11.
Tutti sbagliano, per questo hanno messo le gomme sopra le matite.
In studio, nei giorni successivi si accendono importanti discussioni tra i ragazzi.
Iv: “Dani, come procede con Gaia?” domanda catturando l’attenzione generale
D: “Bene, dai. Non mi posso lamentare, è presto però mi sa prendere. Forse più del dovuto!”
P: “Ahahah guardatelo come diventa rosso! Si, l’abbiamo perso.”
D: “Ao, ma tutti con me ce l’avete ora?! Vogliamo parlare di Ka?”
K: “No, per niente. Piuttosto, tu” indicando malamente Pedro “Che intenzioni hai?” chiede in modo un po’ irruento stupendo il resto della band
P: “A cosa ti riferisci?”
K: “Hai capito benissimo.”
P: “Siamo adulti, ne possiamo parlare tranquillamente, ma proprio non ci arrivo.” sorride ingenuo
K: “Guai a te. È la mia migliore amica, la ragazza più importante per me dopo mia madre e mia sorella. Ho visto come la tratti e non mi piace per niente.”
P: “Tu stai delirando, fratello. Mi odia e mi pare pure evidente, no?” cerca conferma dagli altri che ricambiano annuendo
K: “Non sto parlando di lei, ma di te. Il vuoto dopo la rottura con la tua ex non deve essere riempito usando giochetti come sfottere o allungare le mani su di lei. Ti ho avvisato, le donne degli amici non si toccano.” Sentenzia per poi alzarsi ed uscire dallo studio sotto lo sguardo allibito di tutti i presenti.
D: “Questo è geloso fradicio, Pè! Più lontano stai da Ila, meglio è.”
P: “Già, ancora un po’ e diventava verde come Hulk.” Ride “Dai, adesso, vado a farmi una corsetta dato che qui non si prova più! A domani!”
* * *
Oggi è un giorno storico.
Si, di quelli da segnare sul calendario cerchiando il numero del mese con un pennarello rosso.
Oggi, Gaia viene a correre con me. Manco fossi Bolt, per intenderci, ma poter respirare aria più pulita sotto gli alberi del mio parco mi da quella carica positiva che dura per tutta la giornata. Soprattutto se sono quei giorni ne caldi ne freddi, piatti e pieni di noia.
Usciamo di casa con la promessa di fare una gran bella colazione al ritorno. Ideona, vero?
Come quando devo fare le analisi del sangue: penso sempre e costantemente al croissant che divorerò dopo dieci minuti insieme al cappuccino, per superare la paura. Una ******issima paura degli aghi. Ognuno ha la sua.
Un passo lento, poi veloce fino a correre in modo tranquillo per il parco verde. Inspirare ed espirare, rilassarsi a pieni polmoni con un’amica accanto che sembra una pentola a pressione per quanto brontola.
I: “Oh se hai fiato per parlare, ne hai ancora per correre!”
G: “Maledetta tu che con l’inganno mi porti a fare ste cose.”
I: “Guarda là, c’è Dani!” indico un punto indefinito nel prato vedendo che lei volta immediatamente la testa in quella direzione, scoppio a ridere
G: “Oh ma sei poi stron*a. Non c’è nessuno!” mi rimprovera iniziando a rincorrermi per picchiarmi
I: “Lo so, ma era troppo divertente vedere la tua espressione ebete.” Cerco di dire con il respiro affannato per via della corsa. Gaia mi raggiunge fiondandosi sulla mia schiena ed entrambe rotoliamo a terra sull’erba del prato ridendo e riprendendo un po’ di fiato.
G: “Hai ragione, tutto sommato è divertente correre così!”
I: “Cioè, ogni dieci metri fermarsi per ridere?! Su, alzati che ripartiamo!” ribatto senza alcun tipo di risultato “Gaia, su le chiappe!” ottenendo come risposta l’ennesimo insulto seguito dallo scatto in avanti a mo di gara. Cominciamo di nuovo a rincorrerci.
G: “Guarda là, c’è Pedro!” esclama lei, ma se spera che ci caschi sta fresca
I: “Si, contaci.” corro voltandomi verso di lei senza guardare dove sto andando
G: “Attenzioneee!” ma ormai è tardi, son finita contro un albero e poi con il sedere per terra.
I: “Che botta.” Mi massaggio la schiena mentre le risate, veramente, si sprecano. Alzo la testa e sto per insultare Gaia quando mi accorgo della presenza di alcuni bambini. Decido di essere educata e rispettosa, per loro. Suona il telefono della mia amica proprio mentre sto trovando le forze, e perché no, anche la faccia per rialzarmi. Mi fa un cenno con la testa, mi sorride mimando un “Dani, vado!” e scappa via lasciandomi da sola sotto un albero. Oh, magari ricevo l’illuminazione come Buddha. Invece no, altre risate catturano la mia attenzione, soprattutto se unite ad una mano tesa per aiutarmi a rimettermi in piedi.
P: “Avessi avuto una telecamera ti filmavo e mandavo il tutto a Paperissima!” sfotte il signorino, ma dopo la mia espressione omicida cambia registro “Ok, scherzo. Tutto a posto?”
I: “Oltre al fatto che mi son quasi rotta il sedere per colpa di questa radice sporgente, è tutto a posto. Ciao e grazie.” Faccio per andarmene ma vengo bloccata dalla sua presa che mi afferra il braccio in modo deciso. Non mi volto nemmeno.
P: “Non avevi delle domande da farmi?”
I: “Avevo, hai detto bene.” Sbuffo “Riguardano Ka.”
P: “Va bene, chiedi pure e se posso rispondo.” Fa per sedersi sotto il
mio albero. No, quel posto è mio e basta, non può appoggiarci il culo anche lui.
I: “No, qui no.” sussurro velocemente sotto il suo sguardo curioso
P: “Perché che ha quest’albero che non va? Resina? Aghi? Nulla!” brontola di rimando
I: “Questo è il mio albero, il mio posto e non..”
P: “..vuoi dividerlo con me.” finisce la frase al posto mio “Bene, signorina, dove vuole andare?”
I: “Prato? Perché sul legno potrei avere problemi tecnici al posteriore.” rifletto facendolo ridere. Prendiamo posto uno accanto all’altro con le gambe incrociate.
P: “Se vuoi sapere se Ka è single, ecco, lo è” mi guarda un momento, come se studiasse la mia reazione che non tarda ad arrivare
I: “Oh, si. Proprio questo volevo sentirti dire.” Faccio spallucce mentre proseguo “È ovvio che lo sappia già! Cretino, sono la sua migliore amica, ricordi?”
P: “Si, me l’hanno ricordato recentemente questo fatto.”
I: “L’altra sera Ka è venuto a casa mia, abbiamo parlato un po’ ed ho indagato su Ale. Insomma, parliamoci chiaro: l’ho rimproverato perché ha paura di mettersi in gioco con lei e mi son pure sentita dire che parlo come te.”
P: “Ah, si capisco. Forse non lo sai, ma l’ultima fidanzata di Ka..”
I: “Era una grandissima tro*a e lui non riesce più a fidarsi come prima, capisco eccome. Prima o poi capita a tutti di perdere la fiducia negli altri.”
P: “Lui si fida di te!”
I: “Hai scoperto l’acqua calda di nuovo. Io, non appartengo alla categoria donne nel suo vocabolario. Sono Ilaria e basta.”
P: “Si, come mamma e sorella.”
I: “Esatto! Però possiamo unire le forze e aiutarlo a ritrovare la fiducia. Ci stai?”
P: “Ma, dovremo vederci da soli?” sembra timoroso nel domandarlo
I: “In gruppo, ovviamente! Perché dovremmo uscire da soli?! Così ci becca subito e addio piani di gloria.”
P: “Perfetto. Meno ci vediamo, meglio è.” sentenzia serio guardandomi, cosa che mi infastidisce moltissimo al punto che mi alzo di scatto
I: “Certo che sei veramente un egocentrico. Non lo faccio per te, ma solo per lui. Se non ti va, basta dirlo senza offendere la gente.” Gli lancio l’ultima occhiataccia prima di voltarmi e riprendere a correre verso casa. Senza dargli modo di darmi una stupidissima giustificazione.
Che razza di amico è?!
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