Ops, she did it again!
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Quanto è triste affezionarsi a una persona che in fin dei conti è già tanto se sa come ti chiami.
E' strano essere intimorita da due occhi, nonostante essi siano solo in foto.
E' difficile capire quello che si prova realmente, perchè lui appartiene a un altro mondo.
Ed è brutto vedere, che anche se sei davanti ai suoi occhi, per lui non vali più di una banconota da cinque euro.
Il cuore batte, le mani tremano, le gambe diventano molli.
Il cervello comincia a elaborare mille pensieri; lui passa, si volta, i vostri sguardi per sbaglio si incrociano per dieci millesimi di secondo, lui continua a camminare e tu forse vorresti correre da lui e dirgli “Ehi sono io!”, ma rimani ferma, immobile.
Sorridi e nascondi la tua agitazione, lo guardi, lo ammiri, cerchi di fissarti nella testa più particolari possibili riguardo a lui, al suo sorriso, ai suoi occhi, al suo taglio di capelli, i vestiti.
Tutto è impresso nella tua mente come se lo avessi scannerizzato al pc.
Lo guardi ancora, finisce di fumare quella sigaretta, perfetto nella sua completa imperfezione.
Sorridi per come è vestito, un bambino troppo cresciuto, si è la descrizione più adatta a lui.
E si guarda intorno, ride alle battute, ai discorsi, dei suoi colleghi e colleghe.
Tu sei ammutolita, il tuo cervello ancora elabora mille pensieri.
Ma le gambe non si muovono, un nodo allo stomaco, o forse sono quelle stramaledette farfalle?
Lo vedi ancora che ride.
E quel sorriso aumenta le fitte allo stomaco.
Poi un flashback, questo ti è già successo Laura.
Tre anni fa, ricordi?
E' la stessa situazione, e come ne sei uscita?
Male, ne sei uscita letteralmente male.
Quante lacrime?
Quanti sorrisi finti?
Troppi, ed è forse meglio che non ci ricaschi più.
Il cervello passa informazioni, elabora ancora ancora e ancora.
Ma i tuoi occhi sono puntati su di lui, sospiri e vuoi scacciare dalla testa quei pensieri, perchè i suoi occhi non fanno altro che suggerirti che devi restare lì, devi continuare per quel percorso, perchè alla fine non ti può sempre andare male no?
Allora ti convinci, non stai perdendo tempo, no, non lo stai perdendo.
Lo guardi, finisce di parlare e saluta, rientra da quella porta.
Torni in te, guardi l'orologio e noti che saranno passati si e no tre minuti.
Il tempo sembrava essersi fermato.
Era come se lui fosse lì da un secolo, come se non volesse più andarsene.
E sospiri guardandoti le scarpe.
Non ci credi, non può essere così.
Ma poi sorridi arrendendoti stanca;
E' inutile nasconderlo, ci sei ricascata.
Forse questa volta andrà meglio.
Ma io ti ho avvertito: sarà la stessa tortura dell'ultima volta.
Emily.