21 novembre 2oo9 ~ Muse a Bologna [Part 2]
Di
, 23-11-2009 alle 21:31 (946 Visite)
La prima canzone era Uprising. E devo dire che non c’era un inizio migliore. Mi ha dato una carica pazzesca e cantare il ritornello tutti insieme è stato davvero emozionante. Un inizio forte, di grande impatto. They will not force us, they will stop degrading us, they will not control us, we will be victorious...
La scaletta non la ricordo più, quindi pescherò dai ricordi sparpagliati.
Cito subito le due canzoni fatte al piano. Prima però dico che il piano suonato da Matt era bellissimo: un pianoforte a coda nero che però aveva la parte superiore trasparente. Hanno rifatto Cave al pianoforte, che è una canzone che adoro... Ed al piano non è male, devo ammetterlo. Al piano anche United States Of Eurasia, molto bella.
Spettacolare New Born, ma mai quanto Plug In Baby, una delle mie canzoni preferite ed anche una delle migliori della serata. E’ stata una cosa unica; minuti in cui la musica ti rapisce il cuore e ti fa dimenticare chi sei. Quando Matthew ha fatto una scivolata e si è fermato in ginocchio a pochi metri da noi a suonare con quell’espressione spettacolare sul volto stavo quasi per morire. Senza contare quant’è stato bello cantare parte del ritornello tutti insieme.
Non ricordo quando di preciso, ma ad un certo punto Matt ha leccato la chitarra, facendo suonare le corde. Devo ammettere che quasi collassavo, vedendo quella scena.
Fantastica anche Time Is Running Out, che porto nel cuore da tanto. Chris l’ha suonata tutta a pochi metri da noi, sulla parte di palco rialzata a cui si accedeva da una scaletta.
Sulla stessa parte rialzata del palco invece Matt ha suonato Supermassive Black Hole. Poco prima che iniziasse tale canzone, ho sentito chiaramente dentro di me che avrebbero suonato quella. L’ho capito da una nota lunga che Matt ha fatto o qualcosa del genere. Non ricordo di preciso cosa comunque, ma qualcosa mi ha fatto pensare “Ok, la prossima è Supermassive Black Hole!”. E anche allora, quant’ho svalvolato, cazzarola! Quella canzone è qualcosa di spettacolare.
Del resto, come Stockholm Syndrome, una di quelle che canzoni che “se non la fanno li gonfio di botte”. Quanto la amo, Deo mio! Potevo ascoltarla dal vivo anche 10 volte, a ripetizione, senza stancarmi mai.
Discorso simile per Hysteria. Hysteria, Hysteria, Deo mio, quant’è bella Hysteria! Un’altra canzone da farti esplodere il cuore. 'Cause I want it now, I want it now, give me your heart and your soul...
E Starlight, la mia amata Starlight! Quanti ricordi legati a quella canzone, quanti momenti... Ricordi e momenti che oramai sfumano via, ma quella melodia, quelle parole restano...
Map Of The Problematique... Altra botta al cuore! Why can't we see that when we bleed we bleed the same?
Resistance... Beh, è stata magnifica. Ho scoperto subito di amare quella canzone.
Del nuovo album hanno fatto altri pezzi, come Undisclosed Desires, Guiding Light, Unnatural Selection, MK Ultra... Ed ogni singola canzone è stata un vero spettacolo.
Fighissimo il pezzo in cui Chris si è avvicinato a Dom, la loro torretta si è alzata, iniziando a girare ed hanno suonato insieme, un intermezzo strumentale molto drums&bass che se non erro si chiama Helsinki Jam.
Oltre a questo comunque, tra un pezzo è l’altro c’erano ogni tanto degli intermezzi strumentali... Geniali a dir poco!
L’ultimo pezzo è stato Knights Of Cydonia. Quale fine migliore? Una canzone che permettesse di scatenarsi più di questa non la potevano trovare. E Matt... Come suonava quella chitarra... E come cantava... Deo mio, quell’uomo è riuscito ad affascinarmi in un’ora e quaranta con la sua bravura. E’ unico, veramente.
Son felice del fatto che ci abbiano salutato prima di sparire, in modo da farci almeno capire che il concerto era finito.
Dom è stato veramente troppo caro quando ha detto qualcosa come che è stato bello suonare in Italia e che sarebbero tornati presto.
Dopo il concerto un’avventura assurda per comprare la maglietta dal momento che lo staff del Futurshow voleva cacciarci molto gentilmente a calci in culo. Io ed Alessia però, che non volevamo comprare la maglie taroccate che vendevano fuori (e che soprattutto costavano quanto quelle originali), siamo andate alla ricerca di un altro stand all’esterno, che però non c’era. Abbiamo visto però che all’ingresso 4, all’interno, ce n’era ancora uno, quindi siamo nuovamente entrate visto che nessuno sarebbe venuto a controllarci il biglietto, a concerto oramai finito, per farci notare che quello non era il nostro ingresso e siamo riuscite a comprare la maglietta, anche se non c’era rimasto quasi più niente.
Dopo il concerto abbiamo dovuto aspettare il bus che ci riportasse alla stazione centrale di Bologna. Un inferno anche per prendere il bus visto che la gente si ammassava davanti alla porte e spingeva pure per salire su quelle. Fatto sta che abbiamo rinunciato alla nostra impresa e siamo salite sull’ultimo bus che è passato a raccattare le persone; almeno non abbiamo rischiato di morire spiaccicate. Vi dico solo che il concerto è finito alle 10.30 e noi siamo riuscite a salire su di un bus soltanto a mezzanotte e quaranta.
Scese davanti alla stazione di Bologna, abbiamo raggiunto l’hotel poco distante.
Ho dimenticato di dire che eravamo a pezzi, ma credo che questo fosse comprensibile. L’attesa per conquistare la seconda fila è stata veramente distruttiva, le mie povere membra stanche chiedevano pietà. Pietà che hanno ricevuto quando mi sono finalmente sdraiata sul letto, verso le 1.50. Penso di averci impiegato meno di dieci minuti ad addormentarmi, tant’era la stanchezza.
Il giorno dopo, per tornare a casa, abbiamo preso il treno delle 11.38, dopo esserci svegliate alle 10.00 ed aver fatto colazione. La brioche con la crema che mi sono mangiata era così buona che me ne sarei trangugiate una dozzina.
La cosa divertente era l’impressione di essere state via una settimana, quando invece eravamo partite soltanto la mattina precedente. Giustificazione di questa sensazione? E’ ovvio: assistendo al concerto di un gruppo del genere, le nostre anime hanno raggiunto un livello superiore tale da farci perdere la concezione del tempo una volta ridiscese nell’infima realtà. Eh, i Muse sono proprio roba dell’altro mondo!