46.
La persona giusta è quella che quando la abbracci ti senti a casa. Il tuo posto nel mondo.
Non può averlo detto veramente. Si, sicuramente questa domanda è frutto della mia immaginazione. Allucinazioni uditive, ecco come si chiamano in linguaggio tecnico. Allora come mai la mia mano sta tremando ed è incapace di trattenere la forchetta tra le dita, facendola cadere con rumore metallico sul tavolo? Come mai i polmoni stanno bruciando? Mi sono dimenticata di nuovo di respirare? Perché sto zitta?
Strizzo gli occhi scuotendo ripetutamente il capo come a dar ordine a queste domande. O zittirle.
Riapro le mie finestre sul mondo e incrocio lo sguardo di Pedro, leggermente insistente. Un colpo di tosse improvviso mi conferma che sto trattenendo il respiro. Sembra debba morire da un momento all’altro, così mentalmente mi do della scema. Come se tutti i giorni qualcuno mi proponesse di passare il resto della mia vita insieme a lui.
Un sorriso sghembo si delinea sul paziente viso all’altro lato del tavolo, come se fosse divertito dalla mia reazione. È più forte di me, non riesco proprio a proferire parola, io che per anni a scuola ho avuto la reputazione di linguacciuta della classe. Dove sono finite le mie scorte, adesso?!
Lo guardo ancora, ripetutamente stando in silenzio. Non so cosa stiano trasmettendo i miei occhi in questo istante. Sorpresa. Terrore. Stupore. Ansia. Panico. Gioia. Amore.
Pedro sposta la sedia quel tanto da permettergli di alzarsi senza fatica, un’espressione indecifrabile sul volto. Mi guarda con un sorriso a metà, per poi fare un passo nella mia direzione, abbassarsi leggermente per darmi un leggero bacio sulla fronte mentre con una mano accarezza i miei capelli con una dolcezza che mi spezza il cuore. Stupida che non sono altro. Non è così difficile: o si, o no. Due cretinissime lettere che si rifiutano di uscire dalle mie labbra.
Allungo una mano verso il suo braccio, come a fermarlo, ma non mi lascia il tempo di raggiungerlo. Mi volta le spalle ed esce dalla stanza, diretto probabilmente verso casa sua.
Un’improvvisa tristezza si deposita sui miei occhi e un dolore al centro del petto riattiva i miei neuroni intorpiditi. Dal cervello una scossa raggiunge il cuore.
I: “Si.” un sussurro che segna il ritorno delle mie facoltà di intendere e volere. Peccato che il destinatario probabilmente sarà fuori di casa, ormai. Mi alzo, scatto verso la porta, scendo le scale di corsa e raggiungo il pezzo di prato che mi separa dal portone. Lo apro e sbuco in strada senza curarmi delle persone che potrei trovare sul marciapiede. Mi volto da tutte le parti, ma non lo trovo. Pedro è sparito. Mi lascio andare per terra dove sono, insultando me stessa ad alta voce per la gioia dei passanti. Un secondo dopo, sento lo scatto del cancello dietro di me. Ah, pure fuori casa mi sono chiusa, complimenti. Mentre parte un applauso mentale, una voce mi richiama. Mi giro di scatto e mi trovo Pedro piegato in due con il fiatone, con una mano a tenere aperto il cancello di casa mia.
I: “Ma, tu da dove sbuchi? Ti stavo cercando!” urlo senza volerlo
P: “Ero in casa, dove volevi che fossi?! Esco dal bagno e vedo te che scappi come una furia giù per le scale. Cosa dovevo fare se non cercare di fermarti?”
I: “Io…credevo te ne fossi tornato a casa. Insomma..” la sua espressione stupita mi spinge a proseguire “Ehm, che ne dici se rientriamo dentro?”
P: “Si, gente lo spettacolo è finito!” esclama divertito spingendomi nel giardino e chiudendo il cancello alle nostre spalle. In silenzio torniamo in casa.
P: “Stavi dicendo…?” azzarda per riprendere il filo del discorso
I: “Pensavo avessi capito o interpretato il mio silenzio nel modo sbagliato. Credevo fosse un addio. Avevi una faccia, dio mio!” esplodo infilando una parola dietro l’altra, ritrovando il gusto dell’eloquio “Sono scesa a cercarti, ma non c’eri più. Mi sono insultata.”
P: “Si, l’ho sentito.” mi interrompe cercando di trattenere una risata ironica nei miei confronti
I: “Ecco, appunto. Invece eri qui. Sei sempre stato qui. Non sei scappato.”
P: “Già.” fa spallucce appoggiandosi al muro del salotto, dando un’occhiata svogliata ai miei dischi
I: “Fammi capire. Mi hai chiesto di sposarti, sono stata zitta ed ora tutto quello che riesci a dirmi è questo?!” lo fulmino con lo sguardo mentre mi osserva sorpreso “Ok, scusa. Tono sbagliato.”
P: “Guarda, è molto semplice. O è un si, oppure un no.” chiude gli occhi per sospirare “Altrimenti c’è sempre l’opzione: posso pensarci?”
I: “No.” ribatto decisa alla sua affermazione
P: “Ok, capisco.” si sposta in direzione della porta, questa volta sul serio.
I: “Pedro, che caz*o hai capito?!” lo rimprovero avventandomi verso di lui per abbracciarlo, appoggiando il viso contro la sua schiena, bloccandolo
P: “Ila, lasciami, su.” sospira, mentre disobbedendogli lo stringo con più forza prima di lasciarlo per farlo girare verso di me
I: “No, Pedro, non voglio pensarci. Ho aspettato già troppo, direi che i miei tempi di reazione li hai annientati del tutto. Posso risponderti, ora?”
P: “Se proprio insisti.” sorride, è di nuovo con me adesso
I: “Mi hai colta impreparata. Non me l’aspettavo, lo hai capito anche tu. Ho smesso persino di respirare. Nel mio corpo si combatteva la terza guerra mondiale tra il cervello, il cuore e la bocca, ma non riuscivo a dirti nulla. Sono andata nel panico, due volte. Ora voglio dirti che questa proposta l’ho sempre immaginata con lui che si inginocchia armato di mille sorrisi mentre estrae dalla tasca della giacca una scatolina colorata, pronto ad offrirmela con un gesto provato e riprovato davanti ad uno specchio. Invece non hai fatto nulla di tutto ciò, me lo hai chiesto e basta, scegliendo la spontaneità. Sarei una pazza a rifiutare tutto questo amore con te. Si, si e ancora si.” le sue labbra si impossessano delle mie senza darmi tregua. Mi abbraccia, mi solleva e mi fa volteggiare come si fa con i bambini. Incastra il suo viso nella mia spalla mentre mi ritrovo con le guance rigate da lacrime di gioia.
P: “Sono felice. Sono troppo felice.” ripete come se ancora non credesse a quanto appena successo, si solleva per guardarmi negli occhi e noto che anche i suoi sono lucidi peggio dei miei. Istintivamente porto la mano sulla sua guancia.
I: “Oggi ho pianto troppo per i miei gusti: di tristezza, di abbandono, di gioia, di incontro. Le tue lacrime, mi sorprendono. Sei un’anima rara, tu.”
P: “Vero, sono una persona sensibile, dopo tutto. Baciami ancora, dai.”
I: “Non vorrei fare la guastafeste, ma qui” indico il mio anulare sinistro “manca qualcosa.”
P: “Già. Lo devo comprare.”
I: “Che cosa?!” ribatto stupita scoppiando a ridere per la sua totale disorganizzazione
P: “Scherzetto!” si contorce per poi tirare fuori dai jeans una scatoletta di velluto blu scuro, si inginocchia mentre lo osservo divertita, mi prende una mano “Amore mio, vuoi sposarmi?”
I: “Aridaje, SI!” prendendo la scatola dalle sue mani e aprendola lentamente “Oh mio dio, è un qualcosa di meraviglioso. Grazie!!!!”
P: “Facciamo le cose fatte bene, dammi la mano che te lo infilo io.”
I: “Ma guarda come brilla! Va che lo vedono fino a Milano, eh.” gli getto le braccia al collo “Stupendo, perfetto.”
P: “Lo so. Appena l’ho visto ho pensato a te. Così l’ho preso senza pensarci su due volte. Da adesso, sei mia per sempre.”
I: “Bella roba. Oh, mi son dimenticata che nel pacchetto è compreso anche quel geniaccio di tuo fratello. Il cognatOmar.”
P: “Ahahahahahahah sarà felicissimo, vedrai!” mi bacia sulla fronte “E poi, devo dire a Ka che ha vinto.”
I: “Vinto cosa?”
P: “Ha scommesso su di me. Su di noi. Mi ha confidato che secondo lui non ci saremmo lasciati mai.”
I: “Il mio supereroe non perde un colpo!” mi morde una guancia “Smettilaaaa!”
P: “Adesso, inauguriamo la camera libera?”
I: “Sei un inguaribile romanticone, proprio.”
Mi prende in braccio senza darmi modo di liberarmi dalla sua presa per portarmi in camera da letto, dove poco dopo, inauguriamo la nostra nuova vita insieme.
Oggi, credevo fosse il giorno più triste, ma proprio quando ho smesso di sperare tutto è diventato meraviglioso. Tutto è diventato amore.
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Un abbraccione a tutte, siete veramente fantastiche. I vostri commenti mi riempiono di gioia. Grazie di cuore.
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