There's nowhere like London.
Di
, 31-03-2010 alle 14:08 (960 Visite)
Un saluto.
Decollare, volare, atterrare. Di nuovo. Sensazioni che mi mancavano.
Attesa mescolata ad impazienza.
Infine, Londra.
L’hotel squallido e inquietante.
La cena immangiabile.
La metropolitana e la sua fiumana umana.
Il Big Ben.
L’adattatore mancante.
Gli alberi scheletrici.
I volativi liberi.
I piccioni cittadini.
I vivaci scoiattoli.
La casa di Charles Dickens.
Il McDonald’s.
Il cappuccino giornaliero da Starbucks.
L’unicità di Covent Garden.
Il British Museum, l’Antico Egitto, le mummie e la stele di Rosetta.
Il desiderio di scattare fotografie a soggetti stimolanti finalmente realizzato.
Il Globe Theatre, bello, ma poco emozionante perché ha l’odore ed il sapore di una semplice ricostruzione.
La Tate Modern e le sue opere sempre emozionanti da osservare, così devastanti e disperate.
Millenium Bridge.
Saint Paul’s Cathedral.
Eat.
Tower Bridge.
I Kensington Garden, così immensi da non riuscire a trovare la statua di Peter.
Piccadilly, la bolgia infernale del venerdì sera.
Le chiacchierate notturne in camera con le compagne di classe.
Le meraviglie di Saint James’s Park.
Pret-à-manger.
Waterstone’s ed i suoi cinque piani di libri in cui avrei potuto trascorrere anche un intero pomeriggio.
L’imprevedibile pioggia di Londra.
Il pub deserto e quella ragazza totalmente ubriaca.
Gli scherzi telefonici ai compagni di classe e le risate complici.
La straordinaria Camden Town.
La National Gallery e la strabiliante parete con i quadri di Monet.
La cena all’Hard Rock Cafè.
L’ansia causata dal dover rifare le valigie.
La sveglia alle 4.30, dopo solo quattro ore di sonno circa.
L’ultima colazione all’albergo che, nonostante non fosse delle migliori, era sempre un delizioso divertimento.
L’aeroporto che ci inghiotte e ci catapulta nuovamente a casa.
Il delirio di frustrazione del temuto ritorno.
L’abbraccio che tutto risolve e chiude il cerchio.
Questa è la seconda volta nella mia vita che mi accingo a narrare Londra.
Ma le parole a volte non sono abbastanza.
Londra non la puoi capire se non la vivi. Londra non la puoi capire se non la ami.
Nonostante tutto, nonostante i problemi e i disguidi, è stata una gita bella; non so se sarebbe stata tale se la città fosse stata un’altra.
Ma era la gita del quinto e valeva la pena di viverla, valeva la pena godersela.