Eccomi qua! 
Ho chiuso solo ieri la mia vecchia FF per aprirne una nuova, più sentita.
Spero possa piacervi.
Cose che ti piombano addosso e non ti lasciano più, la mia FF è dedicata proprio a queste cose.
'Non scegli chi amare, sono gli occhi che scelgono per te.'
E’ iniziato tutto un paio di anni fa, quando ancora ero una bambina di undici anni senza esperienza ma che non ha mai avuto paura di niente e nessuno. Mia mamma, ancora oggi, mi dice che se potesse descrivere la mia infanzia con una parola userebbe: DELIRIO. Dice che amava le mie espressioni buffe dopo aver combinato un pasticcio dietro l’altro, che son sempre stata una bambina intelligente e vispa, probabilmente la più vispa.
Un giorno, per caso, mia madre ha acceso la radio su una stazione locale mentre mi accompagnava a scuola in una giornata umida e ho sentito una canzone che diceva esattamente: “Se lo vuoi tu potrai vivere un sogno irrealizzabile, senza un limite”.
Mi ha colpita la verità di quella frase, il senso profondo, la scelta importante di voler vivere un sogno anche se lontano e irrealizzabile, che può farti anche del male ma desiderare così tanto di avverarlo che nemmeno il dolore può distoglierti dall'obiettivo.
Ad undici anni ancora hai la curiosità di una bambina che si affaccia, impaurita, sul mondo degli adolescenti, su una vita e un percorso che ancora devi scoprire, che non conosci. Non sai a cosa puoi andare incontro, quali ostacoli renderanno tutto meno facile e allora sei spaventata e meno motivata. Non hai un perfetto sviluppo dei sentimenti e del cuore. Sei solo spinta da una curiosità che potrebbe farti mangiare il mondo, hai ancora bisogno di protezione e certezze continue e di qualcuno che, da lì in poi, ti aiuti a crescere, con verità. Ora che di anni ne ho diciotto colgo il senso vero di quella frase ascoltata per la prima volta sette anni fa. A diciotto anni suonati sai che, per vivere, bisogna osare, rischiare, soffrire, perdere, rialzarsi.
A diciott’anni guardi il mondo da una prospettiva diversa, più ampia.
Da quel giorno in poi ho deciso di informarmi per conoscere e seguire quelle persone che, tramite una radio e degli strumenti, mi avevano dato le certezze di cui avevo bisogno, la forza per andare avanti nel mondo corrotto e difficile in cui mi sarei dovuta avventurare.
E proprio in loro vedevo lo stimolo, perché avevo come l'impressione di aver bisogno di loro per crescere bene.
Da bambini, poi, è difficile staccarsi dalla felicità in cui hai vissuto fino ad allora, è brutto anche solo dover dividersi dall’ingenuità, dal gioco, dalle mani sicure di una mamma e un papà.
Staccarsi dall’infanzia è un processo veloce e traumatico. Improvvisamente, senza nemmeno farci caso, ti ritrovi ragazza e poi donna con dei sogni alle spalle che non hai potuto realizzare e con dei traguardi ancora da raggiungere.
Era il 2 Luglio 2007.
Ricerche su Internet, voglia di conoscere, di trovare un’indipendenza giusta.
Mia mamma mi regalò il primo disco degli “Hasta Luego” pochi giorni dopo.
Provai una felicità assurda.
Si intitolava “Tutto è possibile” e impersonava esattamente me, una ragazzina alle prese con le prime cotte e le prime paure, la sua voglia di vivere, la libertà, la crescita. Erano canzoni, sì. Ma che racchiudevano le tematiche e i sogni dei giovani, senza sbagli, senza il troppo che guasta perché loro erano giovani e sognatori quanto me.
Probabilmente suonavano e scrivevano testi per dirci di non smettere mai di inseguire i nostri ideali, nemmeno quando non si ha più la voglia di continuare a perseguirli, volevano insegnarci che tutto, veramente tutto, era possibile, se si voleva davvero.
La prima volta che li ho visti di anni ne avevo 13.
Danilo, soprannominato Dani, lì alla batteria con i suoi capelli sbarazzini, Carmine, detto Ka, col suo sguardo da duro alla chitarra, Stefano, detto Ste, al basso (che ora è andato via e ha lasciato il posto a Ivan) e Marco, detto Pedro, alla voce.
Quattro ragazzi normali ma pieni di musica, di passione che brucia, di speranze ardenti che vogliono per forza tirar fuori e regalare a chi li ascolta e a chi li capisce.
Viaggi, prima fila, caldo, pioggia, inconvenienti, la maglietta che si sporca con chissà cosa poco prima del live, parolacce, acquisti, amicizie, musica.
Un mix di perfezione, di allegria, di giornate belle, vissute col cuore.
Il mio primo concerto degli Hasta Luego è praticamente stato un vero e proprio delirio esattamente come me da bambina.
Un terremoto di emozioni, tutte diverse ma, alla fine, tutte uguali, tutte belle.
Un gruppo musicale con dei valori da lasciare non rimane solo su un palco e poi va via, rimane dentro di te. Loro mi hanno insegnato ad amare, ad essere ottimista e realista quando la vita lo richiede, mi hanno insegnato a rischiare ogni pezzetto di cuore per qualcosa per cui ne vale la pena, le certezze, la forza, gli stimoli che io ho avuto vengono da loro. Sono pezzi di vita.
Ho vissuto con loro il disfacimento, i momenti difficili, le gioie, i sorrisi, il palco, le scelte.
E insieme a loro sono cresciuta, consapevole e forte.
In tutto questo, qualcosa di incredibile è aumentato con gli anni.
La prima volta che, dopo smentite innumerevoli fatte a me stessa, ho visto, in quei due occhi che ho sempre guardato, una luce più forte, che stavolta mi ha abbagliata.
Il suo sorriso.
La sua voce che continuava a vivermi dentro, senza andar via, mai. Con una dolcezza paurosa.
Il filo del microfono tenuto stretto tra la sua mano.
Le sue smorfie.
Il suo piede perennemente poggiato sulla cassa di fronte a sè.
Quel poco di barba che…
Bene Chiara, basta.
Ogni volta che ci ripenso e ogni volta che racconto finisco per muovere la testa da destra a sinistra.
Il che significa che è no, che non ci devo pensare e che gli occhi suoi son belli sì, ma sono troppo belli me.
Troppo per una sognatrice che da sei anni cerca di trovare un motivo alla reazione che provoca quel sorriso
dolce, incontrato una mattina qualunque. Un sorriso fin troppo semplice, gentile, nobile, bello, mai superbo, sincero, che fa innamorare.
Il problema sta nell'ultima frase appena detta, che non ho più il coraggio di ripetere.
Vi scrive la Chiara diciottenne, la ragazza che, poi, ha trovato un senso ai cambiamenti e si è adattata. La ragazza che è da sempre vittima di qualcosa che non finisce mai, che fa dei giri infiniti e poi ritorna.
http://forum.teamworld.it/forum1743/...ml#post8255703
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