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thread: Ho cominciato a cercare la tua mano prima che tu prendessi la mia.

  1. #21
    V.I.P


    Mar 2007
    1,050

    Re: Ho cominciato a cercare la tua mano prima che tu prendessi la mia.



    21.

    Perché il mio sguardo è tuo e tu non sei mai così bella come quando guardi me


    È sabato.
    È il giorno di Ivan
    È il giorno della festa a cui parteciperà anche Fra.
    In questi giorni è stato molto dolce, ma stamattina mi son ritrovata il fioraio con un mazzo di rose rosse sul pianerottolo. Un risveglio traumatico se si pensa che ero scorbutica ed in pigiama di fronte a lui. Devo avergli fatto una brutta impressione.
    Gaia è in fibrillazione almeno quanto me, se non di più.
    G: “Ehi, a te lo posso dire. Dani ed io, siamo diventati ufficiali.”
    I: “Cretina, non mentre bevo il caffè!” riesco a dire tra un colpo di tosse e l’altro per poi abbracciarla “Sono contenta per te. Portalo nel lato oscuro con noi!”
    La giornata passa veloce, facciamo una doccia, usciamo belle profumate e ci vestiamo con abiti già scelti con la consulenza di Ale. Insomma, in tre non facciamo una femmina degna di questo nome. Vorrei far indossare a Gaia la canotta con su scritto "I prefer the drummer", ma penso sia chiederle veramente troppo al momento. Mi infilo i jeans chiari e il top azzurro con tre, e ripeto, tre paillettes. Le odio, quindi il fatto che le porti a spasso sul mio fianco destro è già un grosso passo avanti. Saluto la maglia dei Rolling Stones a malincuore.
    Guardo Gaia con il suo top mono spalla blu e una linguaccia sul fianco. Lei, spacca. Suonano alla porta, vado ad aprire e trovo Francesco bello come il sole con una camicia a quadretti azzurra un po’ sbottonata che risalta il suo incarnato. Mi abbraccia e mi da un bacio mozzandomi il respiro con uno dei suoi sorrisi sghembi. Saluta Gaia e ci avviamo alla macchina. Gli faccio da navigatore, il che fa ridere dato che spesso sono io stessa ad affidarmi a questo aggeggio con scarsissimi risultati. Vediamo casa Moro sulla destra, accosta, parcheggia e rimango di nuovo con il naso all’insù davanti a quel giardino stupendo. Suoniamo e veniamo accolti dalla risata di Dani che immediatamente mi priva della compagnia di Gaia.
    Sento che la paura inizia salire: è se Fra non piacesse? Scema, certo che piacerà, è un ragazzo meraviglioso.
    Una volta nel giardino sento il profumo di carne alla brace che mi fa venire una fame pazzesca. Barbecue is the way, mi dicono. Quello che non avevano detto è che avrei visto Ka con un grembiule da donna addosso armato di forchettone e cucchiaio.
    I: “Carminella, sei stupenda. Voglio una foto con te!” esclamo andando verso di lui, seguita ovviamente da Fra. Penso sia giunto il momento delle presentazioni ufficiali. “Ora, faccio la persona seria. Lui è il Francesco di cui hai sentito parlare.” Si scambiano una stretta di mano e iniziano a parlottare. La scena si ripete con tutti gli altri presenti. Poco dopo arriva Pedro armato di salsicce, in ritardo come al solito.
    F: “Ciao, manchi solo tu. Piacere, sono Francesco.” Sorride osservandolo nel dettaglio
    P: “Ah, l’amico di Ila. Pedro, piacere mio.” Sorride e posa le salsicce prima di stringergli la mano.
    Mi siedo accanto ad Ivan per fargli gli auguri e finiamo per parlare di libri, e manco a dirlo di musica.
    I: “Ivan, se tra dieci anni non sai che fare della tua vita, vieni con me a Las Vegas che ci sposiamo!” affermo ridendo dopo aver scoperto che ha praticamente magliette di ogni band che adoro. Uno così, non si può lasciare libero a lungo!
    Mentre parlo con lui sento una mano posarsi sulla mia gamba per richiamare la mia attenzione, mi volto e trovo un bicchiere pieno di spritz in mano a Fra.
    F: “Tieni bimba!” mi da un bacio osservato ai raggi X dai presenti, per poi sedersi accanto a me passandomi un braccio attorno alle spalle e accarezzandomi dolcemente il braccio. Si mette a parlare con noi discutendo di musica. Sono stupita, riesce ad inserirsi in ogni discorso, senza essere troppo invadente. Ivan si alza, lasciando il posto ad Ale che mi sorride.
    A: “Hai saputo di Dani e Gaia?” ecco spiegati i sorrisini di prima
    I: “Mentre bevevo il caffè stamattina. Non ti dico come sono sopravvissuta! Manchi solo più tu, cara.”
    A: “Ma perché mi son intrufolata in questo discorso?!” esclama
    F: “Su, chi è il fortunato in questione?” domanda curioso mentre mi bacia sul collo
    I: “Si tratta di Ka…” gli rispondo trovando il suo consenso
    F: “Dai, Ale, non ti stacca gli occhi di dosso. Tranquilla, è solo questione di tempo.” mi sfiora le labbra con un bacio e si alza per posare i nostri bicchieri, fermandosi a parlare con Gaia e Dani.
    A: “Ci sa fare, il ragazzo.”
    I: “Ahahah poi sentiremo il giudizio di Ka. Adesso, festeggiamo Ivan.”
    Poco dopo siamo tutti seduti attorno al tavolo, armati di forchette e coltelli pronti per affondare nella carne. Ah, dimenticavo, il tutto accompagnato da diversi tipi di birra. Mangiamo con gusto, tra una risata e l’altra con immancabili domande a Fra essendo l’ultimo arrivato. Un piccolo attimo di panico giunge nel momento in cui il mio accompagnatore dichiara che la musica di gruppi quali Finley è da ragazzine con gli ormoni a palla. Immediatamente gli lancio una gomitata in pancia per zittirlo.
    K: “Perché pensi questo?” domanda in tono serio, quel tipo di tono che non promette nulla di buono
    I: “Allora sono una ragazzina con gli ormoni a palla, perché a me i Finley piacciono.” esclamo seria cercando di sdrammatizzare e di evitare ulteriori quesiti sull’argomento
    F: “Davvero ti piacciono?” scoppia a ridere “Il cantante poi, non è in grado di tenere il palco.” Guardo Pedro, che finge di non aver sentito la frase appena detta, dimostrando sangue freddo e maturità. Non se lo merita questo commento. Prendo per un braccio Fra e lo trascino in giardino con la forza.
    I: “Smettila, non ti rendi conto che quei quattro sono i Finley?! Sono miei amici, prima di tutto. Non mi va affatto bene il modo saccente con cui li hai giudicati. Ti stai solo rendendo ridicolo e mi innervosisci.” Sbraito mettendomi a gesticolare e camminare su e giù finchè le sue mani si bloccano sulle mie spalle, fermandomi.
    F: “Io, non lo sapevo. Scusami.” Abbassa lo sguardo
    I: “Cazz* li conosci talmente bene che manco sai che faccia hanno e ti permetti pure di giudicarli in questo modo!” mi inalbero nuovamente
    F: “Oh bimba, ho solo detto che il cantante è una schiappa, che sarà mai!” mi fissa negli occhi cercando un consenso che non arriverà mai.
    I: “Non mi importa, può essere un cane a cantare, ma regala emozioni a delle persone con la sua voce ed è per questo che va rispettato qualunque sia l’opinione.”
    F: “Che, ti son arrivate le tue cose che sei così acida?!” sputa fuori ricevendosi una sberla in piena faccia
    I: “Grazie, per avermi rovinato la festa nonostante ti abbia detto di tenerci molto.” Ribatto gelida “Sparisci da qui. Ora.”
    Non dice nulla. Non mi saluta nemmeno, prende e se ne va. Perfetto, pure a piedi sono rimasta. Gaia mi uccide. Torno dentro consapevole che la litigata probabilmente l’hanno sentita fino a Milano dato il mio tono di voce alle stelle. Mi siedo al mio posto in mezzo al silenzio fatto di tanti occhi puntati su di me.
    I: “Be, che c’è? Gli amici vengono prima di tutto!” sorrido mentre Ka si alza per venirmi ad abbracciare
    K: “Non permettere a nessuno di trattarti in questo modo. Mai più.”
    I: “Vero, il prossimo lo prendo direttamente a calci in culo.” Esclamo facendo ridere tutti. Lo sguardo di Pedro mi fa intuire che il momento del regalo è arrivato. Andiamo alla macchina a prenderlo in un baleno.
    P: “Ehi, grazie per avermi difeso. Non ne valeva la pena…”
    I: “Idiota. Ti inserisco in un gruppo di autostima insieme a Gaia.” Lo abbraccio d’istinto “Tu vali, ricordalo sempre.”
    Torniamo e consegniamo il pacchetto al festeggiato il quale esulta nel vedere il vinile che ha tra le mani. Immancabile l’abbraccio di ringraziamento. È proprio un orsetto tenero, Ivan. Qualche minuto e ci troviamo seduti per terra con Ka alla chitarra a cantare insieme canzoni di gruppo. Lo vorrei anche io un compleanno così.
    Magari senza ometti ottusi annessi, ma con gli amici, quelli veri da abbracciare.

    _______________________
    Capitolo dedicato alle due fortunelle che son tornate dalle vacanze, beate loro.
    http://forum.teamworld.it/forum1743/...ml#post8260460

  2. #22
    V.I.P


    Mar 2007
    1,050

    Re: Ho cominciato a cercare la tua mano prima che tu prendessi la mia.



    22.

    "Com'è cominciato?" disse.
    "Non posso dire l'ora precisa, il luogo, lo sguardo, le parole che stanno alla base di tutto. Mi ci sono trovato nel mezzo prima di accorgermi che fosse iniziato".

    È quasi ora di pranzo e sono alla ricerca del mio cellulare che ho lasciato spento per tutta la mattinata. Lo accendo e immediatamente la suoneria mi fa capire che molto probabilmente sono ricercata da mezza città. Ho ben dieci, e ripeto, dieci sms di Francesco a cui si aggiungono quello di Ale e di Ka. Sto per rispondere al mio chitarrista, quando il campanello prende a suonare all’impazzata. Per la miseria, dev’essere successo qualcosa. Mi fiondo alla porta e trovo fuori ad aspettarmi Ka con il fiatone.
    I: “Stavo per leggere il tuo sms, ora.”
    K: “Peccato che te l’abbia inviato tre ore fa! Su, muoviti ho bisogno di te.”
    I: “Per fare cosa?!” domando allarmata
    K: “Cambiati, fai quello che ti pare: mi basta sapere che tra un’ora al massimo, sarai al nostro studio. È importante.” Mi da un bacio sulla guancia e scappa via, veloce come quando è arrivato. Poi, dicono che quelle strane e incomprensibili sono le donne. Mistero.
    Chiudo la porta e corro in camera per infilarmi qualcosa di decente. Urlo a Gaia che esco per andare allo studio. Ogni passo che compio verso quella direzione mi riempie di curiosità. Era evidentemente nervoso Ka prima. In effetti, al posto di camminare, mi converrebbe correre altrimenti finisce che arrivo in ritardo e non più in anticipo. Una ventina di minuti dopo sono di fronte al portone d’entrata dove vedo Dani e Ivan accampati sui gradini dell’ingresso.
    D: “Eccola!” scatta in piedi per salutarmi armato di sigaretta
    I: “Batteriologo, pure tu!” lanciando un’occhiataccia alle sue dita “D’altronde sei cresciuto con Ka, che posso pretendere. Come mai qui fuori?”
    Iv: “Ci hanno cacciati. Sono in piena fase creativa lì dentro…”
    I: “Oh bene allora resto qui a barboneggiare con voi. L’ultima volta che son entrata qui ho fatto un casino, meglio evitare altre interruzioni.”
    D: “Ahahah è stata una scena epica però.”
    La porta si apre di colpo facendoci spaventare, mentre Ka si guarda intorno e punta il suo sguardo su di me.
    K: “Entra, forza.” Afferma rapidamente e capisco di non dover fare domande, ma ascoltare ciò che mi dice.
    I: “Ragazzi, se non esco entro un’oretta, chiamate la polizia e sappiate che vi ho voluto bene!” affermo mentre mi alzo per seguire il mio amico.
    D: “A dopo!” risponde tentando di soffocare le risate.
    Entro dentro e come al solito mi sento a mio agio tra queste quattro mura che trasudano musica da ogni mattone. Osservo attentamente Ka, il quale mi sembra calmarsi un po’ solo nel momento in cui abbraccia la sua chitarra. Mi scappa un sorriso. Qualche secondo di soli arpeggi buttati giù a casaccio giusto per riscaldamento. Ancora non capisco cosa stia succedendo. Dalla porta laterale della stanza in cui è collocato il mixer spunta fuori Pedro con in mano una bottiglia di birra. Incrocio il suo sguardo allegro e nello stesso istante inizio a sperare che venga a sedersi accanto a me. Solo per averlo vicino un po’. Solo per poter sentire il suo profumo o la sua risata contagiosa. Mentre cerco di venire a capo facendo un po’ di ordine mentale tra le idee strampalate che mi stanno nascendo in testa, il cellulare si mette a squillare. Come un automa lo tiro fuori dalla borsa, leggo il nome di chi spera in una mia risposta e rimango a fissare lo schermo sperando che la suoneria finisca prima possibile. Ammetto che agli occhi dei due presenti devo sembrare parecchio idiota con un telefono che squilla sotto il naso.
    K: “Caz*o, vuoi rispondere?!” mi chiede in modo brusco svegliandomi dal semi letargo in cui sono caduta
    I: “No, non ho voglia. Aspetto che si stufi di chiamare.” rispondo in modo semplice mentre Pedro sorride quasi fosse soddisfatto delle mie parole
    K: “Ah, si tratta dell’amichetto tuo, capito.”
    I: “Se ti infastidisce, lo spengo Ka. Non è un problema!”
    K: “Si, così poi ci metto altre ore per rintracciarti. No, grazie!” sorride, finalmente
    I: “Mi volete spiegare perché sono qui?” domando ai due che si guardano complici
    K: “Ho bisogno dei miei migliori amici. Pedro, sa già tutto.”
    I: “Eh, ti pareva..” borbotto mentre il cantante scoppia a ridere sedendosi accanto a me
    P: “Su, non essere gelosa.” Sfotte tirandomi pure una gomitata alla quale segue una mia occhiataccia
    K: “Su, bambini: smettetela!” ci zittisce riportando l’attenzione su di sé “Allora, dicevo: ho finito la canzone.”
    I: “Quella melodia che ci hai fatto sentire qualche tempo fa?” annuisce “Wow! Perché ti serve il mio aiuto?”
    K: “Hai imparato da me a fare le domande dirette, andiamo bene. Ho capito perché non riuscivo a finirla: semplicemente non ero consapevole del sentimento che provo. Poi, sei arrivata tu e hai scombussolato il mio equilibrio portando a galla la verità che tanto cercavo di nascondere. La melodia mi è entrata di forza nella testa, unita al testo. Il risultato te lo farò ascoltare tra poco.”
    I: “Capisco, così come ho intuito che la destinataria della canzone non sono io. Sbaglio?”
    P: “Non sbagli, l’ha scritta per Alessia.” Ribatte al volo mentre il mio cuore fa una capriola al pensiero di una canzone per dichiararsi. Che meraviglia. Fatico persino a formulare una frase decente.
    I: “Che invidia!” mi escono fuori queste parole mentre i loro sguardi si fanno curiosi “Oh, smettetela di guardarmi così. È uno dei miei sogni quello di avere una canzone scritta apposta per me. Avete una vaga idea di cosa significhi? Ogni parola, ogni nota, ogni arrangiamento è collegato alla persona per cui viene scritta. Quella canzone avrebbe sempre un suono più dolce rispetto a tutte le altre.”
    P: “Anche se fosse una canzone piena di insulti?”
    I: “Si, scemo.” Scoppio a ridere “Perché sarebbero insulti solo per me. Ok, scusate se ho divagato!”
    K: “Ecco, siccome hai già capito tutto, volevo fosse una cosa speciale. Non vorrei fare un casino con le parole come l’ultima volta!” borbotta abbassando lo sguardo e incominciando a cantare il brano composto. Dolce, profondo, con il testo a prova di imbecille. Non può sbagliare, non può che andare bene. Mi rendo conto di avere gli occhi lucidi per l’emozione. Ecco cosa succede quando si è innamorati: si compongono musiche trapassa-anime. Finisce ed automaticamente mi alzo per abbracciarlo, o forse per essere abbracciata io stessa.
    I: “Non ho parole per descrivere quello che provo, veramente. È bellissima, Carmine, voluta, speciale. Chiama Ale, falla venire qui di corsa e cantagliela. Questo è il posto giusto, è il luogo dov’è nata e dove farà un successone.” Mi stritola tra le sue braccia e mi sento a posto. Ok, le mie costole un po’ meno in effetti. Mette la sua fronte contro la mia e mi fissa sorridendo.
    K: “Grazie. Ti voglio bene.” Mi da un bacio sulla guancia finendo per farmi una pernacchia, cosa che detesto e sa benissimo. Sciogliamo l’abbraccio quando Pedro da due colpi di tosse come per ricordarci della sua esistenza.
    I: “Pir*a, non essere geloso. Non siamo razzisti, abbracciamo anche i milanisti come te…” concludendo con un abbraccio di gruppo. Poco dopo Ka chiama Ale, la quale accetta di venire allo studio, così sia io che Pedro ci auto sfrattiamo per lasciare loro campo libero. È quasi sera, ma la voglia di fare due tiri al campetto con Ivan, dato che Dani se l’è data a gambe inventandosi un’uscita con Gaia, è più forte. Corriamo, ridiamo, cadiamo, ci rialziamo, faccio goal ed esulto manco avessi vinto la coppa del mondo. Poi, alzo gli occhi al cielo e mi rendo conto che il sole oltre ad essere tramontato, ha lasciato il posto a delle nuvole che non promettono niente di buono. Nere come l’inchiostro, pronte per scrivere nuovi capitoli terrestri.
    Iv: “Oh ragazzi, continuiamo o rientriamo?”
    I: “Ancora due calcetti, dai, in fondo è solo acqua!” sperando di beccarmi la pioggia in testa che tanto amo. Quelle gocce piccole che a contatto con la pelle danno una serie infinita di brividi. Gli altri due annuiscono, mentre notiamo che il parco si è praticamente svuotato delle urla e risate dei bambini con le loro mamme.
    Tutto è silenzio intorno a noi.

    _____________________________
    Ad Eri-ka e Alice per aver postato in contemporanea due capitoli meravigliosi che commenterò, domani. Vi odio quando postate insieme (no, non è vero!).
    As Ale per avermi regalato dieci minuti di Foo Fighters. Sei una meraviglia.
    http://forum.teamworld.it/forum1743/...la-tua-13.html

  3. #23
    V.I.P


    Mar 2007
    1,050

    Re: Ho cominciato a cercare la tua mano prima che tu prendessi la mia.



    23.

    Quel giorno lì, quello in cui ti ho conosciuto, non l’avevo mica capito. Non l’avevo mica capito che da quel giorno avrei fatto i conti ogni istante con la paura di perderti.

    I nuvoloni ci osservano, mentre il vento inizia a sollevarsi giocando con gli alberi e dando vita ad una danza dei fili d’erba. Noi imperterriti continuiamo a scalciare, finchè un’entrata da rosso diretto di Ivan ai danni di Pedro, blocca il gioco. Il cantante si contorce a terra toccandosi la caviglia e alternando risate ad insulti.
    Iv: “Scusa!” ripete lui in continuazione trattenendo le risate
    I: “Ed io che pensavo di giocare a calcio con degli uomini, mi ritrovo a calciare con delle femminucce.” Rifletto a voce alta mentre un braccio mi afferra facendomi rotolare per terra “Pedro smettilaaaa!” urlo mentre quel cretino inizia a farmi il solletico sulla pancia, cosa che mi fa morire dal ridere senza volerlo. Mi dimeno quanto un pesce quando viene preso all’amo, ma Pedro non sa che tipo di reazione ho. In genere rido fino alle lacrime per poi picchiare con calci e pugni chi mi fa il solletico. Inizio a picchiarlo al punto che mi prende di peso, girandomi e facendomi finire sotto di lui.
    Iv: “Cavolo come si è fatto tardi. Ci si vede ragazzi!” e scappa via di corsa lasciandoci lì per terra come due bambini. Intanto il cantante riprende una seconda mance di solletico. L’ho detto io che è masochista, evidentemente gli piace esser preso a ceffoni! Ad un certo punto però blocca i miei polsi nelle sue mani, finendo per avere il viso vicinissimo al mio. Ho il fiato accelerato, così come il battito del cuore che si mette a rimbombare all’impazzata. Non può farmi questo effetto. Annego i miei occhi nella nutella dei suoi, sorridendo e consapevole di volermi perdere. Cala il silenzio tra noi. Poi, mi sembra di sentire un goccia sulla fronte. Lo sguardo di Pedro me lo conferma. Scioglie la presa per alzare il viso al cielo. Sta per arrivare la mia amica pioggia.
    I: “Piovee!” esclamo sorridendo mentre Pedro mi aiuta a rialzarmi. Una volta in piedi, allargo le braccia ed inizio a volteggiare su me stessa facendo delle pseudo piroette sotto la pioggia. Mi sento libera e felice.
    P: “Sei impazzita?” mi guarda stupito, mi fermo per guardarlo. È proprio bello.
    I: “Da bambina ho sempre sognato di farlo! Ahah prova, è divertente!” ribatto riprendendo a saltellare nel prato come una cavalletta
    P: “Tanto ormai, bagnato più, bagnato meno! Ahah”
    Dopo un tempo indefinito di saltelli e cavolate varie sopra l’erba, ci guardiamo e scoppiamo a ridere. Una risata liberatoria, genuina, autentica. Alzo gli occhi al cielo e noto dei lampi in avvicinamento. Questo, non è più divertente però. Mi terrorizzano!
    I: “Oddio, mi fanno paura! Scappiamo!” urlo afferrando Pedro per un braccio e trascinandolo in una corsa folle verso casa mia. Arriviamo trafelati, scampando per un pelo la grandinata che si sta per abbattere su di noi. Le luci sono spente, Gaia non è in casa. Apro il portone mentre Pedro fa per andarsene.
    I: “Dove hai intenzione di andare?” lo blocco immediatamente
    P: “A casa!”
    I: “Se non fosse che è dall’altro lato del paese, tu sei a piedi bagnato fradicio e sta per scatenarsi l’apocalisse sulle nostre teste, ti lascerei anche andare. Siccome la realtà è questa, te lo proibisco. Non voglio un cantante sulla coscienza!” ribatto aprendo la porta di casa, invitandolo ad entrare.
    P: “Ok, come vuoi, meglio coglierla al volo tutta sta carineria! Ahah”
    I: “Ecco, se ti propongo anche la doccia, che dici allora?!” chiedo senza rendermi conto dei vari significati che si possono attribuire alla mia frase
    P: “Ricordando che sei a favore dell’ecologia, direi che sarebbe una proposta indecente. Quindi accetterei!” risponde mentre tiro fuori dall’armadietto degli asciugamani rigorosamente rosa per poi sbatterglieli sul petto
    I: “Nei tuoi sogni, Pè. Vedi di darti una mossa, grazie. Appena hai finito, vai nella mia camera ti lascio sul letto della roba che dovrebbe andarti.” Dico mentre mi appresto a lasciargli libero il bagno
    P: “Grazie!”
    Vado in stanza e mi metto alla ricerca di un paio di pantaloni di una tuta che dovrebbero fare al caso mio, più una maglietta che potrebbe andargli. Insomma, potrei anche fare la stron*a e rifilargli un tipico abbigliamento femminile, giusto per ridere di lui, ma non mi va.
    Ripenso al pazzo pomeriggio appena trascorso, ai brividi lungo la schiena che mi provoca il contatto con le sue mani, la sua risata che mi riempie la bocca di sorrisi, il cuore che da di matto. Tutte emozioni che con Francesco non provo, o almeno, non riesco a provare. Mentre rifletto non mi accorgo che la porta della camera si è aperta e che Pedro è appoggiato allo stipite in attesa di attenzione. Mi sveglio dal letargo e scoppio a ridere. Ha indosso l’accappatoio di Gaia.
    P: “Fammi capire, hai un ragazzo mezzo nudo davanti agli occhi e ridi?” domanda curioso
    I: “Si, perché questo adone ha preso l’accappatoio di Gaia, la quale quando lo scoprirà lo farà a pezzi così piccoli da non poterlo ripristinare.”
    P: “Ops.” Fa spallucce mentre gli faccio vedere cosa indossare. Entro rapidamente sotto il getto dell’acqua calda, finalmente. Avere la roba zuppa addosso non è una brillante idea, avevo un freddo micidiale. Mi riscaldo e prendo di nuovo colore, mentre con i capelli bagnati mi avvio verso la camera per vestirmi: tuta anche per me, ma con la maglia di Spongebob. Torno in cucina dove trovo Pedro di nuovo attaccato ai miei cd. Guardo i suoi capelli bagnati incorniciargli il viso. Come, bagnati?!
    I: “Caz*o, il phon!” esclamo facendogli prendere un colpo “Su, vieni tanto li devo asciugare pure io!”
    P: “Eh no, faccio io!” mi ruba il phon dalle mani e lo aziona sui miei capelli. Mi fa un sacco ridere questa situazione, il soffio caldo che sbatte le ciocche da tutte le parti mi fa tornare in mente la chioma di un leone. Ovviamente la cosa è reciproca. Dopo una mezzoretta di trambusto nel bagno, ci rendiamo conto di aver una fame pazzesca.
    I: “Che ti va di mangiare?” chiedo per poi ricordarmi di non avere esattamente il frigo pieno di roba “Anzi, faccio prima a dirti cosa offre la casa! Ahah”
    P: “Ma Gaia?”
    I: “Se continua così” rispondo guardando fuori dalla finestra “torna in barca. Pasta?” chiedo mentre mi sbraccio per arrivare al ripiano alto della cucina. Sbuffo quando Pedro mi mette una mano sulla spalla, si da lo slancio e afferra il pacchetto che tentavo di prendere. Me lo consegna tirandomi il cappuccio sulla testa.
    P: “Nana.” Mi fa una boccaccia
    I: “Scemo, il mio parrucchiere poi ti chiederà i danni per questo!” indicando la capigliatura scompigliata a causa sua. Mi faccio aiutare da lui e prepariamo cena in attesa del ritorno a casa di Gaia. Dopo aver cenato, noto che il tempo non da segni di miglioramento. Torno in sala, dove mi siedo con le gambe incrociate al lato opposto del divano rispetto a Pedro.
    P: “Ho visto che hai una chitarra, in camera. Suoni?” mi chiede cercando il mio sguardo
    I: “Si, ma non molto bene. È più una forma di sfogo personale. Hai presente il detto: me le canto e me le suono? Ecco, proprio così e poi, sono gelosissima di quelle sei corde.”
    P: “Eh direi che con Ka non puoi che andare d’accordo. Ahahah” ribatte facendomi ridere mentre squilla il telefono. Gaia. Rispondo e concludo la chiamata, probabilmente diventando un po’ pallida.
    I: “Era Gaia, stanotte non torna per colpa del maltempo. Sta con Dani in qualche posto sperduto che non ho capito. Sono fregata.”
    P: “Dai, resto qui finchè non smette” riferendosi al tempo “Ok?”
    I: “Sei carino, grazie. Ti va di vedere un film?” annuisce alzandosi per prendere Big Fish e inserirlo nel lettore dvd. Come cavolo fa a sapere che lo adoro?! Mistero. Le ore passano, ma le nuvole nere sono ancora sopra di noi. Ho sonno, ma cerco di trattenere gli sbadigli. Ho paura e vorrei semplicemente essere abbracciata e rassicurata dopo ogni lampo o tuono.
    I: “Pedro…” mi avvicino un pò quando la luce fa strani giochetti sparendo per un secondo e tornando quello dopo. Mi accoglie a braccia aperte e mi ci fiondo nascondendo un sorriso “Resti fino a domani?”
    P: “Resto quanto vuoi, adesso andiamo a dormire però!” si alza avviandosi verso la mia stanza
    I: “Vuoi il pigiama con i coniglietti?” propongo ironica
    P: “No in genere dormo nudo.” Ribatte serio per poi scoppiarmi a ridere in faccia “Dovresti vedere la tua espressione, adesso!”
    Lo picchio e mi corico sistemandomi il cuscino, mentre le sue braccia mi avvolgono e il suo respiro fa capolino tra i miei capelli.
    P: “Fai bei sogni.” Mi sussurra facendomi rabbrividire
    I: “Anche tu.”

    ________________________
    Dopo aver visto Olympia, posto.
    Grazie a tutte per i commenti e i "mi piace".
    http://forum.teamworld.it/forum1743/...ml#post8263285

  4. #24
    V.I.P


    Mar 2007
    1,050

    Re: Ho cominciato a cercare la tua mano prima che tu prendessi la mia.



    24.

    So che possiamo continuare con le nostre vite, ce la caveremmo benissimo. Ma io ho visto quello che potremmo essere insieme, e scelgo noi, solo noi.

    Il giorno dopo è sempre così. Il giorno dopo qualsiasi cosa. Una festa, una sbornia, un temporale. Non riesci ad abituarti all’idea di essere già al giorno dopo, ti accorgi di essere stonato, fuori tempo. Non sei ancora uscito da ieri, che già è domani anche se gli altri lo chiamano oggi.
    Ecco, oggi è il giorno dopo. Non è ieri, ma promette cose belle per il domani.
    La luce del sole illumina la stanza disegnando strane forme sul muro azzurro. Mi giro lentamente nel letto percependo un certo spazio vuoto, non più occupato. Mi sembra di poter rotolare nel letto talmente pare grande tutto d’un tratto. Allungo una mano sul materasso, nessuna traccia di Pedro.
    Apro gli occhi e mi guardo intorno aspettando che da un momento all’altro entri in camera.
    Non succede.
    Mi giro su un fianco, respirando profondamente e mi rendo conto che il mio cuscino ha il suo profumo. Non doveva restare con me. Non dovevo permettere alle sue braccia di accogliermi in modo così disarmante. Non dovevo permettere al suo respiro di insinuarsi tra i miei capelli. Non dovevo lasciare che la sua voce riecheggiasse nella mia mente. Non dovevo permettere al suo sorriso di trapassarmi da parte a parte. Non dovevo permettere a me stessa di avere paura. Non dovevo permettere alle sue mani di sfiorarmi il viso. Non dovevo permettere al mio cuore di scegliere di sbagliare.
    Scegliere di amare Pedro.
    Tutto torna. Il cuore che smette di battere, la voce che inizia a tremare quando lui mi è vicino, il desiderio di averlo accanto, la voglia di cercare i suoi occhi, la gioia nel sapere di aver provocato una sua risata. Mi sono innamorata di Pedro.
    No, non posso. È il migliore amico di Ka. Non va affatto bene. Non che voglia la sua benedizione, ma c’è un limite a tutto. Credo.
    E poi, non è nemmeno detto che lui ricambi i miei sentimenti. Mi siedo sul letto e sento qualcosa cadere per terra. Il rumore di un foglio volante. Mi guardo attorno, ma non trovo nulla. Provo dall’altro lato del letto e accanto al tappeto vedo un post it giallo. Lo raccolgo curiosa riconoscendo immediatamente la calligrafia.

    “Le prove chiamavano e non volevo svegliarti. Il sole è alto, non hai più bisogno di me. Un abbraccio, Pedro.
    Ps. Sei bella quando dormi ;-)”

    Ok, sto sorridendo come una cretina davanti ad un post it. Penso che se mi vedesse Gaia, riderebbe di me, giustamente. Rileggo ancora una volta quel complimento, quella faccina che ormai è la sua firma e mi alzo. Vado in cucina dove trovo sul tavolo un cornetto alla marmellata posto su un piattino e un altro bigliettino in cui mi augura una buona colazione.
    Qualcuno dica al mio stomaco di smetterla di contorcersi in una morsa ogni volta che ripenso al suo abbraccio. Faccio una doccia veloce e mi ricordo di un "piccolissimo" dettaglio.
    Ka e Ale.
    Nessuno mi ha detto nulla. In genere si dice nessuna notizia, buona notizia. Spero sia effettivamente così. Sto per chiamare Ale per scoprire la serata, quando suonano alla porta. Corro ad aprire e mi trovo la mia acidella preferita sulla porta.
    I: “Ehi, come siamo sorridenti stamattina.”
    A: “Mmm senti chi parla. Che, mi fai entrare o rimango qui a guardarti negli occhi?”
    I: “Se proprio insisti” mi sposto e la faccio entrare. Ci sediamo entrambe sul divano.
    A: “C’è troppo silenzio. Gaia, dov’è?!” domanda guardandosi intorno
    I: “Vorrei saperlo anche io. Ha il cellulare staccato, ma ieri sera mi ha detto che stava con Dani. Non chiedermi dove, perché non l’ho capito!” veniamo interrotte dal rumore di chiavi che girano nella serratura. Ci guardiamo complici e afferriamo i cuscini, nascondendoci per terra. Quando sentiamo la voce di Gaia far presente di essere in casa, scattiamo lanciandoglieli addosso. Colpita e affondata, direi. Ridiamo senza senso per gli insulti e le espressioni del viso della nostra amica che ci raggiunge sul divano.
    G: “Oh grazie.”
    A: “Prego, ne vuoi una seconda dose?” ridendo mentre Gaia rifiuta la proposta “Bene, probabilmente qualcuno qui” riferendosi a me “sa qualcosa, ma non tutto. Ho una bella notizia!”
    G: “Su su dimme!!”
    A: “Ieri pomeriggio Ka mi ha invitata ad andare allo studio. Ero stupita della proposta, ma mi sono convinta ad accettare. Così sono arrivata e non c’era nessuno oltre a lui. Mi ha accolta sorridendo, mi ha chiesto subito scusa per le parole che aveva detto tempo fa. Poi, ha preso la chitarra, si è seduto di fronte a me dicendo di non essere molto abile con le parole, per cui aveva preferito metterle in musica per dirmi quello che voleva sapessi. Così inizia a suonare una canzone nuova, che mi è piaciuta immediatamente. Le parole poi erano dolcissime.” Si ferma un secondo come se stesse rivivendo la scena “Volevo abbracciarlo, giuro. Poi, una volta finita la canzone posa la chitarra e mi dice semplicemente che non è vero che mi vede solamente come amica. Anzi, vorrebbe di più! Così ci siamo dichiarati a vicenda e mi ha baciata e…”
    I: “Ok, ti prego, i particolari risparmiaceli, ho appena fatto colazione!”
    G: “Concordo con lei.” si sistema appoggiando la testa sulla mia spalla “Io invece son stata da Dani. In pratica ho conosciuto la famiglia al completo. Siamo sempre più ufficiali!”
    I: “Amiche, sono veramente felice felice per voi. Vi meritate il meglio!”
    G: “Mi spiace averti lasciata sola stanotte. So che i temporali li detesti!”
    I: “Oh non ti preoccupare, ho dormito con Pedro!” mi lascio sfuggire con tranquillità queste parole, ma quando Ale quasi sputa l’acqua che stava bevendo e Gaia si drizza per guardarmi dritta in faccia, capisco che forse non è una cosa da poco.
    A: “Si, ok raccontala a qualcun altro Ila. Divertente, veramente!” esclama lei
    G: “Non è una balla. I suoi occhi non riescono a mentire.” Tornando a guardarmi “Che ti è saltato in mente?!”
    I: “Ecco, per fortuna siete qui. Credo mi stia succedendo qualcosa di atroce.” Sento i loro occhi su di me “E se fosse che mi piace Pedro?!”
    A: “Sei molto combattuta al momento. Hai qualcosa in sospeso con Francesco, ma allo stesso tempo è vero che ultimamente tu e Pedro vi siete avvicinati.”
    G: “Datti tempo, non essere impulsiva. Osserva, capisci e aiuta te stessa a comprendere.” Si ferma un attimo per tirarmi una ciocca di capelli “Ma soprattutto, analizza la situazione mentre siamo al mare!”
    I: “Mare?!” domando curiosa insieme ad Ale. Strabuzziamo gli occhi, incredule.
    G: “Ma che, non lo sapete? Gli zii di Dani hanno una casetta al mare e ci andiamo il prossimo week end tutti insieme!”
    A: “Certo che potevate aspettare ancora un po’ a dirlo!”
    Mare, sole e amici. Penso non ci sia niente di meglio. Forse hanno ragione loro, mi son semplicemente fatta trasportare dalle sensazioni. Un bel weekend come questo potrebbe servire per chiarirmi le idee. Ottimo.
    Mando un sms a Ka per dirgli che sono orgogliosa di lui e qualche secondo dopo mi arriva la sua risposta.

    Grazie, se non era per voi, l’avrei fatto chissà quando. Ricordati: qualunque cosa succeda, noi resteremo legati per sempre.

    Per sempre.
    Noi.

    _________________________
    Oggi non è un giorno qualunque, ma è il compleanno di Erika, quindi tanti auguriiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii.
    http://forum.teamworld.it/forum1743/...ml#post8264360

  5. #25
    V.I.P


    Mar 2007
    1,050

    Re: Ho cominciato a cercare la tua mano prima che tu prendessi la mia.



    25.

    La felicità si conquista.

    Mare sia. È stata una settimana piena, per tutti. Abbiamo faticato ad incontrarci tutti insieme per un motivo o per l’altro, quindi tutti sentiamo il bisogno di questi tre giorni lontano da tutto. Non ho nemmeno visto Ka, figuriamoci Pedro. Cioè, per un nanosecondo l’altro pomeriggio in cui mi ha regalato uno dei suoi soliti sorrisi.
    Trolley a portata di mano, Dani che arriva e ci carica direzione casa Moro. Una volta lì ci dividiamo in due macchine per andare al mare, qualche ora e abbasso il finestrino della mini per respirare l’odore di salsedine. Niente di meglio. Esco saltellando dall’auto, seguita da Gaia. Prendiamo le nostre valigie e ci dividiamo nelle stanze. Siccome siamo in sette, e le stanze disponibili sono tre, decidiamo di stare noi ragazze insieme. Only girl. Gettiamo letteralmente le cose fuori dai trolley per trovare i costumi, infilarli, armarci di crema solare e asciugamano per poi fiondarci giù dalle scale per poter raggiungere al più presto la spiaggia. Nemmeno calcoliamo i ragazzi, il mare è più importante al momento.
    G: “L’ultimo che arriva in spiaggia, paga da bere!” urla prima di chiudere alle nostre spalle la porta di casa, mentre noi ce la ridiamo. Stasera si beve gratis. Corriamo per quanto possibile con le infradito ai piedi e in pochi minuti possiamo affondare i piedi nella sabbia. Stendiamo i teli uno accanto all’altro, abbandonando i prendisole poco distanti. Una alla volta ci passiamo un velo di crema sulla pelle, perché, un po’ di sole va bene ma di diventare un’aragosta non se ne parla. Lego i capelli da seduta mentre Gaia ci fa presente che i ragazzi stanno arrivando. Si piazzano vicino a noi e ci osservano un momento.
    K: “Peccato, vi siete già spalmate la crema.” sbuffa ad alta voce seguito dagli altri tre
    A: “Tu le mani qui non le metti ancora, caro.” ribatte a tono facendomi ridere. Ha sempre la risposta giusta al momento giusto. Mentre continuano il loro amorevole battibecco, mi avvicino verso Gaia e le indico degli scogli in lontananza. Sorride probabilmente per lo stesso motivo per cui lo faccio anch’io. Una volta ci siamo promesse di gettarci da uno scoglio come fanno nei film, poi vedendo quanto fosse pericoloso abbiamo optato per cambiare la promessa. Ci teniamo alle nostre ossa, in fondo.
    I: “Vado a cacciare le onde.” Sussurro alla mia amica che si spalma a terra per abbronzarsi
    G: “Questo posto esalta la bambina che è in te. Vai avanti, cacciane un po’ poi ti raggiungo!”
    Dopo la sua benedizione mi alzo scrollando via un po’ di sabbia che mi trovo addosso e mi avvio verso il bagnasciuga. Chiudo gli occhi e respiro a pieni polmoni l’aria frizzante. Faccio un paio di passi avanti mentre guardo le onde muoversi verso di me, faccio partire mentalmente il conto alla rovescia e scatto nella direzione opposta per evitare di bagnarmi troppo con gli schizzi d’acqua. Rido come una matta ripetendo la sequenza per diverse volte. Sono in un mondo tutto mio. Scatto ancora scappando dall’onda inseguitrice correndo con lo sguardo rivolto all’indietro. Vado a sbattere contro qualcuno che immediatamente mi abbraccia circondandomi la schiena in una presa delicata.
    I: “Ops! Scusa non ti ho visto!” accampo scuse per aria cercando di liberarmi da quelle braccia che mi fanno sentire a casa
    P: “Di nulla, così ho avuto la scusa per abbracciarti.” Risponde concludendo la frase con un sorriso. Il cuore che perde uno o due battiti per strada, non è più una novità ormai. Il suo sorriso da angelico passa a diabolico in una manciata di secondi. Si inchina leggermente, in una mossa mi prende in braccio avvicinando pericolosamente il suo viso al mio. Attacco le mie braccia al suo collo in una morsa che spero regga per qualche minuto mentre lui inizia a camminare velocemente verso il mare. Una vaga sensazione mi invita a pensare che mi voglia lanciare in acqua. Ovviamente urlo e rido cercando di liberarmi, senza riuscirci. La mia voce però, attira l’attenzione degli altri che fanno la stessa cosa a Gaia e Ale. Mi spiace per loro, ma ancora una volta subiamo la stessa sorte: mal comune, mezzo gaudio no?
    I: “Marco Pedretti mettimi giù!” gli urlo nell’orecchio lanciando calci al vento mentre lui se la ride. Mi guarda in modo dolce. Maledetto lui.
    P: “Ogni suo desiderio, è un ordine.” Ribatte aprendo le braccia e facendomi cadere in acqua. Peccato che stessi parlando, così inizio a tossire come una disperata per colpa dell’acqua salata ingerita nel tuffo. Mi sollevo mentre ride ancora mezzo asciutto.
    I: “Sai cosa sto desiderando adesso?” gli chiedo mentre mi strizzo i capelli, notando dietro di lui Ivan che mi chiede di stare in silenzio. Non distolgo gli occhi da quelli di Pedro mentre il mio stomaco si ribella come ogni volta. Ivan nel frattempo spinge l’amico verso l’acqua facendolo inciampare. Colto di sorpresa e a bocca aperta, si rialza anche lui tossendo.
    Iv: “Gran bel gioco di squadra!” entra in acqua per battermi il cinque
    I: “Tempismo perfetto!” rido per poi voltarmi verso il moribondo “Su, Pedro è solo acqua salata e comunque desideravo proprio questo!”
    Veniamo raggiunti dalle urla di Gaia ed Ale che incolpano l’acqua di non esser abbastanza calda per i loro gusti, ovviamente vengono zittite da schizzi generali.
    K: “Ragazzi, pronti?” urla attirando l’attenzione degli altri “Caccia al costume!”
    G: “Oh caz*o dici?!” esclama lei togliendoci le parole di bocca. Questa caccia ho come l’impressione non prometta nulla, ma proprio nulla di divertente per noi femmine.
    D: “Amore, non ti preoccupare. Non permetterò che questi ragazzacci ti sfilino il reggiseno!” la rassicura mettendosi accanto a lei a mo di scudo umano
    I: “Oh fantastico, qui le coppiette si difendono una con l’altro e alla sottoscritta chi ci pensa?! Sono in netta minoranza.” Riferendomi a Ivan e Pedro già troppo nei miei paraggi.
    P: “Ti difendo io!” ribatte al volo avvicinandosi quel tanto da permettermi di mettergli le mani sulle spalle e spingerlo sott’acqua una seconda volta. Ovviamente, è la goccia che fa traboccare il vaso perché si scatena una guerriglia acquatica tra maschi e femmine all’ultimo schizzo.
    I: “Non so se ho bevuto più acqua o sputata di fuori.” Esclamo mentre esco lentamente dall’acqua per andarmi a coricare sul telo in cerca di nuove forze. Mi lascio andare chiudendo gli occhi e finendo in uno stato di dormiveglia. Poco dopo qualcosa di freddo si muove sulla mia schiena, per intenderci si tratta di due mani. Mi muovo dando segni di vita.
    K: “Tranquilla, sono io. Non volevo ti scottassi!” mi fa una pernacchia sulla spalla e si corica accanto ad Ale. Ruoto lo sguardo a destra per tornare a dormire quando il mio sguardo incrocia quello di Pedro coricato su un fianco accanto a me. Mi soffermo sul suo viso, sui capelli resi ancora più ricci dall’acqua e sul sorriso perfetto che mi rivolge. Gli faccio una linguaccia e mi volto dall’altra parte con il battito accelerato. Fortuna che questo weekend doveva servirmi per capire: son messa decisamente male se la testa fa una cosa e il cuore l’esatto opposto. Odio non capire me stessa.
    D: “Raga, stasera tour?” domanda dopo un momento di strano silenzio
    G: “Cosa fondamentale: chi tra loro è arrivato per ultimo?!” ribatte lei
    A: “Mi pare…tutti insieme. Meglio, avremo ben quattro giri gratis ragazze!”
    K: “Si, e poi chi vi tiene d’occhio?!”
    I: “Per quello esisti tu, Ka.” Borbotto mentre il mio amico decide di punirmi facendomi il solletico fino a farmi venire le lacrime agli occhi.
    Iv: “Allora, noi rientriamo. Almeno evitiamo la coda per la doccia! A dopo.” si alza con Dani e Gaia rigorosamente per mano. Ale mi fa un occhiolino, alzandosi e andando a casa.
    I: “Com’è che alla fine della fiera rimaniamo sempre noi tre?”
    K: “Solo i migliori se ne vanno.” Ricevendosi un coppino
    I: “Guarda che non è un complimento. Piuttosto, fatti abbracciare come si deve.” Affermo avvicinandomi a lui e lasciandomi andare tra le sue braccia. Appoggio la testa sulla sua spalla. “Volevo dirti che sono fiera di avere un amico come te. Sono orgogliosa per il fatto che sei riuscito a lottare e vincere la tua felicità. Perché la felicità si conquista ogni giorno, come mi dici spesso tu.”
    K: “Grazie, ma lo avevi già detto.”
    I: “Un conto è leggere un sms, un altro è guardarti negli occhi e dirtelo a voce. Ci tenevo proprio tanto.” gli do un morso sulla guancia “Così impari a pizzicarmi in acqua!”
    Pedro ci fa notare la sua presenza, così finiamo per discutere della canzone che Ka ha dedicato ad Ale. Non sanno se inserirla o meno nel nuovo disco a quanto ho capito. Poco importa, è un discorso che possono affrontare solo loro. Ci alziamo dopo aver guardato il sole tuffarsi in mare, pronti per la nostra notte.

    ___________________________
    Scusatemi veramente per il mega ritardo!
    Grazie di cuore
    http://forum.teamworld.it/forum1743/...la-tua-15.html

  6. #26
    V.I.P


    Mar 2007
    1,050

    Re: Ho cominciato a cercare la tua mano prima che tu prendessi la mia.



    27.

    Adoro il tuo viso a pochi centimentri dal mio, i tuoi occhi dentro me e quel sorriso, nato col mio.

    Entro nel nostro covo e mi trovo di fronte ad una miriade di maglie e pantaloni sparsi su mobili e sul letto. Gaia seduta su una sedia mi lancia un asciugamano in faccia.
    I: “Prego?”
    G: “Muovi il culo. Qui siamo tutte pronte per il conto alla rovescia. Stasera non avremo rivali.”
    I: “Com’è che l’autostima t’è venuta tutta in un colpo?!”
    A: “Ha delle amiche motivanti.”
    Senza smetterla di ridere vado in bagno a farmi la doccia cercando di eliminare tutto il sale dai capelli. Esco dal box e guardo la mia immagine allo specchio. Adesso sono io a dovermi ripetere che valgo, ironia della sorte. Mi lego il mega asciugamano sul petto e faccio un respiro profondo prima di aprire la porta del bagno, fare due metri ed entrare in stanza. Sperando di evitare incontri nel tragitto, ovviamente. Mentre chiudo la porta, sento le voci dei ragazzi al piano di sotto ridere per una cazzata detta da Dani. Quel ragazzo è speciale.
    In camera mi do una rapida asciugata ai capelli e immediatamente mi viene in mente quando qualche sera fa era Pedro a farlo. Che ridere!
    Mi volto e noto il vestito blu che avevo usato per uscire con Francesco. Non ricordavo di averlo messo in valigia, anzi son sicura di averlo lasciato a casa.
    A: “L’ho preso io per te. Devi essere bella da togliere il fiato per essere alla nostra altezza stasera.”
    G: “Esatto.”
    I: “Cioè le mie amiche sono una ladra ed una bugiarda. Perfetto. Vi adoro!”
    Mi infilo quel vestito per farle contente e perché no, anche per un po’ di sana superstizione. Come quando indossavo la mia felpa rossa col cappuccio per andare a scuola il giorno di un compito in classe, ero sicura mi desse almeno un voto in più. Tutte palle, mi dava semplicemente maggiore sicurezza, più forza e convinzione di poter dare il meglio. Essere il meglio.
    Mi fido ciecamente delle mani di Gaia sui miei occhi, così come lei delle mie. Qualche minuto dopo mi passo una mano nei capelli, sono pronta, anzi siamo pronte per uscire.
    G: “Questa è la nostra notte. Divertiamoci!” e con queste parole impresse usciamo e raggiungiamo i ragazzi di sotto. Dani mentre abbraccia la sua bella, mi fa l’occhiolino.
    D: “Quello mi sembra di averlo già visto!” riferendosi al vestito che indosso, annuisco di rimando mentre becco lo sguardo di Ka su di me.
    K: “Oh, se non fossi la mia migliore amica, un pensiero lo farei!” ricevendosi immediatamente una manata in pancia da Ale
    A: “Cretino. Stiamo insieme da così poco e già pensi alle altre.” Facendo la finta offesa trattenendo le risate
    K: “Mia!” e l’abbraccia baciandola per farla stare zitta. Dopo queste effusioni pubbliche, usciamo diretti verso il primo locale. Praticamente è a ridosso della spiaggia, c’è un piacevole venticello fresco che ha spazzato via delle nuvolette lasciando posto solamente alla luna. Ci sediamo su un divano ad angolo, stranamente ci stiamo tutti. Parliamo, chiacchieriamo, ridiamo finchè un ragazzo si posiziona dietro la consolle e inizia a mettere musica.
    A: “Ka, ci prendi da bere?” chiede lei in un tono che non ammette repliche, così qualche minuto dopo siamo servite con tre invitanti drink colorati, con tanto di ombrellino di paglia.
    I: “Gaia, fai cambio? Il mio è rosa!” propongo scherzosa
    G: “Razzista.” Ribatte lei dando vita al nostro ennesimo siparietto. La gente attorno a noi inizia a muoversi a tempo di musica, il cui volume improvvisamente si alza. Forse pensano che siamo tutti sordi. Gaia mi prende per un braccio conoscendo la mia scarsa voglia di ballare e mi trascina in mezzo a delle ragazze vestite come dei confetti. Rosa. La linguaccia che mi rifila, conferma il mio pensiero: l’ha fatto apposta! Ridiamo e ci mettiamo a saltellare con le braccia alzate. Parte il meglio del peggio dei balli di gruppo, Macarena compresa. Vedere Ka muoversi tentando pose alla "I’m sexy and I know it", non ha prezzo soprattutto perché risulta essere tutto il contrario. Qualche pezzo e poi parte il primo lento in cui tutte le coppiette danno il meglio di loro. Gaia cerca e viene trovata dalle braccia di Dani, mentre Ka immobilizza Ale. Bene, la single presente sta per tornare al divano quando il sorriso di Ivan mi coglie di sorpresa.
    Iv: “Abbiamo fatto 30, facciamo 31!” ride mentre mi mette imbarazzato le mani sui fianchi. È proprio un cuore buono, il suo. In quegli occhi da ragazzo semplice c’è tutto un mondo da scoprire. Mi fa sempre trovare qualcosa di divertente di cui parlare, ovviamente anche mentre balliamo. Infatti la ragazza accanto a noi sembra si sia addormentata sulla spalla del suo compagno. Le risate si sprecano.
    P: “Mi concede questo ballo, signorina?” sento la sua voce alle mie spalle, Ivan mi sorride e scioglie l’abbraccio andando verso il divano.
    I: “Se mi davi della signora, eri morto.” Affermo per eliminare la tensione che sento nascere nel momento esatto in cui avverto le sue mani accarezzare la mia schiena per posizionarsi lateralmente sui fianchi. È una stretta che nulla a che vedere con la forza, eppure riesce a darmi una sensazione di stabilità, solidità e tranquillità che non trovo in altre braccia. Il vento gli modella i ricci e non resisto alla tentazione di tirargli delicatamente una ciocca, per vedere l’effetto molla. Osserva ogni mio movimento, incuriosito.
    I: “Sono troppo belli i tuoi capelli!” spiego rimettendo le mani dietro al suo collo
    P: “Solo i capelli?” chiede ironico alzando un sopracciglio
    I: “No, ci sono tante cose belle in te.” Mi ritrovo a rispondere tutto in un colpo. Per fortuna la musica sta finendo e così anche questo abbraccio. Avvicina la bocca al mio orecchio, sento il suo respiro sul collo, probabilmente sta sorridendo.
    P: “Sei meravigliosa, stasera.” Mi lascia un bacio sulla guancia “E se sorridi, lo sei ancora di più.” La musica accelera, come il battito del mio cuore. Improvvisamente questo posto mi sembra minuscolo in confronto alla spiaggia qui attorno. Mi manca l’aria, eppure siamo all’aperto. Mi allontano e mi incammino verso il rumore delle onde. Mi inginocchio sulla sabbia e rimango con gli occhi rivolti al cielo. È una calamita per i sognatori come me. Una mano si appoggia sulla mia spalla.
    K: “Sapevo di trovarti qui.” Riferendosi alla volta celeste sulle nostre teste “Volevo ringraziarti per avermi spronato con le maniere forti a tirare fuori ed affrontare i miei sentimenti. I tuoi consigli, mi sono serviti veramente.”
    I: “Come si fa a non adorarti quando smetti di fare il tamarro e resti semplicemente te stesso? Dovresti farlo più spesso.” Mi passa un braccio sulle spalle avvicinando la testa per darmi in bacio sui capelli.
    K: “Vedo che finalmente tu e Pedro avete smesso di litigare. Sai, anche i miei consigli vengono ascoltati!” riflette ad alta voce. Cosa intende esattamente con questa frase?!
    I: “Quali consigli, scusa?”
    K: “Ricordi quando sei scappata dalla vergogna per aver insultato Pedro?” annuisco
    I: “Come poterlo dimenticare?!”
    K: “Be, dopo ho fatto un discorsetto a Pedro chiedendogli di essere più carino con te. Cioè, di provare ad essere civili per il bene del gruppo. Sei pur sempre la mia ragazza preferita!”
    I: “Ah, capisco.” Mi mancano le parole “Grazie!”
    K: “Di nulla, ora vado da Ale altrimenti mi picchia!”
    I: “Farebbe solo bene! Ahah” si alza e scappa di nuovo verso la musica.
    Ecco spiegato il tutto. È merito di Ka se all’improvviso Pedro si mostra gentile nei miei confronti, evita battute o discorsi teatro di possibili battaglie. Mi sento presa in giro.
    Lui ha semplicemente eseguito gli ordini, probabilmente si è calato troppo nella parte. Che immensa fregatura. Mi fa male il cuore, perché mentre lui giocava, io mi sono innamorata.
    Occhi lucidi, occhi rabbiosi, occhi delusi. Prendo un pugno di sabbia e apro leggermente le dita per farla cadere. Un movimento che dovrebbe servire per rilassarmi, invece, finisco per lanciare manciate di sabbia al vento. Una tormenta simile a quella che vivo.
    Quel sorriso, dunque, era finto? La giornata a Milano, la corsa sotto la pioggia, dormire tra le sue braccia. Tutto ha perso improvvisamente importanza assumendo un significato di scherno.
    Non posso credere che tutto questo sia veramente successo.
    A me, poi.
    Proprio adesso che ho messo sulla stessa lunghezza d’onda cuore e testa, capisco l’inutilità di questo sforzo.
    Cuore, dimenticalo.
    Testa, convincimi che è un brutto sogno.

    _______________________
    Non è il massimo, lo so. Spero piaccia ugualmente!
    http://forum.teamworld.it/forum1743/...la-tua-15.html

  7. #27
    V.I.P


    Mar 2007
    1,050

    Re: Ho cominciato a cercare la tua mano prima che tu prendessi la mia.



    28.

    È che quando sei ferito tendi a chiuderti, ma le ferite hanno bisogno di prendere aria per guarire.


    Sole, cuore, amore. Un cazz*, direi.
    È quasi l’ora di pranzo quando apro gli occhi. Sono sul letto abbracciata ad Ale e con il gomito di Gaia nella schiena. Gioventù bruciata, direbbe qualcuno. Con mosse da contorsionista riesco a liberarmi dalla loro presa inconsapevole, per tentare di fare due passi verso il bagno. Apro la porta sbadigliando sonoramente.
    K: “Buongiorno tonsille di Ilaria.” Lo fulmino con lo sguardo, mentre scoppia a ridere. Metto un dito sopra le mie labbra per fargli capire che deve smetterla di sghignazzare non tanto per me, ma per quelle due che dormono sogni beati dietro la mia schiena. Finalmente, lo capisce. Anzi, mi squadra un po’ troppo, una di quelle occhiate indagatrici che non prometto mai nulla di buono per me.
    K: “Tutto bene? Hai delle occhiaie terribili e sei pallida.”
    I: “Carino, sono sempre stata pallida. Le occhiaie sono dovute alla nottata in bianco. Ah, ultima cosa: sto bene.”
    K: “Classica risposta tua. A domanda precisa, risposta precisa. Questo significa che ho ragione. Non importa, ancora non hai voglia di parlarne? Va bene. Tanto le mie braccia sai dove trovarle.” Detto ciò mi sorride e torna in camera lasciandomi come una cretina in corridoio. Un po’ mi sento in colpa, non volevo fare la scorbutica con lui che non c’entra nulla. Mi capisce al volo anche quando sono io stessa a non capirmi. È la chiave di lettura dei miei drammi e delle mie comiche. Vado dal lavandino, apro il rubinetto sperando di trovare acqua ghiacciata. Ne prendo manciate intere e me la lancio direttamente in faccia. Risveglio infarto, ci voleva. Rimango qualche minuto ad osservare la mia immagine riflessa. Sguardo un po’ spento, occhi effettivamente dotati di valigie e pronti a partire verso lidi più felici. Insomma, non è da me. Probabilmente la cosa migliore sarebbe uscire, camminare, parlare con il mare, assorbire un po’ di sole. Torno in camera, afferro una canotta e un paio di pantaloncini, infilo le scarpe facendo attenzione a non perdere l’equilibrio. Prima di uscire, faccio tappa in cucina dove bevo al volo un po’ di the freddo. Dato che Ka si sarà riaddormentato, mi autorizzo a combattere la noia con un passeggiata in solitaria. Senza Ipod, oltretutto. Scema io ad averlo dimenticato a casa. Sono le ore più calde, la gente sana di mente e non incosciente quanto me, a quest’ora è seduta attorno ad un tavolo in cucina a mangiare allegramente. Devo essere sempre controtendenza, infatti la spiaggia è semi deserta. Qualche bambino rincorso dalla mamma che tenta di acciuffarlo per riportarlo all’ombra, una coppia giovane. Non volendo ustionarmi del tutto, preferisco non sedermi sulla sabbia ma proseguire fino al bagnasciuga. Mi tolgo le scarpe e le tengo in mano non sapendo come altro fare. L’acqua che mi accarezza i piedi mi fa il solletico. Sorrido alzando il viso verso il sole. Guardo ancora una volta quegli scogli in lontananza e mi viene voglia di andarmi a sedere proprio lì. Faccia a faccia con il mare. Io e lui. Le leggi della prospettiva, mi fregano, perché continuo a camminare ma quelle rocce mi sembrano sempre lontane. Magari ho le visioni.
    Passo dopo passo, la sabbia lascia il posto alle rocce scure, frastagliate con qualche spruzzo di verde sopra. Mi infilo nuovamente le scarpe per evitare di farmi male o scivolare. Salgo sul primo scoglio, poi il secondo e così via fino a raggiungere il punto più alto. Mi guardo intorno, c’è solo un pescatore disperato seduto dietro la canna da pesca mentre guarda imperterrito se qualche pesce si degna di abboccare. Mi siedo dando le spalle ad un palo su cui è affissa una bandiera italiana che sventola in balia del vento. Incrocio le gambe, appoggiandomi con i gomiti sulle ginocchia. Sguardo fisso verso l’orizzonte. Mi lascio trasportare dal rumore delle onde che si schiantano contro le rocce, sorrido agli schizzi che raggiungono la mia pelle. Mi sento in pace con il mondo persino per qualche secondo. Il sole picchia forte ed io mi son scordata la crema solare, stasera sarò total red. Non mi rendo conto del tempo che passa, qui sembra che i miei pensieri possano rimanere in standby, perché dovrei muovermi?!
    La tasca dei pantaloni inizia a vibrare. Un messaggio. Apro svogliatamente.
    “Dove sei?!”
    Inutile, sto sorridendo. Un sorriso amaro. Si è preoccupato di chiedermi dove sono sparita. Mi son ripromessa di mantenere la calma, di non far trapelare la mia delusione. Ci sarà tutto il tempo del mondo per farlo, a casa.
    “Agli scogli.” Rispondo per non allarmare gli altri più che altro. Semplice, diretta, schietta.
    Gli invio anche un po’ di quel gelo che si sta inesorabilmente impossessando del mio cuore.
    Cambio posizione, allungo le gambe e appoggio le mani dietro la schiena con la faccia rivolta al cielo. Mi vengono in mente le parole di una canzone dei The Sun “ma cielo dimmi dimmi che via, dammi una stella che mi lasci una tua scia”. Amo quel testo, quel sound estivo fresco e leggero che si sposa alla perfezione con delle semplici frasi dal significato profondo. Chiudo gli occhi e mentalmente canticchio la melodia. Poi, il buio. O meglio un’ombra alle mie spalle ha deciso di togliermi il sole. Apro gli occhi contrariata, mentre incrocio uno sguardo nel quale mi perdo ogni volta.
    P: “Che fai qui tutta sola?” mi domanda semplicemente, sedendosi accanto a me e guardando il mare di fronte.
    I: “È un bel posto per pensare.” Rispondo, sincera.
    P: “Capisco.” Sento il suo sguardo su di me, sento i brividi correre sulla schiena “Come mai pensierosa?”
    Evito di guardarlo, non sono così brava a raccontare bugie. Cosa dovrei dirti, Pedro? Che penso tu sia uno stupido con il sorriso più luminoso della terra, più potente del sole perché è riuscito a sciogliere quel gelo che si stava formando nel mezzo del mio petto. Credo che tu sappia cosa voglio anche quando non lo so. Penso che se ti ho accanto mi sento più forte, più sicura, la mia risata è più allegra. Penso anche che tu non te ne accorga di quanto bene mi fai. Penso al cuore che batte più forte quando mi guardi, penso al cuore che ha perso dei colpi quando ho ascoltato le parole di Ka, penso al respiro che esce a fatica quando parliamo, penso ai brividi che corrono sulle braccia e sulla schiena ogni volta che inavvertitamente mi sfiori, penso ai tuoi occhi così belli e speravo sinceri.
    Penso che tu sappia mentire meglio di me, ecco. Penso che mi sono innamorata di te e che non ho intenzione di dirtelo. Penso di essere solo una stupida ragazzina vittima di una cotta a senso unico.
    Ho quasi paura che tutti i miei pensieri facciano un rumore tale da esser sentiti anche da lui.
    I: “Nulla di importante.” Sentenzio giocando con un sassolino per poi lanciarlo nell’acqua del mare.
    P: “Se ti chiedessi il permesso di fare una cosa, me lo concederesti?” cambia tono di voce in attesa di una mia risposta.
    I: “Come faccio a darti il permesso se nemmeno so di cosa si tratta?! Potrebbe trattarsi di una fregatura!” l’ennesima, direi.
    P: “Potresti fidarti di me, per esempio.” Afferma guardandomi dritto negli occhi. Ho paura. Come possono quelle iridi nocciola mentirmi? Il cuore mi dice di fidarmi, la testa lo insulta. E poi, ci sono le rivelazione che fanno ancora male. Non voglio ferirmi più del previsto.
    I: “No, non posso farlo. Mi spiace.” Sussurro mentre sento che la testa si mette a ballare la macarena. Il cuore torna ad essere freddo.
    P: “Pensavo si stesse creando qualcosa di bello tra noi…” borbotta lui, senza smettere di puntare i suoi fari su di me.
    I: “Ci siamo sbagliati in due, te l’assicuro.” Rispondo amara, mentre mi alzo pronta a tornarmene alla spiaggia. Non voglio dire altro, fa troppo male. Mi segue di corsa, afferrandomi per un braccio e costringendomi a guardarlo.
    P: “Che cosa è successo? Fino a ieri era tutto bellissimo…”
    I: “Pensi sia divertente?! Ora non c’è Ka, puoi smetterla di fare il teatrino.” Sputo fuori la mia rabbia tutta d’un colpo, lasciandolo di sasso. Sembra stupito. “Già. Hai capito bene. Io so. Tutto.”
    P: “Aspetta, resta qui.” Sembra quasi una supplica, mi fa tenerezza “Tutto…cosa?”
    I: “Oh, ti prego, smettila. Ka ti ha chiesto di essere gentile con me, tu però ti sei calato troppo nella parte facendo l’amicone. Mi hai riempita di bugie e falsità, poi mi chiedi anche di fidarmi di te. Spiegami, davvero, cosa devo pensare.” Gli volto le spalle “Anzi, non spiegarmi nulla. Preferisco così. Non fermarmi, lasciami andare. Farò finta di nulla davanti agli altri, almeno non ti rovinerò il lavoro svolto finora.” Finisco con la voce in un soffio. Mi sta salendo un nodo alle corde vocali. Inizio a camminare, cercando di mettere più spazio possibile tra me e lui.
    Tra il mio cuore e lui.

    _________________________
    Ho deciso di darmi alla tragedia. Buahahahahah.
    Grazie a tutte per i commenti, sono io ad essere in ritardo forte.
    http://forum.teamworld.it/forum1743/...ml#post8271551

  8. #28
    V.I.P


    Mar 2007
    1,050

    Re: Ho cominciato a cercare la tua mano prima che tu prendessi la mia.



    29.

    E lascio che tutto accada senza fare una mossa.
    Sto esitando troppo e ogni giorno siamo più vicini, ma anche più vecchi. C’è il rischio che quando troverò il coraggio, ti dirò di darmi un bacio e tu mi chiederai: “Cos’è un bacio?”


    Il tempo si è messo a correre, ha premuto sull’acceleratore. Ho salutato il mare una settimana fa. Sette lunghissimi giorni in cui non ho fatto altro che ascoltare, ripetere, ascoltare nuovamente.
    Musica, cuore, testa, le mie amiche.
    Ho persino rifiutato un’uscita per evitare di non tollerare l’atmosfera da “vogliamoci bene e fingiamo che non sia successo nulla”. È inutile, mi si è spezzato il cuore ancora prima di donarlo. O meglio, probabilmente si è gettato da solo in pasto alle parole di Pedro. L’unica cosa che mi consola è che agli occhi dei ragazzi non è successo nulla, solo Ale e Gaia sanno. Loro sono il mio tutto adesso.
    Devo anche ringraziare l’artefice del mio stato depressivo per aver mantenuto le distanze, l’ho chiesto ma non pensavo lo facesse veramente. A dirla tutta un po’ speravo in un suo “Ci vediamo?”, ma è stato solo un attimo poi son tornata in me.
    Non ho voglia di fare niente anche se Francesco mi ha chiesto di uscire insieme. So benissimo di dovergli parlare, ma quel discorso può restare in sospeso ancora un po’.
    Mi siedo sul divano e sfido Gaia alla play. Dal suo sguardo deduco non abbia granchè voglia, ma afferra lo stesso il joystick tra le mani per premere quei pulsanti. Questa è amicizia, fare le cose per il bene dell’altro anche quando non se ne ha voglia, solo per il gusto di strappargli un sorriso.
    G: “Ieri sera, mi ha chiesto di te.” Parole che si incastrano nelle crepe del cuore. Fingo una naturalezza che non mi appartiene.
    I: “Ah, si? Che voleva?”
    G: “Era preoccupato, o almeno mi è sembrato così. Voleva sapere come stavi, tutto qui. Ovviamente, senza che gli altri sentissero.” Le sorrido “Se ami, devi amare forte. Ricordi?”
    I: “Ricordo eccome. Quante volte ce lo siamo ripetute?! Tante, troppe.”
    G: “Non glielo dirai mai.”
    I: “Lo metterei in una brutta situazione e non sarebbe il solo. È meglio così, Gaia. Non ci sarebbe più armonia nel gruppo, Ka lo accuserebbe di avermi ferita, lui si sentirebbe in colpa. No, non posso tollerarlo. Me la faccio passare.”
    G: “Sei troppo buona con gli altri e troppo cattiva con te stessa.” Sentenzia per poi guardare lo schermo “Ah, pure perdente, dicono!” facendomi ridere. Gaia tiene sempre un sorriso di scorta per me, in tasca o nella manica. Unica.
    Suonano alla porta. Ci guardiamo, non aspettiamo nessuno. Vado ad aprire e mi trovo faccia a faccia con il mio pensiero fisso.
    P: “Vieni con me.” ha un tono che non ammette repliche. Deve averlo appreso negli anni da Carmine.
    I: “Gaia, esco.” Riesco soltanto a dire. Non penso nemmeno a cambiarmi, esco in tuta. Seguo passo passo il mio compagno senza capire dove stiamo andando. Ho paura a chiedere quale sia la meta della nostra passeggiata. Ho paura persino di stargli accanto, paura che capisca, scopra quanto sono brava a raccontarmi bugie. Sento che ogni tanto mi guarda, lo percepisco dallo scioglimento dei ghiacciai che avviene solamente con i suoi occhi. I capelli al vento, le mani nelle tasche dei jeans, andamento sicuro.
    Sono l’unica ad avere freddo, ora?
    Attraversiamo la strada, poi un incrocio ed infine ci ritroviamo nei pressi dei giardinetti.
    P: “Non ne posso più di questo silenzio.” Afferma tutto d’un colpo facendomi sobbalzare. Non so cosa rispondere. Lo guardo continuando a camminare.
    I: “Dove stiamo andando?” ecco, questa è la domanda che volevo fare un’ora fa
    P: “Veramente sono in missione. Dani voleva casa libera per fare una sorpresa a Gaia. Serviva qualcuno che ti portasse fuori, e siccome Ka non c’era, mi son proposto io.” mi rivela candidamente, tralascio il dettaglio sul compito gravoso del portarmi via per la mia salute mentale
    I: “Che sorpresa?”
    P: “A dir la verità, non so.” Cala nuovamente il silenzio. Passano alcuni minuti e ricevo un sms. Incrocio le dita sperando sia qualcuno o qualcosa in grado di salvarmi da questa tortura inesorabile.

    “A casa mia, tra mezzora. Cena con noi dato che i Calvio son occupati.”

    Inizio a ridere per il tono usato. Anche lei, ha imparato in fretta. Mi volto verso Pedro che a quanto pare ha ricevuto lo stesso messaggio.
    I: “Bene, siamo salvi.” Faccio spallucce andandomi a sedere su un muretto seguita a ruota da lui. Ho come l’impressione sarà la mezzora più lunga della mia vita, di questo passo. Cavolo, inizio a sentire freddo. Ho lasciato la felpa a casa presa dallo shock di vedermi Pedro sulla porta. Mannaggia a me. Ringraziando, non tremo. Faccio dondolare le gambe su e giù, sperando di ingannare il tempo e riuscire a restare in silenzio ancora un po’. Nonostante tutto, non sono in imbarazzo. È la semplice presenza di Pedro accanto a me a renderlo possibile, se mi alzassi adesso saprei di aver avuto una lunghissima chiacchierata con i suoi occhi. Le parole a volte non servono a nulla. Il sole inizia a giocare con una nuvola bianchissima facendo strani giochi di luce prima di nascondersi del tutto. Guardo l’orologio e impallidisco, saranno passati si e no quattro minuti.
    P: “Sei troppo pensierosa ultimamente. Mi preoccupi.”
    I: “Solo perché non ti mando a quel paese a voce, non significa che non lo stia pensando.” Ribatto commettendo l’errore di voltarmi a guardarlo. I suoi occhi sono così luminosi, così maledettamente ingannevoli con la loro timidezza. Mi hanno fregata troppe volte. Non reggo lo sguardo un secondo di più, inizio a fissarmi le converse.
    P: “Hai parlato con Ka?” chiede quasi in un sussurro
    I: “No, mi è bastato una volta. Su certi argomenti meglio non tornare.” Sorrido in modo tirato sentendo l’amaro raggiungere la bocca.
    P: “Va bene, non parliamo più. È questo che vuoi, no? Però, devi dirmelo chiaramente, almeno so quali atteggiamenti ti possono mettere in difficoltà. Se il problema sono io, dimmelo. Sarei felice di aiutarti, se tu me lo permettessi.”
    Dopo queste parole, come posso cavarmela senza fare del male. Vorrei parlarti di me, non sai quanto. Vorrei che sapessi ogni dettaglio dei pensieri idioti che riesco a formulare, così come vorrei fossi sempre tu a sorreggermi e salvarmi dalla forza di gravità quando inciampo. Io, voglio te, ma non in amicizia. Riesci a capirlo? No. La tua sola presenza mi mette in difficoltà. Il sapere che in ogni caso dovrò convivere con questo male al petto per del tempo che non posso e non voglio quantificare, fingere che vada tutto bene, fingere di non provare nulla per te. Sto diventando quasi brava. Il gelo comincia a farsi sentire ancora, più forte di prima, punge e fa male. Mi alzo in piedi. Sto per avvalermi della facoltà di non rispondere, quando Pedro si mette di fronte a me. Mi guarda stranito, per poi togliersi la giacca di pelle che adoro, restando con una maglietta addosso. Si avvicina e mi lascia la giacca sulle spalle, concludendo il tutto in un abbraccio.
    P: “Stai tremando! Andiamo, su.” Afferma mentre sfrega le sue mani sulla mia schiena e sulle braccia per scaldarmi. Non mi lascia nemmeno un secondo. Non aspetta neppure un grazie o una mia risposta. Mi tiene semplicemente stretta a se, in silenzio.
    I: “Pedro” biascico ottenendo la sua attenzione
    P: “Dimmi..” risponde posizionando il suo viso esattamente di fronte al mio. Non è divertente. Con un movimento leggero, mi avvicino facendo aderire la mia fronte alla sua. Occhi negli occhi.
    P: “Riguardo a quello che hai detto prima, tu sei il problema.” Prendo un attimo di respiro mentre i suoi occhi hanno un lieve calo di luce “Quello che non sai è di essere anche la soluzione. Insomma, è un bel guaio.” Continuo facendo spallucce e cercando di allontanarmi da lui senza riuscirci. Si avvicina ancora, troppo per il mio cuore. Sorride mentre afferra con una mano il mio viso, lasciando il segno marcato a fuoco del suo bacio nel punto più vicino possibile alle mie labbra.
    P: “Ammettere di avere un problema, è già una mezza cura. Adesso, però ci conviene andare prima di correre il rischio di ricevere l’accoglienza di Ka.”
    Mi passa un braccio attorno alla spalla, continuando a scaldarmi. Come se avendo il sole accanto, potessi avere freddo. Non ho mai conosciuto braccia come le sue: potrebbero rompermi le ossa, invece si limitano a sorreggermi.

    _______________________
    Ehm, mi son dimenticata di dare il benvenuto a Debbuz!
    Grazie di cuore per le parole che avete speso per i miei capitoli, siete dolciose, tutte.
    http://forum.teamworld.it/forum1743/...la-tua-17.html

  9. #29
    V.I.P


    Mar 2007
    1,050

    Re: Ho cominciato a cercare la tua mano prima che tu prendessi la mia.



    30.

    Perché quando c'è di mezzo l'amore le persone a volte si comportano in modo stupido. Magari sbagliano strada, ma comunque ci stanno provando. Ti devi preoccupare quando chi ti ama non ti ferisce più, perché vuol dire che ha smesso di provarci o che tu hai smesso di tenerci.


    Avete presente quelle mattine in cui sembra sempre manchi qualcosa? Ecco, questa è la mia giornata. Faccio il bucato con una strana sensazione. In questi giorni Gaia esce sempre più spesso con Dani, ma quando torna riesce sempre a farmi sentire la sua presenza. Ad esempio, ieri, è tornata con un disco, ci siamo coricate per terra per ascoltarlo tenendo il tempo con mani e piedi.
    G: “Pensi ancora che Pedro sia sbagliato?”
    I: “Si, ti dirò di più: penso che a Ka non vada a genio l’atteggiamento troppo carino di Pedro nei miei confronti. Insomma, non gli va bene nulla.”
    G: “Ahahahah che idiota.”
    Mentre ridiamo con i piatti da asciugare tra le mani, suonano alla porta. Gaia decide di andare, dopo una mia occhiataccia. Torna qualche secondo dopo, sorridendo e appoggiandosi al frigo.
    G: “Pare vogliano te.” Mi dice sibillina, così vado verso l’ingresso dove mi meraviglio nel vedere un ragazzo con un mazzo di tulipani rossi e bianchi sul pianerottolo.
    X: “Sei Ilaria?” domanda aspettando un cenno da parte mia che puntualmente arriva. Mi porge una busta bianca insieme ai fiori e rimane in attesa in un modo che mi fa sorridere. Non capisco cosa voglia. Gaia mi suggerisce, o meglio impone, di leggere il biglietto. Apro il foglio titubante.

    “Ciao! Voglio fare un gioco con te: ti darò degli indizi tramite dei biglietti e dovrai indovinare il luogo descritto. Insomma, facciamo una caccia al tesoro! Non ci sono regole, devi fidarti di me. Puoi tirarti indietro se non ti va, ma se accetti devi riferirlo al ragazzo che ti ha consegnato i fiori.
    A più tardi…”

    Rimango perplessa perché non riesco a capire chi possa ideare una cosa simile. Ovviamente, accetto in modo tale da permettere al ragazzo di andarsene.
    I: “Chi sarà mai?!” domando in modo retorico a Gaia
    G: “Dani no di certo. Ka nemmeno. I nomi restano tre: Francesco, Pedro ed Ivan. Anche se non credo che quest’ultimo c’entri qualcosa. Dai, apri il primo indizio!”
    I: “Francesco o Pedro. Andiamo bene!” rido nervosa mentre leggo la prima descrizione: - 1. Quattro ruote che ti hanno portata da Roma a qui. L’inizio di un nuovo viaggio. –
    G: “Dai, è facile questa!” sorride dandomi una pacca sulla spalla, mentre scendo per strada per controllare la mia macchina. Fari a posto, pneumatici pure. Tergicristalli no. C’è un altro foglietto infilato nella presa dell’aria. Faccio un saltello soddisfatta e rientro in casa con il mio secondo indizio.
    - 2. Se al mattino colazione non vuoi preparare, in questo luogo di sicuro ti piacerà mangiare! –
    I: “Ehm, se non mangio a casa, di solito vado al bar all’angolo. Quello in cui andiamo con Dani!” mi rivolgo a Gaia tutta presa dalla situazione. Prendo la borsa e infilo al volo la mia felpa rossa.
    G: “Ricordati di divertirti e avvertirmi appena puoi. Son curiosa!” mi urla mentre son già sul marciapiede. Cammino velocemente e mi fermo di fronte alla vetrina, osservo la porta e le fessure delle finestre cercando un fogliettino. Niente da fare, mi volto sentendomi chiamare. È il barista, Carlo, che mi sorride invitandomi ad entrare.
    C: “Bene, siediti. Ti aspettavo!” afferma nascondendo una risata divertita probabilmente provocata dalla mia espressione facciale. Traffica dietro il bancone per poi tornare da me con un cornetto. È pomeriggio, ma sono un pozzo senza fondo quindi lo accetto volentieri. Ringrazio, sollevo il mio dolce e gli do un morso. Quasi mi strozzo a vedere che sul piattino si trova l’ennesimo biglietto. Chiunque sia l’ideatore di questo gioco stile Saw l’enigmista, ha indovinato il mio cornetto preferito con marmellata ai frutti di bosco ed ha ottenuto la complicità del barista. Mi sta salendo leggermente l’ansia. Faccio per pagare il conto, ma Carlo mi blocca assicurandomi che è già tutto sistemato. Incredula apro il terzo biglietto.
    - 3. A pancia piena si ragiona meglio, no? Ora ti tocca un po’ di movimento. È rossa, ci puoi entrare e fare ciò che ET compie con un dito solo. –
    Ci medito un po’ su, perdo del tempo ripensando al film che adoro e poi arriva il lampo di genio. ET vuole chiamare casa, quindi probabilmente si tratta di un telefono. O meglio una cabina telefonica, per di più rossa. Un flash. Ci sono passata con Gaia mentre correvamo. Porca miseria è dall’altra parte del paese! Mi metto di buon grado e inizio a correre, ecco il movimento tanto invocato. In fondo alla strada la intravedo, arrivo con il fiato corto e la lingua di fuori, vicina al punto di fusione. Mi infilo dentro e nell’attaccatura del telefono, scovo un biglietto. Mi sto esaltando un sacco.
    - 4. Brava! Dopo la corsa che spero tu abbia fatto, ti propongo un cambio di look. Sappiamo entrambi dove andrai. Entra e chiedi di Martina. –
    Ovviamente salto di gioia. Ogni volta che passo di fronte alla vetrina di Bridge lascio gli occhi su qualcosa. Quello che non sapevo è che qualcuno fosse al corrente di questa mia passione, oltre alle mie amiche, s’intende. Una volta di fronte al negozio, entro e titubante chiedo di questa fantomatica Martina. Sorridente si avvicina una ragazza bionda, riccia e con due occhi che ricordano il verde di quelli di Ka. Ma che dico, i suoi son più belli!
    M: “Vieni con me ti mostro le varie opzioni scelte!” mi spiega tutta contenta. In un attimo tira fuori da scaffali e appendini tre opzioni. Una più bella dell’altra. Femminili, ma non troppo. La prima è una semplice canotta verde abbinata ad un paio di pantaloni bianchi con alcuni strappi, la seconda è una canotta nera con su scritto “I fency the lead singer” unita ad un paio di jeans stretti scuri, la terza è una tshirt con una bandiera americana e shorts neri. Ovviamente data la mia passione verso maglie con scritte inerenti la musica, scelgo la seconda opzione. Martina mi impone di indossare gli abiti nuovi per uscire, così mi infilo nel camerino, mi cambio e ancora una volta il conto è saldato.
    M: “Sei una ragazza fortunata ad avere un fidanzato così premuroso!” mi confida mentre sto per uscire. Glielo devo dire che non so chi sia l’artefice di questo pomeriggio e che, soprattutto, non sono fidanzata? Meglio di no. La ringrazio trattenendo una risata ed esco con il quinto biglietto.
    - 5. Il tuo stilista personale si è divertito un sacco ad andare nel panico per scegliere abiti che sapessero di te. Ora, pare tu ne abbia dieci e che ti piaccia anche colorarle. Non sei lontana. –
    L’unica cosa femminile che mi caratterizza e che amo: smalti. Ho dieci dita e non sono in grado di farmi una manicure degna di questo nome, così opto sempre per colori sgargianti a tinta unita. Mi guardo in giro per capire se nei pressi si trova qualcosa sul tema. Effettivamente un centinaio di metri più giù si trova un’estetista. Suono titubante, in fondo potrei aver preso un abbaglio. Mi apre una ragazza mora con uno sguardo allegro. Le spiego la situazione e pochi minuti dopo mi fa accomodare. Insomma, ho centrato l’obiettivo. Dopo un’oretta abbondante saluto la ragazza, con in mano il sesto indizio. Sorrido soddisfatta mentre gongolo guardandomi le dita. Sono meravigliosamente blu, con delle linee azzurre e qualche glitter qua e la. Insomma, una grandissima figata.
    - 6. Avrai sicuramente sete. C’è un certo individuo all’angolo che non ha ancora fatto la conoscenza dei tuoi gusti. –
    Scoppio a ridere. Nemmeno ora riesco a capire se si tratta di Fra o di Pedro, perché entrambi son rimasti sconvolti dagli abbinamenti dei miei gelati. In ogni caso, mi avvicino al chiosco scegliendo lampone e stracciatella e ricevendo insieme al cono un altro biglietto. Guardo l’ora ed effettivamente inizio a sperare che questo gioco finisca presto perché il sole sta tramontando. Mi siedo su una panchina e apro il biglietto solo dopo aver mangiato il cono.
    - 7. È il momento di tornare a casa, dove con questo termine intendo non le quattro mura in cui vivi, ma quel luogo che è tuo soltanto. –
    Il mio posto. Il mio albero. E sti caz*i se è solo dall’altra parte del globo e me la devo fare di nuovo di corsa. Il gioco è finito. Dovrei trovare il premio per averlo portato a termine. Il fatto è che ho ricevuto tantissimo in questo pomeriggio, come posso anche solo pensare di dover ricevere ancora qualcosa?! Arrivo al giardino che sono senza fiato. Cammino come chi va alla gogna, ho paura di sapere, di capire: se non fosse chi voglio? Cioè, mi son fatta un sacco di idee che si son rivelate sbagliate questo pomeriggio. Francesco o Pedro, questo è il dilemma che mi affligge.
    Mi siedo, stavolta sulla panchina a lato dell’albero per evitare di sporcare il nuovo look e aspetto. Conto i secondi che diventano minuti. L'ansia fa amicizia con il panico che mi attanaglia la pancia. Sento dei passi arrivare dietro di me, una mano posarsi sulla mia spalla per farmi capire che è arrivato il momento della verità. Mi alzo e mi giro curiosa. Lo vedo, il cuore si ferma.

    _________________________
    Rieccomi, questo capitolo era molto meglio nella mia testa, pace. Però, mi son divertita un sacco a scriverlo!
    http://forum.teamworld.it/forum1743/...ml#post8274064

  10. #30
    V.I.P


    Mar 2007
    1,050

    Re: Ho cominciato a cercare la tua mano prima che tu prendessi la mia.



    30.

    Se vuoi che ti lascio in pace lo faccio, ma certe volte, certe volte incontri una persona e capisci che tutto quello che hai fatto finora, tutto quello che è stata la tua vita fino a questo momento, dev’essere stato giusto, non può essere stato troppo brutto o troppo sbagliato, se ti ha portato a incontrare questa persona. E tu per me sei questa persona. Vuoi che me ne vada?

    Ci separa una panchina, fisicamente.
    Resto in silenzio, immobile come una cretina mentre il suo sguardo scannerizza gli abiti che indosso. Non so cosa dire così, sgrano semplicemente gli occhi e finisco per fare attenzione ai movimenti del cuore. Ha ripreso a dare qualche colpo, di tanto in tanto, bontà sua. Mi trema lo stomaco. Mi trema l’anima di fronte a lui, sempre.
    I: “Ho vinto, quindi.” Mormoro sottovoce, riuscendo a formulare non so in che modo queste parole. Lui annuisce, continuando a sorridere. C’è una domanda che mi tartassa la mente da quando ho aperto il primo biglietto: perché? La risposta dovrebbe arrivare dalla persona che ho di fronte, la quale si diverte eccome a starsene zitta. Sbuffo sonoramente. Il suo sorriso si spegne, diventa serio. Si avvicina a me ed io, inizio nuovamente a tremare.
    I: “Perché??” chiedo tutto d’un colpo infilandomi le mani nei capelli, non riuscendo a trattenere un secondo di più la confusione che mi sta torturando dentro. È un grido quasi di disperazione. Illusa, ferita, compresa e poi di nuovo illusa? È questo il mio destino?!
    P: “Perché sono la soluzione a tutto quello che ti riguarda. Perché non hai capito nulla di quello che ho fatto o detto, anzi, direi che hai frainteso la maggior parte delle cose. Perché se non ci sei, ti cerco lo stesso più forte di prima. Perché mi sembri così fragile e dura come un diamante, ma nonostante tutto bellissima. Perché ho visto come mi rendi migliore, ho capito cosa e come posso essere con te e non posso più rinunciarci. Perché dormire con te tra le braccia è stata una cosa meravigliosa, una delle notti più belle per me. Perché se canto, cerco i tuoi occhi. Perché ogni volta che ascolto i Blink mi vengono in mente le tue idiozie su Travis. Perché se vedo un gelataio rido e inorridisco allo stesso tempo ricordando i tuoi pessimi gusti. Perché con te mi piace litigare solo per trovare un modo per abbracciarti e fare pace. Perché se in gruppo Ka dice una cazzata facendoci ridere tutti, io ascolto soprattutto la tua di risata. Perché ami il calcio quasi quanto me. Perché sei semplice diretta, senza fronzoli. Perché a parole sono un incapace e non sapevo come esprimere quello che provo quando sei nei paraggi. Perché mi sono imposto per troppo tempo di tenerti a distanza a causa dell’attrazione che provavo verso di te. Perché sei la donna più importante per il mio migliore amico e sto andando anche contro la sua volontà dicendoti tutte queste cose, ma non mi importa se alla fine avrò te al mio fianco. Perché semplicemente mi sono innamorato senza scampo di una ragazza già impegnata.” Elenca tutte queste cose meravigliose, mentre non riesco nemmeno più a sostenere il suo sguardo. Abbasso la testa e inizio a vedere le cose in un altro modo. Un modo meravigliosamente perfetto. Ho gli occhi lucidi perché nessuno prima d’ora aveva avuto parole tanto belle per me. Prendo coraggio, prima che scappi.
    I: “Tu nemmeno immagini quanto ho sperato fossi tu l’artefice di tutto questo.” Alzo gli occhi con l’intenzione di incastrarli nei suoi “Non sono mai stata impegnata veramente con Francesco perché più passavo del tempo con te e più mi rendevo conto di quanto fossi…perfetto?” domando a me stessa più che a lui “Si, perfetto per me. Poi arriva quel pir*a di Carmine a dirmi che facevi il carino solo perché te lo aveva chiesto lui. Mi son sentita presa in giro, ero confusa, mi sono insultata non so quante volte perché ormai l’avevo capito che il mio cuore l’avevo dato a te.”
    P: “Quindi, Carmine magari non mi ucciderà…” ipotizza mentre ricomincia a sorridere, abbagliandomi.
    I: “Perché dovrebbe?” lo esorto a spiegare
    P: “Da subito mi ha proibito di provarci con te, perché pensava lo avrei fatto con la motivazione sbagliata: riempire il vuoto lasciato dalla mia ex. Il fatto è che non c’è nessun vuoto da colmare. Praticamente eri un tabù, uno sbaglio che non dovevo compiere. Così, ho retto finchè ho potuto…sai di cos’è capace quando si mette in testa una cosa!” ride e i bruchi nella pancia diventano farfalle. Rido insieme a lui, immaginando una possibile reazione di Ka. Ecco spiegati quegli atteggiamenti e controsensi che non riuscivo a capire. Fa un mezzo passo verso di me e mi cinge dolcemente i fianchi. Guardo il suo viso felice desiderando solo di essere sua.
    P: “La smettiamo di sorriderci?” dice senza smettere di ridere
    I: “Si. Mi dispiace, non volevo.” ribatto abbassando gli occhi e iniziando ad arrossire
    P: “No, dico, è ora di baciarci!”
    Non mi lascia il tempo di respirare perché immediatamente sento quelle labbra morbide adagiarsi sulle mie ed iniziare a muoversi lentamente. Un bacio dolce che blocca il resto del mondo attorno. Siamo solo noi. Il cuore sta rasentando l’infarto. Mi stacco a malavoglia da lui, prendendogli la mano per appoggiarla sul mio petto.
    I: “Volevo sentissi l’effetto che mi fai…” e senza dire altro infilo una mano tra i suoi ricci e lo tiro a me per baciarlo ancora. Mi stringe a sé in un modo che riconoscerei tra un milione di persone. Tocco delicato, ma fermo. Un po’ com’è lui. Dolce, timido, idiota ma estremamente disponibile e presente. Mi sembra passata una vita in quel parco.
    P: “Adesso, ho fame. Quindi, ti scorto a casa. Si mangia!”
    I: “Casa…mia?” domando curiosa
    P: “Già. Non ti arrabbiare con lei, mi ha aiutato un sacco.” Riferendosi a Gaia
    I: “Arrabbiarmi? Affatto, la stritolerò in un abbraccio…dopo averla insultata, chiaramente. Lei era al corrente di tutto e non mi ha detto nulla! Pazzesca!” sbuffo ma le sue labbra bloccano il mio discorso sul nascere. Le farfalle riprendono a volare insieme al battito del cuore. Ci incamminiamo verso casa, sento la sua mano cercare la mia, afferrarla dolcemente e incastrare le dita tra le mie per poi passare il braccio attorno alle mie spalle e abbracciarmi. Potrei stare attaccata a lui per il resto della vita, così. Un attimo dopo siamo sulla porta di casa. Sembrava così lontana, prima. Entriamo ridendo mentre finisce di raccontarmi com’è andata l’organizzazione della caccia al tesoro e di come ha dovuto formulare ogni volta lo stesso discorso di fronte alla commessa di turno.
    I: “Non ti ho ancora ringraziato!” esclamo appena me ne rendo conto
    P: “Ehm, aspetta di aver cenato, poi ne riparliamo se sopravviviamo. Ok?” e mi ruba l’ennesimo bacio, quasi volesse farne scorta. Mangiamo fino a scoppiare, continuiamo a ridere mentre racconto la mia versione del pomeriggio.
    I: “Ah, ho preso lampone e stracciatella, oggi. Così, per dire qualcosa! Ahah”
    P: “Mmm dopo cioccolato e limone, sei un’immortale a mangiare certe cose.” e si avvicina per abbracciarmi, ma prima che riesca a farlo scappo in cucina per posare i piatti. Ovviamente mi segue di corsa. C’è una cosa che mi preme affrontare, prima di tutto.
    I: “Pè, dovremmo parlare.” Esordisco seria lasciandolo sorpreso
    P: “A parte il fatto che il tono che hai usato mi ha fatto paura, dimmi tutto.”
    I: “Riguarda Ka. Voglio dire, è il tuo…anzi, è il nostro migliore amico. Mi preoccupa la sua reazione. Non vorrei che tutto questo fosse uno sbaglio…” inizio a gesticolare presa dal panico, ma il suo sguardo dolce unito alle sue braccia che mi tengono stretta a lui, mi zittiscono di colpo.
    P: “Sei felice con me?” sussurra
    I: “Si.” rispondo a colpo sicuro, senza nemmeno pensarci troppo “Tu?”
    P: “Idem. Quindi, se siamo felici noi, lui dovrà esserlo allo stesso modo. Non credi?” sorride ancora, per me.
    I: “Credo dovresti smetterla di sorridermi a pochi centimetri di distanza se non vuoi spedirmi al pronto soccorso. Per il resto, concordo. Niente paura.”
    P: “Niente paura con me. Domani vado a parlarci e sistemo tutto.” Mi bacia per poi soffermarsi sulla mia canotta “Certo che tra tutte, non pensavo avessi il coraggio di scegliere questa qui. Voglio dire è una vera e propria dichiarazione nei miei confronti. Ancora non sapevi che dietro a tutto c’ero io…”
    I: “Amo le maglie con le scritte e poi, era come una remota speranza di trovare te alla fine di tutto. Ah, ciccio, non c’è scritto Finley’s lead singer, fattene una ragione.”
    P: “Mi sento in ogni caso chiamato in causa a compiere il mio dovere.” Fa la linguaccia mentre mi prende in braccio continuando a guardarmi fisso negli occhi per portarmi in camera mia. Qualche momento dopo mi lascia sul letto, restando sopra di me.
    P: “Adesso, le brave bambine vanno a nanna.” Mi bacia teneramente per poi leggermi nel pensiero “Non me ne vado. Resto qui, fino a domani come piace a te. Ora che sei mia, non ti lascio andare, ti tengo stretta e cancello le tue paure.”
    Detto ciò mi appoggio a lui cercando le sue labbra, mentre le sue braccia mi cullano e la parola buonanotte suona così dolce detta da lui.

    _________________________
    Ops, non c'era Saw. Per fortuna, direi.
    Siete stupende e non ho abbastanza parole per ringraziarvi.
    http://forum.teamworld.it/forum1743/...la-tua-18.html


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