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South of no Nord; ©

Ciao nonna, come stai? Mi manchi.

(18101 )
12 ottobre 2010
Ciao Nonna, come stai?
Avevo iniziato a scriverti una lettera, ma l’ho cancellata e ne ricomincio un’altra. Perché? Perché non mi piaceva, deliravo.
Mi manchi tanto nonna, e come sempre in queste giornate sto ascoltando sempre la stessa canzone. Quella che ho ascoltato tra le lacrime, stringendo l’orsa che mi hai regalato tu, quando te ne sei andata. Sì, andata, perché a me dire che una persona è morta non mi piace. L’idea di andata via è migliore di morta per sempre. Il significato è uguale, ma almeno dire “è andata via” o “non c'è più” è meno triste e definitivo di un “è morta”.
Anche papà al telefono mi ha detto “nonna… Se n’è andata”, non ha detto “nonna… è morta”.
Nonno è morto dentro, però. Sai, ora sono convinti che nonno finirà come te perché perde colpi. Non considerano il fatto che ha ottantacinque anni sulle spalle e il dolore di averti perso che li lacera l’anima. Non pensano che il dimenticarsi di mangiare (che poi, detto fra noi secondo me non è che se ne dimentica, secondo me lo fa apposta) è forse perché inconsciamente - o consciamente? - di nutrire il corpo e quindi, continuare a vivere, non li importa più. Non pensano che forse non sta più attento alle pasticche perché non ha più un motivo per vivere. Perché eri tu il suo motivo per vivere, ora cos’ha? Dei figli adulti, dei nipoti, ma non ha te.
Sai, mi piacerebbe farglielo capire, fargli capire che quella che mi ostino a dirli sotto la frase “al massimo, quella del nonno è demenza senile” è “nonno non ha più voglia di star qua!”. Non lo vedono il suo sguardo? Non lo sentono il suono del suo silenzio? Sono l’unica a percepirlo, nonna?

Prima ho letto una frase di una mia amica, era una frase che gli ha detto sua nonna. Mi piacerebbe averti totalmente qua, viva e senza Alzheimer, per poterti parlare. Per poterti raccontare di S. che mi ha fatto piangere, vorrei parlarti delle mie amiche, raccontarti di N., “quello dai buchetti” come lo chiamavi tu, che non mi saluta neanche più. Raccontarti delle mie passioni, raccontarti che ogni tanto scrivo di te, di nonno e tra quelle righe, tra gli spazzi bianchi tra una parola e l’altra, ci metto l’amore e la gratitudine che ho per voi. Gratitudine per l’amore che mi avete dato, per non aver cambiato di punto in bianco il modo di vedermi dopo che mamma e papà si sono lasciati. Per te e per nonno (e sì, tra parentesi mettiamoci pure la zia Anna) ero sempre la piccola Mara.
Ti rivorrei qua, anche solo per una giornata. Un sabato, come quei sabati che passavo da te. Quelli in cui mi facevi fare di tutto e poi uscivo e andavo nella via a giocare con le amiche che stavano nella tua stessa strada. Un sabato, come quelli dove mi cucinavi sempre i miei piatti preferiti, un sabato si e uno no c’erano le acciughine fritte senza lisca come le facevi tu o il pollo alla griglia, o la carne fritta! Un sabato di quelli estivi dove tu facevi la minestra di fagioli (che poi, non era di fagioli ma di verdure, ma c’erano soprattutto quelli) o il brodo… Com’era buono il tuo brodo! Lo rifacciamo, nonna? Un sabato dei nostri. Tu cucini la minestra di fagioli con i taglierini e le polpette, quelle tue polpette che erano tutte uguali e le facevi tutte a mano, questa cosa dovresti spiegare a tutti i nipoti: Come facevano ad essere tutte alte uguali e con la stessa forma? Tu torni per un sabato e io farò quello che vuoi. Tornerò bambina, ti slaccerò il grembiule, ti aiuterò coi piatti, apparecchierò come facevo quando ho iniziato a crescere. Se invece vuoi la me di ora ti racconterò tutto, ti racconterò degli amici, dell’amore che non ho, della scuola, delle mie idee, delle mie passioni.
Lo facciamo nonna? Torni per un giorno?
Già, non puoi farlo, lo so.
Se fossi qua mi diresti che ho anche l’altra nonna, come minimo. Mi diresti di fare con lei quello che vorrei fare con te. E, credimi, a lei voglio lo stesso bene che voglio a te, ma tu eri speciale e le polpette, le ginocchia sbucciate, il mio disegno che hai voluto attaccare sopra la porta della cucina -e, sai, nonostante tutto è ancora lì - sono roba tua. Le voglio bene, ma io sono qua e lei è a Firenze e io vorrei un abbraccio di nonna, ma tu sei sotto terra al cimitero e io sono a scrivere le parole che vorrei dirti su una pagina bianca del computer.
Mi manchi, *****. Ma perché non posso riaverti per un giorno? Perché non posso riavere un pezzo della mia felice infanzia solo per un giorno? Riavere il sapore della felicità.
Mi manchi, mi manchi come quando la domenica con la scusa di andare in bagno vado in camera tua e di nonno, prendo la boccetta del tuo profumo sul canterale (l’ho scritto in dialetto, perché tu lo chiamavi così e non comodino), lo stappo e lo annuso. Era il profumo che t’aveva regalato mamma, lo usava anche lei, però io se sento il profumo vecchio della Vanderbilt penso a te, non a lei.
Mi manchi, mi manchi perché con te mi sentivo a casa.
Mi manchi, vorrei venire da te al cimitero, darti una rosa rossa, ma ho troppo da studiare per la verifica di storia e non voglio deluderti. Non voglio deludere pure te.

Nonna vado a studiare, forse è meglio, vero? Sono già le 15.17 e devo fare quasi 50 pagine di storia e pure matematica.
Ti voglio bene, nonna. Te ne vorrò sempre.
La tua piccola Mara.



E ho questo maledetto vizio di scriverle quando sento la sua mancanza mozzarmi il fiato.

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    continua a scriverle. sono certa che farà bene sia a te che a lei. perchè, anche se lei è lassù, oltre le nuvole, ci sarà sempre. ci sarà sempre nei tuoi pensieri, nelle tue preghieri, nei tuoi ricordi..nel tuo cuore. posso capirti come non mai. abbiamo vissuto a stessa situazione..tu ora, io 3 anni fa. e ora che nonna sta per raggiungere nonno, i ricordi di quel periodo tornano a farmi male. l'unica nostra differenza, è che io scrivo si a mia nonna in una stupida pagina bianca..ma potrei perfettamente dirgliele queste cose. perchè lei c'è, lei è li, seduta al tavolo della cucina ad aspettare il mio bacio quando torno e quando parto. perchè in quel bacio sono racchiuse tutte le parole che vorrei dirle.
    Stai vicino al nonno e aiutalo..ha solo bisogno di un pò di coraggio e di affetto per poter tornare in carreggiata.
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    Prenditi del tempo per te e guarda attentamente il cielo.
    Appena vedi una nuvola che si muove impercettibilmente,
    sorridile, perchè è la tua nonna che ti manda un bacio.
    E' più vicina a te di quanto tu non creda.

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    Lo facciamo nonna? Torni per un giorno?
    Già, non puoi farlo, lo so.


    Leggendo il tuo post,mi sono rivissuta per un attimo tutti i miei momenti con mia nonna e ho gli occhioni zuppi di lacrime.
    Mi hai fatto rivivere per un attimo i momenti stupendi con lei,anche lei è volata in cielo come la tua. Sai scrivere è la cosa migliore, è il modo forse più stupido,efficace e semplice per riportarla per un attimo accanto a te. Scrivere su un foglio è come averla a fianco,sentire la sua presenza e quindi continua a farlo.Quando ti manca alza lo sguardo di giorno la vedrai in una delle nuvole,di notte in una di quelle tante stelle...E stai vicino a tuo nonno, ha bisogno di tanto affetto e di avere figli,nipoti vicino...
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    Supereroah, ad un certo punto mi sono fermata, nella lettura di ciò che hai scritto; avevo gli occhi carichi di lacrime e eye-liner che si disperdeva. Dolciume, sei uno splendore. E quando sarò lì con te, se vorrai, faremo tutte quelle cose. Sarà una sorta di giornata nostalgica. Insieme faremo quello che facevano le nostre nonne con noi. Sai, anche a me manca la mia. Sfogati, scrivile, parlale. Esci, compra quella rosa rossa – quella più scarlatta del negozio – e portagliela, con un po’ di lacrime appese alle ciglia e quel tuo cuore palpitante. Saranno quelle lacrime che sostituiranno il suo sangue, quei battiti che faranno ripartire il suo organo. Lei ti guarda; sei roba sua.

    Ti voglio talmente bene che ho finito subito le parole.

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