mi va di interromperli.
Pe: Dai, ti accompagno scricciola.
Raccolgo le stampelle e mi metto in cammino. Marco cammina di fianco a me, vado davvero lentissima. Siamo vicini alle scale, Marco mi dice di tenermi pronta. Mi prende in braccio e mi porta su per le scale. Mi rimette a terra e scoppio a ridere.
Io: Se continui così ti verrà un'ernia! Per fortuna che forse oggi mi tolgono il gesso!
Mi bacia di nuovo.
Pe: Anche se ti tolgono il gesso potrei continuare lo stesso a portarti in braccio amore.
Io: Tu sei tutto matto.
Pe: Ah, sì?
Io: Sì. Per quello ti amo. -E lo bacio. Mi saluta e torna alla sua classe, mentre io rientro nella mia. Poco dopo Alessia mi raggiunge, ridendo.
Io: Cos'hai da ridere?
Al: Lo vedrai oggi, fuori da scuola. Scommetto che riderai per una settimana.
Mi lascia col dubbio per tutta l'ora, che quasi non penso all'ora di storia. Del resto di Giulio Cesare non ne importa molto anche ad Alessia, scribacchia sulla Smemo il nome di Ka per tutta l'ora. Fortuna che dove siamo la prof non la vede.
Usciamo da scuola, finalmente posso vedere cos'ha Ka...
Buongiorno
Eccomi qui con un nuovo capitolo tutto per voi.
Enjoy it
Capitolo 18
Usciamo da scuola, finalmente posso vedere cos'ha Ka.
Non lo vedo, ma riesco ad individuare Marco tra la folla. Lo raggiungo, vicino a lui c'è Ka. Con la sua sciarpa. Saluto Marco con un bacio, ma poi mi concentro su Ka.
Io: Ma Ka, perchè' hai la sciarpa? Non fa poi così freddo.
Tutti hanno la giacca in mano e sono tutti in felpa, addirittura qualcuno in maniche corte.
Ka: E' stata la tua amica, guarda.
Leva la sciarpa, sul suo collo c'è un succhiotto enorme, e non riesco a trattenere una risata. Marco mi segue a ruota.
Ka: Chissà quanto ci metterà ad andare via...
Io: E perchè nasconderlo Ka?
Alla fine lo convinco a non mettere fondotinta o porcheria simile per coprirlo, e anche a rinunciare alla sciarpa. Alessia aveva ragione, la cosa è divertentissima.
Saluto tutti e raggiungo mio papà in macchina. Torno a casa dopo 5 impegnative ore di scuola, mangio e mi butto sul divano.
Alle tre faccio i pochi compiti che ho (per fortuna pochi!) e mi preparo per andare al parco. Marco ha preso da poco la patente per cui passa a prendermi in macchina, Ale invece va con Ka in bici.
Rovescio metà armadio e alla fine tiro fuori un paio di jeans grigi con le tasche di pailettes e un maglioncino con tre bottoni e un'ampio scollo a v, un pò anni '80 da mettere sopra alla maglietta. Prendo anche la giacca in pelle blu scuro e vado in bagno a prepararmi. Metto gli orecchini a piuma e un pò di matita e di mascara sugli occhi.
Sono in ritardo, ma anche Marco lo è. Dopo 5 minuti suona e esco. Salgo nella sua nuova Nissan e raggiungiamo il parco, quello vicino alla scuola. Parcheggia abbastanza vicino e a piedi raggiungiamo il gruppetto che si è già radunato.
Ci sono Ka, Dani, Ivan, Serena, Alessia e Lourdes. Stefano non c'è.
Io: Ma mi sbaglio o manca Ste?
Da: Infatti. Oggi aveva un'impegno e non è potuto venire.
Pe: Ah, vabbè. Peccato.
Chiaccheriamo, ma ben presto Alessia e Ka spariscono dalla circolazione.
Lou e Dani parlano tra loro, Dani è un pò... non saprei, teso. Parla a tutto spiano prendendo a malapena respiro. Lou invece lo ascolta annuendo. Ivan e Serena su una panchina. Io e Marco sulle altalene.
Lou: Ho voglia di gelato. Dani, mi accompagni, ti va?
Da: Si, cioè, si vengo. - Se lo conosco abbastanza bene, posso affermare che questo ragazzo è innamorato perso di Lou.
Danilo segue Lou, che già conosce bene la città e si muove sicura. Li vedo sparire alla curva.
*Lou
Ho una voglia matta di gelato.
Sto andando in gelateria con Danilo. E' un ragazzo un pò particolare, quando è in mia compagnia sembra teso, parla di continuo e senza interruzione. La cosa mi piace, mi piace vederlo che si impapera parandomi, mi piace vederlo arrossire quando i nostri sguardi si incontrano... Mi piace lui.
Lui e i suoi modi di fare. Non so il perchè, il come. Lui mi piace, questo è il succo della questione.
Camminiamo uno accanto all'altra, ma noto che spesso la sua testa si gira verso di me e i suoi caldi occhi marroni mi guardano.
Arriviamo in gelateria, semideserta a parte due bambini che bevono un frappè.
Prendo un cono a tre gusti e Danilo mi imita. Con il cono in mano ci riincamminiamo verso il parco. Tra noi due regna un silenzio che si contrappone alla nostra conversazione mentre camminavamo verso la gelateria. Parlavamo entrambi e non c'era mai questo silenzio.
Imbarazzante.
Ci conosciamo solo da un giorno, eppure mi sembra di conoscerlo da tantissimo.
Sarà per il fatto che parla di continuo. Sarà il suo sorriso dolce che mi trasmette le informazioni su di lui... Io non lo so.
So solo che questo silenzio assordante mi sta facendo venire il mal di testa. E ho bisogno di raggiungere il parco al più presto, non posso sopportarlo a lungo.
Raggiungiamo il parco, dove sono riamasti solo Chiara e Marco sulle altalene, Ivan e Serena sono spariti. Ci sediamo sulla panchina dove fino a una mezz'ora prima c'erano i nostri amici e in silenzio mangiamo il gelato.
No, sto per esplodere. Non posso stare zitta.
Io: Danilo, ma da quanto suoni la batteria?
Da: Bah, da un paio di anni...
Finalmente la sua bocca riprende a sparare parole a tutto spiano, mi sento meglio, sollevata, leggera.
Il suono delle sue parole mi fa stare bene, la sua voce calda mi trasmette una sicurezza che da tanto tempo mancava, troppo.
Mio padre ha abbandonato la mia famiglia, quando io avevo solo 10 anni. Nonostante ne siano passati 8, quel giorno lo ricordo ancora come se fosse solo ieri. Mio padre e mia madre che urlano, la scoperta dell'amante di mio padre e il suo abbandono. Poi il divorzio.
E il mio fratello maggiore, Ryan, che a quei tempi aveva 16 anni, che tutte le sere mi raccontava che papà sarebbe tornato, che si sarebbe pentito. Quante volte abbiamo pianto in silenzio, stretti l'uno nelle braccia dell'altro, quante volte ci siamo consolati a vicenda. Mio padre non è più tornato. Si è ricostruito una vita con la sua amante, mia madre ha un nuovo compagno. Mio fratello da due anni vive a Monaco, dove ha trovato lavoro.
Le mie incertezze mi accompagnano da 8 anni, da 8 anni nulla mi ha più rassicurata, nemmeno gli abbracci di mio fratello. Nulla.
Finalmente invece, con la voce di Danilo, nel mio cuore si riaccende flebile la fiamma della speranza, forse in Danilo riuscirò a trovare un punto di riferimento, una sicurezza che mi manca da troppi anni.
Da: Mi stai ascoltando?- Accidenti, si è accorto che non lo stavo seguendo...
Lo guardo, mi sorride. Quel suo sorriso mi trasmette fiducia.
Finalmente ho trovato la persona con cui aprirmi, quella a cui confidare le sofferenze di questi 8 anni.
Io: A dire la verità, mi ero persa nei miei pensieri... Vuoi che ti racconti qualcosa della mia vita?
Da: Si, dai! In effetti, forse ho parlato troppo!
Prendo fiato, e racconto tutto a Dani. Mi ascolta, paziente.
Dopo tanto tempo, finalmente.
Buondì
Ho scritto per voi un nuovo capitolo, spero che vi piaccia.
Serena, ci sono dei colpi di scena (belli, ovvio) per te
Capitolo 19
*Alessia
Io e Ka ce ne siamo andati, e abbiamo lasciato le altre coppie da sole, se la caveranno anche senza di noi.
Ka mi vuole portare in un luogo speciale, mi conduce per le vie e io, beh, io già da un pezzo non capisco più dove stiamo andando. Colpa sua, devo dirlo. Non riesco a staccargli gli occhi di dosso.
Mi sorride.
Ka: Siamo quasi arrivati piccola. -Ricambio il suo sorriso, che viene seguito da un bacio. E' incredibile quanta dolcezza sprigioni nell'aria questo ragazzo. E dire che ha un'aria un pò da duro, da tipo tosto... solo un gran guscio perchè dentro è una scimmietta coccolosa e dolcissima. Ma preferisco pur sempre chiamarlo gorilla, mi piace prenderlo in giro.
Finalmente capisco dove siamo. Casa Ruggiero. Entra e per mano mi fa attraversare il vialetto di casa. Si gira e mi sorride, mi porta in giardino.
Adoro il uo giardino, è tenuto divinamente e c'è un bellissimo dondolo proprio nel mezzo. Ka in estate ci passa interi pomeriggi a dormire, e quando magari passiamo e fa caldo, ci divertiamo a tirargli dietro dei gavettoni, per poi vederlo alzarsi, con la sigaretta all'angolo della bocca mentre ci impreca dietro.
Si siede proprio sul dondolo e mi fa sedere accanto a lui.
Fa freddo, è autunno. Il panorama da qui è comunque stupendo, gli alberi con le foglie arancioni, e ogni tanto qualche foglia che cade e ci passa davanti per poi accsciarsi al suolo.
Mi avvicina a sè e io mi stringo di più a lui, poso la mia testa sul suo petto, dove sento possente il battito del suo cuore. E pensare che ogni suo battito è uno dei miei, mi riempie, in tutti i sensi.
Ka: Lo sai, questo è un posto speciale.
Io: Lo so. Questo è il luogo in cui passi gran parte del tuo tempo a dormire quando fa caldo!
Ka: No, non solo... Questo è il luogo più speciale della casa, si lo so, ci passano tutti, praticamente è un luogo pubblico. Ma per me è un luogo importante. E' qui che ho scritto la canzone che ti ho dedicato, è qui che penso a te. Non sai quante altre ragazze si sono sedute qui... -Gli mollo una piccola pacca sulla pancia e lui sorride. - ... ma solo tu sei quella che veramente io ci porto col cuore, con l'anima, con tutto me stesso. E lo sai il perchè? Perchè io ti amo. Sei una ragazza stupenda, eccezionale. Mi sento il ragazzo più fortunato del pianeta per il fatto che ti ho accanto. Ti amo.
Io: Ti amo anche io Ka. Non sai quanto, più di quanto tu possa immaginare, forse.
Questa sua dichiarazione mi ha sorpresa, lo devo ammettere. Ma è stata una sorpresa stupenda. Era da tanto che aspettavo che mi dicesse quella frase, quelle due banalissime parole, che per me hanno un significato importante.
*Serena
Io e Ivan ci siamo allontanati, eravamo rimasti solo noi e Pedro e Chiara, Danilo e Lou erano andati a prendersi un gelato.
Ci sentivamo un pò d'impiccio, e un pò volevamo stare soli.
Stiamo andando a casa sua. Sono tesa.
Iv: Eccoci siamo arrivati.
Mi apre la porta e mi fa entrare per prima. La casa è chiusa, le luci spente.
Io: Ma i tuoi???
Iv: I miei sono entrambi al lavoro, torneranno sul tardi.
Mi prende per mano e ci avviamo alle camere da letto. Apre una porta e subito mi dice che quella è la sua stanza. Ordinatissima, appoggiato al muro c'è un basso nero. Il mio sguardo si sofferma su di esso. Anche Ste suona il basso. Vorrà dedicarmi una canzone, come ha fatto Ste... Non voglio che tutto quello che si è instaurato tra noi finisca, voglio che duri il più possibile.
Mi sorride, e quasi avesse già capito le mie preoccupazioni, mi abbraccia da dietro. Mi bacia in guancia.
Iv: Lo sai che ti amo? Te l'ho mai detto?
Io:Mmmmm... adesso che mi ci fai pensare... Non me l'hai mai detto, ma me lo fai capire con ogni tua carezza, ogni tua coccola, ogni tuo gesto. Emani amore da tutti i pori, lo so che mi ami Ivan, non serve che tu me lo dica. E ti amo anche io, ogni giorno di più.
Mi lascia finire e poi inizia a baciarmi, con passione. Mi lascio trasportare dalle sue labbra e ben presto mi ritrovo distesa sul letto, lui sopra di me.
Ci baciamo e lentamente i nostri vestiti scivolano sul pavimento...
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