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Discussione: Mio figlio aveva un appuntamento con Dio

  1. #1
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    Predefinito Mio figlio aveva un appuntamento con Dio

    Sono trascorsi 16 anni da quel 24 Agosto 1996. Ma dentro di noi, nel profondo del nostro cuore, certe volte il tempo non passa. Un secondo può valere una vita, mentre gli anni a volte sembrano passare in pochi istanti.
    Oggi vi condivido un pezzo di storia della mia vita, una parte della mia memoria. Un ricordo amaro, indelebile, una cosa stampata nella memoria che il tempo modifica, a cui il tempo dona nuova consapevolezza, ma che alla fine non si cancella.
    Alle volte si cercano risposte a domande che forse sarebbe meglio non farsi mai.
    Dopo la tempesta è il tempo di una nuova speranza, viene la calma e la pace. Una pace diversa, dove l'amarezza può trasformarsi e diventare qualcosa di migliore per la nostra vita. Allora le risposte magari arrivano da qualcun altro, qualcuno ormai lontano che vede le cose che tu non sei stato capace di cogliere.

    Uno speciale ringraziamento va a Giorgio "Vasco" Dal Zotto, papà amorevole e coraggioso, per avermi fornito questo racconto che io ho rielaborato con parole ed emozioni mie, perchè quel giorno io ero la.
    Un saluto ed un abbraccio affettuoso a tutti quanti i miei amici di una vita che si trovavano con me quella sera. Voi lo sapete quello che abbiamo provato.

    E poi un abbraccio a te Mirko, sei un pezzo della mia anima, un fratello dall'età di 3 anni.
    Buon compleanno amico mio.
    Grazie per esserci stato.

    Cordialmente
    Dott. Gianluca "Boston" Menegozzo



    MIO FIGLIO AVEVA UN APPUNTAMENTO CON DIO



    Da tre giorni nevicava incessantemente, non aveva mai smesso nemmeno per un attimo.
    La neve aveva ormai raggiunto i cinquanta centimetri e l’auto parcheggiata in cortile era tutta ricoperta dal manto candido.
    Sembrava una piccola montagna innevata intorno alla quale i bambini giocavano rincorrendosi e lanciandosi le palle di neve.
    Ricordo che fu nel 1985, avevo appena trascorso uno dei più bei Natali della mia vita.
    Dopo qualche anno ci trasferimmo in una grande villa con un giardino immenso; le abitazioni in quell’area erano tre. Nella prima abitavamo noi che eravamo in quattro: io, mia moglie e i miei due figli; in quella centrale abitava un’altra coppia di nostri coetanei e anche loro avevano due figli, un maschio ed una femminuccia; nell’ultima abitavano le proprietarie, la signorina Gabriela con la mamma Adele ed il loro cane di nome Tobia, un cane molto intelligente. La coppia che occupava l’abitazione di mezzo era anch’essa proprietaria di un cane dalla taglia imponente, una bella femmina di pastore del Caucaso di nome Lara, una razza molto strana che nei paesi freddi viene impiegata per dare la caccia agli orsi; a guardarla sembrava quasi un San Bernardo, tanta era la sua mole.
    Ricordo che appena andammo ad abitare in quella villa avevamo paura di uscire dal retro della casa dove Lara era libera di scorazzare; il suo proprietario dopo poco dovette prendere dei provvedimenti, richiudendola in un recinto per dare la possibilità a mia moglie di uscire almeno per stendere il bucato.
    Con l’arrivo dell’estate, Lara si stava pian piano abituando alla nostra presenza. Ma un bel giorno mentre i nostri vicini si trovavano in villeggiatura, il loro figlio a cui era stata affidata la custodia del bel pastore si dimenticò di chiudere il recinto dove era rinchiusa la grossa bestia; forse dopo averle dato da mangiare si era scordato il cancello aperto. Fatto sta che mia moglie uscì in giardino e improvvisamente se la ritrovò davanti; dopo essere rimasta impietrita per qualche istante, raccolse tutto il suo coraggio e le si avvicinò per accarezzarla. A quel punto Lara si lasciò cadere con la pancia all’insù per farsi coccolare: da quel giorno lei e mia moglie divennero amiche, tant’è che Mirko, il più giovane dei miei due figli, tenendosi la mamma vicina cominciò a giocare con il grande animale.
    In breve capii che il desiderio più grande di Mirko era quello di avere un cane tutto suo; ci pensai un pò su, poi mi diedi da fare per regalargliene uno. Fu così che per mezzo di un amico, riuscii ad acquistare una bellissima cucciola di Siberian Husky, una cagnolina che chiamammo Nikita e che Mirko ribattezzò subito “Niki la lupa”.
    In quegli anni la nostra vita scorreva tranquilla; Mirko era felice con la sua Niki, mentre la mia famiglia era molto amica della coppia di vicini e dei loro figli, che con noi si divertivano molto, specialmente quando nel retro di casa accendevo il barbecue e cucinavo la carne alla brace di cui tutti andavano ghiotti.
    Mirko era un ragazzo semplice e buono, tanto che spesso si sedeva in giardino per fare compagnia alla signora Adele, l’anziana proprietaria della villa. Intanto il tempo scorreva armonioso e leggero.
    A questo punto vi chiedo: può una bellissima giornata d’estate trasformarsi nel peggiore giorno della tua vita? La risposta è si.
    Può il cielo cambiare per sempre la tua esistenza? La risposta è ancora si.
    Era il 24 Agosto del 1996.
    Io e mia moglie quel giorno ci svegliammo verso le otto, un Sabato come tanti. Quel mattino non avevamo un granché da fare, perciò decidemmo di andare sui monti a passeggiare e magari trovare qualche fungo. La ricerca di funghi è stata da sempre una passione che ho condiviso con lei e che entrambi abbiamo trasmesso ai nostri figli.
    Avevamo preparato tutto: gli scarponcini da montagna, i bastoni di legno, i canestri in vimini per contenere i funghi che speravamo di trovare e tutto quando sarebbe potuto servire durante la gita.
    Stavamo per partire quando sentimmo dei passi scendere le scale: era Mirko già vestito ed equipaggiato per la montagna che ci chiese: “vi dispiace se vengo anch’io con voi?”
    Io e mia moglie ci guardammo in faccia stupiti ma felici che ci seguisse. Ormai aveva quasi 17 anni e a quell’età i ragazzi cominciano a pretendere la loro indipendenza e a voler andare per conto proprio con i loro amici. Mirko era splendido nella sua semplicità e nella sua sincerità, lui era così.
    Una volta partiti, ci recammo sull’altopiano di Asiago, in un posto che frequentavamo da anni e che tutta la mia famiglia conosceva bene per essere molto ricco di funghi, in particolare di porcini, una qualità molto pregiata che si può raccogliere per tutta l’estate fino ad autunno inoltrato sui nostri monti.
    Sfortunatamente quel giorno non trovammo nemmeno un fungo ma eravamo comunque contenti perché avevamo fatto una bellissima passeggiata.
    Mentre stavamo tornando verso casa giunti al bivio tra Canove ed Asiago, lanciai l’idea di risalire e di portarci a Marcesina, un’altra località dove molta gente si reca a cercare funghi. Era uno splendido posto che anche noi avevamo frequentato per anni e perciò conoscevamo molto bene. Appena giunti in loco Mirko si lamentò per l’orario e mi disse che aveva fretta di rientrare per poi ripartire con i suoi amici alla volta di un rifugio di montagna, da parte sua anche mia moglie mi confidò di essere molto stanca. Decisi comunque di scendere dall’auto col proposito di non fermarmi molto, ma dare solo un’occhiatina qua e la. Infatti nel giro di cinque minuti risalii in macchina e ripartimmo per fare rientro.
    Appena entrati in casa mi sdraiai sul divano, accesi la tv e subito mi addormentai; mia moglie invece salì in camera e dopo essersi stesa a letto si addormentò pure lei. Dopo poco Mirko, che era già pronto per uscire, mi svegliò e mi disse: “ciao papà, io vado lassù, la mamma sa dove”.
    Ultima modifica di DottMenegozzo; 27-09-2012 alle 13:23

  2. #2
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    Predefinito Mio figlio aveva un appuntamento con Dio

    Al risveglio mia moglie mi chiese se il “piccolo”, così chiamavamo affettuosamente nostro figlio minore, fosse già partito; io le risposi di si e le chiesi se si sarebbe fermato anche a dormire in quel posto; lei mi rispose affermativamente anche perché il luogo in questione non era molto lontano da casa. Si trattava di una delle prime volte che il ragazzo dormiva fuori armato di materassino e sacco a pelo, ma eravamo tranquilli perché il piccolo eremo si trovava nel retro di una chiesetta e sia lui che i suoi amici sarebbero stati al coperto. Sapevamo anche che nella stanzetta erano presenti un camino ed una piccola stufa per scaldarsi e preparare del cibo.
    La sera uscimmo con degli amici per mangiare una pizza, così come fece mio figlio maggiore, oramai più che ventenne.
    Ad una certa ora, più o meno verso le nove, il cielo si fece plumbeo e cominciò a cadere una pioggia intensa, e pensare che per tutto il giorno c’era stato uno splendido sole in cielo. Salutammo quindi tutti gli amici, promettendo loro che ci saremmo rivisti il giorno successivo, ma dicendo che per il momento era bene andarcene a casa. Appena usciti dalla pizzeria, il temporale si intensificò, tanto che mia moglie cominciò a preoccuparsi per nostro figlio maggiore che si trovava fuori in auto. Ricordo che mia moglie mi disse:”per fortuna che il piccolo è al sicuro in quel rifugio, speriamo che anche per il più grande sia così”.
    Durante la via del ritorno si scatenò un vero e proprio inferno d’acqua ed un vento fortissimo spezzava i rami e faceva cadere foglie e frasche sull’asfalto. La pioggia batteva così forte sul parabrezza della macchina che a malapena si riusciva a scorgere la carreggiata dinanzi a noi, tanto che temendo di finire fuori strada, procedevamo a passo d’uomo.
    Finalmente, dopo un quarto d’ora, l’ira di Dio si placò di colpo così come era arrivata. Io e mia moglie arrivammo a casa sempre col pensiero fisso sui nostri ragazzi. E’ pur vero che oramai erano grandi, però la sera eravamo sempre in apprensione fino a quando non li sentivamo rientrare e venire dentro la nostra camera per augurarci la buona notte. Come quasi tutti i genitori, avevamo abituato i nostri figli ad essere autonomi vivendo la propria vita in piena libertà, ma sempre tenendoli d’occhio e cercando di sapere dove andavano pur con discrezione. In questo modo li avevamo resi indipendenti ma anche consapevoli che erano parte di una famiglia affettuosa, voluta e non nata per caso.
    Ricordo che quando rincasammo erano circa le ventidue, minuto più minuto meno. Io mi ero già spogliato e stavo per coricarmi, quando qualcuno suonò il campanello. Mia moglie andò a rispondere al citofono e dall’altra parte sentì la voce di un amico di Mirko che disse: “signora è successo un incidente a suo figlio”.
    Quindi chiese immediatamente dove si trovasse Mirko e il ragazzo rispose: “all’ospedale”.
    Ci rivestimmo in fretta, salimmo in macchina e ci dirigemmo verso l’ospedale che si trovava a poca distanza.
    Durante il breve tragitto, mia moglie disse una frase sola: “per me è morto”.
    Non ho la più pallida idea di ciò che le risposi, ma di certo non pensavo nemmeno lontanamente a quanto aveva detto lei.
    Arrivati all’entrata del pronto soccorso, mia moglie non chiese niente a nessuno e spalancò con violenza le due o tre porte che la separavano dalla sala delle prime medicazioni. Poi di tratto lo vide: mio figlio era disteso su un lettino, esanime.
    Era morto.
    Lei lo abbracciò e continuò a chiamarlo per nome. Poi si voltò verso di me e disse: “cosa facciamo adesso senza il nostro Mirko?”
    Io risposi: “non lo so”.
    Sono quegli attimi di vita che non vorresti mai vivere, quelle situazioni che credi possano succedere solo agli altri. Ma purtroppo questa volta no; questa volta era capitato a noi.
    Telefonai immediatamente a mio figlio maggiore, che si precipitò subito da noi. Poi avvisammo i parenti ed alcuni nostri amici che oggi vorrei ringraziare pubblicamente perché in quei momenti è davvero importante avere qualcuno vicino e loro erano lì.
    In cielo nel frattempo si erano accese milioni di stelle.
    Mia moglie chiese al medico se potevamo portare a casa nostro figlio, ma lui ci rispose di no perché quando accadono questo tipo di eventi, serve il nulla osta del magistrato di turno.
    Alle quattro di mattina facemmo ritorno a casa con un sacco nero di plastica fra le mani. Dentro solo i vestiti inzuppati del nostro piccolo.
    Ci buttammo sul letto per un paio d’ore, dopodiché facemmo ritorno in ospedale dal nostro ragazzo perché fino a prova contraria, vivo o morto, era e sarà per sempre nostro figlio.
    Da quella notte la nostra vita è cambiata totalmente, per sempre. A volte rispondi malamente a chi non lo merita, ti arrabbi per cose futili che non meriterebbero tale atteggiamento, vorresti chiedere scusa ma non lo fai, perché desidereresti solo essere capito e non compianto.
    Io, mia moglie e mio figlio maggiore siamo sempre rimasti uniti; questa è stata la grande forza della nostra famiglia.
    Mirko era dolce, aveva l’animo buono e soprattutto aveva una grande dote: il rispetto per tutti, grandi e piccini. Forse sarò fin troppo presuntuoso, però la verità va detta. Ci sono tantissimi bravi ragazzi come Mirko, non è che mio figlio fosse il migliore di tutti. Tanti giovani come lui, imparano i valori della vita, grazie a genitori premurosi che educano all’attenzione e all’amore per se e per gli altri.

    Quella maledetta sera dentro a quel piccolo rifugio erano in otto. Sette ragazzi ed una ragazza. Tutti amici, tutti tra i sedici e i diciannove anni, tutti ragazzi che si conoscevano fin dai tempi dell’asilo e l’oratorio lo frequentavano sempre insieme. Avevano gli stessi gusti di Mirko, gli stessi sogni, l’amore per la vita, la musica, cantare e suonare. Specialmente il suo grande amico Gianluca, che dopo la sua scomparsa gli ha scritto e dedicato una canzone, “August”.
    Dentro a quella stanza c’erano una stufa a legna ed un camino aperto all’estremità superiore. I ragazzi mi spiegarono che la sera prima durante la tempesta di pioggia e fulmini, l’acqua entrava dal comignolo e che la porta d’ingresso presentava una fessura molto ampia nella parte bassa che dovrebbe essere adiacente al pavimento. Pur credendo di aver capito la dinamica dell’incidente, quest’ultima non fu mia chiara. Si disse che l’apertura del camino fosse stata coperta provvisoriamente con delle lamiere nel corso della notte o delle prime ore del giorno seguente da qualcuno che sapeva della pericolosità del manufatto e che perciò si sentiva responsabile. Fatto che sarebbe avvenuto prima che io salissi con i carabinieri per i rilievi del caso.
    L’unica certezza era che un fulmine era entrato nel’eremo, provocando lievi ustioni ad alcuni ragazzi, mentre a mio figlio, che non presentava un graffio, era esploso il cuore. Avrebbe potuto essere una strage, invece solo Mirko rimase a terra esanime.
    L’amico Daniele, seduto a fianco di mio figlio, non ebbe alcun danno e fu proprio lui che mi riferì le ultime parole del mio ragazzo: “Oddio, mi sono caduti gli occhiali!”. Poi fu il terrore, lo sgomento ed il buio. I ragazzi tentarono più volte il massaggio cardiaco, la respirazione bocca a bocca, ma niente. Infine due di loro caricarono il corpo sulle proprie spalle nella disperazione generale e mettendo a repentaglio la loro vita lo portarono, sotto al nubifragio, fino a valle nei pressi dell’abitazione più vicina per chiedere aiuto.
    Nei giorni seguenti, mentre mi trovavo all’ospedale con un piede fratturato, gli amici di mio figlio risalirono fino al luogo dell’incidente con una pesante lapide, recante la foto di Mirko e la posarono sul muro adiacente il rifugio.

    Per un figlio che muore si possono versare milioni di lacrime, si possono alzare i pugni chiusi verso il cielo, si può anche bestemmiare, ce la si può prendere con Dio come ho fatto io, ma è tutto inutile, non serve a niente di niente.
    Chissà quante volte noi genitori abbiamo detto o pensato: “Io per i miei figli sarei disposto a dare la vita!”.
    Ma fortunatamente a quasi tutti è mancata una cosa: l’occasione per poterlo dimostrare.
    Mi sono sempre chiesto il perché di questa tragedia, e mai riuscirò a dimenticare le ultime parole che Mirko mi disse:
    “Ciao papà, io vado lassù, la mamma sa dove.”
    Solamente ora, dopo molto tempo, ho capito che mio figlio aveva un appuntamento con Dio.
    Caro Mirko, non sarai stato un eroe, ma sei stato grande.

    Ciao,
    papà
    *Ila*, SimmY, =Serena= and 2 others like this.

  3. #3
    THE SUN MOD


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    Predefinito Re: Mio figlio aveva un appuntamento con Dio

    Ho appena finito di leggere questo bel racconto, e credimi, ho le lacrime agli occhi e mi mancano le parole per esprimere la sofferenza e l'amarezza che ciò mi ha trasmesso.
    Dire che posso capire lo sconforto di quel padre mi sembra fin impensabile. Certe situazioni si comprendono in pieno solo se le si prova sulla propria pelle, in prima persona, e nessuno mai augurerebbe a se stesso un'esperienza simile. Per quanto possiamo sforzarci di comprendere lo sconforto e la distruzione presenti nell'animo di quest'uomo, non ci riusciremo mai totalmente.

    "Per un figlio che muore si possono versare milioni di lacrime, si possono alzare i pugni chiusi verso il cielo, si può anche bestemmiare, ce la si può prendere con Dio come ho fatto io, ma è tutto inutile, non serve a niente di niente.
    Chissà quante volte noi genitori abbiamo detto o pensato: “Io per i miei figli sarei disposto a dare la vita!”.
    Ma fortunatamente a quasi tutti è mancata una cosa: l’occasione per poterlo dimostrare.
    "

    Frasi, pensieri, dimostrazioni d'affetto che credo qualsiasi genitore riservi nel suo cuore per i suoi figli, ma che non sempre riescono ad essere esternati in tempo. Sono sicura però che quel ragazzo aveva comunque capito di avere un padre speciale, senza aver bisogno di parole che lo spiegassero.
    Ultima modifica di anna.blonde; 28-09-2012 alle 12:00
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  4. #4
    THE SUN MOD


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    Predefinito Re: Mio figlio aveva un appuntamento con Dio

    Mi sono commossa!
    Grazie per aver condiviso con noi questa triste storia!

  5. #5
    Roadie


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    Predefinito Re: Mio figlio aveva un appuntamento con Dio

    Sono in lacrime lo ammetto e per queste disgrazie non ci sono molte parole sopratutto per descrivere il dolore che si prova... Un vuoto che non sarà più colmato e per un genitore perdere un figlio e' come perdere una parte di se... Si rimane con il dolore per tutta la vita...

  6. #6
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    Predefinito Re: Mio figlio aveva un appuntamento con Dio

    In certi casi non c'è bisogno di dire nulla e questo è uno di quelli.

    E' una storia piena di rabbia per l'ingiustizia subita, ma anche di eterno e sincero amore, che di sicuro mi porterò nel cuore pur non avendo conosciuto nè Mirko nè la sua famiglia.
    Grazie Mene per aver voluto condividere questa storia.

    Un abbraccio e tanti cari auguri a Mirko

  7. #7
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    Predefinito Re: Mio figlio aveva un appuntamento con Dio

    In questo racconto ho rivisto i genitori di un mio amico e posso dire che ho le lacrime agli occhi e capisco cosa hanno provato i genitori, il fratello e tutti gli amici di Mirko.

    Già è un grande dolore per un figlio perdere entrambi o solamente uno dei genitori, ma è di sicuro ancora più straziante per un genitori perdere uno dei propri figli, colui a cui si è data la vita, nutrito, accudito e preso cura. Questa è una delle cose che un genitore non vorrebbe mai affrontare.

    Grazie per aver condiviso con noi tutto ciò.

  8. #8
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    Predefinito Re: Mio figlio aveva un appuntamento con Dio

    Brividi *_* Grazie Mene!

  9. #9
    New Kid on TW


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    Predefinito Re: Mio figlio aveva un appuntamento con Dio

    sono una novellina,per ora solo via web. per caso ho visto forum e tua storia nn ho parole e ti sono vicina e anche se sono passati tanti anni nn conta dato che un figlio è per sempre. stai vicino anche all'altro tuo figlio (se nn ho capito ne hai un altro) carina la tua nipotina. forza ciao

  10. #10
    THE SUN MOD


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    Predefinito Re: Mio figlio aveva un appuntamento con Dio

    Citazione Originariamente Scritto da chiara rossini Visualizza Messaggio
    sono una novellina,per ora solo via web. per caso ho visto forum e tua storia nn ho parole e ti sono vicina e anche se sono passati tanti anni nn conta dato che un figlio è per sempre. stai vicino anche all'altro tuo figlio (se nn ho capito ne hai un altro) carina la tua nipotina. forza ciao
    Chiara, scusa la puntualizzazione ma è di dovere... La storia è narrata in prima persona da Gianluca, che però non impersonifica l' "io" della vicenda.
    Come ha scritto nella premessa: "Uno speciale ringraziamento va a Giorgio "Vasco" Dal Zotto, papà amorevole e coraggioso, per avermi fornito questo racconto che io ho rielaborato con parole ed emozioni mie, perchè quel giorno io ero la."
    Non è Mene il padre in questione.

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