Bastava spostare una virgola per cambiare il destino.
1
Impotenza
Strofinai le mani una mano contro l’altra; avevo le dita congelate e intorpidite dal freddo, sembravano bastoncini surgelati.
Guardai meravigliata quelle gocce di pioggia che scendevano dalle nuvole, come un pianto di disperazione per la perdita del sole. Avevo sempre considerato la pioggia un’amica, non una persona indifferente. Mi teneva compagnia, piangeva assieme a me. Sentivo che lei, almeno lei mi capiva.
Chiusi gli occhi ed un’improvvisa folata di vento mi spostò i capelli dal viso. Era come se una forza, immensa quanto la libertà, avesse provato a impossessarsi di me. Durò pochissimo, un solo istante.
In quello dopo mi sentivo già così chiusa, così incatenata, intrappolata. Impotente. Ero diventata un blocco di ghiaccio, però non sentivo freddo. Anzi, mi sentivo molto calda. Come a casa. Però non riuscivo a muovere una sola, singola fibra del mio piccolo e fragile corpicino.
E poi venne sussurrando in una nuvola di fumo. «Il piccolo agnello è finito tra le fauci del lupo». Sentivo queste parole stringermi come una mano la gola, le respiravo nell’aria, le sfioravo con le labbra. Ricordo solo il colore chiaro degli occhi suoi a cui avevo scattato con i miei occhi colmi di lacrime una foto sfocata.
«Il piccolo agnello è finito tra le fauci del lupo.»
«Il piccolo agnello è finito tra le fauci del lupo.»
«Il piccolo agnello è finito tra le fauci del lupo.»
Apro gli occhi di scatto e grido in preda all’agitazione: «IL PICCOLO AGNELLO È FINITO TRA LE FAUCI DEL LUPO!».
Segue un’orchestra di risate e fischi. Mi sento frastornata. Guardo Denise al mio fianco, cercando di capire se magari è un sogno nel sogno o è l’incubo della realtà. Il suo sguardo è più preoccupato del mio ― ci schifiamo da anni, crede che io sia da rinchiudere ― e allora realizzo che mi sono svegliata. Sento le orecchie e le guance farsi rosse per l’imbarazzo. Mi sono addormentata nel bel mezzo della lezione di Fisica e poi mi sono svegliata urlando una frase insensata. In un’altra vita sicuramente avrei riso, ma sono troppo imbarazzata per la pessima figura per poterlo fare.
«Battaglia!» mi urla il prof. «Forse Della Corte ti ha raccontato la fiaba del lupo e delle sette caprette ed hai avuto un incubo? Perché l’incubo non è finito!» Sbatte il libro sulla cattedra con fare aggressivo.
«Scusi, prof» dico abbattuta, a testa bassa.
«Accetto le scuse, signorina» gradisce, con finta gentilezza. «Ma una nota non te la nega nessuno!» conclude.
Sbuffo. Eccola. Partiamo bene, oggi.
Denise mi da una gomitata e si arma del ghigno malefico. «Siamo a scuola, Battaglia,» bisbiglia «non in un manicomio».
Stron*a. Sbuffo ancora e soffoco il viso tra le mani.
Ripenso al sogno. Non è la prima volta che lo faccio. È inquietante dopo un po’. Ogni volta ce n’è un pezzo nuovo. L’ultima volta ero rimasta all’orribile sensazione di impotenza.
Il lupo, l’agnello e gli occhi sfocati sono le nuove parti del copione.
«Mamma, si può sapere che diavolo sta succedendo?» domando a quella donna non troppo più alta di me, dai capelli biondi e sbarazzini, legati in una coda mezza sfatta, e che solitamente chiamo mamma.
C’è un casino tremendo, un traffico di scatoli e un viavai di quadri e mobili leggeri che lasciano casa mia per entrare in un furgone dall’aspetto poco simpatico. Do un’occhiata dentro casa e noto che è quasi vuota. E sento l’ansia tornare ad incombermi dentro.
«Ce ne andiamo, tesoro» dice, senza stare ferma un attimo, con uno scatolo tra le braccia.
Cosa vuol dire con questa frase? È uno scherzo, vero? Okay, non nego che dico ogni due frasi di odiare nel profondo questo posto, ma non ho mai detto di volermene andare!
«Dove? In vacanza?» Ma più che una domanda, è una speranza.
Poggio la cartella a terra e do una mano a mamma a caricare uno scatolo sull’antipatico.
«A Legnano, dalla nonna» mi risponde, con un lamento di poca forza.
Si ferma un attimo, asciuga il sudore che le si era acquattato sulla fronte e mi bacia una guancia. «Tutto okay, piccola?» Questa volta è lei a chiedere.
«Be’, no!» Ed io a rispondere. «Oggi ho preso una nota, stavo per picchiare Denise ed ora tu mi dici che ce ne andiamo di qua?!» Mi stupisco io stessa dello schifo in cui vivo.
Il caldo mi strine le spalle e mi soffoca. Mi fa male la testa e mi brontola lo stomaco ― un po’ per la fame, un po’ per l’arrabbiatura.
La mamma mi guarda dispiaciuta. «Lo so, tesoro, però è successo un casino e ce ne dobbiamo andare da qui. Credimi se ti dico che lo faccio anche per il tuo bene».
La guardo malissimo. «Certo! E papà? Non ci vedremo più spesso» dico arrabbiata. Catania - Legnano non si fa in dieci minuti.
E i miei sono separati, quindi se vado su a Milano con mamma non riuscirò a vedere papà.
Morirò.
La mamma carica un paio di quadri sul furgone. «Erika, ascolta: tu e tuo padre vi sentirete per telefono e vi vedrete per webcam, e poi papà salirà almeno una volta al mese. E poi è provvisoria la cosa. Non resteremo molto lì» spiega.
Ed io sbuffo. «Ma perché? Sembra che abbiamo ammazzato qualcuno e stiamo scappando dalla polizia! Mica siamo latitanti, mà!».
«Piccola, Pablo è uscito dal carcere» Non voleva farmelo sapere così, lo so. Non avrebbe nemmeno voluto darlo a vedere, ma lei è la prima ad avere terrore negli occhi.
Sono già tornata! Visto? Non ci ho messo poi molto! (:
Allora, devo fare le cose per bene. Voglio dare il bentornato alle vecchie lettrici e commentatrici, awwawwose :3 E il benvenuto a quelle nuove.
Io sono Erika 
BENE. Oooh! Quanto mi siete mancate!
Okay, allora, premetto che non ho idea di cosa sto scrivendo perché non ho ancora in mente la trama. Sto buttando giù cose a cavolo, yeah :') Però lo faccio con la stessa passione, non badate.
Che dire? Spero vi abbia attirato almeno un po' questo primo capitolo. Credevo che avrei scritto qualcosa di più carino ma non mi lamento. I primi capitoli che scrivo delle FF sono sempre i più difficili, quindi non voletemene çç
Uhm, be', chiedo scusa per eventuali errori ortografici/di battitura, non ho avuto tempo di ricontrollare.
AH, COSA IMPORTANTE: Dedico questo pulcino (? - 'sta FF) alla *Ila* [sperando di ritrovarmi i suoi commenti asdfghosi *w*] e un po' a tutte voi che vi siete impegnate a leggermi.
Spero di riuscire a scrivere presto il secondo capitolo e di trovare qualche commento su questo primo. Bacioni!
http://forum.teamworld.it/forum1743/...ml#post8206846
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