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Discussione: FF: "Schneeblumen"

  1. #1
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    Post FF: "Schneeblumen"

    Buonasera ciurma!
    Mi presento, dato che qui nessuno mi conosce (non che io sia famosa al di fuori di questo forum, intendiamoci ).
    Sono Giulia, e quello che dovete sapere di me è che sono perlopiù una ragazza normale, insomma, non c'è niente di speciale da sapere di me. Ho una grande passione, la musica, e mi sono iscritta a questo forum dai tempi in cui c'era lo spazio dei Sonohra, nonché miei idoli. Quindi sono qui per postare la mia FanFiction sui fratelli Fainello, anche se a dire il vero ho un po' paura di deludere le aspettative di qualcuno o che nessuno abbia il coraggio di leggerla. Ma dato che da una parte ho sempre voluto postare "Schneeblumen" anche qui su TeamWorld, adesso mi sono decisa e... eccomi qua
    Sinceramente non so più cosa dire, se non che spero che questa FF vi piaccia, vi faccia soprattutto sorridere e farvi pensare ad altro per almeno dieci minuti nella vostra giornata.
    Aspetto con ansia i vostri commenti, che naturalmente mi faranno più che piacere leggere dato che tengo a sapere il parere altrui, e detto questo direi che posso anche lasciarvi al prologo
    Ci leggiamo presto, d'accordo?
    Un abbraccio ,
    Giulia


    Schneeblumen

    A Linda,
    sperando che un giorno possa leggerle questo racconto
    sul lettino gonfiabile,
    proprio come una volta.



    Prologo


    Ricordo ancora la prima volta che i miei occhi avevano incrociato i suoi per davvero.
    Mi sembrava così tanto un sogno, che non fosse reale, che non fosse vero che finalmente l'avevo visto sul serio. Che non stavo chiacchierando, come al mio solito, con i poster attaccati alle pareti lilla della mia stanza.
    Quella volta era vero.
    Ci ero riuscita.
    L'avevo visto sul serio.
    Da quel giorno, tutti i giorni facevo grandi storie con la mia mente sulla volta in cui sarei riuscita a rivederlo di nuovo.
    Finché la realtà non mi sfuggì di mano.


    Senzanome2.jpg

    Ultima modifica di TheKingAndLionheart; 20-02-2015 alle 14:10

  2. #2
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    Predefinito Re: FF: "Schneeblumen"

    Buondì
    Anche se non ho ancora ricevuto commenti o likes, ma varie visualizzazioni, ho deciso di lasciarvi almeno il primo capitolo.
    Spero vi piaccia!
    Un bacione,
    Giulia

    P.s. devo postare il capitolo in due testi perché è troppo lungo

    Capitolo 1


    Quella mattina mi svegliai più confusa che mai. Era un sogno, perché sei confusa?, borbottò una voce nella mia testa, mentre il sogno che avevo appena fatto continuava ad annebbiarmi i pensieri.
    Eppure sembrava così reale...
    Affondai la testa sotto il cuscino e sbuffai irritata. L'immagine di quel cantante non faceva altro che interrompere ogni attimo delle mie giornate, era talmente quasi un'ossessione che riuscivo a sentire il suo profumo in casa, dei pomeriggi, quando in realtà né mio padre né mio fratello usavano quel profumo.
    E poi, il suo viso... e i suoi occhi, il suo sorriso; era come se avessi una sua foto attaccata dentro alle palpebre, così che ogni volta che chiudevo gli occhi lui poteva tormentarmi.
    Mi rigirai sull'altro fianco e riemersi da sotto il cuscino, aprii un occhio e da tutti quei poster e piccoli ritagli da giornalini di qualunque tipo spuntò il suo sorriso smagliante. Tutto il contrario di quel broncio di suo fratello!, borbottai mentalmente ritrovandomi a sorridere appena. Nascosi il viso tra le lenzuola e mi girai ancora una volta dall'altra parte, tastai il vuoto alla ricerca del telefono in carica sulla poltrona e premetti il tasto laterale. Aprii leggermente le palpebre e corrugai la fronte: le 11,20? E la sveglia?!
    Bofonchiai qualcosa che non riuscii a capire neanch'io e notai che la sveglia era impostata alla settimana successiva. Che brava che sei a impostare la sveglia, eh? Ti farei un applauso!
    La mamma bussò tre volte le nocche sulla parete di cartongesso della testata del mio letto e si schiarì la voce, «Giulia, svegliati! E' tardi!».
    Feci un sospiro e mi buttai fuori dal letto, prima che lo facesse mio padre in malo modo. Mi stropicciai gli occhi con il palmo delle mani e, passando davanti la camera di mio fratello, vidi che da bravo primo figlio era sveglio già da un pezzo.
    «Giulia, ma che viso hai?». Aggrottai la fronte e mi grattai il capo, sistemandomi i capelli fuori posto dietro le orecchie, «Sembri un panda, perché non ti sei struccata ieri sera?». Alzai solo le spalle, facendo segno a mia madre che non ne avevo avuto la voglia, e mi misi a sedere a gambe incrociate guardando quello che passavano alla televisione. Un piccolo esserino nero si stava stiracchiando accanto a me per poi lasciarmi una leccata sulla guancia e mordermi la mano per giocare. La mamma si avvicinò al divano e mi lasciò un leggero pizzicotto sulla guancia, «Non fai colazione?». Feci di no col capo e sbadigliai. Alzò le spalle e continuò a mettere le ultime cose nella grande valigia posata sulla cassapanca in legno.
    Spostai gli occhi su mia madre, girata di spalle, sapendo che mi sarebbe mancata da morire. Era una donna normalissima, mezza statura, capelli corti color mogano, piccoli occhiali che si metteva raramente o se leggeva, e faceva la casalinga a tempo pieno (mentre mio fratello ed io la stuzzicavamo per tutto il pomeriggio). Non era affatto la tipica madre modello, di quelle descritte in modo perfetto e impeccabile nei libri che leggevo, o che realizzava i miei sogni con uno schiocco di dita. Ma la cosa che la faceva spiccare ed essere diversa da tutte le altre donne, era il fatto che era la mia mamma.
    Purtroppo però non parlavamo quasi mai, di cose serie intendo, né tantomeno facevamo quei discorsi tra “madre e figlia” che si vedono sempre nei film. Piuttosto, se le protagoniste di “Una mamma per amica” ci avessero visto si sarebbero strappate i capelli dalla disperazione.
    La porta d'ingresso alle mie spalle si aprì, facendone entrare mio padre seguito da mio fratello.
    Abbassai subito lo sguardo, cercando di non incrociare gli occhi di mio padre. Meglio lasciar perdere, pensai cercando di non sbuffare dalla noia e dal fastidio. Non ricordo nemmeno l'ultima volta che abbiamo parlato, spesso il nostro rapporto inesistente quasi mi disgustava, ma ormai c'ero più che abituata.
    Mio fratello invece era la parte migliore di me. Quando avevo nove anni e andavo in chiesa (ci credete? Io che andavo in chiesa, quasi mi fa ridere) la mia catechista chiese di scrivere il nome del proprio angelo custode e spiegarne il motivo. La mia amica del cuore Giulia (ci conosciamo da sempre, ci reputiamo sorelle a tal punto che quando i nostri genitori ci portavano a giro fermavamo le persone e affermavamo “Lei è Giulia e io sono Giulia, abbiamo lo stesso nome e siamo sorelle”. Tutt'ora ne ridiamo a crepapelle) scrisse il nome di sua nonna e spiegò, da brava bambina qual è sempre stata, che sua nonna anche se non c'era più vegliava sempre su di lei. Beatrice invece scrisse “Aurora” e presa dal panico scoppiò a piangere rinchiudendosi nel bagno. Irene fece lo stesso. Mentre i miei amici Alessio, Federico e Diego ne inventarono uno e spiegarono che avevano molta fantasia. Lorenzo invece, da bravo bambino come la mia amica Giulia, scrisse anche lui il nome del nonno defunto.
    Infine, Cristina si voltò verso di me e mi chiese “E tu? Come si chiama il tuo angelo custode?”. Le consegnai il foglietto e sorridendo dissi «Giovanni». La catechista avvampò e cercando di non piangere mi chiese di spiegarle il motivo. La spiegazione fu «Perché è mio fratello e dice che mi vuole bene».
    Anche se ci stuzzicavamo praticamente tutti i giorni dalla mattina alla sera, mi faceva paura nascondendosi in camera sua quando io uscivo dal bagno, e quando mi faceva arrabbiare alzavo quasi le mani, a distanza di sette anni se qualcuno mi avesse dato un biglietto dicendomi di scriverci il nome del mio angelo custode ci avrei scritto nuovamente il suo.
    La mamma si affrettò a mettere di tutto e di più nella valigia, dicendoci che se avesse dimenticato qualcosa quando io sarei andata a trovarli mi sarei portata tutto dietro. Si raccomandò più e più volte che facessimo i bravi, mentre Giovanni ed io sbuffammo dicendole che tutte le sere avremmo dato una festa invitando i migliori DJ, ed io mi affrettai a dirle che se mai Giovanni mi avesse fatto incavolare sul serio lo avrei trafitto con la spada comprata al Lucca Comix lasciandolo appeso come uno spiedino.
    Accarezzai il mio cane sapendo che non l'avrei vista quasi mai più, ma lasciarla a casa con me e mio fratello sarebbe stata la nostra condanna. Non avrebbe obbedito, mangiato o fatto i bisogni, avrebbe soltanto pianto ventiquattro ore su ventiquattro, e pur essendo il “mio” cane lei non si era mai affezionata a me. Con i miei invece era tutt'altro affare, senza di loro non sapeva stare. Così, se la stavano portando via loro.
    «Se avete bisogno Michela e Filippo mi hanno detto che sono a vostra disposizione, anche Rosa, Giovanni e Sabrina. Oppure zia Silvana che tanto abita qua sopra alla via, e... poi insomma voi sapete cosa fare» si raccomandò mia madre montando in auto. Salutò mio fratello, che scappò di fretta in casa per una chiamata di lavoro, ed io rimasi in piedi accanto alla macchina che stava quasi per partire.
    Gli occhi marroni della mamma mi guardarono, «Giulia» mormorò col finestrino abbassato. Corrugai la fronte e lei sospirò sfiorandomi una mano, «mi raccomando» disse soltanto.
    Io feci di sì col capo ancora più confusa che mai e partirono, dando inizio alla mia seconda vita.
    Ultima modifica di TheKingAndLionheart; 20-02-2015 alle 15:14

  3. #3
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    Predefinito Re: FF: "Schneeblumen"

    *
    All'una e mezza Giovanni fece capolino nella mia stanza dicendomi che stava andando a lavoro, e che per cena sarebbe andato da Sara, la sua ragazza, ma che mamma ci aveva lasciato qualcosa di pronto.
    Tipico della mamma, pensai alzandomi dal letto e mettendomi una maglietta ed un paio di jeans puliti. Misi apposto la casa, mentre con un rammarico quella voce stridula che doveva essere un misto tra la mia coscienza e mia madre mi ricordava che da quel momento in poi sarebbe stata interamente nelle mie mani, che stava a me svegliarmi presto per fare la lavatrice, stendere i panni, cucinare e... fesserie! , pensai mentre davo lo straccio nel bagno. Non mi sveglierò mai e poi mai alle sette per stirare o dare il cencio per terra! Prima delle nove la mia sveglia non suonerà mai! Corrugai la fronte, davanti a quella frase che avevo appena pensato, e scoppiai a ridere da sola. Beh, e della mia sveglia ci si può proprio fidare...
    Alle quattro e mezza mi gettai sul divano pronta per la mia serata all'insegna del relax.
    Mi aspettava una maratona del mio telefilm preferito, con tanto di patatine al formaggio, estathe al limone e biscotti al ciocco... «Pronto?»
    «Oh, Giulia, siamo arrivati!» esordì la mamma dall'altro capo del telefono. Guardai l'orologio appeso sopra il camino e alzai un sopracciglio, «Ci avete messo così tanto?».
    «No siamo arrivati una mezz'oretta fa...» «Sie, una mezz'oretta bona!» sentii gridare mio padre.
    «Sì vabbè, comunque, ci siamo messi a sistemare le valigie e ti ho chiamata adesso»
    «Ah, okay»
    «Allora?»
    Alzai gli occhi al cielo e disperata piagnucolai, «Mamma siete partiti neanche quattro ore fa, come deve esse?!». La mamma rise appena e poi cercò di fare la seria esclamando: «Come sei antipatica!», mentre io contrabbattevo con il mio solito «Io? Semmai te!».
    Guardai ancora una volta l'orologio, cominciando a fremere dalla voglia di chiederle come fosse il tempo là da loro, se piacesse loro abbastanza, se la casa era come l'avevo sempre immaginata, e... «Qui si sta veramente bene, eh. La casa è bellissima e il vicinato è meraviglioso» esordì mia madre, come se avesse letto in qualche modo mistico i miei pensieri. Mi mangiai le labbra e quasi scoppiai in una risata isterica: sono ancora in tempo a cambiare idea e correre per più di duecento chilometri?
    «Meraviglioso e basta?» esclamai, sarcastica. La mamma rise malefica, «Lo sapevo, ah-ah!». Sbuffai, costringendomi a non farmi prendere dalla malinconia. «Via, ora vado a mettere apposto sennò...» «Beh, non si sa mai che la casa vi scappa da sotto il culo, eh». Mamma e le sue solite paranoie sul pulito, da perderci il senno! «Tu piuttosto metti apposto tutta la mia casa, e se li vedo li guarderò anche per te!» concluse lei con una leggera risatina. «Sarà meglio per te», dissi a chiamata già terminata.
    Sospirai e cambiai canale finché il mio telefono non squillò di nuovo ed io lo fulminai con un'occhiataccia. «Mamma, hai rotto!» tuonai portandomi con foga il telefono all'orecchio. Dall'altra parte la mia migliore amica scoppiò a ridere, «L'ho sempre detto che hai dei problemi gravi, in testa» commentò sarcastica Chiara, mentre scoppiavamo entrambe in una risata. Mi coprii il viso con una mano e mi morsi il labbro, «Scusa, ma mamma ha chiamato tipo un centinaio di volte e sono partiti verso mezzogiorno, fai te» «La mia farebbe di peggio!» disse la mia amica facendomi ridere. «Comunque», riprese a dire mentre buttai giù un sorso di the, «non stai facendo nulla, vero?». Mi guardai intorno per esserne sicura e risi accigliata, «In realtà sto facendo poltrinaggio avanzato mangiando patatine al formaggio» «Okay, va bene, allora fatti trovà pronta perché tra dieci minuti ti passo a prendere» spiegò Chiara mentre io pensavo che i suoi 10 minuti equivalevano a come minimo trenta minuti di ritardo. «D'accordo, allora ti aspetto qui», ci salutammo in coro e alzai gli occhi alla telvisione: mi sa che questa gara di poltrinaggio e relax dovrò proprio rimandarla...

    Ultima modifica di TheKingAndLionheart; 22-02-2015 alle 21:27

  4. #4
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    Predefinito Re: FF: "Schneeblumen"

    Pensavate che mi fossi dimenticata di voi, eh?! Beh... quasi...
    Okay, perdonatemi davvero ma posto già questa FanFiction sulla mia pagina di Facebook e credeteci o no già mi prende parecchio tempo e, tanto per chiarire, ho dovuto sistemare i primi capitoli perché erano da cambiare.
    Ecco a voi il secondo, davvero minuscolo lo ammetto...scusate anche di questo!
    Bacioni,
    Giulia


    Capitolo 2

    [/FONT]

    «Allora, i tuoi sono già arrivati a Verona, vero?». Mi voltai verso Sonia, la mamma della mia migliore amica, intenta a preparare la cena davanti ai fornelli. «Sì» risposi «sono partiti prima di pranzo e sono arrivati non tanto tardi, così». Mi fece un sorriso ed annuì, continuando a sbucciare le patate per farle al forno. Chiara mi diede un buffetto sulla spalla, «Vero mamma che quando Giulia va a trovare i suoi io posso andare con lei?», scoppiai a ridere insieme a Sonia che, girandosi verso di noi e puntando il coltello contro sua figlia esclamò: «Portami bei voti da scuola e vedrai che potrai andare!». Chiara sbuffò, gettando le braccia al cielo e facendomi ridere.
    L'avevo conosciuta quattro anni prima, quando entrando nella mia nuova classe iniziando le medie, una ragazzina di una bellezza estremamente rara e fine mi saltò all'occhio, finché dopo qualche mese non iniziammo a parlare per poi alla fine diventare migliori amiche. I capelli castani, adesso con qualche sfumatura di biondo, le ricadevano lunghi sulla schiena, facendo così spiccare il suo incarnato olivastro e gli occhi grandi e verdi, che nelle fotografie apparivano azzurri come il cielo. Il naso a punta e gli zigomi alti, le labbra più carnose delle mie e rosee, slanciata e più alta di me di due, tre centimetri, Chiara era di una bellezza da mozzare il fiato a chiunque. Ora, come sempre in quegli anni, quando uscivamo e camminavamo a braccetto ero lieta ed orgogliosa di poter dire che lei, proprio una come lei, era la mia migliore amica.
    Era pazza, semplicemente una pazza svitata uscita da qualche manicomio, o un alieno sfuggita da qualche altra galassia parallela. Da subito avevo capito che Chiara mi avrebbe dato del filo da torcere, da subito avevo saputo che con lei mi sarei cacciata più volte nei guai ma che, alla fin fine, tutto si sarebbe risolto perché eravamo insieme. Ne combinava di tutti i colori, a scuola, a casa, quando uscivamo per una passeggiata che doveva essere tranquilla ma che poi finiva con un litigio assurdo tra lei ed una qualche ragazza che le stava antipatica. Al centro commerciale ci infilavamo, sempre, nel carrello per la spesa e ci spingevamo a vicenda nel reparto surgelati, al mercato la mattina spendeva patrimoni nei banchi, fumavamo le sigarette di suo padre di nascosto e se combinava qualche casino io ero la prima a mettermi in mezzo e prendermene la colpa, anche se non c'entravo niente; perché lei lo faceva sempre con me.
    Ma, soprattutto, una passione che ci univa tutt'ora erano i Sonohra.
    Posai gli occhi su di lei e sorrisi, pensando che se una volta fosse venuta con me a trovare i miei genitori a Verona, ci saremmo fatte conoscere anche lì con una (o forse più) delle nostre bravate.

    *
    Alle dieci e mezza, Giovanni mi passò a prendere a casa di Chiara, da ritorno da Sara.
    Entrati in casa guardai la cassapanca, aspettandomi Gioia che abbaiasse a più non posso, e non riflettendo esclamai: «O dov'è Gioia?!». Mio fratello chiuse la porta a chiave e strozzò una risata, mentre io mi riscuotevo dai miei pensieri e mi passavo una mano sulla fronte, «Oh, lascia perdere!». Mi strattonai, stanca, nel corridoio, portandomi dietro la bottiglia d'acqua per non alzarmi in piena notte per bere e mi avviai in camera mia. Magari potrei prendere un altro cane e non dirlo ai miei... «E se si prendesse un gatto?» domandò Giovanni, anticipando il mio pensiero per poi chiudersi furtivamente nella sua stanza. Entrai in camera e accesi il portatile, comprato da poco dato che il mio caro e vecchio computer fisso mi aveva abbandonata pochi mesi prima. Mi sfilai i vestiti, lasciandoli sulla sedia all'angolo della stanza ammassati l'uno sull'altro, rimproverando me stessa per il mio disordine e borbottando che l'indomani a qualunque costo avrei dovuto rimettere tutto nell'armadio. Mi infilai il pigiama e spalancai la finestra, lasciando aperta qualche tapparella e gettandomi sul letto per passare qualche minuto davanti al computer.
    Prima di addormentarmi mi misi su un fianco e guardai gli occhi nocciola di Luca, ritratti sul mio poster preferito appeso proprio lì, sulle pareti violacee accanto al mio letto. Sistemai la testa sul cuscino e sospirai.
    Chissà, pensai con una strana sensazione allo stomaco, magari da oggi potrebbe cambiare tutto. Non credi anche tu?
    Ultima modifica di TheKingAndLionheart; 09-04-2015 alle 22:22

  5. #5
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    Predefinito Re: FF: "Schneeblumen"

    Sono di nuovo qui, quando voglio sono anche brava e puntuale

    Capitolo 3


    21 Luglio 2012

    Ero in macchina con mio fratello da più di due ore col navigatore che dava di matto e ci diceva di imboccare tutte le uscite sulla destra, mentre quel caldo afoso di fine Luglio ci dava di che discutere.
    «Apri il finestrino» disse Giovanni, rompendo il silenzio dell'abitacolo. Corrugai la fronte e lo guardai, non capendo, «Perché?» «Te aprilo!» esclamò facendomi un gesto con la mano. Confusa pigiai il piccolo tasto nero ed aprire così il finestrino, giusto in tempo per vedere volare il tomtom fuori e mio fratello sospirare felice. Lo guardai sbalordita e poi ficcai fuori la testa guardando la strada dietro di noi alla ricerca del navigatore, poi scoppiai a ridere coprendomi il viso con le mani. «Come lo spieghiamo a mamma e babbo?» «“Ops, per sbaglio mi è scivolato dalle mani e si è rotto in mille pezzi”» disse Giovanni come se non fosse successo niente. Risi e abbandonai la schiena al sedile.
    Erano passate due settimane poco più da quando i miei si erano trasferiti, andava tutto apposto, ed eravamo in viaggio destinazione Verona.
    Imboccammo, finalmente, la tangenziale per arrivare al paese ed io esultai battendo le mani.
    «Bene, emh...» disse Giovanni picchiettando sul volante guardando a destra e a sinistra «e ora?» «E ora ci penso io!» esclamai soddisfatta. Ricevetti uno sguardo perplesso di mio fratello e gli indicai per filo e per segno la strada. «Sono almeno quattro anni che giro questo paese con google maps,» spiegai, «ti pare che non lo conosca abbastanza? Suvvia...» «Io diciamo che mi fido» «Beh quale alternativa hai? Se vuoi possiamo chiedere a quel vecchietto là». Dopo mezz'ora e tanti “Sei sicura?” “Diamine, sì!” voltammo a destra e percorremmo un centinaio di metri. Le mie labbra si distesero in un sorriso meravigliato, «Oddio...» mormorai, col cuore a mille e l'ansia alle stelle. «Che? Abbiamo sbagliato via?» domandò Giovanni guardandosi intorno. «No» dissi in un sussurro «è quella giusta». Mi si aggrovigliò lo stomaco e indicai alla figura al mio fianco di svoltare a sinistra. In un batter d'occhio ci ritrovammo in una delle vie più famose nella mia testa, ed iniziai a ridere. «Perché ridi?» «Sto scaricando la tensione» gridai, «Oddio Giovanni guarda! E' quella!» appiccicai il dito sul finestrino indicando la casa alla mia destra, «E' lì che abitano!». Giovanni mi tirò una spallata e parcheggiò davanti alla casa dei miei, mentre io giravo il collo per non perdere di vista il numero 6. Scesi dalla macchina e mi tremarono le gambe; non posso crederci, sono qui e... è questo l'effetto che fa? Finalmente ci sono anche io.
    Sorrisi mordicchiandomi il labbro quando mia madre spalancò la porta e attraversando il vialetto ci venne incontro, ma io non riuscii nemmeno a degnarla di uno sguardo. «Oh, finalmente! C'avete messo poco però, dai» «Eh, guidavo io infatti», sentii gli occhi addosso e lentamente mi voltai tenendo le mani giunte. Sorrisi a mia madre e saltellando sul posto mi coprii la bocca con una mano per non gridare, «Sei contenta?» chiese lei ridendo. E me lo chiedi, donna?! «Sì sì sì, sono contentissima!» dissi, guardandola di nuovo.
    Era una casa, una semplice casa, ma sembrava come se tutto, in quel posto, potesse farmi stare bene più del solito.

    *
    La casa dei miei era stupenda, e la mia immaginazione c'aveva azzeccato quasi del tutto.
    Appena si entrava c'era il salotto, e sulla sinistra c'era un'ampia cucina col ripostiglio. Alla destra della porta d'ingresso c'erano le scale che portavano al piano superiore dove si estendeva un corridoio a parquet (io adoro il parquet!), con un secondo ripostiglio, trecamere da letto e il bagno con la vasca che ho sempre sognato.
    «Vi piace? Come vi sembra?», scesi le scale e mi guardai attorno, «E' bella, a me piace» affermai soddisfatta, «Anche a me, sì» acconsentì mio fratello. «Ma poi è grande, la cucina è perfetta e dietro c'è un giardino che a Gioia sono venuti gli occhi a cuoricino quando l'ha visto» raccontò mia madre gesticolando appena, «E poi magari si potrebbe fare un piccolo bagno nella stanzina dietro il salotto almeno uno non fa su e giù» spiegò mio padre, rivolto a Giovanni.
    Andai in cucina e posai la borsa sul tavolo in legno massiccio, mi accostai alla finestra e guardai fuori. Tutto, in quella via, in quel paese, era perfetto ed io mi sentivo stranamente a mio agio. «Allora... ti piace?», gettai gli occhi all'indietro e sorrisi appena alla mamma, «Sì sì mi piace, è carina». Si affacciò alla finestra e posò i suoi occhi scuri su di me, «Scommetto che starai qui tutti i giorni a guardarla» mormorò indicando il numero 6 con un dito. Mi grattai la testa e mi mordicchiai le labbra, schiarendomi la voce per poi dire tentennante «Li hai mai visti?». «Sì» cominciò lei «ho fatto amicizia con Elisa, sai? E' brava e sono una famiglia alla mano, direi» «E loro?» «E loro, Giulia, che vuoi... sono come me li hai sempre descritti» concluse lavandosi le mani nel lavello. Feci di sì col capo e andai di sopra, cominciando a sistemare le mie cose nei cassetti. Guardai in qua e là e mi accorsi che poi, dopo tutto, non era affatto male, e mi promisi che c'avrei passato meno tempo del dovuto sennò ne sarei diventata dipendete. «Poi va a finire che mi ci trasferisco» pensai a voce alta. Chiusi un cassetto dentro l'armadio e la mia attenzione fu catturata dalla finestra, così mi ci accostai. Le case già da fuori sembravano accoglienti, e dalla mia camera si poteva vedere persino il muro pieno di scritte del numero 6.
    Un sorriso vispo e malizioso mi si formò sulle labbra: è già il mio angolo preferito della casa.

  6. #6
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    Predefinito Re: FF: "Schneeblumen"

    *
    Suonò il campanello e mi alzai dal divano, intenta a guardare la televisione con Giovanni, per andare a vedere chi fosse. Aprii la grande porta in legno scuro, alzai lo sguardo e sgranando gli occhi richiusi velocemente la porta, ci appoggiai la schiena e mio fratello mi scaraventò di lato riaprendo. «Giulia, ma che fai?» mi chiese mia madre uscendo, «A-aspetta!» mi lasciarono sola in salotto e, presa dal panico, corsi di sopra e mi rannicchiai sulle scale. Ma cosa mi era passato per la testa? Dio che figuraccia... «Prego, entra pure, Elisa!» mi si ghiacciò il sangue e mi coprii il viso con la mano facendo il verso di sbattere la testa al muro, «Scusa per prima ma quella era mia figlia» disse ridendo «Ah ecco chi era, ti assomiglia tantissimo!» «Oh, lo prendo come un complimento». Beh io no, anzi questa sì che è pesante come offesa! «Comunque, questo è mio figlio Giovanni». Si presentarono ed io schiacciai l'orecchio al muro per ascoltare meglio, «Giovanni vai a vedere dov'è Giulia e chiamala magari», non ebbi neanche il tempo di alzarmi e correre in bagno che mi trovai mio fratello in fondo alle scale. «Shhh!» gli mimai mettendomi l'indice sulle labbra, e Giovanni mi guardò male gridando: «Giuuuliaaa, dove sei? Scendi che mamma ti vuole!». Allargai le braccia mimando una parolaccia e lui ridendo tornò in salotto. Sbuffai dandomi un pizzicotto sulla coscia per scendere le scale e li raggiunsi. Quanto vorrei sotterrarmi... Dai, Giulia, è soltanto Elisa. Vedila solo come una donna qualunque, e non come la madre dei tuoi idoli che sono proprio qui a due passi da te. Corrugai la fronte e sospirai: la mia coscienza di certo non mi era di aiuto.
    «Eccola» esordì mia madre, quando scesi l'ultimo scalino. Alzai gli occhi e incrociai quelli di Elisa, «Ciao, piacere Elisa» mi tese la mano ed io la strinsi presentandomi. «Finalmente ci conosciamo, sai la mamma parla molto di te» mi disse sorridendo, «e ovviamente anche di te» disse ridendo rivolgendosi a mio fratello. Mia madre mi incitò a parlare per non fare la parte della fessa, «Speriamo che almeno dica cose carine sul nostro conto» borbottai provando a cacciare via l'ansia, «Oh sì, altro che!».
    «Comunque» riprese a dire la donna «sono qui per invitarvi a cena da noi stasera, mi farebbe tanto piacere». Aspetta... che cosa?!
    Mia madre sorrise ed esclamò: «Ma certo, volentieri!». Ma certo volentieri?!, ripetei io nella mia mente, ma a qualcuno qui dentro importa della mia incolumità?!
    «Benissimo, allora stasera vi aspettiamo. Ovviamente l'invito è anche per voi!» disse sorridente Elisa rivolgendosi a me e mio fratello, «Non siate in imbarazzo perché tanto ormai siamo amici coi vostri genitori, e ci farebbe piacere. Ma voi fate come volete, mi raccomando» ...perdonami? «Sì sì, accettiamo l'offerta grazie» rispose Giovanni con una piccola risata. Accompagnai Elisa fuori dalla porta insieme a mia madre e ci salutò, cortese, «E' stato davvero un piacere conoscerti, Giulia, somigli molto a tua madre» mi disse stringendomi la mano, «Beh se questo è un complimento...» mi lasciai sfuggire facendola ridere. «A stasera allora!» «A stasera, e grazie!».
    Entrati in casa guardai mia madre e le puntai il dito contro «Andate a cena da loro per davvero?» «Sì che ci andiamo, ci hanno invitati» sbalordita guardai mio fratello che rise facendo finta di niente, «Ho capito mamma, ma...» gesticolai senza dir niente «Ma...?» «Ma io mi vergogno, dai!» «E perché? Suvvia...» «Come perché? No, mamma, io non vengo, non mi interessa niente, andate voi» spiegai, sbarazzandomi di quell'idea facendo un segno con le mani, «gli dite che mi sono sentita poco bene e stop, anzi guarda sto già male» dissi teatralmente indicandomi la faccia. La mamma alzò le spalle, facendo una smorfia, «Fa un po' come ti pare» borbottò infine andando in cucina. Mi voltai sbuffando rumorosamente, mentre la voce di Giovanni si alzò esclamando: «Certo che però sei proprio una scema, eh». Gettai un'occhiataccia a mio fratello e gli lanciai un cuscino, colpendolo in pieno viso, «E a te che t'importa?!».


  7. #7
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    Predefinito Re: FF: "Schneeblumen"

    Citazione Originariamente Scritto da TheKingAndLionheart Visualizza Messaggio
    Buonasera ciurma!
    Mi presento, dato che qui nessuno mi conosce (non che io sia famosa al di fuori di questo forum, intendiamoci ).
    Sono Giulia, e quello che dovete sapere di me è che sono perlopiù una ragazza normale, insomma, non c'è niente di speciale da sapere di me. Ho una grande passione, la musica, e mi sono iscritta a questo forum dai tempi in cui c'era lo spazio dei Sonohra, nonché miei idoli. Quindi sono qui per postare la mia FanFiction sui fratelli Fainello, anche se a dire il vero ho un po' paura di deludere le aspettative di qualcuno o che nessuno abbia il coraggio di leggerla. Ma dato che da una parte ho sempre voluto postare "Schneeblumen" anche qui su TeamWorld, adesso mi sono decisa e... eccomi qua
    Sinceramente non so più cosa dire, se non che spero che questa FF vi piaccia, vi faccia soprattutto sorridere e farvi pensare ad altro per almeno dieci minuti nella vostra giornata.
    Aspetto con ansia i vostri commenti, che naturalmente mi faranno più che piacere leggere dato che tengo a sapere il parere altrui, e detto questo direi che posso anche lasciarvi al prologo
    Ci leggiamo presto, d'accordo?
    Un abbraccio ,
    Giulia


    Schneeblumen

    A Linda,
    sperando che un giorno possa leggerle questo racconto
    sul lettino gonfiabile,
    proprio come una volta.



    Prologo


    Ricordo ancora la prima volta che i miei occhi avevano incrociato i suoi per davvero.
    Mi sembrava così tanto un sogno, che non fosse reale, che non fosse vero che finalmente l'avevo visto sul serio. Che non stavo chiacchierando, come al mio solito, con i poster attaccati alle pareti lilla della mia stanza.
    Quella volta era vero.
    Ci ero riuscita.
    L'avevo visto sul serio.
    Da quel giorno, tutti i giorni facevo grandi storie con la mia mente sulla volta in cui sarei riuscita a rivederlo di nuovo.
    Finché la realtà non mi sfuggì di mano.


    Senzanome2.jpg


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